Ginepro
1. [Ebr. beròhsh]. Il nome ebraico di quest’albero è stato tradotto in diversi modi, “abete”, “cipresso”, ecc., tuttavia alcuni lessicografi ritengono si tratti dell’albero di ginepro. Poiché era un albero importato dal Libano dal re Salomone (I Re 5:8-10; 9:11; II Cron. 2:8), può essere identificato con la varietà Juniperus excelsa, un sempreverde alto e robusto che può raggiungere i 20 m d’altezza, con ampi rami, piccole foglie squamiformi e piccoli frutti scuri rotondi. Il ginepro ha un profumo penetrante e il legname è molto apprezzato per la sua resistenza.
La Juniperus excelsa è un albero originario del Libano ed è sempre associato a quel paese, essendo uno degli alberi che costituivano la “gloria del Libano”. (II Re 19:23; Isa. 14:8; 37:24; 60:13) Il salmista parlava dei ginepri come di alberi su cui la cicogna fa il nido o la “casa”. (Sal. 104:17) Legno di ginepro fu largamente impiegato nella costruzione del tempio di Salomone. (II Cron. 3:5) I battenti delle porte principali erano di legno di ginepro (I Re 6:34), e ne era ricoperto anche il pavimento. (I Re 6:15) Altrove viene detto che serviva per fare travi o correnti (Cant. 1:17), tavole che rivestivano le navi (Ezec. 27:5), aste per le lance (Naum 2:3) e strumenti musicali. (II Sam. 6:5) Essendo un “albero lussureggiante” ricorre nelle profezie di restaurazione per descrivere la bellezza e la fertilità che avrebbe avuto il paese del popolo di Dio. — Isa. 41:19; 55:13; 60:13.
2. [Ebr. ‘aroh‘èr o ‘ar‘àr]. Il termine arabo ‘ar‘ar si riferisce probabilmente alla Juniperus phoenicia, un arbusto comune nella regione del Sinai e anche nel deserto di Edom. La radice da cui deriva il nome ebraico dà l’idea di essere “nudo” o “spoglio” (confronta Salmo 102:17), e infatti questo ginepro nano dall’aspetto piuttosto squallido cresce nelle parti rocciose del deserto e sui dirupi. Ricorre appropriatamente nel libro di Geremia nel paragonare l’uomo il cui cuore si allontana da Geova a un “albero solitario [‘ar‘àr] nella pianura del deserto”, e anche nel consigliare ai moabiti di fuggire e diventare “come un ginepro [‘aroh‘èr] nel deserto”. — Ger. 17:5, 6; 48:1, 6.
[Figura a pagina 565]
Ramoscello di ginepro con foglie squamiformi e piccoli frutti scuri, rotondi