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  • w57 1/1 pp. 3-4
  • Ponete fine al male e date inizio al bene

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  • Ponete fine al male e date inizio al bene
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
w57 1/1 pp. 3-4

Ponete fine al male e date inizio al bene

IL MODO di far cessare un vizioso ciclo di male è investirlo col bene. Finché si contrappone il male al male e si suscita l’odio con l’odio e a sua volta la violenza con la violenza, il vortice di empietà girerà con grande rapidità e chi si troverà in esso sarà trascinato sotto. Come ci vuole un uomo fisicamente vigoroso per nuotare contro un vortice, così ci vuole un uomo spiritualmente forte per affrontare un ciclo di male facendo il bene. È più che una misura di virilità; è una misura di condotta cristiana.

Gesù disse: “Voi avete udito che fu detto: ‘Devi amare il tuo prossimo e odiare il tuo nemico’. Ma io vi dico: Continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano; affinché dimostriate d’esser figli del Padre vostro che è nei cieli, poiché egli fa levare il suo sole sugli empi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugl’ingiusti. Infatti se voi amate coloro che vi amano, che premio ne avete? Non fanno forse altrettanto anche gli esattori d’imposte? E se voi salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno forse altrettanto anche le persone delle nazioni? Dovete essere conformemente completi, come è completo il vostro Padre celeste”. — Matt. 5:43-48, NM.

L’apostolo Paolo disse ai Cristiani di Roma: “Non rendete ad alcuno male per male”. A quelli di Tessalonica egli diede gli stessi consigli: “Badate che nessuno renda ad un altro male per male”. Ciò è facile a predicare ma difficile a mettere in pratica, ma Paolo lo predicò e anche lo mise in pratica: “Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; offesi con male parole, esortiamo”. — Rom. 12:17; 1 Tess. 5:15; 1 Cor. 4:12, 13, NM e Ricciotti.

Gesù aveva questo alto grado di benevolenza, e a noi è dato il consiglio di prendere lui come modello da seguire: “Quando era oltraggiato, non rendeva oltraggio. Quando soffriva, non ricorreva alle minacce, ma si raccomandava a colui che giudica giustamente. Infatti, a questa condotta siete stati chiamati, perché anche Cristo soffrì per voi, lasciandovi un modello affinché seguiate attentamente le sue orme”. — 1 Piet. 2:23, 21, NM.

La regola prevalente fra gli uomini è quella di essere buoni con quelli che sono buoni, rispettare quelli che sono rispettosi, adirarsi con quelli che sono adirati, percuotere quelli che percuotono. Far questo significa permettere ad altri di plasmarvi, determinare la vostra condotta, rendervi ciò che siete. Effettivamente, essi vi rendono ciò che essi stessi sono, inducendovi a copiare la loro immagine peccaminosa. Se voi avete alte regole di condotta, perché abbandonarle per osservare le basse regole degli altri? Perché permettere al male degli altri di essere più forte della vostra propria bontà? Far ciò significa negare voi stessi, ciò che sostenete, e i princìpi che stimate tanto. Imitate Gesù, che si mantiene fedele a ciò che è, immutato dalle debolezze di quelli che gli stanno vicino: “Se siamo infedeli, egli resta fedele, poiché non può rinnegare se stesso”. — 2 Tim. 2:13, NM.

Se siete forti abbastanza per arrestare un ciclo di male col bene, potrete dar inizio ad un ciclo di bene. “Una risposta dolce calma l’ira”. Questa risposta dolce non deriva dalla vostra debolezza ma è frutto della vostra forza, e la persona adirata diventa conscia di questo fatto. Poiché tante persone rendono la pariglia, la vostra contrapposizione di bontà trasforma il ciclo dal male al bene. “L’anima benefica sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato”. “Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo tu lo ritroverai”. Potrebbe essere necessario un po’ di tempo prima che la vostra bontà produca una raccolta di bene negli altri. Non potete spargere il seme un giorno e mietere il grano il giorno dopo. Tuttavia, “qualunque cosa un uomo semina, questo pure mieterà; quindi non cessiamo di fare ciò ch’è giusto, perché a suo tempo mieteremo se non ci stanchiamo”. — Prov. 15:1, Ricciotti; Prov. 11:25; Eccl. 11:1; Gal. 6:7, 9, NM.

Geova Dio ha seminato amore per il genere umano, e miete amore da quelli non insensibili alla sua bontà. Dio ha creato la terra che abitiamo, l’aria che respiriamo, le piante e gli animali che mangiamo, e l’acqua che beviamo. Molti accettano tutto ciò come se fosse dovuto, mai ringraziandolo. Lavorano, guadagnano denaro, comprano il loro cibo, quindi perché ringraziare Dio? Così ragionano. L’agricoltore può piantare il seme e poi inaffiarlo e coltivarlo, ma non può farlo crescere: “Né colui che pianta, né colui che innaffia è qualche cosa, ma Dio che fa crescere”. La fonte delle vostre benedizioni si trova presso Dio. Questo fatto è inevitabilmente verace, sia per i buoni che per gli empi. — 1 Cor. 3:7, NM.

Ma gli empi rifiutano di riconoscere il loro debito verso Dio. L’amore che Dio semina per loro cade su terreno sterile e ne risulta soltanto indifferenza o miscredenza. Ma per le persone riconoscenti, per i Cristiani, è diverso. L’effusione dell’amore di Dio produce una risposta amorevole: “In quanto a noi, amiamo, perché egli ci amò per primo”. L’aspetto più vitale dell’amore di Dio è il suo provvedimento di Gesù il Redentore: “L’amore è in questo, non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli amò noi e mandò suo Figlio come sacrificio propiziatorio per i nostri peccati”. Veramente pochi danno la dovuta risposta a questo amorevole provvedimento amando Dio attivamente: “Questo è ciò che significa l’amor di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti”. — 1 Giov. 4:19, 10; 5:3, NM.

Quindi ponete fine ad un ciclo di male facendo il bene. “Non vi fate vincere dal male, ma vincete il male col bene”. E riconoscete la bontà manifestata dagli altri. Mediante amorevole ubbidienza, mostrate specialmente apprezzamento per l’amore che Dio diffonde su di noi. — Rom. 12:21, NM.

Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via de’ peccatori, né si siede sul banco degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge dell’Eterno [Geova], e su quella legge medita giorno e notte. Poiché l’Eterno conosce la via dei giusti, ma la via degli empi mena alla rovina. — Sal. 1:1, 2, 6.

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