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  • Sacerdozio celeste: Provvedimento di Dio per coloro che cercano la vita

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  • Sacerdozio celeste: Provvedimento di Dio per coloro che cercano la vita
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1968
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1968
w68 1/12 pp. 716-723

Sacerdozio celeste: Provvedimento di Dio per coloro che cercano la vita

“La legge non ha reso nulla perfetto, ma vi è l’introduzione d’una ulteriore speranza migliore, per mezzo della quale ci avviciniamo a Dio”. — Ebr. 7:19.

1. Poiché Israele non divenne la “nazione santa” di sacerdoti di Geova, quali domande sorsero?

LA NAZIONE d’Israele non ubbidì alla voce di Geova suo Dio e non osservò il Suo patto, ed Egli la rigettò dall’essere il suo regno di sacerdoti quando col rigetto del suo proprio Figlio, il Messia, essa portò al limite la Sua paziente sopportazione delle proprie infedeltà. Doveva tutto il genere umano essere ancora una volta immerso in spaventose tenebre, tagliato fuori dalla comunicazione col suo Creatore, la Fonte della vita? Ora era ben chiaro alle persone timorate di Dio che l’uomo aveva urgente bisogno di un sacerdozio che rimanesse fedele e durasse per sempre, così che gli uomini ubbidienti potessero non solo comunicare con Dio, ma realizzare infine anche la speranza di avvicinarsi a lui nella felice e serena associazione che ebbe un tempo il perfetto Adamo! Ma come poteva avvenire questo? Ci sarebbe voluto qualche provvedimento per liberare l’uomo dall’incapacità causata dal peccato. Da un punto di vista puramente umano tale possibilità era remota.

2. Come sappiamo che Dio aveva preso provvedimento per soddisfare il bisogno dell’uomo?

2 Felicemente Geova aveva preso proprio tale provvedimento e, inoltre, ne aveva date vigorose assicurazioni nella sua Parola scritta. Questo mezzo d’accesso al suo favore e alla vita fu perfettamente e accuratamente raffigurato dall’operato del sacerdozio aaronnico in Israele, poiché l’apostolo Paolo scrisse: [I sacerdoti aaronnici] rendono sacro servizio in una rappresentazione tipica e in un’ombra delle cose celesti”. — Ebr. 8:5.

3. Che cosa dovremmo capire sin dall’inizio circa il significato di tutti i particolari tipici?

3 Per afferrare meglio tutti i meravigliosi aspetti di questo generoso provvedimento di Geova, dobbiamo capire sin dall’inizio che si tratta di cose celesti, spirituali, invisibili. Per secoli uomini empi si sono basati sul presupposto di poter conseguire vera pace e successo con i loro sforzi e disegni senza alcun aiuto. Hanno interamente ignorato il principio espresso nella legge di Dio a Israele: “Non di solo pane in effetti vive l’uomo ma l’uomo vive in effetti di ogni espressione della bocca di Geova”. (Deut. 8:3) Coloro che vogliono ottenere la vita, perciò, devono udire, capire e applicare nella loro vita le espressioni di Geova che abbiamo a disposizione nella sua Parola scritta. Consideriamo dunque, con tutta riverenza, il modo meraviglioso in cui Geova ha usato cose materiali per insegnarci profonde verità spirituali che non avremmo potuto conoscere in nessun altro modo.

IL SOMMO SACERDOTE

4. Che cosa apprendiamo che sono le realtà additate dal sommo sacerdote, dal sangue delle vittime per il sacrificio e dalla tenda?

4 Identificando alcune realtà additate dalle ombre tipiche, l’apostolo Paolo scrisse sotto ispirazione: “Comunque, essendo venuto Cristo come sommo sacerdote delle buone cose adempiute per mezzo della tenda più grande e più perfetta non fatta con mani, cioè non di questa creazione, egli entrò una volta per sempre nel luogo santo, no, non con sangue di capri e di giovani tori, ma col proprio sangue e ottenne per noi una liberazione eterna. Poiché Cristo entrò non in un luogo santo fatto con mani, che è una copia della realtà, ma nel cielo stesso, per apparire ora dinanzi alla persona di Dio per noi”. Cristo, perciò, è identificato come capo di un sacerdozio celeste, mentre il suo ingresso alla presenza di Dio nel cielo col merito del suo perfetto sacrificio venne prefigurato dall’ingresso del sommo sacerdote d’Israele nel compartimento del Santissimo della tenda tipica col sangue di animali senza macchia. Avendo visto questo chiaramente, possiamo comprendere il vero significato di numerose ombre tipiche. — Ebr. 9:11, 12, 24.

5. Come l’apostolo Paolo descrive i vantaggi del sacerdozio di Cristo rispetto a quello di Aaronne?

5 Cristo Gesù non ereditò il sacerdozio della tribù di Levi, poiché non apparteneva neppure a quella tribù secondo la nascita nella carne. Egli era nato da una vergine figlia della tribù di Giuda. Egli ha un sacerdozio molto più efficace per avvicinare gli uomini a Dio. Quanto più efficace? Ascoltate la risposta dell’apostolo Paolo: “Questa speranza noi l’abbiamo come un’ancora per l’anima, sicura e ferma, ed essa penetra entro la cortina, dove un precursore è entrato a nostro favore, Gesù, il quale è divenuto sommo sacerdote secondo la maniera di Melchisedec per sempre”. “Essendo senza padre, senza madre, senza genealogia, non avendo né principio di giorni né fine di vita, ma essendo stato reso simile al Figlio di Dio, egli rimane sacerdote in perpetuo”. “Quindi egli può anche salvare completamente quelli che accedono a Dio per mezzo suo, perché è sempre vivente per intercedere a loro favore”. “Noi abbiamo un tale sommo sacerdote, ed egli si è messo a sedere alla destra del trono della maestà nei cieli, pubblico servitore del luogo santo e della vera tenda, che Geova, e non un uomo, eresse”. — Ebr. 6:19, 20; 7:3, 25; 8:1, 2.

6. Quanto è efficace questo nuovo sacerdozio concesso a Cristo Gesù?

6 Da questi versetti dovremmo notare che Gesù fu senza alcun predecessore in carica, poiché Dio gli concedeva un sacerdozio interamente nuovo, che avrebbe assunto tutte le vitali funzioni di precedenti sacerdoti e sacerdozi, che sarebbe durato per sempre e sarebbe stato adeguato per superare tutti gli ostacoli apparentemente insormontabili che dividono l’uomo peccatore dal suo puro e giusto Creatore. E apprendiamo che la tenda eretta sotto la sorveglianza di Mosè non è che un’ombra della “vera tenda” o invisibile disposizione celeste provveduta da Geova stesso così che gli uomini pentiti tornassero in armonia con lui e ottenessero la pace e la vita.

CORPO DI SOTTOSACERDOTI

7. Perché dovevamo aspettarci che Cristo avesse un corpo di sottosacerdoti, e indica l’apostolo Paolo che è così?

7 Quando pensiamo a un sommo sacerdote pensiamo a lui come al capo di un corpo di sacerdoti. Pertanto Aaronne era capo del corpo di sacerdoti e aiutanti della tribù di Levi. Si ricorderà che i maschi dell’intera tribù di Levi furono reclamati da Geova come suo proprio speciale possesso al posto dei figli primogeniti di tutte le famiglie d’Israele che erano stati risparmiati dalla morte la sera di pasqua. Furono separati dalle altre tribù per aver cura di tutti i servizi della tenda tipica. Pertanto siamo indotti ad aspettarci che il più grande Aaronne, Cristo Gesù, avesse associata a sé una santa fratellanza di sottosacerdoti scelti di fra gli uomini, che avrebbero servito sotto di lui nell’opera di rendere accettevole a Dio l’accesso e l’adorazione del popolo. Conforme a questa aspettativa, l’apostolo Paolo scrisse: “Quindi, fratelli santi, partecipi della chiamata celeste, considerate l’apostolo e sommo sacerdote che noi confessiamo, Gesù”. “Egli [Dio] ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa chiamata, non a causa delle nostre opere, ma a causa del suo proprio proposito e della sua propria immeritata benignità”. — Ebr. 3:1; 2 Tim. 1:9.

8. Come dobbiamo capire ciò che raffigura la tenda?

8 Che la “vera tenda” rappresenti qualche cosa di invisibile nei cieli è suggerito dal fatto che dalla porta del cortile della tenda di adunanza di Mosè il popolo d’Israele poteva vedere solo ciò che avveniva fuori della tenda. Tutto quello che era nella tenda gli era invisibile, ed era sempre tenuto celato alla sua vista sia che la nazione fosse accampata o in marcia. E se poi mettiamo in relazione la tenda del deserto con il successivo tempio costruito da Salomone, edificato pressappoco secondo gli stessi criteri, sebbene con materiali più durevoli, possiamo cominciare ad afferrare il significato di quei tipici luoghi di adorazione. Gesù Cristo entrò in questa “vera tenda” prima che il tempio di “pietre viventi” cominciasse alla Pentecoste del 33 E.V., come menziona l’apostolo Paolo: “Certamente, perciò, voi non siete più estranei e residenti forestieri, ma siete concittadini dei santi e membri della casa di Dio, e siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, mentre Cristo Gesù stesso è la pietra angolare. Unitamente a lui l’intero edificio, essendo armoniosamente collegato, cresce in un tempio santo a Geova. Unitamente a lui, anche voi siete edificati insieme in un luogo che Dio abiti mediante lo spirito”. L’uso dell’espressione “cresce in un tempio santo” indica che questo santuario celeste non è una cosa che si sviluppa all’improvviso, ma per completare la quale ci vuole considerevole tempo. — Efes. 2:19-22.

9. Quali fatti sono molto appropriati riguardo al Santissimo?

9 Paolo rivolse queste parole ai cristiani del primo secolo, ai suoi conservi nella proclamazione del regno di Dio. Ci è dunque chiaro che persone specialmente chiamate e scelte di fra il genere umano sono destate all’aspettativa di divenire spirituali creature celesti e di formare un santo sacerdozio sotto Cristo. Notate pure che Dio deve abitare questo tempio di “pietre viventi”. (1 Piet. 2:4, 5) Comunque, nel caso dell’antico inanimato tempio materiale, il compartimento del Santissimo nella tenda del deserto prefigurava il celeste luogo della presenza di Dio, poiché conteneva l’arca della testimonianza col suo coperchio d’oro sormontato da due cherubini dalle ali distese che proteggevano ciò che sembrava un trono. Geova stesso dichiarò a Mosè: “Lì per certo mi presenterò a te e ti parlerò di sopra il coperchio, di fra i due cherubini che sono sull’arca della testimonianza, pure di tutto ciò che ti comanderò per i figli d’Israele”. Il grande Sommo Sacerdote e il suo sacerdozio udranno e trasmetteranno a tutti gli ubbidienti la voce di Geova, fonte di ogni potenza, autorità e istruzione. — Eso. 25:22.

10. Che cos’è rappresentato dalla cortina di fronte al Santissimo, e questo come conferma ulteriormente il nostro intendimento del significato di quel compartimento interno della tenda?

10 La nostra attenzione si sposta quindi al compartimento anteriore della tenda. Esso è diviso dal Santissimo da una bella cortina con cherubini ricamati, come l’intero rivestimento interno della tenda. L’identificazione di questa simbolica cortina, data sotto ispirazione, provvede la chiave per comprendere il significato del compartimento esterno. L’apostolo Paolo dice: “Perciò, fratelli, poiché abbiamo baldanza per la via d’ingresso nel luogo santo [il cielo stesso] mediante il sangue di Gesù, che egli inaugurò per noi come via nuova e vivente attraverso la cortina, cioè la sua carne”. (Ebr. 10:19, 20) Poiché la cortina rappresentava la carne di Gesù, ne consegue che la sua morte come perfetta vittima di sacrificio gli aprì la via per entrare di nuovo alla gloriosa presenza del Padre suo mediante la sua risurrezione come potente creatura spirituale. E lì l’apostolo indica chiaramente che per mezzo del sacrificio del corpo carnale di Gesù e del suo sangue altri lo seguiranno infine nei cieli dopo aver terminato il loro corso terreno fedeli sino alla morte, essendo ‘resi viventi nello spirito’ come il loro Sommo Sacerdote. — 1 Piet. 3:18.

NEI LUOGHI CELESTI

11. Che cos’è rappresentato dal compartimento anteriore della tenda, e come comprendiamo che è così?

11 Poiché era un luogo nascosto, che non doveva esser visto dai non sacerdotali adoratori di Dio, e che tuttavia non rappresentava la presenza stessa di Dio in cielo, dobbiamo concludere che il compartimento anteriore era un’ombra della peculiare posizione occupata prima da Gesù e in seguito dai suoi sottosacerdoti mentre erano ancora nella carne. Essendosi valsi del merito del sacrificio di riscatto di Cristo, i sottosacerdoti han dedicato la loro vita a Geova, ed egli, a sua volta, li ha chiamati con una chiamata celeste. Da allora in poi questa chiamata celeste ha il posto più prezioso nei loro pensieri e nella loro vita. Affinché possano, mentre sono ancora nella carne sulla terra, entrare in servizio sotto il glorificato Sommo Sacerdote, Geova li rigenera mediante il suo spirito santo, costituendoli suoi figli spirituali, e dando loro l’incarico di svolgere servizi sacerdotali. Il suo spirito santo che scende su di loro è un segno anticipato della vita celeste che li attende come ricompensa. Ecco come si esprime al riguardo l’apostolo Pietro: “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, poiché secondo la sua grande misericordia ci ha rigenerati ad una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole. Essa è riservata nei cieli per voi, che siete custoditi dalla potenza di Dio a mezzo della fede per una salvezza pronta ad esser rivelata nell’ultimo periodo di tempo”. — 1 Piet. 1:3-5.

12. Che cosa distingue quelli del sacerdozio sotto Cristo da altri adoratori di Geova, e qual è l’effettiva differenza?

12 Questa ‘rigenerazione ad una speranza viva’ distingue il limitato numero di quelli chiamati per essere “sacerdoti di Dio e del Cristo” nei cieli dalla grande folla di altri adoratori di Dio la cui speranza è di vivere su una terra purificata quando sarà completamente adempiuta la preghiera: “Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:10) Mentre questi sottosacerdoti di Cristo servono ancora nella carne, non hanno un aspetto e una condotta diversi dalla grande folla di servitori di Dio con speranze terrene. Ciò nondimeno, agli occhi di Geova sono già nel luogo della sua speciale protezione, e hanno una veduta della loro relazione spirituale con Dio e Cristo che nessun altro può pienamente comprendere o condividere. Sanno che prima di potersi finalmente unire a Cristo nei cieli devono finire lealmente il loro servizio sulla terra come attivi proclamatori del nome e del proposito di Dio. Per loro è la preziosa promessa: “Mostrati fedele fino alla morte, e ti darò la corona della vita”. — Riv. 2:10; 20:6.

13. In che modo altri versetti della Scrittura descrivono quelli chiamati al sacerdozio celeste mentre sono ancora nella carne?

13 Ecco come altri versetti della Scrittura descrivono la posizione di questo gruppo di sacerdoti mentre sono ancora nella carne: “A voi che siete stati santificati unitamente a Cristo Gesù, chiamati ad esser santi”. “Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, poiché ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti unitamente a Cristo”. “Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore col quale ci amò, ci rese viventi insieme al Cristo, quando eravamo morti nei falli — per immeritata benignità siete stati salvati — e ci destò insieme e ci fece sedere insieme nei luoghi celesti unitamente a Cristo Gesù”. Con la loro forte speranza di un’eredità celeste e il profondo senso di responsabilità che accompagna questa stretta relazione con Dio e con Cristo, è come se fossero già, in anticipazione, seduti nei posti loro riservati nei cieli. Come fu appropriatamente prefigurato questo dai cherubini ricamati che circondavano coloro che avevano il privilegio di entrare e servire nel compartimento anteriore della tenda tipica! — 1 Cor. 1:2; Efes. 1:3; 2:4-6.

SERVIZI SACERDOTALI

14. (a) Il fatto che gli arredi della tenda non erano visibili agli Israeliti che cosa indica? (b) Che cos’è rappresentato dal candelabro?

14 Il servizio del sacerdozio celeste mentre è ancora occupato sulla terra si può comprendere dagli arredi di quel compartimento anteriore della tenda tipica. Poiché questi erano tutti fuori della vista degli Israeliti in piedi alla porta del cortile, devono significare cose che si discernono spiritualmente, e delle quali solo i membri del sacerdozio celeste possono avere il massimo apprezzamento. Il candelabro d’oro a sette bracci acceso rappresenta la luce spirituale che ricevono per mezzo della Parola e dello spirito di Dio mentre servono nella loro condizione spirituale ancora sulla terra. Essendo così illuminati, hanno perciò l’incarico d’essere la “luce del mondo” perché innalzano e proclamano pubblicamente la luce che hanno ricevuta da Dio per mezzo di Cristo. Come quelle lampade erano alimentate con olio, così il sacerdozio sotto Cristo è illuminato dallo spirito santo di Geova, e, essendo esso stesso ora illuminato dal simbolico candelabro, è quindi qualificato per impartire ad altri la vivificante conoscenza della volontà e del proposito di Dio. (Sal. 119:105) Questo intendimento del significato dell’olio è confermato dal fatto che il grande Sommo Sacerdote, Cristo Gesù, fu unto non con olio, ma con lo spirito santo di Dio, come ci assicura l’apostolo Pietro: “Dio lo unse [Gesù] con spirito santo e potenza”. — Atti 10:38.

15, 16. Che cos’è suggerito dal pane di presentazione sulla sua tavola?

15 Giungiamo quindi in vista della tavola rivestita d’oro per il pane di presentazione su cui le dodici ciambelle di pane erano disposte in due file di sei ciascuna, con olibano su ciascuna fila. Invisibili a quelli di fuori, e tuttavia mezzo di sostentamento per il santo sacerdozio sotto Aaronne, raffigurano la Parola di Dio di cui deve nutrirsi il sacerdozio spirituale, ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Deut. 8:3; Matt. 4:4; Ger. 15:16) Inoltre, ci viene rammentata la conversazione che vi fu in un’occasione fra Gesù e i suoi discepoli: “Egli disse loro: ‘Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete’. Perciò i discepoli dicevano l’uno all’altro: ‘Nessuno gli ha portato da mangiare, non è vero?’ Gesù disse loro: ‘Il mio cibo è che io faccia la volontà di colui che mi ha mandato e finisca la sua opera’”. (Giov. 4:32-34) A quel tempo lo spirito santo non era sceso su quei discepoli, per cui essi non capirono. In seguito i membri del suo sacerdozio unti dallo spirito riconobbero che la potenza per sostenere la loro vita quali figli spirituali di Dio si ottiene alimentandosi con la Parola di Dio e adempiendo con devozione la volontà di Geova per loro.

16 Altri ricchi provvedimenti di Geova per il sostentamento del suo santo sacerdozio sono oggi rammentati in relazione a questo pane. C’è il continuo provvedimento di verità spirituale fornita regolarmente nelle colonne di questa rivista. Oggi ai sottosacerdoti di Cristo è rammentato di continuo il grande debito di gratitudine che hanno verso Colui che dà loro tutte le cose in abbondanza per loro godimento. (1 Tim. 6:17) Con apprezzamento si impegnano nel servizio della “vera tenda” per il beneficio di altre moltitudini di persone che amano la verità e la giustizia. — 2 Tim. 4:2.

17. Qual è il significato dell’altare d’oro dell’incenso?

17 L’altare d’oro dell’incenso era situato immediatamente davanti alla cortina che proteggeva il Santissimo dalla vista. Questo era permanente. Ma c’era anche un “incensiere” portatile che il sommo sacerdote portava nel Santissimo il giorno d’espiazione. Per non morire, il sommo sacerdote portava l’incenso insieme a carboni di fuoco e faceva riempire il Santissimo di fumo d’incenso prima di azzardarsi a portarvi il sangue dei sacrifici speciali nell’annuale giorno di espiazione. (Ebr. 9:1-7) In modo corrispondente, il ministero di Gesù di tre anni e mezzo che portò alla sua morte di sacrificio e alla sua risurrezione fu contrassegnato da perfetto mantenimento dell’integrità in mezzo all’infuocato calore della persecuzione e dalla sottomessa preghiera al Padre suo per ricevere forza e guida. (Ebr. 5:7) Nell’antico Israele i sottosacerdoti potevano offrire incenso sull’altare dell’incenso nel Santo. (Luca 1:8-10) Similmente, per quanto riguarda i sottosacerdoti di Gesù Cristo, tutti i membri del suo sacerdozio devono pregare incessantemente se vogliono ricevere la necessaria quantità di spirito santo per mantenere l’integrità e avere accesso alle corti celesti. Poiché “l’incenso significa le preghiere dei santi”, il fatto che è sull’altare d’oro dell’incenso indicherebbe il provvedimento di Geova per le unite preghiere e il mantenimento dell’integrità sulla terra di questo corpo di sacerdoti sotto Cristo. — Riv. 5:8; 1 Tess. 5:17.

ALTRE REALTÀ

18. Poiché l’altare di rame non è dentro la tenda, che cosa dovevamo aspettarci che significasse? Che cosa comprendiamo che rappresenti?

18 Appena dentro la porta del cortile c’era l’altare di rame. Poiché era visibile a quelli alla porta, dovevamo aspettarci che rappresentasse qualcosa di molto tangibile. E dev’essere attentamente identificato coi sacrifici offerti su di esso. In modo visibile sulla terra Gesù si offrì spontaneamente in sacrificio millenovecento anni fa, e in base alla sua morte di sacrificio cominciò a radunare intorno a sé un’organizzazione di credenti, di coloro che avrebbe costituito in sacerdozio santo, nel quale e per mezzo del quale sarebbero stati offerti sacrifici spirituali a Dio, il “sacrificio di lode” e di opere buone. (1 Piet. 2:5; Ebr. 13:15, 16) Gli antichi sacerdoti aaronnici non ebbero nulla a che fare con questo altare simbolico su cui fu offerto Cristo. — Ebr. 13:10-13.

19. Come l’apostolo Paolo spiega il bacino di rame per lavarsi nel cortile?

19 Il fatto che i sacerdoti si lavavano nel grande bacino di rame situato di fronte alla tenda, e visibile agli astanti, addita un provvedimento per la purificazione del sacerdozio celeste, i cui effetti dovevano similmente essere visibili alle persone qui sulla terra. Paolo descrive come questo avviene, scrivendo: “Anche il Cristo amò la congregazione [dei suoi sottosacerdoti] e si consegnò per essa, affinché la santificasse, purificandola col bagno dell’acqua per mezzo della parola, affinché presentasse la congregazione a sé nel suo splendore, non avendo macchia né grinza né alcunché di simile, ma affinché fosse santa e senza biasimo”. I risultati di questa progressiva purificazione devono divenire chiaramente evidenti nella loro vita e nelle loro attività sulla terra. — Efes. 5:25-27.

20. Spiegate il significato del cortile della tenda.

20 Quel medesimo cortile tipico rappresenta lo stato di perfezione umana in cui Gesù offrì se stesso a Dio come “solo sacrificio per i peccati in perpetuo”, come il toro senza macchia dell’offerta per il peccato. (Ebr. 10:12) Ma come poteva avvenire questo, chiedete, giacché l’intera tribù di Levi, che rappresentava il sacerdozio celeste sotto Cristo, serviva entro quel santo recinto? La risposta si può notare in ciò che Paolo dice degli atti di Dio con i chiamati al sacerdozio celeste: “Ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati dichiarati giusti nel nome del nostro Signore Gesù Cristo e con lo spirito del nostro Dio”. (1 Cor. 6:11) Purificati così dal peccato adamico mediante il sangue di Cristo Gesù e reputati giusti, come se fossero uomini perfetti, il corpo di sottosacerdoti spirituali sono destati alla speranza d’essere figli spirituali e sono chiamati a deporre la loro imputata vita umana perfetta nel fedele servizio secondo l’esempio del loro Sommo Sacerdote.

21. Perché la presenza sulla terra di un rimanente dei membri del sacerdozio celeste dovrebbe essere di grande incoraggiamento per noi oggi?

21 Come dovremmo tutti essere lieti sapendo che viviamo nel tempo in cui gli ultimi pochi rimanenti membri di quel santo sacerdozio che non hanno ancora completato il loro corso terrestre sono ancora in mezzo a noi! La loro stessa presenza ci unisce in una forte e coraggiosa unità per affrontare i tempi critici sopraggiunti ora sulla terra. Come il servizio di santificazione dei sacerdoti tipici recò favore e guida divina ad Israele, così anche noi possiamo avere l’assicurazione che Dio tratta oggi con le imperfette creature umane qui sulla terra e che per mezzo del suo sacerdozio provvederà infine l’accesso alla Fonte della vita per moltitudini di persone pentite di ogni nazione e tribù e popolo e lingua.

[Diagramma/Immagine a pagina 722]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

Pianta del tabernacolo

1. SANTISSIMO

2. Arca

3. Cortina

4. SANTO

5. Altare dell’incenso

6. Tavola

7. Candelabro

8. Portiera

9. Bacino

10. Altare degli olocausti

11. Porta

[Immagine]

CORTILE

EST

SUD

OVEST

NORD

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