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Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 65

Anania

(Ananìa) [forma gr. del nome ebr. Hanania: Geova ha mostrato favore].

1. Membro della primitiva congregazione cristiana di Gerusalemme. Dopo la Pentecoste del 33 E.V. si provvedeva ai bisogni materiali dei credenti rimasti a Gerusalemme mediante mutua assistenza fra i cristiani. Fu istituito allo scopo un fondo comune, sostenuto dalle contribuzioni volontarie che rappresentavano il ricavato di campi e case venduti da membri della congregazione. (Atti 4:34-37) Anania vendette un campo e, con la complicità della moglie, offrì solo una parte del denaro ricevuto, dando ad intendere che consegnava l’intera somma. La donazione dell’intera somma avrebbe senza dubbio permesso a lui e alla moglie di usufruire del fondo comune e gli avrebbe inoltre meritato in certa misura la lode e la stima della congregazione. Tuttavia, grazie a uno speciale dono dello spirito, il dono della conoscenza, Pietro si rese conto della sua simulazione, lo smascherò per aver ingannato ‘lo spirito santo e Dio’, e Anania cadde a terra e spirò. Quando gli uomini che l’avevano sepolto tornarono circa tre ore dopo, trovarono che anche sua moglie Saffira era morta per aver cercato di sostenere la stessa frode. – Atti 5:1-10.

2. Discepolo cristiano di Damasco. Dopo la conversione di Saulo, Anania ebbe una visione in cui Gesù gli diede il nome e l’indirizzo di Saulo con istruzioni di andare da lui. Benché dapprima esitasse conoscendo la feroce persecuzione inflitta ai cristiani da Saulo, Anania andò poi da lui, gli fece riacquistare la vista, lo informò che doveva essere testimone di Dio, e dispose che fosse battezzato. Saulo (Paolo), difendendosi più tardi davanti a oppositori ebrei, si riferì ad Anania come a un uomo “riverente secondo la Legge, di cui tutti i Giudei che dimoravano lì [a Damasco] parlavano bene”. Dato che era cristiano, tale lode da parte degli ebrei era davvero una notevole testimonianza della sua rettitudine. – Atti 9:10-18; 22:12-16, NW.

3. Sommo sacerdote ebreo dal 48 al 58 E.V. circa. Figlio di Nebedeo, ricevette l’incarico da Erode, re di Calcide, fratello di Erode Agrippa I. (Antichità giudaiche, Libro XIX, cap. V, 1;

Libro XX, cap. V, 2) Fu inviato a Roma nel 52 E.V. per essere processato a motivo di certe difficoltà sorte fra ebrei e samaritani, ma venne prosciolto dall’imperatore Claudio.

Nel 56 E.V., mentre presiedeva al processo di Paolo davanti al Sinedrio, Anania ordinò che fosse colpito in faccia. Paolo reagì predicendo che Dio avrebbe ripagato tale cattiva azione e chiamò Anania “muro imbiancato”. Invitato a renderne conto, Paolo si scusò dicendo che non sapeva che l’ordine di colpirlo fosse venuto dal sommo sacerdote e citò Esodo 22:28, riconoscendo l’obbligo di mostrare dovuto rispetto in tribunale. Alcuni suggeriscono che Paolo sostenesse di ignorare la posizione di sommo sacerdote di Anania non essendo la sua carica legalmente accertata dopo il ritorno da Roma, ma non ci sono sostanziali prove di ciò. Potrebbe semplicemente essere un’ulteriore evidenza che Paolo non ci vedeva bene, come sembrano indicare altri versetti. Anania poteva aver dato l’ordine in tono così secco e concitato da rendere difficile a Paolo identificare chi aveva parlato. – Atti 23:2.

Dopo il processo del Sinedrio, Anania, accompagnato da certi anziani e da un oratore pubblico, si recò a Cesarea per accusare Paolo davanti al governatore Felice. (Atti 24:1) Non c’è nessun’altra menzione di lui nelle Scritture. La storia secolare però lo descrive come una persona altera e crudele, la cui condotta sia mentre era sommo sacerdote che dopo si distinse per l’avidità. All’inizio della rivolta ebraica del 66–70 E.V., Anania era ricercato da elementi ebraici per la sua collaborazione con le autorità romane e benché si fosse nascosto in un acquedotto, fu scoperto e assassinato.

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