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  • SORVEGLIANTI NELLE SCRITTURE EBRAICHE
  • SORVEGLIANTI NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA
  • “Sorveglianti” e “anziani”
  • Quanti in ogni congregazione
  • “Sorveglianti” e “servitori di ministero
  • Autorità relativa
  • “INTROMETTENTE”
  • IL SORVEGLIANTE SUPREMO E IL SUO RAPPRESENTANTE
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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 1198-1200

Sorvegliante

[ebr. paqìdh, gr. epìskopos].

Il sostantivo ebraico deriva dal verbo paqàdh, che significa “visitare, rivolgere l’attenzione a, ispezionare” (Gen. 21:1; Isa. 23:17) e anche “nominare o incaricare”. (Gen. 39:5; Esd. 1:2) Similmente il sostantivo greco deriva da episkopèo, che significa “guardare o vigilare”. (Ebr. 12:15) Infatti la Settanta greca a volte traduce epìskopos il termine ebraico paqìdh. (Nee. 11:9, 14, 22) In entrambe le lingue il sorvegliante era dunque uno che prestava attenzione a certe faccende o persone, visitava, ispezionava e faceva nomine.

SORVEGLIANTI NELLE SCRITTURE EBRAICHE

Giuseppe consigliò al faraone di nominare sorveglianti sul paese affinché durante gli anni di abbondanza facessero provviste in previsione della successiva carestia. (Gen. 41:34-36) Sotto i rispettivi capitribù, ciascun ramo dei leviti aveva un particolare incarico relativo alla sorveglianza dei compiti da svolgere nel tabernacolo. (Num. 3:24-26, 30, 31, 35-37; confronta Ezechiele 44:10, 11). Eleazaro, figlio del sommo sacerdote Aaronne, divenne “il capotribù dei capitribù dei Leviti” e a lui era affidata la sorveglianza generale del tabernacolo stesso e dei suoi utensili. (Num. 3:32; 4:16; confronta Geremia 29:26). Il sommo sacerdote poteva anche nominare sorveglianti incaricati di svolgere certe mansioni nel santuario. (II Re 11:18b) Nei capitoli 23-27 di I Cronache sono elencate le diverse posizioni e disposizioni per la sorveglianza in vigore durante il regno di Davide, che riguardavano sia il sacerdozio che la corte reale, anche per questioni economiche e militari. (Confronta II Cronache 17:12-19; 24:8-14; Neemia 11:9, 14, 22; 12:42). Il titolo sar, che significa “principe”, “capo” o “uno preposto ad altri”, e sarìs, che significa “funzionario di corte” (e anche “eunuco”), sono pure usati a proposito di coloro che avevano tali incarichi di sorveglianza. (I Cron. 28:1, 2; II Re 24:12, 15; vedi FUNZIONARIO DI CORTE). Il re e il sommo sacerdote erano naturalmente i principali sorveglianti della nazione.

La profezia di Isaia (60:17) menziona “sorveglianti” parallelamente a “soprintendenti”, dato che i sorveglianti possono assegnare compiti ad altri e anche sovrintendere e badare agli interessi delle persone o cose affidate alla loro cura. In questa profezia Geova predice il tempo in cui avrebbe nominato “la pace tuoi sorveglianti e la giustizia tuoi soprintendenti”, profezia che ebbe un primo adempimento col ritorno di Israele dall’esilio ma si realizzò più pienamente con l’Israele spirituale, la congregazione cristiana.

SORVEGLIANTI NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA

Il Dizionario illustrato greco-italiano di Liddell e Scott (I ed., 1975, p. 490) definisce epìskopos “sorvegliante, guardiano, custode... esploratore... soprintendente, ispettore ... soprintendente di una comunità cristiana”. Il sostantivo affine episkopè significa “ispezione” (Luca 19:44; I Piet. 2:12) o “sorveglianza”, come l’apostolico “incarico di sorveglianza” perso da Giuda. (Atti 1:20) Quest’ultimo termine si può riferire a qualsiasi esame, anche quello compiuto da un medico. Cura protettiva è un’idea fondamentale implicita in epìskopos.

Infatti il Grande lessico del Nuovo Testamento di Kittel spiega che i verbi (episkopèo e episkèptomai) erano usati in opere profane nel senso fondamentale di “guardare qualcuno o qualcosa, considerare qualcosa, esaminare, osservare”, “vegliare su”, “riflettere su qualcosa, esaminare qualcosa, investigare”, e “visitare”, quest’ultimo in particolare a proposito di visite agli ammalati, sia da parte di amici soccorrevoli che da parte di un medico. La stessa opera mostra che la Settanta usa questi termini nel significato più profondo di “occuparsi di qualcosa, prendersi cura di qualcosa”, come farebbe un pastore che veglia sul gregge. Un altro significato nella Settanta è quello di “passare in rivista” nel senso di ‘constatare l’assenza di una cosa’ e quindi “mancare”. E anche di “celebrare il giudizio” o compiere un’azione giudiziaria. — Ed. Paideia, 1967, Vol. III, coll. 733-739.

“Sorveglianti” e “anziani”

I “sorveglianti” (epìskopoi) cristiani corrispondono agli “anziani” (presbỳteroi) riconosciuti come tali nella congregazione. Che entrambi questi termini indichino la stessa posizione in seno alla congregazione è dimostrato quando Paolo invita “gli anziani della congregazione” di Efeso a incontrarsi con lui a Mileto. Nell’esortare questi “anziani” dice: “Prestate attenzione a voi stessi e a tutto il gregge, fra il quale lo spirito santo vi ha costituiti sorveglianti [episkòpous, acc. pl.], per pascere la congregazione di Dio”. (Atti 20:17-28) Scrivendo a Tito l’apostolo rende ancora più chiara l’identità dei due termini. Menziona il fatto che Tito doveva fare nomine di “anziani di città in città” e, riferendosi senz’altro a questi anziani, ne descrive i requisiti ma usa il termine “sorvegliante” (epìskopos), come fa anche nell’elencare requisiti simili scrivendo a Timoteo. (Tito 1:5-9; I Tim. 3:1-7; vedi ANZIANO) “Anziano” (presbỳteros) è il termine fondamentale (e anche il più comune) per indicare coloro che hanno mansioni direttive nella congregazione, mentre “sorvegliante” (epìskopos) descrive una responsabilità fondamentale inerente all’incarico.

Sorveglianti o anziani Servitori di ministero

(I Tim. 3:1-7) (Tito 1:5-9) (I Tim. 3:8-10, 12, 13)

irreprensibile libero da accusa libero da accusa

marito di una marito di una marito di una

sola moglie sola moglie sola moglie

non ebbro non ebbro non dato a molto vino

schiamazzatore schiamazzatore non avido di

non amante del non avido di guadagno disonesto

denaro guadagno disonesto che diriga in maniera

che diriga la con figli credenti eccellente i figli e la

propria casa non accusati di propria casa

in maniera dissolutezza né provato in quanto a

eccellente, insubordinati idoneità

avendo figli sano di mente

sottomessi ospitale

non convertito che si attenga

di recente alla parola nell’arte

sano di mente di insegnare, in grado di

ospitale esortare e riprendere

qualificato per non percotitore

insegnare non caparbio

non percotitore non incline all’ira

ragionevole

non bellicoso

Quanti in ogni congregazione

Il numero dei sorveglianti di una congregazione dipendeva dunque dal numero di coloro che erano idonei e riconosciuti quali “anziani” in quella congregazione. E evidente che nella congregazione di Efeso c’erano diversi “sorveglianti”. Anche scrivendo ai cristiani di Filippi, Paolo menziona i “sorveglianti” locali (Filip. 1:1), indicando che prestavano servizio non singolarmente, ma come corpo, con responsabilità collegiale di sorvegliare l’andamento di quella congregazione.

“Sorveglianti” e “servitori di ministero

Oltre ai sorveglianti o anziani, nella struttura della congregazione cristiana si distingue un altro gruppo particolare, quello del diàkonoi o servitori di ministero (“diaconi”, CEI). Un esame comparato delle istruzioni apostoliche aiuta a comprendere la natura dei due gruppi. Il prospetto che segue elenca infatti certi requisiti uguali e altri diversi:

Inoltre i sorveglianti devono: essere di abitudini moderate, ordinati, avere un’ottima testimonianza dagli estranei (I Tim. 3:2, 7), essere amanti della bontà, giusti, leali e avere padronanza di sé. (Tito 1:8) I servitori di ministero devono pure essere seri, non doppi di lingua, e devono ritenere il sacro segreto con coscienza pura. — I Tim. 3:8, 9.

Una notevole differenza fra i requisiti dei sorveglianti o “anziani” e quelli dei servitori di ministero è che solo i sorveglianti devono essere qualificati per insegnare, in grado di esortare e riprendere. Inoltre altri requisiti diversi danno risalto all’atteggiamento premuroso dei sorveglianti e al loro modo di fare, alla loro visione mentale e al loro equilibrio, qualità comprovanti che sono “anziani” in senso spirituale. Da questo si desume che coloro che prestavano servizio come “anziani”, poiché a loro era affidata la sorveglianza della congregazione, avevano la responsabilità e capacità di insegnare e anche di disciplinare. Coloro che prestavano servizio come “servitori di ministero” avevano altri compiti e si occupavano di altre cose necessarie nell’ambito della congregazione, che non richiedevano lo stesso livello di conoscenza scritturale, intendimento, giudizio e capacità di insegnare, indispensabile per avere l’incarico di sorvegliante o “anziano”. — Confronta I Corinti 6:1-6; I Timoteo 5:17; Ebrei 13:17; vedi MINISTRO (Servitori di ministero nella congregazione).

Autorità relativa

Il fatto che i sorveglianti o anziani siano definiti ‘pastori del gregge di Dio’ e anche ‘economi di Dio’ esclude qualsiasi pensiero che abbiano poteri o autorità simili a quelli esercitati da re, signori o padroni (datori di lavoro). (Atti 20:28; I Piet. 5:1-3) Forse i discepoli di Gesù accarezzavano l’idea di avere un’autorità del genere, ma egli fece capire loro che fra i suoi seguaci non sarebbe esistita nessuna disposizione o relazione simile, poiché per loro era fondamentale il principio di servire amorevolmente gli altri. (Matt. 20:25-27; confronta II Corinti 1:24). L’autorità che avevano i sorveglianti di congregazione serviva per edificare spiritualmente i fratelli e salvaguardare la purezza della congregazione. (Confronta II Corinti 13:10). La fonte del loro potere e il valore della loro parola derivavano dall’uso che facevano delle Scritture, inclusi gli insegnamenti del Figlio di Dio, e dal potere dello spirito santo di Dio. (I Cor. 2:1-10; 4:19-21; 14:37; II Cor. 3:1-6; 10:1-11) L’esempio di Cristo Gesù e degli apostoli nel mostrare sincero interessamento e prendersi cura delle pecore di Dio costituisce la norma e il modello per tutti i sorveglianti di congregazione. — Giov. 10:10-15; 17:11-19; II Cor. 11:28, 29; Filip. 2:12-21.

Un esame delle Scritture Greche Cristiane indica che i sorveglianti o anziani di qualsiasi congregazione avevano uguale autorità. Si noti che nelle sue lettere alle congregazioni Paolo non si rivolge a qualcuno in particolare come all’unico sorvegliante, né queste lettere sono indirizzate a una persona del genere. Ciò non esclude che ci fossero alcuni che avevano maggiore influenza, erano riconosciuti e rispettati dagli altri come figure di primo piano, e forse anche designati a presiedere le riunioni, sempre o periodicamente. Paolo riferisce che, quando si era recato a Gerusalemme per presentare la questione della circoncisione, prima fece privatamente un resoconto del suo ministero a “quelli che erano uomini preminenti”, ma, come egli dice, essi non gli “impartirono nulla di nuovo”. Paolo evidentemente include fra questi uomini preminenti Giacomo, Pietro (Cefa) e Giovanni, che “sembravano essere le colonne”. Il verbo qui tradotto “sembravano” ha il significato di “essere reputato” o “essere considerato” qualche cosa. Quindi non pare vi fosse affatto implicato il senso di posizione o rango ufficiale. (Gal. 2:1-9) Si noti che in seguito Paolo ‘resisté a faccia a faccia a Pietro’, perché questi ‘non camminava diritto secondo la verità della buona notizia’ in quanto a stare in compagnia dei non ebrei. — Gal. 2:11-14.

Prima di descrivere l’attività missionaria di Paolo, il libro di Atti menziona principalmente Pietro e Giovanni (Atti 1:13-22; 3:1-11; 4:1, 13, 23), specie Pietro, in alcuni casi nel ruolo di portavoce degli apostoli. (Atti 1:14-22; 2:14, 37, 38; 5:1-11, 15, 29; 9:32-43; 10:1-48; 11:1-3, 18; 12:5-16; 15:6-11) Viene menzionato anche Giacomo (il fratellastro di Gesù, non l’apostolo), e Pietro, liberato miracolosamente dalla prigione, si preoccupò che la notizia venisse data “a Giacomo e ai fratelli”. (Atti 12:17) Nell’assemblea a cui parteciparono “gli apostoli e gli anziani” a Gerusalemme per decidere la questione della circoncisione, Giacomo ebbe una parte preminente, poiché sembra che abbia riassunto la cosa dopo considerevoli discussioni e testimonianze, inclusa quella di Pietro. (Atti 15:7-21) L’aver preso la “decisione” non significa però che abbia deciso la questione autonomamente o che avesse più voce in capitolo degli altri presenti, certo non degli apostoli di Gesù. Giacomo semplicemente espresse il suo giudizio personale e, in effetti, presentò una risoluzione da adottare, come risulta dal fatto che Atti 16:4 riferisce che Paolo e i suoi compagni trasmisero poi alle congregazioni perché li osservassero “i decreti emessi dagli apostoli e dagli anziani in Gerusalemme”. (Atti 15:22-29) Si noti che fu proprio riferendosi a quell’assemblea che Paolo parla di Giacomo, Pietro (Cefa) e Giovanni dicendo che “sembravano essere le colonne” della congregazione. — Gal. 2:1, 9.

Quindi, nonostante la preminenza di alcuni apostoli e discepoli, non esistono prove del primato di uno in particolare. Allo stesso tempo è evidente che l’autorità della decisione dell’assemblea di Gerusalemme era riconosciuta da tutta la congregazione cristiana in ogni regione. Si capisce che certi individui avevano incarichi di sorveglianza in campi particolari, come gli apostoli Paolo e Pietro, e anche Timoteo e Tito ai quali Paolo, con autorità apostolica, li aveva conferiti. (Atti 14:21-23; Gal. 2:8, 9; I Cor. 4:17; Filip. 2:19-23; I Tess. 3:2; I Tim. 4:11-16; 5:17-22; Tito 1:1, 4-9) La descrizione tuttavia sembra riferirsi a speciali incarichi di sorveglianza o assistenza dovuti a particolari necessità e di carattere occasionale o temporaneo più che a una disposizione normale o permanente. — Confronta I Timoteo 1:3-7; Tito 1:5; III Giovanni 9, 10.

Anche i diversi riferimenti a coloro che ‘presiedevano’ ammettono la possibilità che un sorvegliante presiedesse non solo le adunanze di tutta la congregazione, ma anche il corpo degli “anziani” di quella congregazione, benché non sia indicata la durata o continuità di tale incarico. — Rom. 12:8; I Tess. 5:12; I Tim. 3:4, 5; 5:17.

“INTROMETTENTE”

Nell’avvertire di non diventare “intromettente nelle cose altrui” l’apostolo ricorre al termine greco allotriepìskopos, letteralmente “sorvegliante di ciò che è altrui”. (I Piet. 4:15) Questo termine, proprio della lingua greca, ricorre esclusivamente nelle Scritture Greche Cristiane.

IL SORVEGLIANTE SUPREMO E IL SUO RAPPRESENTANTE

Evidentemente I Pietro 2:25 è una citazione di Isaia 53:6 a proposito di coloro che si erano ‘sviati come pecore’, e quindi Pietro dice: “Ma ora siete tornati al pastore e sorvegliante delle vostre anime”. Pietro doveva riferirsi a Geova Dio, poiché quelli a cui scriveva non si erano sviati da Cristo Gesù, ma anzi, per mezzo di lui erano stati ricondotti a Dio. L’intera Bibbia descrive Geova Dio quale pastore che pasce e sorveglia i suoi servitori, e inoltre che ispeziona personalmente l’umanità in generale o in campi particolari. (Confronta Genesi 6:5, 13; 7:1; 11:5-8; 18:20, 21; Salmo 11:4). E anche se le sue ‘visite’ hanno effetti favorevoli e sono benefiche per coloro che camminano nella giustizia, spesso i riferimenti al suo ‘rivolgere l’attenzione a’ o ‘ispezionare’ sono associati a manifestazioni di un Suo giudizio avverso. — Gen. 21:1; Isa. 10:1-3; Ger. 8:12; 23:11-14; I Piet. 2:12; Riv. 18:4-8, 24; 21:3, 4.

Il Figlio di Geova, Cristo Gesù, agisce quale Sorvegliante in rappresentanza di Dio, e anch’egli pasce, sorveglia, ispeziona, disciplina e giudica. (Confronta Giovanni 10:11-15; Ebrei 13:20; Rivelazione 1:1; capp. 2, 3; 6:15-17; 7:15-17). È vero che nell’Israele naturale era esistito un governo retto da singoli individui quali Mosè, Giosuè, poi i re della nazione e il sommo sacerdote che avevano particolari poteri esecutivi. Tuttavia le Scritture Greche Cristiane mostrano che l’incarico ricoperto da quegli uomini prefigurava quello del Figlio di Dio, ‘il profeta come Mosè’, ‘il più grande Salomone’ e il Sommo Sacerdote di Dio. L’assenza di un primato nel corpo degli apostoli e degli “anziani” di Gerusalemme sottolinea ed esalta il singolare ruolo del Figlio di Dio quale Capo della congregazione. — Efes. 1:22, 23; 2:20-22; Col. 1:18; I Piet. 2:4-6.

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