Il ricco e Lazzaro — parabola o narrazione?
LA GRANDE maggioranza delle sette religiose della cristianità ritiene che il destino dell’empio sia il tormento eterno in un inferno di fuoco. La parole di Gesù narrate in Luca 16:19-31 relative all’uomo ricco e a Lazzaro sono fra le prove presentate a sostegno di questa dottrina. Si sostiene che queste parole parlino di un fatto, che siano un racconto di ciò che effettivamente avvenne. Un trattato pubblicato da una persona che avanza questa tesi ha questa domanda: “Non credete voi che tutti coloro che udirono il Signore Gesù narrare la storia del ricco e di Lazzaro avrebbero pensato che Egli voleva insegnare l’esistenza cosciente dopo la morte nella felicità o nel dolore?”
Per amor della verità, supponiamo che i suoi ascoltatori pensassero veramente che fosse un fatto reale, ma questo, invece di provare che lo era, dimostra proprio il contrario. In che modo? Perché ci è stato esplicitamente detto che il motivo per cui Gesù parlava in parabole o illustrazioni era — forse perché il popolo potesse comprendere? — no, ma affinché essi NON potessero comprendere. Si notino le sue parole: “A voi [ai suoi discepoli] è concesso di comprendere i sacri segreti del regno di Dio, ma per gli altri è in illustrazioni, affinché, vedendo, vedano invano e, udendo, non afferrino il significato”. (Luca 8:10, NW) Qualsiasi significato i suoi ascoltatori dessero all’illustrazione sarebbe stato sbagliato.
Ma alcuni fanno altre obiezioni perché Gesù non indicò in tante parole che questa era un’illustrazione. Ma è forse necessario che Gesù indichi questo ogni volta, quando abbiamo la netta dichiarazione che “senza illustrazione non parlava loro”? (Matt. 13:34, NW) Il semplice fatto che sono usati nomi non può esser accettato come una prova indicante che non sia un’illustrazione, data tutta l’evidenza che dimostra come l’interpretazione letterale offenda la ragione e il buon senso e contraddica il resto della Parola di Dio.
ASSURDITÀ
In breve, in questa illustrazione prima si legge di un uomo ricco vestito di porpora e di lino fino che viveva nella magnificenza e di un mendicante chiamato Lazzaro che giaceva presso il suo portone, pieno di ulceri, e che bramava di saziarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco. Col passar del tempo ciascuno morì. Lazzaro fu portato dagli angeli nel seno di Abrahamo mentre l’uomo ricco fu sepolto, e nell’Ades soffriva tormenti e da quel luogo vide Lazzaro. — Luca 16:19-23.
Si noti che non c’è una parola qui che parli di Lazzaro come uomo buono, che avesse fede e l’avesse provata con le opere; le due cose indispensabili per ottenere la vita eterna. (Ebr. 11:6; Giac. 2:14-26) Quando mai la miseria, la povertà e la malattia costituiscono garanzia di salvezza?
Neppure esiste una parola che dica che l’uomo ricco fosse empio. Con quale specie di ragionamento e con quali princìpi di giustizia si può sostenere che soltanto perché un uomo ha avuto appieno le buone cose di questa vita per tutti i suoi anni debba soffrire le angoscie di un inferno di fuoco per miliardi e miliardi di anni, sì, per tutta l’eternità? Perfino l’uomo decaduto e imperfetto esige che secondo giustizia “la punizione sia adeguata al delitto”, e certamente Dio è più giusto dell’uomo. Abrahamo, Davide, Salomone, Giuseppe di Arimatea, tutti ebbero grande ricchezza; deve questo fatto condannarli al tormento eterno?
Inoltre, Gesù nei suoi argomenti col clero giudaico manifestò un buon senso logico, inferiore a nessuno. Avrebbe egli dato un tale orribile avvertimento sul salario del peccato senza nemmeno menzionare il peccato, o avrebbe parlato della ricompensa della fede e l’ubbidienza senza nemmeno menzionarla? Se Gesù avesse voluto avvertire i suoi ascoltatori del tormento eterno avrebbe certamente messo in risalto questi punti; ma egli non fece nulla del genere.
Non solo, ma leggiamo che Lazzaro fu portato nel seno di Abrahamo. Devono forse essere nel seno di Abrahamo tutti quelli che ottengono la salvezza? Se riconosciamo che questa espressione costituisce una figura, perché insistere che quanto accadde al ricco si debba prendere alla lettera? È semplicemente assurdo prendere una parte del racconto letteralmente e un’altra parte parallela figurativamente.
Si noti inoltre che questa è l’unica volta nelle Scritture in cui l’essere cosciente e il soffrire sono in relazione con l’Ades. Né si può pretendere che prima della morte di Gesù l’Ades avesse due reparti, uno per i buoni e l’altro per gli empi, e che dopo che egli morì per i peccati dell’uomo i buoni andassero in cielo, poiché quando Gesù narrò questa illustrazione non era ancora morto. Che l’Ades sia usato figurativamente è evidente da Apocalisse 6:8, 9, dove l’Ades è mostrato su un cavallo, ed anche in Apocalisse 20:14, dove è indicato che l’Ades è, non il lago di fuoco, ma ciò che vien gettato nel lago di fuoco.
NON È SCRITTURALE
Interpretare letteralmente le parole di Gesù relative all’uomo ricco e a Lazzaro diventa ancor più insostenibile quando si paragonano con quello che il resto della Parola di Dio dice circa il castigo del peccato e la condizione dei morti. Adamo non fu avvertito del tormento eterno, e dopo aver peccato gli fu detto semplicemente e chiaramente: “Sei polvere, e in polvere ritornerai”. (Gen. 3:19; 2:17) Né disse Geova: “Il tuo corpo ritornerà in polvere”; no, ma TU, Adamo, ritornerai in polvere. Non c’è motivo di fraintendere la chiara testimonianza delle Scritture: “Il salario che il peccato paga è la morte” — Rom. 6:23, NW.
E che cos’è la morte, lo stato o la condizione dei morti: sofferenza cosciente o beatitudine cosciente? No! L’uomo muore come la bestia; i morti non sanno nulla; non c’è alcuna coscienza nello Sceol (l’equivalente di Ades in ebraico). “Il suo fiato se ne va, ed egli torna alla sua terra; in quel giorno periscono i suoi disegni”. Davide pregò che Dio risparmiasse la sua vita “prima che me ne vada, e non sia [sì, non esista] più”. Pietro rassomigliò i malvagi alle bestie che periscono. Le bestie non sono tormentate dopo la morte. — Sal. 146:4; 39:13; Eccl. 3:19-21; 9:5, 10; 2 Piet. 2:12.
Inoltre, non ci viene forse assicurato che ci sarà una risurrezione dei morti, tanto dei giusti che degl’ingiusti? Perché una risurrezione se alla morte l’uomo riceve la sua ricompensa eterna? (Atti 24:15; Giov. 5:28, 29) Quando il fratello di Maria e Marta, Lazzaro amico di Gesù, morì, consolò Gesù quelle donne assicurandole che, Lazzaro non era morto? No, ma le confortò con l’assicurazione che sarebbe risorto dai morti. Le sue sorelle sapevano ch’egli sarebbe stato ‘risuscitato nella risurrezione, nell’ultimo giorno’. E quando Gesù chiamò Lazzaro fuori, lo chiamò fuori forse dal seno di Abrahamo, dal limbo o da un inferno di fuoco? No, bensì dalla tomba. A proposito, se Lazzaro si fosse trovato cosciente in qualche luogo, potremmo esser certi che avrebbe detto a tutti i suoi amici della meravigliosa esperienza che ebbe, poiché era stato morto quattro giorni. Il suo stesso silenzio su questo fatto è solida evidenza indiretta che egli non era cosciente. — Giov. 11:22-44.
Poi, come si potrebbe spiegare che Abrahamo fosse in cielo, quando Gesù disse: “Nessun uomo è asceso al cielo eccetto colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo”? E non precisò Pietro ai suoi ascoltatori il giorno della Pentecoste che Davide “morì e fu sepolto e la sua tomba è fra noi fino a questo giorno. Infatti Davide non è asceso ai cieli”? (Giov. 3:13; Atti 2:29, 34, NW) Nessun servitore di Dio ebbe la prospettiva di un premio celeste prima della venuta di Cristo Gesù; ecco perché i suoi apostoli anche dopo la sua risurrezione aspettavano un regno terrestre. — Sal. 45:16; Atti 1:6-8.
Esaminiamo ancora l’illustrazione: in seguito essa ci dice che l’uomo ricco chiama il “Padre Abrahamo”, perché mandi Lazzaro a dargli sollievo con una goccia d’acqua sulla punta del suo dito, e con questo Abrahamo gli ricorda le buone cose da lui ricevute nella vita paragonate a quelle che ebbe Lazzaro; inoltre, che c’è un grande abisso fra i due, che non permette a nessuno di passare da una parte all’altra. Il ricco chiede allora che Lazzaro sia mandato ad avvertire i suoi cinque fratelli, ma gli vien detto ch’essi hanno Mosè e i Profeti e che se non ascoltano questi non ascolteranno neppure una persona risuscitata dai morti. — Luca 16:24-31.
Secondo le Scritture il cielo e l’Ades (Sceol) si trovano agli estremi opposti. (Sal. 139:8; Luca 10:15) Potremmo immaginare che quelli che si trovano in un posto vedano quelli che sono nell’altro e parlino l’uno all’altro? E se il ricco fosse stato in un inferno di fuoco avrebbe egli chiesto soltanto una goccia d’acqua per rinfrescare la sua lingua? Quanto sollievo gli avrebbe recato una goccia? Sarebbe durata per giungere fino a lui? Potrebbe qualcuno avvicinarsi ad un inferno di fuoco con una sola goccia d’acqua? Sicuramente questo è un linguaggio figurativo com’è anche il seno di Abrahamo, sì, e come lo sono tutte le altre parole di Gesù in questa occasione.
SIGNIFICATO DELL’ILLUSTRAZIONE
Poiché non possiamo evitare la conclusione che le parole di Gesù riguardo il ricco e Lazzaro sono un’illustrazione, che cosa illustrano esse, qual è il loro significato? In breve esse parlano di un cambiamento nelle relative posizioni di due classi di persone a causa della predicazione della verità, sia nel giorno di Gesù che nel nostro.
L’uomo ricco raffigura bene il clero giudaico ricco di provvisioni spirituali; i suoi membri si consideravano figli del regno, vestiti di porpora; si ritenevano molto giusti e indossavano fini lini; orgogliosi d’essere discendenti di Abrahamo. — Rom. 3:1, 2; Matt. 8:12; 23:27, 28; Apoc. 19:8; Matt. 3:9.
Il mendicante Lazzaro, nome che significa “Dio è il soccorritore”, raffigura bene il comune popolo giudaico, disprezzato dal clero, che a causa di trascuratezza era spiritualmente malato e aveva fame e sete di giustizia, e riconosceva il suo bisogno del Grande Medico, Cristo Gesù. — Giov. 7:49; Matt. 5:6; Mar. 2:17.
La morte del ricco e di Lazzaro raffigura un cambiamento che ha luogo nelle relative posizioni di queste due classi. Che questo avvenne non dovrebbe stupirci, poiché le Scritture parlano ripetutamente di persone che muoiono o morirono benché ancora viventi, significando con ciò che un cambiamento ha avuto luogo nella loro vita. (Si veda 1 Corinzi 11:30; Colossesi 3:3; 1 Timoteo 5:6; Giuda 12.) La predicazione di Gesù che smascherava l’ipocrisia, l’avidità e il falso insegnamento del clero giudaico fece avvenire un cambiamento nella loro vita. (Matt. 23; Luca 16:14; Matt. 15:1-9) Da uno stato di egoistica e lussuosa agiatezza furono portati in uno stato di tormento; un tale tormento che non erano in pace finché non misero a morte il Figlio di Dio. — Matt. 21:45, 46.
Quelli raffigurati da Lazzaro, membri del popolo comune giudaico che avevano fede in Dio, provarono similmente un cambiamento nella loro condizione a causa della predicazione di Gesù, divenendo il rimanente spirituale dei Giudei. Come il loro nome “Lazzaro” indica, essi furono aiutati, consolati da Dio e ricevettero la speranza del celeste regno di Dio. Sì, i poveri, le meretrici spiritualmente malate e gli esattori di tasse entravano nel regno di Dio e ricevevano il favore di Dio, come raffigura il mettersi sul seno di Abrahamo. I gravi pesi che i Farisei avevano posto su di loro erano tolti, e divennero essi stessi una parte della “progenie di Abrahamo” in cui tutte le famiglie della terra devono essere benedette. — Matt. 11:6; 21:31; Gal. 3:7, 26; Matt. 23:4; 11:28-30.
E il grande abisso fra le due classi? Questo raffigura i giusti giudizi di Geova, che non si possono mutare. Come classe, i capi religiosi avevano fissato il loro destino peccando contro lo spirito santo, per il quale peccato non c’è perdono; e la loro supplica perché il loro tormento fosse calmato, anche al minimo grado, rallentando la predicazione della verità, non sarebbe stata esaudita. — Mar. 3:29; Atti 5:27-32.
I cinque fratelli dell’uomo ricco ben raffigurano gli associati del clero giudaico che manifestavano lo stesso spirito dei Farisei. Questi, rifiutandosi di credere in Gesù, mostravano che in realtà non osservavano quello che Mosè e i Profeti avevano detto. E che non avrebbero creduto neanche se una persona fosse risuscitata dai morti fu messo in risalto quando Lazzaro, fratello di Maria e Marta, fu risuscitato dai morti effettivamente. — Giov. 7:47, 48; 5:46, 47; 12:10, 11.
Tutti questi fatti in adempimento di questa illustrazione trovano un parallelo notevole ai nostri giorni. Per molto tempo l’ipocrita e avido clero della cristianità tradizionalista faceva le cose a modo suo sfruttando il suo gregge e trascurando i loro bisogni spirituali, mentre il rimanente degli unti Israeliti spirituali erano considerati e trattati come un mendicante malato, adatto solo ad associarsi con i cani randagi. Ma con la predicazione della buona notizia del regno di Geova un cambiamento ha avuto luogo in queste due classi, e dal 1919 questo rimanente spirituale dei cristiani unti, un tempo sprezzato e ripudiato, è stato elevato nel favore del più grande Abrahamo, Geova Dio, ed è stato incaricato degl’interessi del Regno, specialmente con la predicazione della buona notizia del Governo di Dio ora stabilito per la benedizione del genere umano. Quindi altri che non sono del rimanente possono condividere il loro benessere, come infatti ora fanno. — Ezech. 34:1-16; Matt. 24:14.
Oggi il clero viene tormentato dalla grande testimonianza che da allora in poi è stata data dai cristiani testimoni di Geova mentre il “laicato” di buona volontà viene confortato e portato a una posizione di favore presso il più grande Abrahamo, Geova Dio; ne è un esempio la gioia provata da essi all’assemblea internazionale dei testimoni di Geova del 1953. Non ci sarà nessun sollievo per i tormenti del clero con una sosta nell’opera di predicazione; né sarà dato ora un segno speciale per convincere gli alleati commerciali e politici del clero che questo messaggio è di Geova Dio.
Solamente se vengono considerate così le parole di Gesù scritte in Luca 16:19-31 acquistano senso, hanno valore e significato per il nostro giorno, ed armonizzano col resto delle Scritture.