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  • Søren Kierkegaard denuncia la cristianità

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  • Søren Kierkegaard denuncia la cristianità
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
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  • UNA NAZIONE CRISTIANA
  • IL FUNERALE RELIGIOSO
  • L’EFFETTO DELLA SUA DENUNCIA
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
w60 15/10 pp. 632-636

Søren Kierkegaard denuncia la cristianità

NEGLI ultimi giorni della sua vita, Søren Kierkegaard pubblicò una condanna della cristianità ufficiale, dalla quale essa non si è mai liberata. Ancora un secolo dopo sacerdoti, pastori e parrocchiani trovano nei suoi scritti ragione di accese discussioni e dibattiti. Solo in anni recenti i suoi scritti sono stati tradotti. La ragione di tale ritardo è stata ammessa francamente dal sacerdote Walter Lowrie, traduttore delle opere di Kierkegaard in inglese: “Nessun altro ha mostrato alcun desiderio di far conoscere quest’aspra condanna al mondo di lingua inglese! Neanch’io ero impaziente di farlo”, disse Lowrie. “Nessuno ha sentito l’urgenza di farlo . . . a sconfitta della Chiesa”. Ora che le traduzioni si sono moltiplicate, suscitando polemiche in tutto il modo, è opportuno considerare la sua coraggiosa denuncia.

Il filosofo danese accusò la cristianità di palese ipocrisia. Affermò che “cristianesimo” della cristianità era senza senso, esistendo di nome soltanto, mentre “viviamo una vita pagana”. La cristianità non ha osato sfidare né ripudiare apertamente il cristianesimo. Oh, tutt’altro! Ha preferito eliminare il cristianesimo con ipocrisia e disonestà, falsificando la definizione di ciò che è cristiano. La cristianità si fa beffe del cristianesimo, prendendo in giro Dio. In essa non esiste il cristianesimo del “Nuovo Testamento”, egli disse. Queste sono accuse gravi; che cosa lo spinse dunque a prendere tale posizione?

Søren Kierkegaard nacque a Copenaghen il 5 maggio 1813. Secondo il desiderio di suo padre, Søren studiò teologia. Ma durante gli anni di studio egli non era sicuro se dovesse diventare cristiano o no. Infatti non gli era chiaro che cosa fosse un cristiano. Per più di dieci anni egli confrontò la cristianità con quanto aveva studiato nella Bibbia. Durante questi anni si affermò come poeta, facendosi conoscere con vari pseudonimi. Trivialità, indifferenza, compromesso, ipocrisia lo disgustavano.

Sembra che Kierkegaard abbia accettato il cristianesimo come la vera religione senza discutere; egli espresse fede nella Bibbia come Parola di Dio. Benché venissero mosse critiche alla Bibbia, non sembra che queste avessero effetto su di lui. A suo parere, era follia discutere pro o contro il cristianesimo in base a prove esteriori. Gli uomini devono aver fede. Predicare in modo che la salvezza sembri sicura significa togliere vigore al cristianesimo, egli affermò. In certo senso è come far apparire larga e facile la stretta via, che in realtà non lo è. Il cristianesimo deve essere vissuto per quello che è, non per averne un premio o una promozione.

Quello che Kierkegaard vedeva nella cristianità non corrispondeva a quello che doveva essere il vero cristianesimo. E questo gli fu causa di turbamento durante la sua vita. Conosceva sacerdoti e vescovi che non avrebbero sostenuto la verità anche dopo che questa fosse stata portata alla loro attenzione. Il confessore di suo padre, vescovo Mynster, capo della chiesa danese in qualità di vescovo di Seeland, fu per lui una grande delusione.

Il 30 gennaio 1854 il vescovo Mynster morì. Un teologo molto stimato, il professor Martensen, gli fece il funerale. Nel suo sermone questi fece l’elogio di Mynster, parlandone come di “un testimone della verità”, e uno di quelli che formano “la santa catena di testimoni della verità”. Questo fu troppo per Kierkegaard. Egli scrisse la sua protesta, ma attese che Martensen fosse eletto successore del vescovo prima di sferrare il suo attacco. Una volta dato inizio all’attacco, questo dilagò in tutta la nazione. Egli pubblicò una serie di articoli nel giornale Fædrelandet, quindi continuò con un periodico, che chiamò Il Momento. Nello spazio di pochi mesi compì un lavoro enorme. Questo esaurì ogni sua energia, ed egli morì poco dopo, nel novembre 1855.

LA PROTESTA

Nella sua protesta Kierkegaard chiede: Che cos’è un testimone della verità? “Testimone della verità è colui che nella povertà attesta la verità (in povertà, modestia e umiliazione, ed è perciò sprezzato, odiato, aborrito, e quindi deriso, insultato, schernito), che forse non sempre ha il pane quotidiano, tanto è povero, mentre gli è riccamente provveduto ogni giorno il pane quotidiano della persecuzione. Per lui non vi fu mai promozione, se non in senso inverso, sempre più in basso. Testimone della verità, genuino testimone della verità, è colui che è vilipeso, maltrattato, trascinato da una prigione all’altra, e infine, per ultima promozione, per essere ammesso nella prima classe com’è definita dal protocollo cristiano, fra i genuini testimoni della verità, . . . allora è infine crocifisso, o decapitato, o arso al rogo, o arrostito sulla graticola, e il suo corpo morto è gettato dal carnefice in un luogo remoto (così viene sepolto un testimone della verità), o è cremato e gettato ai quattro venti, affinché ogni traccia del ‘rifiuto’ (come l’Apostolo dice di essere) sia cancellata”.

Il vescovo Mynster era forse un testimone del genere? “La predicazione del vescovo Mynster mette in sordina, elimina, sopprime, omette qualche cosa di decisamente cristiano, qualche cosa che a noi uomini sembra inopportuno, che ci renderebbe difficile la vita”, scrive Kierkegaard. Invece di predicare il pentimento, egli predicava la pace. Egli rifuggiva da ogni dissenso e controversia. Il vescovo egoisticamente amava la “pace”, primo requisito per godere la vita presente. Il cristianesimo richiede sacrificio, ma il vescovo non era propenso a sacrificarsi. Quindi la sua predicazione mancava di quello che è più decisamente cristiano.

Kierkegaard osservò che non basta abbassare il prezzo per vendere qualche cosa, ma bisogna anche avere il prodotto. Il vescovo offriva le eterne benedizioni del cristianesimo ad un prezzo molto basso, ma egli non le possedeva. Perciò il popolo non riceveva da lui che discorsi vuoti e promesse inutili.

UNA NAZIONE CRISTIANA

Kierkegaard denunciò anche la concezione popolare che la Danimarca fosse una nazione cristiana, che tutti fossero cristiani. Rivolse l’attenzione mondiale alle parole di Gesù in Matteo 7:13, 14. Qui Gesù dice che la via della vita è stretta e angusta e “pochi sono quelli che la trovano”. Dire che tutta la Danimarca è cristiana significa che la via è larga il più possibile. Infatti non potrebbe essere più larga, “essendo la strada in cui tutti noi camminiamo”, disse Kierkegaard. Se questo è vero, le parole di Gesù sono false. Bisogna congratularsi con la razza umana che è divenuta migliore facendosi cristiana più di quanto immaginò il suo Fondatore. In questo caso, il “Nuovo Testamento” non è più vero. Ma è ovvio che le cose non stanno così; la cristianità è ben lontana dall’essere cristiana.

Kierkegaard continua: “Di fronte a noi abbiamo non il cristianesimo, ma una prodigiosa illusione, e il popolo non è pagano, ma vive nella beata presunzione di essere cristiano. Quindi in tale situazione, per introdurre il cristianesimo, bisogna prima eliminare ogni illusione”. Questo lo indusse a denunciare il meccanismo del battesimo dei neonati, della confermazione [o cresima] e l’idea che tutti gli adulti rispettabili devono sposarsi e allevare i figli come cristiani, invece di insegnar loro a diventare cristiani. In uno dei suoi articoli egli affermò che la cristianità “è di generazione in generazione una società di non cristiani”. In un altro attaccò il protestantesimo. “Il protestantesimo considerato dal punto di vista cristiano”, egli disse, “è semplicemente una falsità, un’opera disonesta, che falsifica l’insegnamento riguardo alla parola e alla vita cristiana, non appena è considerato un principio del cristianesimo, non un rimedio [correttivo] dato a suo tempo e luogo”. Egli chiamò la cristianità “tradimento del cristianesimo; un ‘mondo cristiano’ è . . . apostasia dal cristianesimo”.

Notate che la sua denuncia è contro la cristianità, non contro la chiesa. “Abbiamo, se vi piace, una compagnia al completo di vescovi, decani e sacerdoti; uomini eruditi, eminentemente eruditi, uomini di talento, dotati, umanamente ben intenzionati; tutti recitano, bene, benissimo, in modo eccellente o passabile, o male, ma nessuno nelle vesti del cristianesimo del Nuovo Testamento”. “E questa è a mio parere la falsificazione di cui la cristianità ufficiale è colpevole: che non fa conoscere con franchezza e senza riserve l’esigenza cristiana, forse perché teme che il popolo inorridirebbe vedendo come siamo lontani da ciò, senza essere in grado di asserire che la nostra vita sia anche nel modo più remoto un tentativo verso l’adempimento di tale esigenza”.

Il cristianesimo non procede al ritmo di un allegro girotondo. Il cristianesimo è “incendiario”. Cristo stesso dice: “‘Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra’, e questo arde già, sì, e senza dubbio sta diventando un incendio distruttore, meglio paragonato all’incendio di un bosco, perché è alla ‘cristianità’ che è stato dato fuoco. Ed è la sua prolissità che deve essere eliminata, l’incredibilmente prolissa illusione incoraggiata dall’introduzione (ben intenzionata o disonesta) della cultura scientifica nel campo cristiano”. “L’adorazione ufficiale di Dio (con la pretesa di essere il cristianesimo del Nuovo Testamento) è, cristianamente, una contraffazione, una falsificazione”. Questa falsificazione è così inveterata che senza dubbio vi sono persino sacerdoti che credono che la cristianità sia il cristianesimo dei giorni degli apostoli, quando in verità è diventata proprio l’opposto.

Kierkegaard dichiarò che uomini in vesti lunghe hanno illuso donne e bambini al punto da far loro credere che Cristo approvi i loro insegnamenti. Il cristianesimo ufficiale non assomiglia al cristianesimo dei giorni di Gesù più di quanto un quadrato assomigli a un cerchio; “e quello che chiamiamo insegnante nella cristianità (il sacerdote) non assomiglia a ciò che il Nuovo Testamento intende per insegnante del cristianesimo, non gli assomiglia più di quanto un cassettone assomigli a un ballerino, non ha relazione con ciò che il Nuovo Testamento intende per compito dell’insegnante più di quanto un cassettone ne abbia con la danza”.

Kierkegaard conclude la sua denuncia dicendo: “Chiunque tu sia, qualunque sia la tua vita sotto altri aspetti, amico mio, smetti di prender parte (se di solito lo fai) alla pubblica adorazione di Dio, com’è ora (con la pretesa che sia il cristianesimo del Nuovo Testamento), e avrai sempre un peccato di meno, e un peccato grave: non avrai preso parte alla presa in giro di Dio chiamando cristianesimo del Nuovo Testamento ciò che non è cristianesimo del Nuovo Testamento”. “Questo deve esser detto; e sia ora detto”.

IL FUNERALE RELIGIOSO

Nell’ottobre 1855 Kierkegaard cadde per strada, fu portato immediatamente all’ospedale e un mese dopo morì. Egli non volle vedere il prete e non volle fare la comunione. Nonostante ciò e nonostante l’aspra condanna della cristianità, gli venne tuttavia fatto il funerale religioso. Perché uomini religiosi si preoccuparono di fargli un funerale religioso, del tipo che egli denunciò come disgustosamente ipocrita? Forse Kierkegaard previde quello che gli sarebbe capitato; infatti nel periodico Il Momento scrisse di un libero pensatore, un uomo che aveva esplicitamente dichiarato che il cristianesimo ufficiale era una menzogna: “Se egli muore . . . e lascia abbastanza perché l’uomo di Dio (il prete), il becchino, e parecchi altri, possano avere la loro parte, tutte le sue proteste non contano, egli è cristiano ed è sepolto come cristiano, in tal modo è sicuro che siamo tutti cristiani. Se non lascia nulla (perché poco non basta: il prete, che come cristiano si accontenta facilmente, s’accontenta di poco se non c’è altro), ma se non lascia letteralmente nulla, questo sarà l’unico caso in cui la sua protesta sarà presa in considerazione”.

Kierkegaard non poteva esser considerato un libero pensatore e alla Chiesa non piacevano affatto i suoi scritti, ma ad ogni modo gli venne fatto un funerale religioso. Perché questo gesto verso un’anima non gradita? La cosa più probabile è che Kierkegaard avesse lasciato un po’ di denaro, abbastanza da soddisfare il prete, il becchino, e da sostenere le spese di un funerale cosiddetto cristiano. E inoltre questo è in armonia con l’ipocrisia della cristianità.

L’EFFETTO DELLA SUA DENUNCIA

Kierkegaard non mirava a rovesciare l’organizzazione religiosa né a formare una nuova religione. Apparentemente non s’interessava delle dottrine. La sua denuncia era rivolta, non contro gli insegnamenti del clero, ma contro il fatto che non mettevano in pratica ciò che insegnavano. Per quanto la sua denuncia fosse potente, nessuno vi prestò ascolto. La sua accusa veniva considerata con indifferenza ed era ritenuta morbosa. Alcuni scrittori dissero che aveva una mania depressiva e che i suoi princìpi erano ben lontani dall’essere senza macchia. Walter Lowrie, che tradusse il suo libro in inglese, scrive: “Non avevo bisogno della satira di Kierkegaard perché sorgesse nella mia mente il dubbio se si possa giustamente parlare di una ‘nazione cristiana’. Mi risulta che nel nostro ultimo censimento il 48 per cento della popolazione preferì dire di essere cristiana; ma certamente molti, nessuno può sapere quanti, diedero questa risposta solo perché non veniva loro in mente il nome di un’altra religione; e i capi di tutti i gruppi cristiani riconoscono che, purtroppo, neanche la metà di tale numero ha mai avuto a che fare con qualche chiesa. È ben inteso inoltre che nei circoli intellettuali la percentuale di cristiani praticanti è ancora inferiore. È una curiosa coincidenza che nella Russia ‘atea’ esattamente il 48 per cento disse di essere ‘credente’ nell’ultimo censimento. E naturalmente questa cifra è un minimo, dato che in Russia non è opportuno, se non è addirittura pericoloso, definirsi cristiano. Essendo appena tornato dal Messico, mi ha colpito il fatto che in questo stato che politicamente non è cristiano, il 98 per cento della popolazione si professa cristiana. Non c’è bisogno che Kierkegaard mi dica che quello in cui viviamo è un mondo pieno di confusione”.

Indubbiamente non basta dire alle persone che sono in errore. Bisogna aiutarle e dirigerle sulla retta via. Questo può farlo solo lo spirito dell’Onnipotente sotto la guida di Gesù Cristo.

[Immagine a pagina 632]

— voi . . .

— nascondete il vero!

— vi fate beffe di Dio!

— siete ipocriti

— falsificate il vero cristianesimo

— ingannate il popolo!

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