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  • w67 1/5 pp. 286-287
  • Ambasciatori dei tempi antichi

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  • Ambasciatori dei tempi antichi
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
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  • AMBASCIATORI CRISTIANI
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Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
w67 1/5 pp. 286-287

Ambasciatori dei tempi antichi

NEL tempo della storia biblica gli ambasciatori di un re erano persone di rango la cui carica era assai rispettata. Come gli ambasciatori del giorno presente portavano importanti messaggi fra il loro re e i capi di altri governi. Mentre erano nel territorio di un altro paese ricevevano il salvacondotto, come avviene per gli ambasciatori d’oggi. Ma la somiglianza finisce qui.

A differenza degli ambasciatori moderni, non risiedevano in una capitale straniera e non avevano un seguito di segretari, impiegati, consiglieri e vari altri dipendenti. Non facevano altro che portare comunicazioni fra il loro re e altri governanti. Non era concessa loro l’autorità di negoziare né avevano il diritto di prendere decisioni per il loro re. Quando portavano un messaggio a un governante e la risposta non era quella che si aspettavano, dovevano tornare a casa per ricevere ulteriori istruzioni. L’eccezione a ciò sarebbe stata nel caso che il loro re avesse previsto la risposta e avesse dato loro istruzioni anticipate su come replicarvi. Gli ambasciatori mandati a Giosuè dai Gabaoniti evidentemente avevano ricevuto istruzioni in anticipo di fare un trattato con gli Israeliti. — Gios. 9:3-15.

Il maltrattamento di un ambasciatore poteva sfociare in una guerra. Questo accadde al tempo del re Davide. Egli mandò alcuni ambasciatori agli Ammoniti in missione pacifica a portare le sue condoglianze per la morte del loro re. Essi interpretarono male le sue intenzioni e insultarono i suoi ambasciatori facendo loro radere mezza barba e tagliare a metà i loro abiti fino alle natiche. Questo violò l’accettata norma di rispettare la persona degli ambasciatori e concedere loro il salvacondotto. Ne risultò una guerra, e la gente di Ammon fu sconfitta. — 2 Sam. 10:2-19.

IMPIEGATI QUANDO C’ERA LA MINACCIA DELLA GUERRA

Contrariamente alla moderna pratica di richiamare un ambasciatore quando si rompono i rapporti con un governo, nei tempi della storia biblica i popoli si mandavano ambasciatori nei periodi di tensione nel tentativo di ristabilire pacifiche relazioni. Così gli ambasciatori erano mandati quando c’era la minaccia di una guerra. Gesù Cristo si servì di questa pratica come illustrazione, dicendo: “Quale re, avanzando incontro a un altro re in guerra non si mette prima a sedere e non prende consiglio se può con diecimila soldati contendere con quello che viene contro di lui con ventimila? Se infatti non può, mentre quello è ancora lontano gli manda un corpo di ambasciatori e chiede la pace”. — Luca 14:31, 32.

Un esempio di com’erano impiegati gli ambasciatori nel tentativo di impedire la guerra si può vedere nel racconto storico intorno a Iefte, che fu giudice d’Israele. Egli mandò ambasciatori al re degli Ammoniti nel tentativo di chiarire una disputa su diritti territoriali. Il racconto dice: “Il re dei figli di Ammon non ascoltò le parole che Iefte gli aveva mandate”. (Giud. 11:28) Nella guerra che seguì, Geova diede a Iefte la vittoria.

Durante il tempo in cui gli Israeliti furono nel deserto, impiegarono degli ambasciatori nel tentativo di ottenere il permesso di attraversare i territori degli Edomiti. Coloro che furono mandati al re di Edom, fra le altre cose, dissero: “Deh, permetti che si passi per il tuo territorio; non passeremo per i campi, né per i vigneti e non berremo l’acqua di nessun pozzo; andremo per la strada regia, senza volgerci né a destra, né a sinistra, finché non abbiamo attraversato i tuoi confini”. (Num. 20:17, Na) Sebbene gli Edomiti respingessero questa ragionevole richiesta e rifiutassero di concedere agli Israeliti il permesso di passare, mandando anche soldati per impedirlo, non c’è nessuna indicazione che facessero del male agli ambasciatori. Il loro rifiuto fu riferito a Mosè dagli ambasciatori, e quindi egli condusse gli Israeliti attorno al territorio di Edom.

Erano impiegati ambasciatori anche per portare sfide e dichiarazioni di guerra. Amazia re di Giuda, per esempio, mandò ambasciatori a Ioas, re d’Israele, sfidandolo in battaglia. (2 Re 14:8) Rabsache fu uno degli ambasciatori mandati dal re Sennacherib d’Assiria a dichiarare guerra al re Ezechia a Gerusalemme. Nella corte reale d’Assiria “Rabsache” era un titolo che significava “il principale maggiordomo”. Questo eminente ufficiale fu impiegato dal re d’Assiria come suo personale messaggero o ambasciatore al re Ezechia. Malgrado le millanterie dell’ambasciatore assiro, gli Assiri non riuscirono a prendere la città di Gerusalemme, perché Geova Dio combatté per il suo popolo, uccidendo 185.000 Assiri in una sola notte. — 2 Re 18:19; 19:35.

AMBASCIATORI CRISTIANI

Nelle Scritture Greche Cristiane il termine “ambasciatore” è impiegato in senso figurativo in relazione agli unti seguaci di Cristo. Poiché Cristo fu fatto ambasciatore del regno di Dio, i suoi seguaci che proclamano alle nazioni il suo messaggio circa il Regno sono detti ambasciatori. A differenza degli ambasciatori ufficiali che erano mandati dai re, essi non sono mandati specificamente ai capi di governo. Il loro è un messaggio di riconciliazione per tutte le persone al fine di portarle in buone relazioni con il celeste Re, Geova Dio, mediante suo Figlio Gesù Cristo.

Parlando degli unti seguaci di Cristo, Paolo, apostolo di Gesù Cristo, disse: “Noi siamo perciò ambasciatori in sostituzione di Cristo, come se Dio supplicasse per mezzo di noi. Quali sostituti di Cristo noi imploriamo: ‘Siate riconciliati con Dio’”. (2 Cor. 5:20) Coloro che rispondono alla loro implorazione facendo la pace con Geova Dio per mezzo del suo reale Figlio eviteranno il conflitto con Dio e Cristo all’imminente battaglia del gran giorno di Dio l’Onnipotente. (Riv. 16:14, 16) In questo modo gli unti seguaci di Cristo adempiono oggi il compito di ambasciatori del Re, Geova Dio.

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