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  • Isacco
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  • QUANDO FU SVEZZATO?
  • PRONTO A FARSI SACRIFICARE
  • MATRIMONIO E FAMIGLIA DI ISACCO
  • ALTRI IMPORTANTI RIFERIMENTI A ISACCO
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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 690-691

Isacco

(Isàcco) [risata].

L’unico figlio che Abraamo ebbe da sua moglie Sara. Quindi importante anello della discendenza che avrebbe portato a Cristo. (I Cron. 1:28, 34; Matt. 1:1, 2; Luca 3:34) Isacco fu svezzato quando aveva circa cinque anni, fu sul punto di essere immolato forse a venticinque anni, si sposò a quaranta, diventò padre di due gemelli a sessanta, e morì all’età di 180 anni. — Gen. 21:2-8; 22:2; 25:20, 26; 35:28.

La nascita di Isacco avvenne in circostanze assai insolite. Sia il padre che la madre erano molto anziani; anzi la madre da tempo aveva smesso di avere le mestruazioni. (Gen. 18:11) Perciò quando Dio disse ad Abraamo che Sara avrebbe avuto un figlio, egli rise a tale prospettiva, dicendo: “Nascerà un figlio a un uomo di cent’anni, e Sara, sì, una donna di novanta anni, partorirà?” (17:17) Saputo cosa doveva accadere, anche Sara rise. (Vedi RIDERE). Ma l’anno dopo, “al tempo fissato”, nacque il bambino, dimostrando che nessuna cosa è “troppo straordinaria per Geova”. (18:9-15) Allora Sara esclamò: “Dio mi ha dato di che ridere”, e aggiunse, “chi saprà il mio caso riderà” (ATE). Perciò, come aveva detto Geova, il bambino fu giustamente chiamato Isacco, che significa “risata”. — 21:1-7; 17:19.

Facendo parte della casa di Abraamo ed essendo erede delle promesse, l’ottavo giorno Isacco fu circonciso. — Gen. 17:9-14, 19; 21:4; Atti 7:8; Gal. 4:28.

QUANDO FU SVEZZATO?

Il giorno in cui Isacco venne svezzato Abraamo preparò un gran convito, e in quell’occasione Sara notò che Ismaele “si prendeva gioco” del fratellastro minore Isacco. (Gen. 21:8, 9) Alcune traduzioni (ATE, Mar) dicono che Ismaele semplicemente “giocava” (ebr. tsahhaq) con Isacco, nel senso di gioco da bambini. Ma tsahhaq può avere anche un significato offensivo. Infatti dove lo stesso termine ricorre in altri versetti (19:14; 39:14, 17) queste stesse versioni lo traducono ‘scherzare’, “farsi beffe” o ‘offendere’.

L’apostolo Paolo ispirato spiega chiaramente che il comportamento di Ismaele con Isacco non era un gioco da bambini ma una vera e propria afflizione, persecuzione. (Gal. 4:29) Alcuni commentatori pensano che l’insistenza di Sara — “il figlio di questa schiava non sarà erede con mio figlio, con Isacco!” (Gen. 21:10) — indichi che Ismaele (di quattordici anni maggiore di Isacco) forse si lagnasse e schernisse Isacco in quanto erede.

Geova aveva detto ad Abraamo che come residente forestiero il suo seme sarebbe stato afflitto per quattrocento anni, afflizione che terminò con la liberazione di Israele dall’Egitto nel 1513 a.E.V. (Gen. 15:13; Atti 7:6) Partendo da questa data, l’afflizione doveva essere iniziata quattrocento anni prima, cioè nel 1913 a.E.V. Quindi il 1913 fu anche l’anno in cui Isacco fu svezzato, dal momento che i due avvenimenti, il suo svezzamento e il maltrattamento da parte di Ismaele, sono strettamente collegati nel tempo. Questo significa che Isacco quando fu svezzato aveva circa cinque anni, essendo nato nel 1918 a.E.V. Fra parentesi, la sua nascita segnò l’inizio dei 450 anni menzionati in Atti 13:17-20, che terminarono verso il 1467 a.E.V. quando si concluse la campagna di Giosuè in Canaan e il paese fu suddiviso fra le varie tribù.

Oggi che tante donne nel mondo occidentale rifiutano di allattare i propri bambini, o li allattano solo per un periodo che varia da sei a nove mesi, cinque anni possono sembrare un periodo incredibilmente lungo. Tuttavia il dottor D. B. — Jellife (Infant Nutrition in the Subtropics and Tropics) spiega che in molte parti del mondo i bambini vengono allattati finché hanno un anno e mezzo o due anni, e in Arabia è normale che una madre allatti per un periodo che va dai tredici ai trentadue mesi. Infatti l’allattamento può continuare fino alla gravidanza successiva.

Nel medioevo in Europa l’età media per lo svezzamento era due anni, e all’epoca dei Maccabei (I e II secolo a.E.V.) le donne allattavano i figli per tre anni. (II Maccabei 7:27) Quattromila anni fa la vita aveva un ritmo molto più tranquillo e non c’era l’attuale tendenza o necessità di fare tante cose in pochi anni di vita, quindi è facile capire perché Sara poteva aver allattato Isacco per cinque anni. Inoltre era il suo unico figlio dopo molti anni di sterilità.

PRONTO A FARSI SACRIFICARE

Dopo che fu svezzato non viene più detto nulla dell’infanzia di Isacco. Si parla di nuovo di lui quando Dio disse a suo padre Abraamo: “Prendi, suvvia, tuo figlio, il tuo figlio unico che ami tanto, Isacco, e fa un viaggio al paese di Moria e lì offrilo come olocausto”. (Gen. 22:1, 2) Dopo tre giorni di viaggio giunsero nel luogo designato da Dio. Isacco portava la legna, suo padre il fuoco e il coltello per scannare. “Ma dov’è la pecora per l’olocausto?”, chiese Isacco. “Dio si provvederà la pecora”, fu la risposta. — 22:3-8, 14.

Giunti sul posto, costruirono un altare e sistemarono la legna. Poi Isacco fu legato mani e piedi e deposto sopra la legna. Come Abraamo alzò il coltello, l’angelo di Geova gli fermò la mano. La fede di Abraamo non era stata malriposta; Geova provvide un montone, rimasto impigliato nel folto della macchia, che potè essere offerto in olocausto al posto di Isacco e in vece sua. (Gen. 22:9-14) Quindi Abraamo, avendo capito “che Dio poteva destarlo anche dai morti”, riebbe Isacco dai morti “in modo illustrativo”. — Ebr. 11:17-19.

Questo episodio drammatico dimostrò non solo la fede e ubbidienza di Abraamo, ma anche quella di suo figlio Isacco. Secondo una tradizione ebraica, tramandata da Giuseppe Flavio, Isacco in quel tempo aveva venticinque anni. Ad ogni modo era abbastanza grande e abbastanza forte per portare su una montagna una considerevole quantità di legna. Perciò se avesse voluto ribellarsi ai comandamenti di Geova, quando venne il momento di essere legato avrebbe potuto resistere al padre, che aveva 125 anni. (Antichità giudaiche, Libro I, cap. XIII, 2) Invece Isacco si lasciò docilmente offrire in sacrificio secondo la volontà di Dio. Per questa manifestazione di fede da parte di Abraamo, Geova ripeté e ampliò il patto già stipulato con lui, patto che ripeté personalmente a Isacco dopo la morte di suo padre. — Gen. 22:15-18; 26:1-5; Rom. 9:7; Giac. 2:21.

Ma cosa ancor più importante, quello fu un grande quadro profetico, che indicava come Cristo Gesù, il più grande Isacco, a suo tempo avrebbe deposto volontariamente la sua vita umana quale Agnello di Dio per la salvezza del genere umano. — Giov. 1:29, 36; 3:16.

MATRIMONIO E FAMIGLIA DI ISACCO

Dopo la morte della madre di Isacco suo padre concluse che era tempo che il figlio si sposasse. Abraamo però era deciso: Isacco non doveva sposare una cananea pagana. Perciò, secondo l’usanza patriarcale, rimandò un servitore fidato dai suoi parenti in Mesopotamia a trovare una donna d’origine semitica che adorasse Geova l’Iddio di Abraamo. — Gen. 24:1-9.

La missione avrebbe avuto senz’altro successo, poiché fin dall’inizio la scelta era stata interamente messa nelle mani di Geova. Il risultato fu che Rebecca cugina di Isacco si dimostrò prescelta da Dio, e a sua volta lasciò volontariamente famiglia e parenti per unirsi alla carovana che tornava nel Negheb dove risiedeva Isacco. La Bibbia descrive il primo incontro dei due, poi dice: “Dopo ciò Isacco la condusse nella tenda di Sara sua madre. Prese così Rebecca ed ella divenne sua moglie; e s’innamorò di lei, e Isacco trovò conforto dopo la perdita di sua madre”. (Gen. 24:10-67) Poiché Isacco aveva quarant’anni, il matrimonio ebbe luogo nel 1878 a.E.V. — Gen. 25:20.

Dalla storia di Isacco apprendiamo che Rebecca rimase sterile per vent’anni. Questo permise a Isacco di dimostrare se anche lui, come suo padre, aveva fede nella promessa di Geova di benedire tutte le famiglie della terra per mezzo di un seme non ancora nato, e lo dimostrò continuando a implorare Geova di dargli un figlio. (Gen. 25:19-21) Come era avvenuto nel suo caso, ancora una volta fu evidente che il seme della promessa non sarebbe venuto seguendo il normale corso degli avvenimenti, ma solo grazie al potente intervento di Geova. (Gios. 24:3, 4) Finalmente, nel 1858 a.E.V., quando Isacco aveva sessant’anni, fu doppiamente benedetto con la nascita dei gemelli, Esaù e Giacobbe. — Gen. 25:22-26.

A motivo di una carestia, Isacco trasferì la famiglia a Gherar in territorio filisteo, poiché Dio detto di non andare in Egitto. In quell’occasione Geova confermò il suo proposito di adempiere la promessa abraamica per mezzo di Isacco, ripetendola: “Moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e darò al tuo seme tutti questi paesi; e per mezzo del tuo seme si benediranno certamente tutte le nazioni della terra”. — Gen. 26:1-6; Sal. 105:8, 9.

In quel paese filisteo non troppo amichevole, Isacco, come suo padre Abraamo, usò strategia dichiarando che la moglie era sua sorella. Dopo un po’ l’evidente benedizione di Geova su Isacco suscitò l’invidia dei filistei, costringendolo a trasferirsi, prima nella valle del torrente Gherar, e poi a Beer-Seba, al limitare dell’arida regione del Negheb. Mentre era là, i filistei un tempo ostili vennero per fare “un giuramento di obbligo” o un trattato di pace con Isacco, riconoscendo che era “il benedetto di Geova”. Isacco chiamò Siba il luogo dove i suoi uomini avevano trovato l’acqua. “Perciò il nome della città è Beer-Seba [che significa pozzo del giuramento o di sette], fino a questo giorno”. — Gen. 26:7-33; vedi BEER-SEBA.

Isacco aveva sempre voluto bene a Esaù, perché amava la vita all’aria aperta, era un cacciatore e un uomo dei campi che gli procurava cacciagione. (Gen. 25:28) E poiché gli si indeboliva la vista e sentiva che non gli rimaneva molto da vivere, Isacco si accinse a impartire a Esaù la benedizione del primogenito. (27:1-4) Non sappiamo se ignorasse il fatto che Esaù aveva venduto la primogenitura a suo fratello Giacobbe, o non ricordasse che alla nascita dei due bambini Dio aveva decretato che il maggiore avrebbe servito il minore. (25:23, 29-34) Comunque Geova se ne ricordava, e anche Rebecca, che prontamente dispose le cose in modo che Giacobbe ricevesse la benedizione. Quando Isacco seppe dello stratagemma a cui erano ricorsi, rifiutò di cambiare ciò che senza dubbio era avvenuto per volontà di Geova. Isacco inoltre profetizzò che Esaù e i suoi discendenti si sarebbero stabiliti lungi dai campi fertili, sarebbero vissuti della spada, e infine si sarebbero sottratti al giogo di servitù a Giacobbe. — 27:5-40; Rom. 9:10-13, vedi ESAÙ.

Poi Isacco mandò Giacobbe in Paddan-Aram per assicurarsi che non sposasse una cananea, come aveva fatto suo fratello Esaù con grande dispiacere dei genitori. Quando Giacobbe tornò parecchi anni dopo, Isacco risiedeva a Chiriat-Arba, vale a dire Ebron, sulle colline. Là nel 1738 a.E.V., l’anno prima che suo nipote Giuseppe diventasse primo ministro d’Egitto, Isacco morì all’età di 180 anni, “vecchio e sazio di giorni”. Fu sepolto nella caverna di Macpela dove erano sepolti i suoi genitori e la moglie, e dove in seguito fu sepolto Giacobbe. — Gen. 26:34, 35; 27:46; 28:1-5; 35:27-29; 49:29-32.

ALTRI IMPORTANTI RIFERIMENTI A ISACCO

In tutta la Bibbia Isacco è menzionato decine di volte nella nota espressione ‘Abraamo, Isacco e Giacobbe’, a volte parlando di Geova, l’Iddio che quei patriarchi adoravano e servivano. (Eso. 3:6, 16; 4:5; Matt. 22:32; Atti 3:13) Altre volte a proposito del patto che Geova aveva fatto con loro. (Eso. 2:24; Deut. 29:13; II Re 13:23) Gesù usò quest’espressione in senso illustrativo. (Matt. 8:11) In un parallelismo il patriarca Isacco è menzionato insieme ai suoi discendenti, la nazione di Israele. — Amos 7:9, 16.

Essendo il seme di Abraamo, Isacco era una figura di Cristo, per mezzo del quale si hanno benedizioni eterne. Infatti è scritto: “Ora le promesse furono dichiarate ad Abraamo e al suo seme. Non dice: ‘E ai semi’, come nel caso di molti, ma come nel caso di uno solo: ‘E al tuo seme’, che è Cristo”. E in senso lato Isacco era anche una figura di quelli che ‘appartengono a Cristo’, i quali sono “realmente seme di Abraamo, eredi secondo la promessa”. (Gal. 3:16, 29) Inoltre i due ragazzi, Isacco e Ismaele, insieme alle rispettive madri, rappresentavano “un dramma simbolico”. Mentre l’Israele naturale (come Ismaele) “fu effettivamente generato secondo la carne”, quelli che costituiscono l’Israele spirituale sono “figli appartenenti alla promessa, come lo fu Isacco”. — Gal. 4:21-31.

Isacco è pure incluso nel “così gran nuvolo di testimoni che ci circondano”, poiché anch’egli “aspettava la città che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio”. — Ebr. 12:1; 11:9, 10, 13-16, 20.

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