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  • g95 8/9 pp. 3-5
  • Com’era il mondo 50 anni fa?

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  • Com’era il mondo 50 anni fa?
  • Svegliatevi! 1995
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  • Gli effetti della seconda guerra mondiale
  • L’invito all’azione da parte di Churchill
  • Mezzo secolo di conflitti e morte
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
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Altro
Svegliatevi! 1995
g95 8/9 pp. 3-5

Com’era il mondo 50 anni fa?

AVETE un’età tale da ricordare com’era il mondo nel 1945? Si stava appena uscendo dalla seconda guerra mondiale, iniziata nel 1939 allorché la Gran Bretagna e la Francia avevano dichiarato guerra alla Germania in seguito all’invasione nazista della Polonia. Se siete troppo giovani per ricordarlo, ricordate la guerra di Corea, scoppiata nel 1950? O quella del Vietnam, iniziata negli anni ’50 e finita nel 1975? O la guerra in Kuwait provocata dall’Iraq nel 1990?

Non vi sembra significativo che quando pensiamo alla storia del periodo successivo alla seconda guerra mondiale dobbiamo ricordare così tante altre guerre, guerre che hanno provocato infelicità e sofferenze a milioni di persone e hanno lasciato dietro di sé milioni di morti? Quale retaggio lasciò la seconda guerra mondiale quando finì?

Gli effetti della seconda guerra mondiale

Nella seconda guerra mondiale persero la vita circa 50 milioni di persone, e nel 1945 milioni di profughi giravano per l’Europa tentando di tornare alle proprie case nei paesi e nelle città devastate dai bombardamenti e di rifarsi una vita. Centinaia di migliaia di donne e ragazze, soprattutto in Russia e in Germania, erano state violentate dagli eserciti invasori e cercavano di superare questo trauma. In quasi tutta l’Europa c’era il razionamento: viveri e vestiario scarseggiavano. Centinaia di migliaia di soldati congedati erano in cerca di lavoro. Milioni di vedove e di orfani piangevano i mariti e i genitori persi in guerra.

Gli ebrei stentavano ancora ad accettare la realtà dell’Olocausto che aveva spazzato via milioni di altri ebrei e la loro possibilità di dar vita a nuove generazioni. In quella guerra morirono milioni di americani, francesi, inglesi, russi, tedeschi e persone di molte altre nazionalità. Un enorme patrimonio genetico era andato perduto per promuovere gli interessi politici e commerciali delle potenze mondiali e dei loro governanti.

Molti paesi erano così prostrati dalla seconda guerra mondiale che dovettero dare la massima priorità alla ripresa economica. Per diversi anni dopo la guerra, in Europa ci furono estese carestie. La Spagna, pur rimanendo ufficialmente neutrale durante la seconda guerra mondiale, aveva risentito profondamente della guerra civile (1936-39) e degli embarghi commerciali: si continuarono a usare tessere annonarie fino al giugno 1952.

In Estremo Oriente il ricordo delle atrocità commesse dai giapponesi era ancora ben vivo nella mente delle vittime in Birmania, in Cina, nelle Filippine e in altri paesi orientali. Gli Stati Uniti, pur uscendo vincitori dalla guerra, avevano perso circa 300.000 soldati, di cui circa la metà nelle zone del Pacifico. In Giappone la popolazione civile doveva fare i conti con la povertà, la tubercolosi e le lunghe file per ottenere le razioni di viveri.

L’invito all’azione da parte di Churchill

Nel discorso che pronunciò al popolo britannico il 13 maggio 1945 per celebrare la vittoria al termine della seconda guerra mondiale in Europa, il primo ministro Winston Churchill affermò: “Vorrei potervi dire stasera che tutte le nostre fatiche e i nostri guai sono finiti. . . . Devo avvertirvi . . . che c’è ancora molto da fare, e che dovete essere pronti a fare altri sforzi psicologici e fisici e altri sacrifici per grandi cause”. Con lungimiranza, anticipando la diffusione del comunismo, disse: “Nel continente europeo dobbiamo ancora assicurarci che . . . le parole ‘libertà’, ‘democrazia’ e ‘liberazione’ non vengano distorte così da perdere il loro vero significato così come l’abbiamo compreso noi”. Poi estese un invito stimolante: “Avanti, risoluti, irremovibili, indomiti, finché il compito non sarà portato a termine e il mondo intero sarà sicuro e pulito”. — Il corsivo è nostro.

Mezzo secolo di conflitti e morte

In un discorso pronunciato nel 1992 il segretario generale dell’ONU Boutros Boutros-Ghali ha ammesso che “da quando le Nazioni Unite sono state istituite nel 1945, oltre 100 grossi conflitti in tutto il mondo hanno fatto circa 20 milioni di morti”. Facendo un bilancio ancora più tragico, la rivista World Watch ha dichiarato: “Questo è stato il secolo meno pacifico di tutta la storia”. La stessa fonte citava un ricercatore secondo cui “sono state uccise in guerra più persone in questo secolo che in tutta la precedente storia umana. Dopo la seconda guerra mondiale ci sono stati circa 23 milioni di morti”.

Un quotidiano, invece, riportava un’altra stima: “Dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, in tutto il mondo sono state combattute circa 160 guerre, che hanno causato oltre 7 milioni di morti sui campi di battaglia e ben 30 milioni di morti tra i civili. In più ci sono stati i feriti, le donne violentate e i profughi”. (The Washington Post) E questo senza contare i milioni di persone che negli ultimi 50 anni, in tutto il mondo, hanno subìto reati violenti!

Ora, nel 1995, in Africa, nei Balcani, in Medio Oriente e in Russia ci sono ancora conflitti armati che sono alimentati da odio feroce e in cui perdono la vita non solo soldati che sono preparati alla possibilità di morire, ma anche migliaia di civili.

Possiamo quindi dire che a 50 anni dal 1945 ‘il mondo intero è sicuro e pulito’? Quali passi sono stati fatti per rendere la terra un luogo adatto e sicuro in cui vivere? Cosa abbiamo imparato in 50 anni? L’umanità ha fatto progresso in ciò che conta davvero, cioè per quanto riguarda i valori e in campo morale ed etico? I prossimi due articoli prenderanno in esame queste domande. Un quarto articolo esaminerà le prospettive future che si presentano a tutti noi, abitanti del villaggio globale.

[Riquadro a pagina 4]

Ricordi del dopoguerra

Un inglese ora sulla sessantina ricorda: “Alla fine degli anni ’40 non avevamo la TV. Lo stimolo principale alla nostra immaginazione era la radio. Andavo ancora a scuola, per cui la lettura e i compiti per casa mi tenevano la mente impegnata. Andavo al cinema forse una volta al mese. Il sabato facevo diversi chilometri in bicicletta per andare a vedere la mia squadra di calcio preferita. Erano relativamente poche le famiglie che potevano permettersi l’automobile o il telefono. Come milioni di altre persone in Gran Bretagna, non avevamo una stanza adibita a bagno. Il gabinetto era fuori e facevamo il bagno in cucina, in una tinozza. Durante la guerra eravamo sopravvissuti mangiando cibi disidratati: uova, latte e patate in polvere. La frutta, come arance e banane, era un lusso che ci potevamo concedere solo di tanto in tanto. Quando arrivava al negozio tutti si precipitavano a fare la fila per avere la loro razione. Molte donne dovevano lavorare nelle fabbriche di munizioni. La gente allora non si rendeva conto degli incredibili cambiamenti che erano in serbo e che hanno creato il nostro mondo fatto di TV, videocassette, computer, ciberspazio, fax, voli spaziali e ingegneria genetica”.

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