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  • w67 15/2 pp. 107-113
  • Manteniamo il nostro possesso della pace

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  • Manteniamo il nostro possesso della pace
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
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  • SIATE DI MENTE PACIFICA
  • GUARDATEVI DALLE COSE CHE TURBANO LA PACE
  • COLTIVIAMO LE COSE CHE CONTRIBUISCONO ALLA PACE
  • Il possesso della pace cristiana
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
  • “Perseguiamo le cose che contribuiscono alla pace”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
  • ‘Cercate la pace e perseguitela’
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
  • Pace sulla terra: in che modo?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1980
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
w67 15/2 pp. 107-113

Manteniamo il nostro possesso della pace

“Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni piene di tranquillità, in luoghi senza preoccupazioni”. — Isa. 32:18, Ga.

1. Perché “l’Iddio della pace” diviene a volte “prode di guerra”, e per quanto tempo lo sarà?

LA PAROLA di Dio ci dice che “ogni cosa ha il suo momento e ogni faccenda ha il suo tempo sotto il cielo . . . tempo di guerra e tempo di pace”. Per questo Geova Dio è frequentemente chiamato non solo “l’Iddio della pace”, o “l’Iddio che dà pace”, ma anche “prode di guerra” e “Geova degli eserciti”. Per rivendicare la sua sovranità e ristabilire la pace trova necessario a volte ricorrere alla guerra, per la qual ragione dice che egli “ha fatto la pace e ha creato il male”. Ma solo durante questo presente malvagio sistema di cose c’è tempo per la guerra e tempo per la pace; nel futuro nuovo ordine, quando la volontà di Dio sarà fatta sulla terra come in cielo, ci sarà tempo solo per la pace. — Eccl. 3:1, 8, Ga; Filip. 4:9; Rom. 15:33; Eso. 15:3; Giac. 5:4; Isa. 45:7, Na.

2. Come descrivono a volte le Scritture la pacifica attività dei testimoni di Geova?

2 Si potrebbe dire la stessa cosa anche della pacifica attività del dedicato ministro cristiano. Perché? In quanto il suo ministero è ripetutamente descritto con termini di guerra: “Quale eccellente soldato di Cristo Gesù prendi la tua parte nel soffrire il male”. Naturalmente, egli non usa armi carnali o materiali, come mostra anche l’apostolo Paolo: “Le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti mediante Dio per rovesciare cose fortemente trincerate”. E ancora: “Abbiamo un combattimento, non contro sangue e carne, ma contro . . . le malvage forze spirituali che sono nei luoghi celesti”. Il ministro cristiano usa la verità, la “spada dello spirito, cioè la parola di Dio”, che “è vivente ed esercita potenza ed è più tagliente di qualsiasi spada a due tagli”. Con essa egli colpisce i falsi insegnamenti che disonorano Dio, non per superbia o cattiva volontà, ma con umiltà o per amore verso Dio, la verità e il suo simile. — 2 Tim. 2:3; 2 Cor. 10:4; Efes. 6:12, 17; Ebr. 4:12.

3. Che cosa si può dire del nostro obbligo di mantenere la pace, e perché?

3 È dunque evidente che l’obbligo cristiano di mantenere la pace non è sempre lo stesso. Si può dire che è assoluto per quanto riguarda i suoi rapporti coi suoi conservi cristiani, come mostrano pure le Scritture: “Mantenete la pace gli uni con gli altri”. “Fratelli, continuate a . . . pensare concordemente, a vivere in pace”. “Siate pacifici gli uni con gli altri”. Quando i cristiani hanno disaccordi fra loro sono obbligati a risolverli, da una parte andando da colui che hanno offeso, dall’altra andando da colui che li ha offesi per vedere se possono allontanare la cosa dalla mente. Ma riguardo a quelli “di fuori”, il loro obbligo di mantenere la pace è relativo o limitato: “Se possibile” — può non essere sempre possibile — “per quanto dipende da voi” — quelli di fuori possono non voler mettere le cose a posto — “siate pacifici con tutti gli uomini”. — Mar. 9:50; 2 Cor. 13:11; 1 Tess. 5:13; Rom. 12:18; Matt. 5:23, 24; 18:15-17.

SIATE DI MENTE PACIFICA

4. (a) Quali fattori contribuiscono far perdere la pace? (b) A motivo di ciò, quale consiglio si trova nelle Scritture?

4 A causa di imperfezioni ereditate, debolezze ed egoismo riscontriamo che la tendenza umana è d’essere pronti a combattere, a disputare con parole o colpi. Condizioni imperfette, contrattempi, ecc., contribuiscono similmente alla contesa. Appropriatamente, la Parola di Dio, dal principio alla fine, consiglia la pace. Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe, come primo ministro d’Egitto, quando rimandò i suoi fratelli da suo padre dopo essersi fatto conoscere da loro, consigliò saggiamente: “Non litigate durante il viaggio”. Poiché è così facile cominciare una discussione, Salomone poté dire: “È vanto per l’uomo schivare le contese, ma chiunque è stolto vi s’immischia”. — Gen. 45:24; Prov. 20:3, Ga.

5, 6. Quali benefici derivano dall’essere di mente pacifica?

5 Quelli che hanno ottenuto la pace di Dio come loro possesso devono perciò sforzarsi di continuo per la pace, perseguire la pace, se vogliono mantenere questo prezioso possesso. Devono essere consapevoli della pace, di mente pacifica. E perché non dovremmo essere di mente pacifica? La pace contribuisce alla salute e al benessere stessi della persona in ogni modo. Com’è stato bene osservato, contesa e attrito e tensione sono fra le cause fondamentali di ogni malattia, mentale, fisica ed emotiva. Ne consegue dunque che semplicemente a motivo del nostro benessere dovremmo perseguire la pace. Non può esserci felicità nella congregazione cristiana né nella cerchia familiare se è la scena di continua contesa. Ogni persona saggia sarà quindi interessata nel mantenere la pace.

6 Ma oltre a ciò, la pace contribuisce anche all’efficienza e alla prosperità. La campagna devastata dalla guerra non produce messi. Un corpo umano in guerra con se stesso non è capace di aver cura di sé e quindi dev’essere affidato a un istituto dove altri sono incaricati d’averne cura. Avviene così anche con qualsiasi organizzazione, sia che si tratti di una famiglia, di una congregazione o di una società commerciale, ci vuole pace in essa perché funzioni efficientemente e raggiunga i suoi obiettivi. Per questo ai cristiani è consigliato: “Il frutto della giustizia si semina in condizioni pacifiche per quelli che fanno la pace”. Di nuovo: “Chi vuole amare la vita e vedere buoni giorni, trattenga la sua lingua da ciò che è male e le labbra dal parlar con inganno, ma si allontani da ciò ch’è male e faccia ciò ch’è bene; cerchi la pace e la persegua”. — Giac. 3:18; 1 Piet. 3:10, 11.

7. Che cosa significa adoperarsi alla pace?

7 Non c’è da meravigliarsi che Dio nella sua Parola valuti tanto la pace. Pertanto egli consigliò ai Giudei che erano tornati a Gerusalemme: “Amate dunque la verità e la pace”. E per tale ragione Gesù disse: “Beati quelli che s’adoperano alla pace, perché essi saran chiamati figliuoli di Dio”. Si noti qui che quelli che s’adoperano alla pace non sono semplicemente quelli che sono pacifici o che hanno pace, ma quelli che hanno inclinazione pacifica, che perseguono la pace, che si sforzano per la pace. Per ottenere l’approvazione di Dio dobbiamo adoperarci alla pace. — Zacc. 8:19; Matt. 5:9, VR.

8. Qual è uno dei modi in cui possiamo mostrare che siamo fra quelli che s’adoperano alla pace, e quale obbligo pone questo su di noi?

8 Se siamo veramente tra i “figliuoli di Dio” che s’adoperano alla pace, faremo della pace il soggetto delle nostre preghiere. Come ammonì molto tempo fa il salmista Davide: “Pregate pace per Gerusalemme! Sian tranquilli quei che ti amano. Sia pace fra le tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi. Per amor dei miei fratelli e amici io esclamo: ‘La pace sia in te’”. E anche l’apostolo Paolo consigliò: “Non siate ansiosi di alcuna cosa, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio con preghiera . . . e la pace di Dio che sorpassa ogni pensiero guardi i vostri cuori e le vostre facoltà mentali mediante Cristo Gesù”. — Sal. 122:6-8, Na; Filip. 4:6, 7.

GUARDATEVI DALLE COSE CHE TURBANO LA PACE

9-11. (a) Che posto occupa la superbia fra le cose che turbano la pace, e perché? (b) Come influisce la superbia sulla nostra relazione con Dio? (c) Con il nostro simile?

9 Se vogliamo che Dio esaudisca le nostre preghiere per la pace dobbiamo fare noi stessi la nostra parte; dobbiamo sforzarci per le cose per cui preghiamo. Questo, da una parte, significa guardarsi dalle cose che turbano la pace. La principale di esse è la superbia. Perché si può dire ciò? Perché fu la superbia in primo luogo ad avviare Satana il Diavolo alla sua carriera di grande distruttore della pace. La superbia è alla radice di ogni ribellione contro Dio, e la ribellione è uno stato di guerra, l’opposto della pace. La superbia fa guerra alla sottomissione; tuttavia senza sottomissione da parte nostra verso quelli sopra di noi, non può esserci pace. — Ezech. 28:17; 1 Piet. 5:5.

10 La superbia ci rende nemici di Dio. Come possiamo avere pace quando siamo in uno stato di guerra con lui? Fra le sette cose che sono detestabili a Geova ci sono gli “occhi alteri”, o superbia. E la sapienza divina personificata dichiara: “La superbia, l’arroganza, la via del male, la bocca perversa io detesto”. Sì, poiché “Dio si oppone ai superbi”, semplicemente non ci può essere pace fra noi e Dio se siamo superbi. Se vogliamo relazioni pacifiche con lui dobbiamo umiliarci, poiché egli “dà immeritata benignità [solo] agli umili”. “Eccelso è Jahve ma guarda l’umile, mentre conosce da lungi l’altèro”. — Prov. 6:16, 17; 8:13; Giac. 4:6; Sal. 138:6, Ga.

11 La superbia fa perdere anche la pace col nostro simile. Infatti, l’apostolo Paolo mostra ripetutamente che fra la superbia e la contesa — l’assenza della pace — vi è una relazione di causa ed effetto: “Non diveniamo egoisti, suscitando competizione gli uni con gli altri, invidiandoci gli uni gli altri”. Continuiamo dunque a non fare “nulla per contenzione o egoismo, ma con modestia di mente, considerando che gli altri sian superiori a voi”. “Se qualcuno insegna altra dottrina e non approva le sane parole, quelle del nostro Signore Gesù Cristo, né l’insegnamento che è secondo la santa devozione, è gonfio d’orgoglio, e non capisce nulla, ma è mentalmente malato su questioni e dibattiti intorno a parole. Da queste cose sorgono invidia, contesa, parole ingiuriose, malvagi sospetti, violente dispute intorno a frivolezze”. Non c’è dubbio in merito, la superbia turba la pace. — Gal. 5:26; Filip. 2:3; 1 Tim. 6:3-5.

12, 13. Perché il materialismo è una cosa che turba la pace?

12 Un’altra cosa che turba la pace da cui vorremo guardarci è il materialismo. L’avidità di cose materiali, per egoistico guadagno, ci rende scontenti e ci causa tante difficoltà, e come possiamo quindi avere pace? È stato ben scritto: “L’amore del denaro è la radice di ogni sorta di cose dannose, e correndo dietro a questo amore alcuni sono stati sviati dalla fede e si sono del tutto feriti con molte pene”. Non possiamo avere né pace con Dio né pace mentale se siamo spinti dal materialismo. Ricordiamoci che “non abbiamo portato nulla nel mondo, e non ne possiamo portare fuori nulla. Quindi, avendo nutrimento e di che coprirci, di queste cose saremo contenti”. La contentezza contribuisce alla pace mentale. — 1 Tim. 6:10, 7, 8.

13 L’avidità mette pure in competizione col prossimo, privando così la persona della pace, poiché la induce a competere con esso per le cose materiali come la superbia la induce a competere con esso per l’onore, suscitando così gelosia, invidia, o timore di perdere. Nell’interesse della pace vogliamo perciò dare ascolto al consiglio di guardare “non solo all’interesse personale delle cose vostre, ma anche all’interesse personale di quelle degli altri”, e di cercare il loro vantaggio, non solo il nostro. — Filip. 2:4; 1 Cor. 10:23, 24.

14. Perché si può dire che tutte le “opere della carne” sono cose che turbano la pace?

14 Infatti, si potrebbe dire che tutte le forme di egoismo, tutte le “opere della carne”, sono cose che turbano la pace e più sono grossolane maggiore è il loro potere di turbare la propria pace. Certo menzogna, furto, inganno e ogni forma di immoralità sessuale turbano la propria pace con Dio dando una coscienza colpevole, e privano della pace con i propri simili, perché inducono ad usurpare i loro diritti, come rende così chiaro l’apostolo Paolo: “Dio vuole . . . che vi asteniate dalla fornicazione; che ciascuno di voi sappia possedere il proprio vaso in santificazione e onore, non in concupiscenza di appetito sessuale come l’hanno anche le nazioni che non conoscono Dio; che nessuno giunga al punto di danneggiare e usurpare i diritti del fratello in queste cose, perché Geova è uno che esige la punizione per tutte queste cose”. Notate anche quante di quelle opere della carne sono in se stesse cose che turbano la pace: “Odii, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni, divisioni, sette, invidie, ubriachezze”. Non c’è dubbio, se vogliamo mantenere il nostro possesso della pace, dobbiamo stare in guardia e combattere contro tutte le opere della carne. — 1 Tess. 4:3-6; Gal. 5:19, 20.

COLTIVIAMO LE COSE CHE CONTRIBUISCONO ALLA PACE

15, 16. (a) In che modo l’amore aiuta a mantenere il nostro possesso della pace? (b) In che modo ci aiuta la gioia?

15 Ne consegue logicamente che, se tutte “le opere della carne” turbano la pace, tutti gli altri frutti dello spirito (poiché non dimentichiamo che la pace è uno dei suoi frutti) sono dunque cose che contribuiscono alla pace e che vogliamo quindi coltivare. (Gal. 5:22, 23) Il primo di questi, e anche il principale, è l’amore. Sia mediante ciò che non fa che mediante ciò che fa ci aiuta a mantenere il nostro possesso della pace. Da una parte, “non è geloso, non si vanta, non si gonfia”, tutte cose che probabilmente turberebbero la pace, come la turba ‘il comportarsi indecentemente’. Lungi dal turbare altri essendo avido, l’amore non “cerca i propri interessi”. Né turba la sua propria pace serbando rancore o nutrendo risentimento; no, “non tiene conto dell’ingiuria”. D’altra parte, contribuisce alla pace ‘rallegrandosi della verità e sopportando, credendo, sperando e soffrendo ogni cosa’. In verità, coltivando amore siamo aiutati a mantenere il nostro possesso della pace. — 1 Cor. 13:4-7.

16 Similmente contribuisce la gioia alla pace? Certissimamente! La gioia è una qualità positiva, espressiva e quindi contribuisce alla pace, come anche la pace contribuisce alla gioia. La gioia dà forza, permettendoci di passar sopra ad affronti e trascurabili offese che normalmente ci turberebbero e ci priverebbero della pace. In stretta relazione con la gioia è il senso dell’umorismo, che spesso può salvare da una situazione imbarazzante o altrimenti delicata o difficile, preservando con ciò la pace. — Neem. 8:10.

17, 18. (a) In che modo la longanimità contribuisce alla pace? (b) Come vi contribuisce la benignità?

17 Che dire della longanimità? Non c’è dubbio che aiuta a mantenere il nostro possesso della pace. Quanta contesa, su scala internazionale, nazionale, razziale e fra individui, è stata causata semplicemente perché le persone si sono rifiutate d’essere longanimi! Contribuisce alla pace, poiché sopporta le condizioni ovunque è possibile, piuttosto che fare controversie o causare contesa. La longanimità impedisce d’essere indebitamente sensibili, di offendersi facilmente, contribuendo così alla pace. Sì, ci vuole ‘longanimità, sopportandosi gli uni gli altri nell’amore’, se vogliamo sforzarci di “osservare premurosamente l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace”. — Efes. 4:2, 3.

18 Il successivo frutto dello spirito menzionato in Galati 5:22 è la benignità. Anch’essa è una qualità che vorremo coltivare per contribuire alla pace. Com’è stato ben detto, la benignità ha forza, poiché mette in fuga i malintesi e prepara la via al perdono. Disarma quelli che sono critici, che hanno pregiudizi, sospetti, il che contribuisce alla pace. Favorisce la cordialità, la quale, a sua volta, contribuisce alla pace. L’aiuto che dà la benignità alla pace è indicato dalle parole dell’apostolo Paolo in Efesini 4:31, 32, dove egli fa un contrasto fra la benignità e le cose contrarie: “Ogni acrimoniosa amarezza e rancore e ira e clamore e parola ingiuriosa sia tolta via da voi con ogni malizia. Ma siate benigni gli uni verso gli altri, teneramente compassionevoli, perdonandovi liberamente gli uni gli altri, come anche Dio vi ha liberamente perdonati mediante Cristo”.

19-21. (a) Che valore ha la bontà nel contribuire alla pace? (b) Che valore ha la fede? (c) La mitezza?

19 Altrettanto preziosa come aiuto per la pace è la bontà, definita virtù, eccellenza morale. Il Creatore, Geova Dio, è la personificazione stessa e l’essenza della bontà, e dobbiamo cercare di imitarlo, essendo fatti a sua somiglianza. Certo se la pace è lungi dai malvagi, dev’essere vicina a quelli che praticano la bontà, che producono il frutto della luce, il quale “consiste d’ogni sorta di bontà e giustizia e verità”. Oggi c’è poco “amore per la bontà”, e così poca pace nel mondo. La bontà contribuisce a una buona coscienza, che è indispensabile alla pace. Per tale ragione ai cristiani è consigliato: “Mantenete una buona coscienza”, affinché quelli che parlano sprezzantemente della loro buona condotta siano svergognati. — Efes. 5:9; 2 Tim. 3:3; 1 Piet. 3:16.

20 Un altro frutto ancora dello spirito che è di grande aiuto per mantenere il nostro possesso della pace è la fede, la fiducia in Geova, come leggiamo anche: “Il suo proposito è saldo; tu gli custodirai la pace, perché spera in te”. Come consigliò Gesù: “Non si turbi il vostro cuore. Esercitate fede in Dio, esercitate fede anche in me”. A causa della fede possiamo ‘alzarci e levare la testa, sapendo che la nostra liberazione è vicina’, proprio nel tempo in cui il resto di tutto il genere umano ‘si sente venir meno il cuore per il timore e per l’aspettazione di ciò che avviene sulla terra’. E quando le nostre proprie debolezze e mancanze ci turberebbero e ci scoraggerebbero, possiamo ottenere pace esercitando fede nell’amore e nella misericordia di Geova e nel sacrificio di riscatto di Cristo. — Isa. 26:3, Ga; Giov. 14:1; Luca 21:28, 25, 26; Sal. 103:8-14; 1 Giov. 1:7.

21 In quanto al prossimo frutto dello spirito menzionato dall’apostolo Paolo, la mitezza, è ovvio che contribuisce alla pace! Essere miti significa essere gentili, calmanti, non aspri, rudi o irritanti. Gesù fu d’indole mite e chiamò felici quelli d’indole mite. Nulla rischia di turbare la pace più del furore, ma “la risposta, quando è mite, allontana il furore”. Sì, specialmente quando siamo davanti a una mancanza di mitezza da parte di altri, quando essi sono aspri, come quando le autorità ‘ci chiedono ragione della nostra speranza’, dobbiamo rispondere “con mitezza e profondo rispetto”. — Prov. 15:1; 1 Piet. 3:15; Matt. 5:5; 11:29.

22. Perché la padronanza di sé è tanto d’aiuto nel mantenere la pace?

22 In ultimo c’è il frutto della padronanza di sé, secondo solo all’amore come aiuto per mantenere il nostro possesso della pace. Quando qualcuno ci insulta, schiaffeggiandoci per così dire sulla guancia, la padronanza di noi stessi ci permetterà di porgere l’altra guancia, mantenendo così la pace. La padronanza di noi stessi ci impedirà di gridare quando altri si arrabbiano, aiutando così a ristabilire la pace. “L’uomo iracondo fa nascere contese, ma chi è lento all’ira”, o che esercita padronanza di sé, “acqueta le liti”, ristabilendo la pace. — Prov. 15:18, VR; Matt. 5:39.

23. Che parte ha il controllo della lingua nella pace?

23 In particolare si deve controllare la lingua. Il pettegolezzo può essere innocuo, ma può anche causare malevolenza e separare amici se è poco gentile, come leggiamo: “Per mancanza di legna si spegne il fuoco, e per mancanza di maldicenti tace la contesa”. “Caccia via il beffardo e se ne andrà via anche la discordia”. La padronanza della lingua è pure necessaria quando qualcuno viene da noi a lamentarsi. Allora è facile che le nostre emozioni siano coinvolte e che ci schieriamo dalla parte dell’offeso. Ma no! Esercitiamo padronanza di noi stessi, manteniamo l’equilibrio e ragioniamo sul soggetto. A motivo della pace cerchiamo di migliorare la situazione: ‘Ebbene, dunque, era una cosa davvero così grave? Devi averlo frainteso o egli ha frainteso te. Forse in quel momento non si sentiva bene. Non prendere la cosa così sul serio, sono certo che non intendeva far del male!’ In questo modo potete anche lavorare per la pace. — Prov. 26:20; 22:10, Na.

24, 25. Quale responsabilità hanno mariti, sorveglianti e mogli negli interessi della pace?

24 Quindi, indipendentemente da dove siamo, vogliamo esercitare padronanza di noi stessi a motivo della pace. Forse un marito è messo alla prova da qualche cosa che la moglie o i figli hanno detto o fatto. Se egli esercita padronanza di sé si può facilmente porre rimedio alla situazione, ma reagisca con parole o azioni affrettate e allontanerà ancora di più la pace. Avviene la stessa cosa nella congregazione cristiana. Indipendentemente dalla natura dell’offesa, se il sorvegliante reagisce con ira o collera, con parole sconsiderate, fa volare per così dire la pace dalla finestra. E quindi si deve ristabilire la pace prima che si possa risolvere il problema. — 2 Tim. 2:23, 24.

25 Non che anche gli altri non abbiano una responsabilità a questo riguardo. “È meglio sedersi sull’angolo del tetto che condividere la casa con una donna litigiosa”. La moglie brontolona che turba la pace è proverbiale, eppure così non necessaria, così irragionevole, così annoiante! La sua mancanza di padronanza di sé mette alla prova la padronanza degli altri nei suoi riguardi. — Prov. 21:9, Na.

26, 27. Riassumendo, che cosa si può dire dell’acquistare e mantenere il nostro possesso della pace?

26 Veramente, come la pace stessa è solo uno di quei frutti, gli altri frutti dello spirito ci aiutano a coltivare questo frutto, a mantenerlo come nostro possesso. Geova come Dio di pace e suo Figlio come Principe della pace ci hanno dato la loro pace. È una pace incomparabile, basata sul principio, e non dipende dal nostro ambiente. A motivo dell’esercizio della fede abbiamo potuto stringere relazioni pacifiche con Geova Dio, e ora dobbiamo sforzarci di mantenere il nostro possesso della pace. Dobbiamo essere in pace coi nostri fratelli e, per quanto dipende da noi, vogliamo essere in pace col nostro prossimo, chiunque sia.

27 Questo significa essere di mente pacifica, perseguire la pace, pregare per la pace, sforzarsi per la pace, guardarsi dalle molte cose che turbano la pace e, in particolare, guardarsi da Satana il Diavolo, il grande distruttore della pace. Significa coltivare tutti gli altri frutti dello spirito che tanto contribuiscono alla pace. Vogliamo mantenere il nostro possesso della pace, poiché la pace contribuisce al benessere della mente e del corpo, contribuisce all’efficace attività e reca felicità.

28. Quale relazione c’è fra la pace e la felicità?

28 Non è Geova Dio l’Iddio felice, e Gesù Cristo il felice Potentato? Sì, lo sono, e se vogliamo essere felici dobbiamo avere la loro pace. “Chi consiglia pace ha gioia”. E non disse Gesù: “Felici i pacifici, poiché saranno chiamati ‘figli di Dio’”? Comprendiamo ciò che significano queste parole? In altre parole, l’essere pacifici è una caratteristica che distingue i figli di Dio, come il loro amore e il loro messaggio. Perciò, salvaguardiamo sempre la pace di Dio, il nostro possesso. — Prov. 12:20, Ga; Matt. 5:9.

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