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  • Beer-Seba
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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 158-159

Beer-Seba

(Bèer-Sèba) [pozzo del giuramento o di sette].

Nome di un pozzo e poi di una città della Giudea meridionale. Identificata di solito con la moderna Be’er Sheva, sul lato N dell’omonimo wadi, o con un tell circa 3 km più a E. Si trova quindi a metà strada fra la costa mediterranea e l’estremità meridionale del Mar Morto, circa 45 km a SO di Ebron e alla stessa distanza da Gaza. Beer-Seba rappresentava il punto più meridionale della Palestina, e come tale è usato nell’espressione proverbiale “da Dan fino a Beer-Seba” (Giud. 20:1), o viceversa, “da Beer-Seba a Dan”. (I Cron. 21:2; II Cron. 30:5) Dopo la divisione della nazione in due regni, Beer-Seba continuò a indicare l’estremità meridionale del regno di Giuda nelle espressioni “da Gheba fino a Beer-Seba” (II Re 23:8) e “da Beer-Seba alla regione montagnosa di Efraim”, dove aveva inizio il regno settentrionale d’Israele. (II Cron. 19:4) Dopo l’esilio l’espressione era usata in senso ancor più limitato in riferimento alla zona occupata dai rimpatriati di Giuda, che si estendeva da Beer-Seba “fino alla valle di Innom”. — Nee. 11:27, 30.

In realtà c’erano altri villaggi nella Terra Promessa più a S di Beer-Seba, come c’erano altri villaggi israeliti più a N di Dan. Comunque, sia Dan che Beer-Seba si trovavano ai confini naturali del paese. Beer-Seba, per esempio, si trovava sotto le montagne di Giuda al limite del deserto. Inoltre era una delle principali città di Giuda (insieme a Gerusalemme e a Ebron), e questo non solo grazie all’eccellente riserva idrica in paragone alla regione circostante, che favoriva sia l’agricoltura che la pastorizia, ma anche perché vi convergevano diverse strade importanti. Dall’Egitto un’antica strada carovaniera risaliva la “Via dei Pozzi” passando per Cades-Barnea e giungeva a Beer-Seba, dove si congiungeva con un’altra strada percorsa dalle carovane di cammelli provenienti dai regni della Penisola Arabica, dirette in Filistea o in Giudea. Da Ezion-Gheber, in cima al golfo di ‘Aqaba, un’altra strada percorreva l’Araba e poi piegava a O, risalendo le alture di Akrabbim fino a Beer-Seba. A Gaza, nella pianura della Filistea, una strada secondaria si diramava da quella principale e portava a SE fino a Beer-Seba. E per collegarla col resto di Giuda, una strada da Beer-Seba si dirigeva verso NE risalendo l’altopiano fra i monti di Giuda fino a Gerusalemme e ancora più a N.

Il luogo è menzionato per la prima volta in relazione ad Agar, che errò col figlio Ismaele “nel deserto di Beer-Seba” dopo esser stata mandata via da Abraamo. (Gen. 21:14) Pensando che suo figlio sarebbe presto morto di sete, essa si allontanò da Ismaele, ma Dio udì il ragazzo e indirizzò Agar verso un pozzo. (Gen. 21:19) Questo poteva benissimo essere un pozzo scavato in precedenza da Abraamo, ma a quel tempo ancora senza nome, in considerazione di quanto detto in seguito. Alcuni filistei si erano impadroniti con la forza di un pozzo della zona, apparentemente all’insaputa di Abimelec re di Gherar, che era andato da Abraamo insieme a Ficol capo del suo esercito per proporre un patto di pace. Quando Abraamo rimproverò severamente ad Abimelec l’atto di violenza dei suoi servitori, Abimelec ammise di non esserne al corrente, concluse un patto con Abraamo e accettò da lui sette agnelle come prova del diritto di Abraamo sul pozzo. Per ricordare l’avvenimento, Abraamo chiamò il luogo “Beer-Seba” perché lì “entrambi avevano fatto giuramento”. (Gen. 21:31) Abraamo poi vi piantò un tamarisco e invocò “il nome di Geova, l’Iddio di durata indefinita”. (Gen. 21:33) Di qui Abraamo si recò a Moria per sacrificare Isacco e qui tornò ad abitare. — Gen. 22:19.

Dopo la morte di Abraamo, i filistei chiusero i pozzi che aveva scavato, ma poi Isacco quando prese a dimorarvi cominciò a riaprirli e a chiamarli coi nomi che aveva dato loro suo padre. (Gen. 26:18) A motivo dell’opposizione dei filistei, egli si spostò da una località all’altra finché trovò spazio a Reobot, da dove più tardi fece ritorno a Beer-Seba. (Gen. 26:22, 23) Mentre i servitori di Isacco stavano scavando un pozzo a Beer-Seba, Abimelec (forse un altro re di Gherar con lo stesso nome o titolo di quello che aveva fatto il patto con Abraamo, o forse anche lo stesso re) venne insieme a Ficol capo del suo esercito per proporre a Isacco un patto di pace. Dopo aver mangiato e bevuto insieme, si alzarono presto l’indomani mattina e si scambiarono dichiarazioni giurate. Quello stesso giorno il pozzo diede acqua, e Isacco lo chiamò Siba, che significa “sette” riferendosi a un giuramento o dichiarazione giurata su sette cose. (Gen. 26:33) Sembrerebbe che Isacco volesse così preservare il nome che Abraamo aveva dato alla località, e la possibilità che questo fosse lo stesso pozzo scavato in precedenza da Abraamo e riscavato dagli uomini di Isacco è dimostrata dal versetto di Genesi 26:18, già citato. Durante gli anni che trascorse a Beer-Seba Isacco benedisse Giacobbe invece di Esaù e lo mandò ad Haran a prendere moglie fra le figlie di Labano, fratello di sua madre. (Gen. 28:1, 2, 10) Cinquantatré anni dopo Giacobbe, ora chiamato Israele, offrì sacrifici all’Iddio di Isacco presso Beer-Seba, mentre andava a raggiungere Giuseppe, suo figlio, in Egitto. — Gen. 46:1-5.

Nei 261 anni intercorsi fino alla suddivisione di Canaan fra le dodici tribù d’Israele, a Beer-Seba era sorta una città (Gios. 15:21, 28), che fu assegnata alla tribù di Simeone come enclave nel territorio di Giuda. (Gios. 19:1, 2) Qui i figli di Samuele fungevano da giudici. (I Sam. 8:1, 2) Elia, mentre fuggiva a motivo della collera della regina Izebel, lasciò il suo servitore a Beer-Seba e si diresse a S attraverso il Negheb verso l’Horeb. (I Re 19:3) Zibia, madre di Ioas re di Giuda, proveniva da quella località. (II Re 12:1) A BeerSeba ebbe termine il censimento della popolazione di tutto Israele ordinato da Davide (II Sam. 24:2, 7) ed ebbero inizio le riforme religiose di Giosafat. (II Cron. 19:4) I riferimenti di Amos alla Beer-Seba del suo tempo suggeriscono senz’altro che fosse diventata un luogo di impure attività religiose (Amos 5:5; 8:14), che forse avevano qualche legame con l’idolatrico regno settentrionale. Statuette della dea Astarte sono state rinvenute qui, come in molte altre parti della Palestina. Da questo momento in poi, tranne una breve menzione alla rioccupazione della città e delle borgate dipendenti dopo l’esilio in Babilonia (Nee. 11:27), il nome non compare più nella Bibbia.

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