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  • Perché un “sì gran nuvolo di testimoni”?

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  • Perché un “sì gran nuvolo di testimoni”?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1963
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1963
w63 15/8 pp. 509-510

Perché un “sì gran nuvolo di testimoni”?

IN EBREI 12:1 (Na) leggiamo: “Anche noi dunque, circondati da sì gran nuvolo di testimoni sbarazziamoci da ogni fardello e dal peccato, che c’impaccia, e corriamo senza posa nella gara che ci è aperta dinanzi”.

Alcuni hanno chiesto: Perché lo scrittore di Ebrei dice un “sì gran nuvolo di testimoni” anziché una sì gran folla di testimoni?

Dicendo: “Anche noi dunque”, lo scrittore di Ebrei si ricollega al capitolo precedente Ebrei 11 dove, dopo aver dato in principio la definizione della fede, elenca gli uomini di fede, da Abele fino ai patriarchi, Mosè, i giudici e i profeti, che ci portano al tempo di Cristo, poiché Giovanni Battista fu l’ultimo degli antichi profeti ebrei. Lo scrittore avrebbe potuto riferirsi ad essi con la comune parola greca okhlos, che significa “folla”, ma poiché voleva rendere il più vigoroso possibile il suo argomento usò una metafora, e disse che erano un “nuvolo”. Nell’italiano moderno un grande sciame di locuste che oscura il cielo è chiamato un nuvolo di locuste.

Il suo obiettivo è evidente in particolar modo dal fatto che in questo caso non usò nemmeno la comune parola greca corrispondente a nube, nephele, da cui deriva la parola italiana nebula, che si riferisce alla nube. La parola nephele ricorre oltre venticinque volte nelle Scritture Greche Cristiane, sia al singolare che al plurale. Per esempio: “Vedranno allora il Figlio dell’uomo venire in una nube”. (Luca 21:27, Na) “Una nube lo tolse ai loro sguardi”. (Atti 1:9, Na) “Vedranno il Figlio dell’uomo venire nelle nubi del cielo”. (Matt. 24:30, Na) “Ecco che Egli viene fra le nubi!” — Apoc. 1:7, Na.

Anziché usare questa parola, lo scrittore di Ebrei usò néphos, e questa è l’unica volta che essa ricorre nelle Scritture Greche Cristiane. Questa parola è usata di sovente in senso metaforico da scrittori greci e latini, in espressioni come “una densa nube di scudi”, “un nuvolo di lancieri”. Riguardo all’uso di néphos, il professor Wuest dice in Hebrews in the Greek New Testament:

“La parola ‘nuvolo’ in questo caso non è nephele, che è una nube isolata e nettamente delineata, ma néphos, una grande nube che copre tutta la parte visibile dei cieli, quindi senza forma definita, una sola grande massa nella quale non sono messi in risalto o non si distinguono i contorni. L’uso del termine ‘nuvolo’ per una massa di esseri viventi è noto in poesia. Omero parla di un ‘nuvolo di fanti, un nuvolo di Troiani’. Temistocle, parlando agli Ateniesi, dice delle schiere di Serse: ‘Abbiamo avuto la fortuna di salvare noi e la Grecia respingendo un sì gran nuvolo di uomini’”.

La distinzione tra néphos, “una massa di nubi”, e nephele, “una nube”, è simile alla distinzione tra petra, un masso di roccia, e Petros, che si riferisce a una sola roccia, ed è usato come nome proprio.

Comprendiamo dunque che lo scrittore di Ebrei scelse accuratamente, in questo caso, una parola insolita, néphos, o massa di nubi, per mettere in risalto il gran numero di testimoni, in armonia con la sua osservazione: “E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi parlare di Gedeone”, ecc. Sì, ve ne furono così tanti che non si possono menzionare tutti; non erano solo una folla, ma come una massa di nubi. — Ebr. 11:32, Na.

Quanto abbiamo detto è più che di semplice interesse accademico per i cristiani; per essi ha più valore di una semplice, bella espressione linguistica. Con l’uso della parola néphos ci viene fatto comprendere che il numero di quelli che furono fedeli testimoni di Geova Dio è veramente grande, che moltissimi ci diedero un brillante esempio di fede, benché nelle Scritture ne siano menzionati comparativamente pochi. Perciò quando Elia pensò di essere l’unico che era geloso del nome di Geova, Dio lo tranquillizzò dicendogli che in Israele vi erano settemila persone che non si erano chinate davanti a Baal. (1 Re 19:18) Poiché come cristiani siamo circondati da un “sì gran nuvolo di testimoni” (martýron, “martiri”), non osservatori, possiamo farci coraggio, poiché anche noi siamo in grado di mantenerci fedeli se cerchiamo di seguire il “Perfezionatore della fede, Gesù”. — Ebr. 12:2, Na.

Pure degna di nota è la cura con cui lo scrittore di Ebrei scelse le parole, facendo uso di un’insolita ma espressiva metafora per far capire il suo argomento. Tutti i ministri che desiderano persuadere con la parola o con lo scritto faranno bene a seguire il suo esempio per recare il massimo beneficio possibile. “Com’è buona una parola detta a tempo!” — Prov. 15:23, VR.

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