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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 199-200

Canali

Corsi d’acqua, di solito artificiali, per l’irrigazione, la regolazione del livello della piena, la navigazione e il rifornimento idrico di villaggi e città. L’uso di canali risale ai tempi più remoti.

IN PALESTINA

In Palestina l’irrigazione non era così importante per l’economia come in Egitto e in Babilonia, dove pioveva meno, e dove sorgenti, corsi d’acqua e pozzi scarseggiavano. (Deut. 11:10, 11) Esistevano poche possibilità di irrigare il deserto o la parte meridionale di Giuda. Comunque anche in Palestina si irrigavano orti, e furono costruite condutture specie per portare l’acqua a Gerusalemme.

L’acquedotto, che probabilmente entrava in Gerusalemme presso la Porta di Giaffa e secondo alcuni fu costruito da Erode il Grande, iniziava dal Wadi el-Biyar a N di Tecoa. Può darsi che servisse per fornire l’acqua alla cittadella e al palazzo di Erode e ai canali dei giardini del suo palazzo (Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, Libro V, cap. IV, 4). Quest’acquedotto percorreva una galleria e passava sopra la valle dove si trovavano le “Piscine di Salomone”. Evidentemente ad un certo punto era applicato il principio del sifone.

IN EGITTO

In Egitto, dove in pratica non piove mai, il rifornimento idrico dipendeva dalla piena del Nilo. Ogni anno il Nilo inondava la pianura e depositava il limo trasportato dal corso superiore del fiume, arricchendo il suolo di un nuovo strato di terriccio. Le messi erano abbondanti. Per controllare il flusso dell’acqua e conservarla fra un’inondazione e l’altra, fu costruito un sistema d’irrigazione mediante dighe, canali, bacini e fossati, controllato dal governo. Un metodo per sollevare l’acqua a un livello superiore, tuttora in uso, era quello dello shaduf. Un recipiente fissato all’estremità di un palo munito di un contrappeso veniva abbassato nel fiume o canale e alzato dall’operatore, che versava l’acqua in un bacino o canale più alto. La Bibbia dice che in Egitto gli israeliti dovevano irrigare col piede, cosa che poteva riferirsi all’uso di una ruota idraulica a pedale o all’usanza di convogliare l’acqua in canali diversi spingendo la terra col piede o aprendo la riva di un canale per deviare la corrente. — Deut. 11:10, NW, nota in calce.

IN MESOPOTAMIA

Nel tratto di terra fra l’Eufrate e il Tigri non piove quasi mai, ma durante la stagione delle piogge il livello dei fiumi sale minaccioso e il paese è inondato, così che la parte meridionale della Mesopotamia diventa un “mare” desolato. Per evitare inondazioni catastrofiche e conservare parte dell’acqua da usare in seguito, venne costruito un elaborato sistema di dighe, chiuse, canali e bacini di raccolta. Nello scavare un canale la terra estratta veniva accumulata ai lati formando un argine. Grandi chiuse regolavano il flusso dell’acqua. Canali scavati nell’argine si potevano prontamente chiudere o aprire per regolare il flusso nei piccoli fossati che irrigavano gli orti. Lo shaduf e altri mezzi erano impiegati per portare l’acqua in zone con elevazione superiore a quella del canale. Pur essendo desolato quand’è senz’acqua, il tratto di terra fra i fiumi è assai fertile se viene irrigato.

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