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  • Il mio scopo nella vita
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 1/5 pp. 260-263

Il mio scopo nella vita

Narrato da Doris Monroe

HO DOVUTO superare due pietre miliari nella mia crescita spirituale prima di scegliere finalmente il servizio di pioniere come carriera per la vita. La prima fu quando ebbi parte nel portare la verità ad un’ex compagna di scuola di mia sorella. Nonostante l’opposizione della famiglia, ella cominciò a venire alle adunanze con noi. Nell’aiutare lei noi in realtà stavamo edificando la nostra stessa fede.

Seconda pietra miliare: In quel tempo pionieri speciali furono mandati al nostro sobborgo, presso Chicago. Si tenevano adunanze in una casa e fu iniziata l’opera della diffusione di opuscoli la sera. Quale gioia fu per noi accompagnare in servizio la nostra prima proclamatrice! Nonostante il limitatissimo addestramento allora disponibile, ella perseverò, presto fu immersa e divenne una nostra sorella spirituale. Quello fu l’inizio di un’intima amicizia che doveva farci condividere dieci anni di servizio di pioniere, ottenere il diploma di Galaad e compiere il servizio insieme in un paese straniero.

Quando i pionieri speciali partirono cominciai il mio primo studio con una vecchietta. Ella aveva fatto solo la seconda classe elementare. Perciò imparava con fatica, ma presto cominciò a venire alle adunanze; e una sera in cui ci radunammo per l’opera di diffusione delle riviste nelle strade venne anch’ella, avendo sentito l’annuncio ed essendo ansiosa di prendervi parte.

Le frequenti lettere della Società che invitavano ad intraprendere il servizio di pioniere sembravano dirette a noi. Benché ci fossero ostacoli sul nostro cammino, questi sembravano svanire quando riflettevamo sui privilegi di servizio che avremmo goduto; perciò nell’estate del 1943 tre di noi decisero di far le pioniere, a partire dal 1º gennaio 1944. Quel primo anno volò. L’estate fummo felici di partecipare alla nostra prima assemblea come pioniere a Buffalo. In dicembre giunse la lettera della Società che ci invitava a diventare pionieri speciali. Accettammo, e finalmente arrivò la nostra assegnazione; dovevamo sostituire una coppia di sposi che erano stati invitati a Galaad da Washington nello Iowa. Dopo esser vissute a Chicago, questo paese di 5.000 abitanti dello Iowa ci sembrò terribilmente piccolo; il contrasto era impressionante. Questo avvenne nel marzo del 1945. Arrivammo con una pioggia dirotta, senza conoscere persona di buona volontà e senza un posto dove andare tranne che all’albergo. Ma il giorno dopo c’era il sole e prima di sera avevamo trovato un posto per vivere. Così eravamo finalmente pronte a cominciare il servizio come pionieri speciali nella nostra prima assegnazione.

No, non formammo una congregazione né trovammo molti interessati. Pionieri speciali avevano già lavorato qui con poco successo. Ma circa due mesi prima di andare a Galaad i due coniugi avevano visitato una donna che prese un opuscolo. Ella era venuta nella verità ed ora ci accompagnava di casa in casa e la domenica studiava con noi La Torre di Guardia. Benché non avessimo una congregazione, cercavamo di attenerci al programma di una congregazione e crebbe il nostro apprezzamento dell’importanza che ciò ha nella vita del Cristiano.

Nell’agosto del 1945 andammo in un territorio più vasto, Ottumwa nello Iowa. In questa città di 40.000 abitanti fummo felici di essere di nuovo associate ad una congregazione. Un mese dopo il nostro arrivo la sorella di Washington ci scrisse che una delle persone di buona volontà che le avevamo affidate era ora nella verità. A stento potevamo crederlo, ma alcune settimane dopo vennero entrambe a Ottumwa per passare con noi la giornata nel servizio.

Si avvicinavano ora i giorni di Galaad: l’ottava classe, che doveva cominciare dopo l’assemblea del 1946 a Cleveland, alla quale partecipammo. Come fu emozionante essere in quella prima classe internazionale, ascoltare tante cose dell’India, Africa, Finlandia, Irlanda e altre nazioni! Una sera in cui vennero narrate esperienze un fratello finlandese raccontò quella di un fratello che aveva veramente affrontato il plotone d’esecuzione in un campo di prigionieri. Poi egli additò il fratello, uno dei nostri compagni di scuola. Un altro momento gioioso fu quando i fratelli stranieri ricevettero le loro assegnazioni in Cina, in Africa, nelle Filippine, nelle Isole Figi, a Malta, per nominare solo alcuni luoghi per i quali presto sarebbero partiti. Tutti parlavano insieme; nei corridoi risonavano risate. Anche noi aspettavamo ansiosamente di ricevere le nostre assegnazioni. Finalmente venne il giorno del conferimento dei diplomi, e tutti partirono, chiedendosi quando ci saremmo incontrati di nuovo.

Il nostro terzetto era ora cresciuto; quattro di noi furono assegnate a lavorare con una delle congregazioni della città di New York. I mesi passarono rapidamente, interrotti da un viaggio attraverso il continente in agosto per andare all’assemblea di Los Angeles. Avevamo appena ripreso il lavoro a New York quando fummo invitate a Filadelfia per partecipare per due mesi ai preparativi dell’assemblea. Mentre eravamo là ricevemmo la nostra assegnazione all’estero. Eccitate aprimmo la busta, mentre una di noi diceva che probabilmente saremmo andate in Cile: l’assegnazione più lontana. Era proprio il Cile!

Partendo in piroscafo da New York, dopo diciassette giorni arrivammo a Valparaiso, nostra prima assegnazione. Questa città straordinaria, la seconda del Cile in ordine di grandezza, è costruita su quaranta colli, e ognuno ha un nome. Al nostro arrivo c’era una congregazione molto piccola. Spesso solo un’altra persona era presente oltre ai missionari. Per il primo anno il nostro grande problema era la lingua. Quando presentavamo la nostra breve testimonianza preparata e facevamo una pausa, la persona di casa cominciava a parlare con una velocità che ci pareva terrificante, usando parole che sembravano lunghe chilometri. Ma a poco a poco cominciammo a distinguere le parole e ad usarle noi stesse. Tutti avevano una pazienza ammirevole con noi. Io mi meravigliavo di come potessero trattenersi dal ridere per alcuni dei nostri buffi sbagli; eppure ci correggevano con franchezza. Parecchi mesi più tardi essi ne risero con noi mentre ci dicevano che sul principio non capivano quasi nulla di quel che dicevamo. Sì, alcune delle persone che visitammo in quel primo anno sono ora proclamatori.

La visita in Cile del fratello Knorr nel marzo del 1949, e quindi la meravigliosa assemblea di Santiago, con un massimo di 450 presenti, sono piacevoli ricordi. Quando egli ritornò cinque anni dopo i presenti furono più di mille. Allorché noi arrivammo in Cile c’era una media di 200 proclamatori. Quest’anno (1957) abbiamo superato la mèta di 1200. Qualche volta il progresso sembra lento quando è considerato giorno per giorno, ma considerando gli anni trascorsi i risultati sono incoraggianti.

Nel gennaio 1950 fummo assegnate alla capitale del Cile, Santiago. Sei mesi dopo sedici di noi erano in viaggio per l’assemblea dello Yankee Stadium. Felici oltre ogni dire di essere state presenti e di aver ricevuto nuovi strumenti da usare nel servizio, al nostro ritorno ci rimettemmo all’opera. Nei tre anni seguenti la nostra congregazione continuò ad aumentare. Era incoraggiante vedere come molti proclamatori divennero più maturi. Ma c’erano anche le delusioni, quando gli studenti s’interessavano per un po’, poi si allontanavano. Per molti qui l’amore della verità non è abbastanza forte da produrre un cambiamento nella loro vita personale. Il livello morale non è molto alto e vi è un’innata tendenza a prendere la vita come viene. Ma ciò nonostante vi sono alcuni che permettono alla verità di diventare la cosa principale della loro vita. È un felice privilegio poter aiutare queste persone.

Yankee Stadium 1953: sì, vi andammo con un aereo riservato. Per tutti i delegati cileni uno dei momenti importanti dell’assemblea fu quando si diplomò il primo missionario del Cile. Era stato trovato da una missionaria durante i primi mesi dopo il suo arrivo nel Cile. Eravamo anche felici di parlare di nuovo allo Yankee Stadium con i nostri compagni di Galaad che servivano in diverse parti del mondo, sentir parlare della loro opera; era evidente che ognuno considerava la sua assegnazione la migliore. Eravamo tutti d’accordo che non avremmo voluto ritornare alla nostra prima assegnazione come pionieri.

Ritornata in Cile feci una visita ulteriore ad una persona che aveva fatto l’abbonamento a La Torre di Guardia. Ella mi disse che aveva prestato le riviste ad un’amica interessata. Visitando l’amica, trovai che aveva assimilato molto della verità. Cominciammo uno studio e dopo alcuni mesi mi accompagnò nel servizio e si battezzò alla successiva assemblea. Un’altra studentessa che aveva cominciato ad andare con me di casa in casa mi chiese di accompagnarla in casa di un’amica alla quale aveva dato testimonianza. Lasciammo tre libri e una Bibbia e ottenemmo l’abbonamento a La Torre di Guardia alla prima visita, e la settimana dopo cominciammo uno studio. Ora ella è pronta ad andare con noi in servizio.

Il servizio del Regno è l’unica attività di qualche valore, che dia la maggior felicità e consolazione, non solo agli altri ma anche a noi. Ciò mi fu dimostrato con la massima prova quando mia sorella, con la quale avevo fatto per dieci anni servizio di pioniere, morì improvvisamente in una disgrazia, solo pochi mesi dopo essere andata in Africa per sposare un altro missionario e continuare quivi il servizio continuo. Veramente nulla mi diede allora tanta forza come aver le mie giornate piene nel servizio, adempiendo lo scopo della mia vita, portando la confortante notizia del prossimo e glorioso nuovo mondo alle pecore. Se guardo indietro ai dodici anni trascorsi nel servizio di pioniere, mi rendo conto che senza dubbio sono stati i più ricchi anni della mia vita. Con gioia attendo i privilegi dei prossimi dodici, come pure degli innumerevoli anni che seguiranno.

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