Terafim
(terafim).
Idoli o divinità familiari. (Gen. 31:30, 34) Benché al plurale, il nome “terafim” si può riferire anche a un singolo idolo. Almeno alcuni di questi idoli potevano avere la grandezza e la forma di un uomo. (I Sam. 19:13, 16) Altri dovevano essere molto più piccoli, tanto da poter stare dentro il cesto di una sella da donna. (Gen. 31:34) I terafim a volte venivano consultati per trarre presagi. — Ezec. 21:21; Zacc. 10:2; vedi LABANO.
In Israele, ai giorni dei giudici e anche dei re, si faceva uso idolatrico dei terafim. (Giud. 17:5; 18:14, 17, 20; Osea 3:4) Tuttavia è improbabile che in Israele i terafim servissero a garantire il diritto all’eredità, dato l’espresso comando di Dio di non fare immagini. (Eso. 20:4) Inoltre il profeta Samuele menzionò i terafim parallelamente al potere magico, paragonando l’uso di entrambi allo spingersi presuntuosamente avanti (I Sam. 15:23); e i terafim erano fra gli oggetti idolatrici che il fedele re Giosia eliminò da Giuda e Gerusalemme. (II Re 23:24) Quindi il fatto che Mical, moglie di Davide, avesse fra le sue cose l’immagine di un terafim fa pensare che il suo cuore non fosse completo verso Geova e che Davide non fosse al corrente che lei aveva l’immagine di un terafim oppure le tollerasse perché era la figlia del re Saul. — I Sam. 19:12, 13.