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  • ANTICHE VERSIONI DELLE SCRITTURE EBRAICHE
  • Il “Pentateuco” samaritano
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  • La “Settanta”
  • Versioni greche posteriori
  • ANTICHE VERSIONI DELLE SCRITTURE GRECHE CRISTIANE
  • ANTICHE VERSIONI DELL’INTERA BIBBIA
  • Antiche versioni latine
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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 1284-1286

Versioni

Traduzioni delle Scritture dall’ebraico, dall’aramaico e dal greco in altre lingue. Il lavoro di traduzione ha reso la Parola di Dio alla portata di centinaia di migliaia di persone che non sono in grado di capire le lingue bibliche originali. Le prime versioni della Bibbia erano scritte a mano ed erano perciò in forma di manoscritto. Ma dopo l’introduzione delle macchine da stampa sono apparse molte altre versioni o traduzioni e queste in genere sono state pubblicate in gran numero. Alcune versioni sono state fatte direttamente dal testo ebraico e greco della Bibbia, mentre altre sono versioni di traduzioni precedenti.

Le Scritture sono state pubblicate, per intero o in parte, in oltre 1.600 lingue. Questo significa che, per quanto riguarda la lingua, il 97 per cento della popolazione della terra ha accesso almeno a qualche parte della Bibbia. Le seguenti informazioni sulle versioni o traduzioni delle Scritture possono eliminare pregiudizi e infondere sentimenti di gratitudine verso Geova Dio per il modo meraviglioso in cui ha preservato la sua Parola a beneficio di milioni di esseri umani.

ANTICHE VERSIONI DELLE SCRITTURE EBRAICHE

Esistono tuttora oltre 1.700 antichi manoscritti delle Scritture Ebraiche, scritti in ebraico (tranne alcune parti in aramaico). Esistono anche molti manoscritti di antiche versioni o traduzioni delle Scritture Ebraiche in varie lingue. Alcune erano a loro volta traduzioni di precedenti versioni dall’ebraico. Per esempio la parte delle Scritture Ebraiche dell’antica versione latina (Vetus Latina) era tradotta dalla Settanta, traduzione delle Scritture Ebraiche in greco. Comunque alcune antiche versioni delle Scritture precristiane (la Settanta, i Targum aramaici, la Pescitta siriaca e la Vulgata latina) furono tradotte direttamente dall’ebraico e non da una versione in greco o in qualche altra lingua.

Il “Pentateuco” samaritano

L’Assiria, dopo la deportazione degli abitanti di Samaria e del regno delle dieci tribù di Israele nel 740 a.E.V., vi insediò popolazioni pagane provenienti da altre zone dell’impero assiro. (II Re 17:22-33) In seguito questi furono chiamati “Samaritani”. Essi accettavano i primi cinque libri delle Scritture Ebraiche e verso il IV secolo a.E.V. produssero il Pentateuco samaritano, non proprio una traduzione dell’originale Pentateuco ebraico, ma una traslitterazione in caratteri samaritani, con interpolazioni samaritane. Pochi manoscritti tuttora esistenti del Pentateuco samaritano sono anteriori al XIII secolo E.V. Delle circa 6.000 discrepanze fra il testo ebraico e quello samaritano, la grande maggioranza è irrilevante. Una variante di un certo interesse è quella di Esodo 12:40, dove il Pentateuco samaritano corrisponde alla Settanta. — Vedi CRONOLOGIA, p. 292.

I Targum

I “Targum” erano parafrasi o traduzioni libere delle Scritture Ebraiche in aramaico. Probabilmente assunsero l’attuale forma definitiva non prima del V secolo E.V. Uno dei principali, il “Targum di Onkelos” del Pentateuco, è piuttosto letterale. Un altro, il cosiddetto “Targum di Jonathan” dei Profeti, è meno letterale, essendo una parafrasi dei libri di Giosuè, Giudici, Samuele, Re, Isaia, Geremia, Ezechiele e dei dodici cosiddetti “Profeti minori”. Ci sono pervenuti Targum del Pentateuco, dei Profeti e, di data posteriore, degli Agiografi.

La “Settanta”

La Settanta (spesso designata LXX) era usata in Egitto e altrove da ebrei e cristiani di lingua greca. A quanto si dice, l’opera fu iniziata in Egitto ai giorni di Tolomeo Filadelfo (285-246 a.E.V.), quando, secondo la tradizione, il Pentateuco fu tradotto in greco da settantadue dotti ebrei. Poi, per qualche ragione si cominciò a usare il numero settanta, e la versione del Pentateuco venne chiamata la Settanta. Gli altri libri delle Scritture Ebraiche (opera di altri traduttori il cui stile variava da una versione molto letterale a una piuttosto libera) furono tradotti un po’ alla volta finché, nel II secolo a.E.V. e forse verso il 150 a.E.V., tutte le Scritture Ebraiche erano state tradotte. L’intera opera prese quindi il nome di versione dei Settanta. Questa versione è stata spesso citata dagli scrittori delle Scritture Greche Cristiane. Gli scritti apocrifi furono evidentemente aggiunti in seguito. — Vedi APOCRIFI.

Uno dei più antichi manoscritti esistenti della Settanta è il papiro 957, papiro Rylands III, 458, conservato nella John Rylands Library di Manchester in Inghilterra. È del II secolo a.E.V. e consiste di frammenti di Deuteronomio (23:24-24:3; 25:1-3; 26:12, 17-19; 28:31-33). Un altro manoscritto del II o I secolo a.E.V. è il Papiro Fouad 266 (proprietà della Société Royale de Papyrologie del Cairo), che contiene brani dell’ultima parte di Deuteronomio secondo la Settanta. Vi ricorre più volte il Tetragramma del nome divino in antichi caratteri ebraici, inserito direttamente nel testo greco.

La Settanta è stata quindi preservata in numerosi manoscritti, molti frammentari, altri quasi completi. Degno di nota è il fatto che testi della Settanta sono preservati in tre famosi manoscritti onciali su velino, il Manoscritto Vaticano 1209 e il Manoscritto Sinaitico, entrambi del IV secolo E.V., e il Manoscritto Alessandrino del V secolo E.V. La versione dei Settanta, come si trova nel Manoscritto Vaticano 1209, è quasi completa; molto del Manoscritto Sinaitico è andato perduto e il Manoscritto Alessandrino è abbastanza completo, benché manchino parti di Genesi, I Samuele e Salmi.

Versioni greche posteriori

All’inizio del II secolo (forse verso il 130 E.V.) Aquila, un proselito del Ponto, fece una nuova traduzione greca delle Scritture Ebraiche, molto letterale. Tranne alcuni frammenti e le citazioni fatte da altri scrittori antichi, è andata perduta. Un’altra traduzione greca dello stesso secolo è quella di Teodozione. A quanto pare era una revisione della Settanta o di qualche altra versione greca delle Scritture Ebraiche, benché egli consultasse anche il testo ebraico. Non esistono copie complete della versione di Teodozione. Un’altra versione greca delle Scritture Ebraiche di cui non esistono copie complete è quella di Simmaco. La sua traduzione, probabilmente della fine del II secolo E.V., voleva rendere il senso più che essere letterale.

Verso il 245 E.V. Origene, noto studioso di Alessandria d’Egitto, portò a termine un’imponente versione multipla delle Scritture Ebraiche chiamata Èsapla (che significa “sestuplice”). Ne esistono alcuni frammenti, ma non ci è pervenuto nessun manoscritto completo. Origene dispose il testo in sei colonne parallele contenenti (1) il testo consonantico ebraico; (2) una traslitterazione del testo ebraico in greco; (3) la versione greca di Aquila; (4) la versione greca di Simmaco; (5) la Settanta, riveduta da Origene per renderla più aderente al testo ebraico; e (6) la versione greca di Teodozione. Nei Salmi, Origene si servì di versioni anonime definite Quinta, Sesta e Settima. La Quinta e la Sesta furono usate anche in altri libri.

ANTICHE VERSIONI DELLE SCRITTURE GRECHE CRISTIANE

Traduzioni delle Scritture Greche Cristiane in siriaco (un dialetto aramaico) vennero fatte dal II secolo in poi. Una versione siriaca particolarmente degna di nota è il Diatessaron di Taziano, fusione dei quattro Vangeli del II secolo E.V. Può darsi, ma non è sicuro, che in origine sia stato scritto in greco a Roma e poi in Siria tradotto in siriaco da Taziano stesso. Il Diatessaron ci è pervenuto in una traduzione araba, e anche in un piccolo frammento greco su velino del III secolo e in una traduzione armena di un commentario del IV secolo che contiene ampie citazioni del testo.

Esistono solo manoscritti incompleti di un’antica versione siriaca dei Vangeli (traduzione diversa da quella del Diatessaron), la curetoniana e la sinaitica. Questi manoscritti sono probabilmente copie fatte nel V secolo di un testo siriaco più antico. Può darsi che la versione originale dal greco risalga al II secolo E.V. Molto probabilmente un tempo esistevano antiche versioni siriache di altri libri delle Scritture Greche Cristiane, ma i manoscritti non ci sono pervenuti. Tutti i libri delle Scritture Greche Cristiane tranne II Pietro, II e III Giovanni, Giuda e Rivelazione furono inclusi nella Pescitta, versione siriaca del V secolo. Verso il 508 E.V. Filosseno, vescovo di Ierapoli (Mabbūg), incaricò Policarpo di fare una revisione delle Scritture cristiane della Pescitta, e solo allora furono inclusi per la prima volta in una versione siriaca II Pietro, II e III Giovanni, Giuda e Rivelazione.

Le Scritture Greche Cristiane erano già state tradotte in latino verso la fine del II secolo E.V. Esistevano anche versioni egiziane della metà del III secolo.

ANTICHE VERSIONI DELL’INTERA BIBBIA

La Pescitta, versione usata dalle persone di lingua siriaca che professavano il cristianesimo, era entrata nell’uso dal V secolo E.V. in poi. Il nome “Pescitta” significa “semplice”. La parte delle Scritture Ebraiche era fondamentalmente una traduzione dall’ebraico, probabilmente del II o III secolo E.V., anche se una revisione più tarda comportò un confronto con la Settanta. Esistono tuttora numerosi manoscritti della Pescitta: il più importante è un codice del VI o VII secolo conservato a Milano nella Biblioteca Ambrosiana. Un manoscritto della Pescitta contenente il Pentateuco (escluso Levitico) porta una data corrispondente al 464 E.V. e quindi è il più antico manoscritto biblico datato in qualsiasi lingua.

Antiche versioni latine

Comparse probabilmente dalla fine del II secolo in poi. L’intera Bibbia in latino sembra fosse in uso a Cartagine (Africa settentrionale) già nel 250 E.V. Le Scritture Ebraiche furono tradotte in latino antico dalla Settanta (non ancora riveduta da Origene), mentre le Scritture Cristiane furono tradotte dal greco. Può darsi che esistessero diverse traduzioni, o per lo meno diversi traduttori lavorarono all’antica versione latina (Vetus Latina). Gli studiosi distinguono tre tipi principali dell’antico testo latino: l’africano, l’europeo e l’italiano. Non esistono manoscritti completi: solo una trentina di frammenti.

La “Vulgata” latina

La Vulgata latina è una versione dell’intera Bibbia ad opera del più importante studioso biblico del tempo, Girolamo figlio di Eusebio. Egli dapprima si accinse a fare una revisione dell’antica versione latina delle Scritture Cristiane, confrontandola col testo greco, iniziando dai Vangeli, pubblicati nel 383 E.V. Fra il 384 e il 390 fece due revisioni dei Salmi della Vetus Latina, confrontandola con la Settanta: il primo detto Salterio romano e il secondo Salterio gallico, perché adottati per la prima volta rispettivamente a Roma e in Gallia. Girolamo tradusse inoltre i Salmi direttamente dall’ebraico e quest’opera fu chiamata il Salterio ebraico. Non si sa con precisione quando portò a termine la revisione delle Scritture Cristiane della Vetus Latina. Cominciò una revisione delle Scritture Ebraiche, ma a quanto pare non la portò a termine, preferendo tradurre direttamente dall’ebraico (pur riferendosi a versioni greche). Girolamo lavorò alla sua traduzione latina dall’ebraico dal 390 al 405 E.V. circa.

Accolta con generale ostilità sul principio, la versione di Girolamo un po’ alla volta ottenne vasto consenso. In seguito, a motivo del consenso generale incontrato nell’Europa occidentale, finì per essere chiamata la Vulgata, cioè una versione comunemente accettata (dal latino vulgatus, che significa “comune, popolare”). La traduzione originale di Girolamo subì diverse revisioni, finché quella del 1592 divenne l’edizione ufficiale della Chiesa Cattolica Romana. Esistono tuttora migliaia di manoscritti della Vulgata.

Altre versioni antiche

La diffusione del cristianesimo rese necessarie altre versioni. Le prime traduzioni delle Scritture Greche Cristiane per i copti nativi dell’Egitto risalgono almeno al III secolo E.V. Diversi dialetti copti erano parlati in diverse zone dell’Egitto, e col tempo furono prodotte varie versioni copte. Le più importanti sono la versione sahidica dell’Alto Egitto (a S) e la versione bohairica del Basso Egitto (a N). Queste versioni, contenenti sia le Scritture Ebraiche che le Scritture Greche Cristiane furono probabilmente prodotte nel III e IV secolo E.V.

La versione gotica, per i goti stanziati in Mesia (Serbia e Bulgaria), risale al IV secolo E.V. Manca dei libri di Samuele e Re, soppressi si dice perché il vescovo Ulfila, a cui si deve la traduzione, riteneva che questi libri, che parlano di guerre e contengono informazioni contro l’idolatria, non dovessero essere letti dai goti.

La versione armena della Bibbia risale al IV e V secolo E.V. e probabilmente era basata su testi greci e siriaci. La versione georgiana, per i georgiani del Caucaso, fu completata verso la fine del VI secolo E.V. e, pur risentendo dell’influenza greca, ha un fondamento armeno e siriaco. La versione etiopica, usata dagli abissini, risale forse al IV o V secolo E.V. Esistono varie antiche versioni arabe delle Scritture. Traduzioni di parti della Bibbia in arabo risalgono almeno al VII secolo E.V., ma la versione datata più antica è quella fatta in Spagna nel 724 E.V. Una versione paleoslava del IX secolo E.V. è stata attribuita a due fratelli, Cirillo e Metodio.

Per ulteriori particolari, vedi MANOSCRITTI DELLA BIBBIA e il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”; pp. 295-326.

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