Ascensione
L’ascensione al cielo fu un importantissimo avvenimento dell’attività di Gesù Cristo dopo la risurrezione.
Secondo Atti 1:3-9 l’ascensione di Gesù ebbe luogo quaranta giorni dopo la risurrezione. Quindi un certo lasso di tempo intercorse fra gli avvenimenti descritti in Luca 24:1-49, avvenuti il giorno della risurrezione di Gesù, e la sua ascensione menzionata nello stesso capitolo al versetto 51 di Luca 24. Si noti inoltre che le parole “ascendendo al cielo” (NM) o “e fu portato in cielo” (Co), che compaiono in quel versetto, mancano in alcuni manoscritti antichi e perciò in alcune traduzioni moderne sono omesse (RS, AT) o scritte fra parentesi quadre (Co). Compaiono però nel Manoscritto Alessandrino e nel Manoscritto Vaticano 1209 oltre che in altri manoscritti antichi.
L’ascensione di Gesù avvenne dal Monte degli Ulivi (Atti 1:9, 12), presso Betania (Luca 24:50), villaggio che si trova sul pendio orientale del Monte degli Ulivi. Quelli che assistettero all’ascensione erano un gruppo limitato: gli apostoli fedeli. (Atti 1:2, 11-13) La descrizione precisa che “mentre essi guardavano, fu innalzato e una nube lo nascose alla loro vista”. Continuarono a scrutare il cielo finché non furono consigliati altrimenti dagli angeli, che li informarono: “Questo Gesù che di fra voi è stato ricevuto in cielo verrà nella stessa maniera in cui l’avete visto andare in cielo”. — Atti 1:9-11.
Sembra che la maniera in cui avvenne l’ascensione fu tale da qualificare gli apostoli quali testimoni del fatto, come lo erano stati della risurrezione di Gesù. (Atti 1:3) Infatti egli non “scomparve” semplicemente alla loro vista, come aveva fatto una volta coi due discepoli di Emmaus, né come l’angelo apparso a Gedeone che “svanì alla sua vista”. (Luca 24:31; Giud. 6:21, 22) In un certo senso, la sua ascensione fu più simile a quella dell’angelo che era apparso a Manoa e a sua moglie e li aveva invitati a preparare un sacrificio, e “come la fiamma ascendeva dall’altare verso il cielo, l’angelo di Geova ascese nella fiamma dell’altare mentre Manoa e sua moglie guardavano”. — Giud. 13:20, 21.
EFFETTO SUI DISCEPOLI
Fino al giorno dell’ascensione di Gesù sembra che i discepoli pensassero ancora a un regno terreno retto da lui, come risulta dalle loro parole in Atti 1:6. Iniziando l’ascensione in modo visibile e permettendo ai discepoli di assistere alla sua parte iniziale, Gesù rese loro evidente che il suo regno era celeste e che, a differenza di Davide il quale “non ascese ai cieli”, d’allora in poi Gesù sarebbe stato ‘alla destra di Dio’, come attestò chiaramente Pietro il giorno della Pentecoste. — Atti 2:32-36.
Tale azione avrebbe inoltre richiamato alla loro mente e li avrebbe aiutati a comprendere molte precedenti dichiarazioni di Gesù che si riferivano alla sua posizione celeste. Egli aveva scandalizzato alcuni chiedendo loro: “Che direste . . . se vedeste il Figlio dell’uomo ascendere dov’era prima?” (Giov. 6:62); e agli ebrei disse: “Voi siete del reame di sotto; io sono dei reami di sopra”. (Giov. 8:23) La sera dell’ultima adunanza con gli apostoli disse che ‘andava al Padre per preparare un posto per loro’ (Giov. 14:2, 28); mentre pregava in mezzo a loro l’ultima notte della sua vita umana riferì al Padre che aveva ‘finito l’opera affidatagli sulla terra’ e chiese di essere glorificato “presso te stesso con la gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse”, aggiungendo: “Vengo a te”. (Giov. 17:4, 5, 11) Arrestato, si espresse in modo simile davanti al Sinedrio. (Matt. 26:64) Dopo la risurrezione disse a Maria Maddalena: “Smetti di stringerti a me. Perché non sono ancora asceso al Padre. Ma va dai miei fratelli e di’ loro: ‘Io ascendo al Padre mio e Padre vostro e all’Iddio mio e Iddio vostro’”. (Giov. 20:17) Ma nonostante tutto è evidente che il significato di queste parole fu compreso dai discepoli solo in occasione dell’ascensione. In seguito Stefano ebbe una visione di Gesù alla destra di Dio (Atti 7:55, 56), e Paolo provò personalmente l’effetto della gloria celeste di Gesù. — Atti 9:3-5.
INAUGURAZIONE DI UNA “VIA NUOVA E VIVENTE”
Anche se Gesù iniziò l’ascesa in forma fisica, rendendosi così visibile ai discepoli che lo osservavano, non c’è alcuna ragione di presumere che conservasse una forma materiale dopo l’interposizione della nube. L’apostolo Pietro afferma che Gesù morì nella carne ma fu risuscitato “nello spirito”. (I Piet. 3:18) Paolo enuncia la regola che “carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio”. (I Cor. 15:50; confronta anche le parole di Gesù in Giovanni 12:23, 24 con I Corinti 15:35-45). Paolo paragona l’ascesa di Gesù alla presenza di Dio nei cieli all’ingresso del sommo sacerdote nel Santissimo del tabernacolo il giorno di espiazione, e precisa che in quell’occasione il sommo sacerdote portava solo il sangue (non la carne) delle vittime sacrificate. (Ebr. 9:7, 11, 12, 24-26) Paolo paragona poi la cortina, che separava il primo compartimento dal Santissimo, alla carne di Cristo. Nell’entrare nel Santissimo alla tipica presenza di Dio il sommo sacerdote non portava con sé la cortina, ma passava attraverso e oltre quella barriera lasciandosela dietro. Infatti Paolo afferma: “Abbiamo baldanza per la via d’ingresso nel luogo santo mediante il sangue di Gesù, che egli inaugurò per noi come via nuova e vivente attraverso la cortina, cioè la sua carne”. — Ebr. 9:3, 24; 10:10, 19, 20; confronta Giovanni 6:51; Ebrei 6:19, 20.
CORRETTEZZA DEL TERMINE
Alcuni obiettano che il racconto dell’ascensione esprime il concetto primitivo secondo cui il cielo è “sopra” la terra, manifestando così ignoranza della struttura dell’universo e della rotazione terrestre. Ma per soddisfare tali critici bisognerebbe in effetti eliminare le parole “sopra”, “su”, ecc., dal linguaggio umano. Anche in quest’era spaziale si legge ancora che astronauti in orbita intorno alla terra “ascesero di 739 miglia nautiche” al di sopra della terra (New York Times del 16 settembre 1966), mentre si sa che tecnicamente “si allontanarono” di tanto dalla superficie terrestre. Interessante è la descrizione della delegazione angelica che annunciò in coro la nascita di Gesù, dove si legge che, una volta compiuta la loro missione, ‘gli angeli partirono da loro nel cielo’. (Luca 2:15; confronta Atti 12:10). Quindi l’ascensione di Gesù, pur iniziando con un moto ascensionale rispetto alla località della terra dove si trovavano i discepoli, può in seguito aver preso qualsiasi direzione richiesta per portarlo alla presenza del Padre celeste. Fu un’ascensione, non solo in senso direzionale, ma, cosa ancora più importante, in quanto alla sfera di attività e al livello di esistenza nel reame spirituale, alla sublime presenza dell’Iddio Altissimo, reame non regolato da norme o dimensioni umane. — Confronta Ebrei 2:7, 9.
PERCHÉ INDISPENSABILE
L’ascensione di Gesù nel reame celeste fu indispensabile per diversi motivi. Egli aveva dichiarato che era necessario che ‘se ne andasse’ per poter mandare lo spirito santo di Dio ad aiutare i suoi discepoli. (Giov. 16:7-14) Il fatto che Gesù versò quello spirito il giorno di Pentecoste fu per i discepoli un’evidente dimostrazione che aveva raggiunto la presenza di Dio, e Gli aveva presentato il suo sacrificio di riscatto. (Atti 2:33, 38) La presentazione del valore del suo sangue rese pure indispensabile l’ascensione, perché non doveva avvenire sulla terra, nel Santissimo del tempio di Gerusalemme, ma proprio nel “cielo stesso . . . dinanzi alla persona di Dio”. (Ebr. 9:24) Inoltre fu resa necessaria essendo stato Gesù glorificato e nominato “grande sommo sacerdote che ha attraversato i cieli”. (Ebr. 4:14; 5:1-6) Paolo spiega che “se, ora, egli fosse sulla terra, non sarebbe sacerdote”, ma essendosi “messo a sedere alla destra del trono della maestà nei cieli”, Gesù ha ora “ottenuto un più eccellente servizio pubblico, così che egli è anche il mediatore di un patto corrispondentemente migliore”. (Ebr. 8:1-6) Perciò i cristiani soggetti al peccato ereditario sono confortati sapendo di avere “un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto”. — I Giov. 2:1; Rom. 8:34; Ebr. 7:25.
Infine l’ascensione fu necessaria per l’amministrazione da parte di Gesù del regno di cui era divenuto erede, con ‘angeli e autorità e potenze a lui sottoposti’. (I Piet. 3:22; Filip. 2:6-11; I Cor. 15:25; Ebr. 10:12, 13; confronta Daniele 7:14). Avendo “vinto il mondo” (Giov. 16:33), Gesù prese parte all’adempimento della profezia del Salmo 68:18, spiegata da Paolo in Efesini 4:8-12 che dice: “Sei asceso in alto; hai portato via prigionieri”.