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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 1244-1245

Tiberio

Secondo imperatore di Roma. Figlio di Tiberio Claudio Nerone e Livia Drusilla, Tiberio nacque nel 42 a.E.V., ma nel 38 a.E.V. quando sua madre sposò Augusto, fu adottato come figlio dell’imperatore. A 31 anni, per l’insistenza del padre adottivo, divorziò dalla moglie Vipsania Agrippina e sposò Giulia, figlia di Augusto.

Augusto scelse Tiberio quale suo successore solo dopo che altri da lui preferiti a Tiberio erano tutti morti. Questi salì al potere il 17 agosto 14 E.V. (calendario gregoriano). Giovanni cominciò a battezzare “nel quindicesimo anno del regno di Tiberio Cesare”, anno che andava dall’agosto del 28 E.V. all’agosto del 29 E.V. — Luca 3:1-3.

Tiberio visse fino al marzo del 37 E.V., e quindi era imperatore durante tutto il ministero di Gesù. Era dunque di Tiberio l’effigie sul denaro della tassa portato a Gesù quando disse: “Rendete a Cesare le cose di Cesare”. (Mar. 12:14-17; Matt. 22:17-21; Luca 20:22-25) Tiberio incluse fra i reati di lesa maestà, oltre alle attività sediziose, anche semplici parole diffamatorie nei confronti dell’imperatore, e presumibilmente in forza di questa legge gli ebrei insisterono perché Ponzio Pilato mettesse a morte Gesù. (Giov. 19:12-16) Tiberio in seguito convocò Pilato a Roma a motivo delle lagnanze degli ebrei contro la sua amministrazione, ma morì e gli succedette Caligola prima dell’arrivo di Pilato.

Come imperatore Tiberio ebbe sia virtù che vizi. Limitò le spese voluttuarie e così ebbe fondi da usare generosamente per accrescere la prosperità dell’impero, e anche riserve per aiutare la ripresa economica dopo disastri e tempi cattivi. Tiberio si considerava un uomo non un dio, declinò molti titoli onorifici e in genere rivolse il culto dell’imperatore ad Augusto più che a se stesso.

Tuttavia i suoi vizi superarono le virtù. Era estremamente sospettoso e ipocrita nei rapporti con altri e durante il suo regno fece mettere a morte molti amici d’un tempo. Consultava gli astrologi. Nella villa di Capri, dove trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita, cedette alle proprie brame perverse nel modo più degradato con uomini tenuti per scopi innaturali.

Non solo Tiberio era disprezzato personalmente da molti, fra cui il suo maestro Teodoro di Gadara e il padre adottivo Augusto, ma anche dai sudditi in generale. Dopo la sua morte il Senato rifiutò di deificarlo. Per queste ragioni e altre ancora, gli studiosi biblici vedono in Tiberio un adempimento della profezia secondo la quale “uno che sarà disprezzato” sarebbe sorto come “re del nord”. — Dan. 11:15, 21.

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