BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • ad p. 350
  • Doni di Dio

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Doni di Dio
  • Ausiliario per capire la Bibbia
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • DONI DI SERVIZIO E “DONI NEGLI UOMINI”
  • DONI DELLO SPIRITO
  • ALTRE MANIFESTAZIONI DELLO SPIRITO
  • PADRONANZA DEI DONI DELLO SPIRITO
  • Doni di Dio
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
  • Perché i miracolosi doni dello spirito sono cessati?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
  • Parlare in lingue oggi: è opera di Dio?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
  • Parlare in lingue è forse un’evidenza di vera adorazione?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
Altro
Ausiliario per capire la Bibbia
ad p. 350

Doni di Dio

I doni che Dio dà agli uomini sono espressione della sua immeritata benignità. La parola stessa khàrisma (pl. kharìsmata), che ricorre diciassette volte nelle Scritture Greche Cristiane, indica un dono che comporta immeritata benignità (khàris) da parte di Dio. (Rom. 6:23; I Cor. 12:4; II Tim. 1:6; I Piet. 4:10) È solo giusto dunque che i doni ricevuti da Geova siano usati per il bene dei propri simili e alla gloria di Dio, il donatore. (I Piet. 4:10, 11) Tali doni non sono destinati al guadagno egoistico di chi li riceve. Avendoli ‘ricevuti gratuitamente’, si ha l’obbligo di ‘dare gratuitamente’. — Matt. 10:8.

“Ogni dono buono e ogni regalo perfetto viene dall’alto”. (Giac. 1:17) Geova è generoso nel dare, permettendo sia al giusto che al malvagio di godere il sole e la pioggia. Infatti egli “dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa”. I doni di Dio, incluso quello di mangiare e bere e vedere il bene del proprio duro lavoro, sono destinati a rallegrare l’uomo. (Matt. 5:45; Atti 17:24, 25; Eccl. 3:12, 13; 5:19; I Tim. 6:17) L’immeritata benignità di Geova nel provvedere suo Figlio come sacrificio di riscatto è un dono inestimabile, e coloro che esercitano fede nel sacrificio di Gesù Cristo possono così ottenere il dono della vita eterna. (Rom. 6:23; Giov. 3:16) Sia il celibato che il matrimonio sono doni di Dio, che si possono godere entro i limiti stabiliti da lui. Poiché chi non si sposa è più libero di dedicarsi al servizio di Geova senza distrazione, dei due il celibato è il dono migliore. — Prov. 18:22; Matt. 19:11, 12; I Cor. 7:7, 17, 32-38; Ebr. 13:4.

DONI DI SERVIZIO E “DONI NEGLI UOMINI”

Gli incarichi di servizio nella disposizione o organizzazione terrena di Dio sono in realtà doni di Geova. (Num. 18:7; Rom. 12:6-8; Efes. 3:2, 7) Coloro che per immeritata benignità di Dio ricevono incarichi di servizio sono pure chiamati “doni negli uomini”, e Gesù Cristo, quale rappresentante di Dio e capo della congregazione, li ha dati alla congregazione affinché i suoi componenti possano singolarmente essere edificati e raggiungere la maturità. (Efes. 4:8, 11, 12) Onde assolvere fedelmente le proprie responsabilità per la benedizione di altri, chi ha il dono deve continuare a coltivarlo, senza trascurarlo mai. (I Tim. 4:14; II Tim. 1:6) Con l’aiuto di Geova, chiunque, impegnandosi a fondo, può sfruttare appieno le proprie possibilità e sormontare gli ostacoli che possono presentarsi, può coltivare la capacità di svolgere qualsiasi incarico divinamente assegnato. — Filip. 4:13.

DONI DELLO SPIRITO

Nel I secolo E.V. doni miracolosi accompagnavano il battesimo con lo spirito santo. Questi servivano come segni e prodigi indicanti che Dio non riconosceva più la congregazione ebraica al suo servizio ma che aveva dato la sua approvazione alla congregazione cristiana stabilita da suo Figlio. (Ebr. 2:2-4) il giorno di Pentecoste, doni miracolosi accompagnarono il versamento dello spirito santo e in ciascun caso menzionato in seguito nelle Scritture in cui venivano trasmessi i doni miracolosi dello spirito, erano presenti uno o più degli apostoli scelti direttamente da Gesù. (Atti 2:1, 4, 14; 8:9-20; 10:44-46; 19:6) Evidentemente, alla morte degli apostoli non si trasmisero più i doni dello spirito, e tali doni miracolosi cessarono completamente quando coloro che li avevano ricevuti scomparvero dalla scena terrestre.

Compiere opere apparentemente miracolose non dimostrava di per sé l’autorizzazione divina, né l’incapacità di alcuni servitori di Dio di compiere miracoli con l’aiuto dello spirito di Dio metteva in dubbio il fatto che erano usati da lui. (Matt. 7:21-23) Non tutti i cristiani del I secolo potevano compiere opere potenti, sanare infermi, parlare in lingue e tradurre. Paolo, e senza dubbio altri, ebbero per immeritata benignità di Dio alcuni di questi doni dello spirito. Comunque era stato predetto che questi doni miracolosi sarebbero cessati. Infatti anche Gesù spiegò che i suoi seguaci non sarebbero stati identificati per le loro opere potenti, ma per l’amore reciproco. — I Cor. 12:29, 30; 13:2, 8-13; Giov. 13:35.

Paolo enumera nove diverse manifestazioni dello spirito: (1) parola di sapienza, (2) parola di conoscenza, (3) fede, (4) doni di guarigioni, (5) opere potenti, (6) profezia, (7) discernimento di espressioni ispirate, (8) diverse lingue e (9) interpretazione di lingue. Tutti questi doni dello spirito servivano a uno scopo utile, contribuendo non solo alla crescita numerica della congregazione, ma anche alla sua edificazione spirituale. — I Cor. 12:7-11; 14:24-26; vedi LINGUA, II.

ALTRE MANIFESTAZIONI DELLO SPIRITO

Nel menzionare alcune manifestazioni dello spirito in relazione al posto di ciascun membro del corpo di Cristo, Paolo dice: “Dio ha posto i rispettivi nella congregazione, in primo luogo, apostoli; in secondo luogo, profeti; in terzo luogo,, maestri; quindi opere potenti; quindi doni di guarigioni; soccorsi, capacità di dirigere, diverse lingue”. (I Cor. 12:27, 28) I “soccorsi” potevano includere le disposizioni organizzate per aiutare materialmente i fratelli bisognosi, come la distribuzione di cibo alle vedove bisognose, per cui sette uomini “pieni di spirito e sapienza” furono nominati nella congregazione di Gerusalemme. (Atti 6:1-6) “Capacità di dirigere” era necessaria per assolvere l’incarico dato da Gesù di fare discepoli. (Matt. 28:19, 20) L’opera missionaria e anche l’istituzione di nuove congregazioni e poi le attività di tali congregazioni richiedevano abile direttiva. A questo riguardo è degno di nota che Paolo, riferendosi alla parte avuta nella costruttiva opera di Dio, parla di se stesso come di un “saggio direttore di lavori”. — I Cor. 3:10.

PADRONANZA DEI DONI DELLO SPIRITO

A un’adunanza della congregazione un profeta poteva ricevere una rivelazione mentre stava parlando un altro profeta. Inoltre coloro che avevano i doni dello spirito avevano padronanza su tali doni quando erano investiti dallo spirito di Dio, cioè potevano astenersi dal parlare finché non ne era data loro l’opportunità. Perciò sia il profetizzare che il parlare in lingue e il tradurre potevano avvenire in modo ordinato nella congregazione per l’edificazione di tutti. — I Cor. 14:26-33.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi