Domande dai lettori
● Come si deve intendere Ebrei 11:1? Significa che la fede è l’evidente dimostrazione di invisibili realtà, o che la fede è basata sull’evidente dimostrazione di invisibili realtà, oppure tale versetto deve essere inteso in altro modo? — J. L., Danimarca.
La scrittura a cui si fa riferimento è la seguente: “La fede è la sicura aspettazione di cose sperate, l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”. — Ebr. 11:1.
Evidentemente la traduzione della parola greca elenkhos con “l’evidente dimostrazione” ha provocato la domanda sul significato del testo. La ristampa del 1948 del dizionario greco di Liddell e Scott spiega questa parola greca nel modo seguente: “argomento di confutazione o refutazione, esame, prova, scrutinio ed anche evidenza per convinzione”. Con quest’ultimo significato ci riporta ad Ebrei 11:1.
La Traduzione del Nuovo Mondo è dunque letterale, non aggiungendo parole che il traduttore potrebbe ritenere necessarie per completare o allargare il pensiero. Quindi è lo stesso apostolo Paolo che dice che la fede è l’evidente dimostrazione, o evidenza per convinzione, relativa a realtà non vedute. In altre parole, l’evidente dimostrazione, o evidenza per convinzione, è così positiva o forte che corrisponde alla fede.
La fede non è basata su invisibili realtà. Vi dev’essere un’evidente dimostrazione, o evidenza per convinzione, delle invisibili realtà perché la fede possa esistere. Se non si ha alcuna evidenza o evidente dimostrazione dell’esistenza di cose invisibili, come si può aver fede in tali cose invisibili, della cui esistenza non si è consapevoli? Quindi sarebbe sbagliato leggere questo versetto come se dicesse: ‘La fede è la sicura aspettazione di cose sperate, benché l’evidente dimostrazione delle realtà non sia veduta’. Perché mai? Perché se non si vede l’evidente dimostrazione delle realtà, come si possono conoscere tali realtà o avere la sicura convinzione della loro esistenza? Nel testo greco l’espressione “benché non vedute” si riferisce o modifica “realtà”, non si applica a “evidente dimostrazione”. Poiché tali “realtà” sono invisibili ai nostri occhi umani, dobbiamo averne evidente dimostrazione perché sia edificata in noi la fede nell’esistenza di tali realtà non vedute.
Di conseguenza, lo scrittore di Ebrei 11:1 dice che la fede è l’equivalente dell’“evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”. Chi ha fede è convinto da questa evidente dimostrazione, e per questa ragione non ha bisogno di vedere le realtà stesse. Agisce quindi in armonia con l’esistenza di queste realtà, benché non le abbia ancora viste. Tuttavia non agisce cecamente, perché percependole con la mente e apprezzandole col cuore ha l’evidente dimostrazione che gli conferma l’esistenza delle realtà che non ha viste.