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  • La vostra anima, il vostro spirito e la vita futura

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  • La vostra anima, il vostro spirito e la vita futura
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1969
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  • Vedi anche
  • L’UOMO HA UN’ANIMA IMMORTALE?
  • CHE COS’È LO SPIRITO NELLE CREATURE VIVENTI?
  • CHE COS’È L’INFERNO?
  • IL RICCO E LAZZARO
  • GEENNA E PURGATORIO
  • I MORTI VIVRANNO DI NUOVO?
  • Cos’è realmente l’inferno?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2002
  • L’“inferno” esiste veramente?
    Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca
  • Come la risurrezione reca beneficio a tutti i morti nell’inferno
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1973
  • La morte — a che cosa conduce?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1969
w69 1/7 pp. 409-414

La vostra anima, il vostro spirito e la vita futura

FORSE avete provato il senso di vuoto che si sente quando una persona amata muore. In tale occasione la maggioranza delle persone non solo si sentono tristi ma anche molto impotenti. È solo naturale chiedersi: Che accade alla persona quando muore? È ancora conscia in qualche luogo? C’è vera speranza che i morti tornino a vivere? La Bibbia contiene la confortante risposta a queste domande.

In parole semplici, la morte è l’opposto della vita. Condannando il primo uomo Adamo per la sua disubbidienza volontaria, Dio disse: “Tornerai alla terra, poiché da essa sei stato tratto. Poiché polvere sei e in polvere tornerai”. (Gen. 3:19) Ora considerate: Dov’era Adamo prima che Dio lo formasse dalla polvere e gli desse la vita? Certo, semplicemente non esisteva. Alla sua morte Adamo tornò nello stesso stato inconscio, privo di vita. Non andò né in un inferno di fuoco né in un cielo di beatitudine, ma morì, come Dio aveva detto. — Gen. 2:17.

La Bibbia insegna chiaramente che i morti sono inconsci e senza vita nella tomba. Notate ciò che Ecclesiaste 9:5, 10 (VR) dice della condizione dei morti: “Difatti, i viventi sanno che morranno; ma i morti non sanno nulla, e non v’è più per essi alcuni salario; poiché la loro memoria è dimenticata. Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno de’ morti dove vai, non v’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza”.

Questo significa che i morti non possono fare nulla e non possono sentire nulla. I loro pensieri sono cessati, come la Bibbia afferma: “Non confidate nei principi, né in alcun figliuol d’uomo, che non può salvare. Il suo fiato se ne va, ed egli torna alla sua terra; in quel giorno periscono i suoi disegni”. — Sal. 146:3, 4, VR.

L’UOMO HA UN’ANIMA IMMORTALE?

Ma che dire dell’anima? Non è essa una parte dell’uomo che si separa dal suo corpo alla morte e continua a vivere? Per rispondere dovutamente a questo dobbiamo determinare ciò che è l’anima.

Vi sorprenderete di apprendere che nelle ispirate Scritture sia gli animali che gli uomini sono chiamati “anime”. Per esempio, Numeri 31:28 parla di “un’anima [ebraico, nefʹesh] su cinquecento, del genere umano e della mandra e degli asini e del gregge”. Vogliate notare qui che sia gli uomini che gli animali sono classificati come anime. Se avete una Bibbia con note marginali o note in calce alle colonne dei versetti scritturali, potete cercare Genesi 1:20, 30 e notare che pesci, uccelli e animali sono nella classe delle “anime viventi”, poiché le note marginali di questi versetti indicano “anima” per “vita”. — Si veda anche Rivelazione 16:3, dove appare la parola greca per “anima”, psyché.

Che cos’è, dunque, l’anima? Vediamo ciò che dice riguardo ad essa la scritta Parola del Creatore stesso. In Genesi 2:7 leggiamo: “E Geova Dio formava l’uomo dalla polvere della terra e gli soffiava nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima vivente”.

Vogliate notare che, dopo che Dio aveva cominciato a far respirare l’uomo, “l’uomo divenne un’anima vivente”. Per cui l’uomo fu un’anima, proprio come l’uomo che diviene medico è medico. (1 Cor. 15:45) Poiché l’anima umana è l’uomo stesso, non può essere qualche cosa di indistinto che abiti nel corpo o possa esistere separatamente dalla persona.

In armonia con questo fatto, la Bibbia mostra chiaramente che l’anima umana possiede qualità fisiche. Per esempio, la Bibbia parla del desiderio dell’anima di avere alimento fisico, dicendo: “La tua anima brama mangiar carne”. (Deut. 12:20; si veda anche Levitico 17:12). Dice pure che le anime hanno sangue che scorre nelle loro vene, poiché parla del “sangue delle anime dei poveri e degli innocenti”. (Ger. 2:34, La Sacra Bibbia cattolica di M. Sales) Sì, la vostra anima è realmente voi, con tutte le vostre qualità fisiche e mentali. — Prov. 2:10.

Che dire, allora, delle scritture che usano espressioni come “la mia anima”, o quelle che parlano dell’anima di una persona come se fosse dentro di lei? Queste scritture, naturalmente, devono essere in armonia con le scritture già considerate, poiché nella Parola di Dio non può esserci nessuna contraddizione. Diviene quindi evidente che la parola “anima” si può usare con diversi significati. A volte si riferisce alla persona stessa come anima. Proprio come quando si dice “me stesso” si può dunque dire anche “la mia anima”, volendo dire basilarmente la stessa cosa. Così il salmista scrisse: “La mia anima è stata insonne dal dolore”. — Sal. 119:28.

L’“anima” può anche riferirsi alla vita dell’anima o persona vivente. Ora, possiamo dire che qualcuno è vivo, volendo dire che è una persona vivente. O possiamo dire che ha vita, volendo dire che ha vita come persona. Nello stesso modo, l’uomo, secondo la Bibbia, è un’anima; ma, finché vive, si può dire che “ha anima”.

Come diciamo dunque che qualcuno perde la vita, possiamo dire che perde l’anima. Gesù disse: “Infatti, di quale beneficio sarà per un uomo se guadagna tutto il mondo ma perde l’anima sua?” (Matt. 16:26) Quando Rachele ebbe difficoltà a partorire Beniamino, la sua anima (o vita quale anima) uscì da lei ed ella morì. (Gen. 35:16-19) Ella cessò d’essere una persona vivente e divenne cadavere. E quando il profeta Elia compì un miracolo relativamente a un fanciullo morto, l’anima del fanciullo (o vita quale anima) tornò in lui ed “egli riprese vita”. Non era più cadavere ma era di nuovo un’anima vivente. — 1 Re 17:17-23.

Poiché l’anima è la persona stessa, che accade all’anima alla morte? La Bibbia afferma chiaramente che è soggetta alla morte, dicendo: “L’anima che pecca, essa stessa morrà”. (Ezec. 18:4, 20) L’apostolo Pietro citò gli scritti di Mosè riguardo al futuro Profeta Gesù, dicendo: “In realtà, ogni anima che non ascolterà quel Profeta sarà completamente distrutta di fra il popolo”. — Atti 3:23.

Conforme a questa verità basilare, nemmeno in uno dei suoi versetti la Bibbia dice che sia le anime umane che quelle animali siano immortali, non muoiano, non possano essere distrutte o non possano perire. Ci sono, comunque, decine e decine di scritture che mostrano come l’anima può morire o essere uccisa. (Lev. 23:30; Giac. 5:20) Anche di Gesù Cristo la Bibbia dice: “Versò la sua anima alla medesima morte”. (Isa. 53:12) Vediamo quindi che l’anima umana è la persona stessa, e quando la persona muore, è l’anima umana che muore.

Molta incomprensione intorno alla morte è stata causata nella mente di molti dalla confusione circa il significato di “anima” e “spirito”. La Bibbia mostra che non sono la stessa cosa, come vedremo.

CHE COS’È LO SPIRITO NELLE CREATURE VIVENTI?

Da Giobbe 34:14, 15 apprendiamo che ci sono due cose che l’uomo (o qualsiasi altra creatura terrena cosciente) deve avere per essere e stare in vita: lo spirito e il respiro. Ivi leggiamo: Se egli [Dio] volge il cuore a qualcuno, se raccoglie a sé lo spirito [ebraico, ruʹahh] e il respiro [ebraico, neshamahʹ] di lui, ogni carne spirerà insieme, e l’uomo terreno stesso tornerà alla medesima polvere”. Inoltre la Bibbia parla di Geova Dio come di “Colui che spande la terra e il suo prodotto, Colui che dà respiro al popolo su di essa, e spirito a quelli che vi camminano”. — Isa. 42:5.

Sappiamo che il primo uomo fu da Dio formato dalla “polvere della terra”, cioè dagli elementi presi dal suolo. Al tempo della creazione di Adamo, Dio fece vivere i miliardi di cellule del suo corpo, perché in esse fosse la forza della vita. Questa attiva forza vitale è ciò che si intende qui con la parola “spirito” (ruʹahh). Ma perché la forza vitale continuasse ad essere nei miliardi di cellule di Adamo, esse avevano bisogno di ossigeno, e questo doveva essere provveduto mediante la respirazione. Perciò, Dio quindi “soffiò nelle sue narici un alito [neshamahʹ] di vita”. Allora i polmoni di Adamo cominciarono a funzionare e a sostenere in tal modo con il respiro la forza vitale delle cellule del suo corpo. — Gen. 2:7, Ga.

Questo fu simile al caso di certi bambini neonati. Benché quando nasce il bambino abbia vita, a volte non comincia a respirare subito dopo la nascita. Il medico ritiene necessario sculacciare il bambino per farlo cominciare a respirare, poiché senza respiro il bambino subito muore. Così, anche la vita delle cellule del corpo di Adamo doveva essere sostenuta dal processo della respirazione onde Adamo svolgesse le attività di una persona vivente.

Mentre l’anima umana è la persona vivente stessa, lo spirito è semplicemente la forza vitale che permette a tale persona d’essere in vita. Lo spirito non ha nessuna personalità, né può fare le cose che può fare la persona. Esso non può pensare, parlare, udire, vedere o sentire. Sotto tale aspetto, può paragonarsi alla corrente elettrica nella batteria di un’automobile. Quella corrente può incendiare il combustibile che fa produrre al motore energia, accendere i fari, suonare la tromba, o fa produrre alla radio dell’automobile voci e musica. Ma, senza il motore, i fari, la tromba o la radio, potrebbe la corrente di quella batteria fare alcuna di queste cose da sé? No, poiché è semplicemente l’energia che permette agli apparecchi di funzionare e compiere tali cose.

Questo spirito o forza vitale si trova in tutte le creature viventi, essendo trasmesso dai genitori alla progenie al tempo della concezione. Pertanto, Dio disse a Noè che avrebbe causato un diluvio di acque “per ridurre in rovina ogni carne, in cui è la forza attiva [ruʹahh, spirito] della vita”, sia degli animali che degli uomini. — Gen. 6:17, nota in calce, edizione (inglese) del 1953; si veda anche Gen. 7:15, 22.

Poiché hanno tutti questa stessa forza vitale o spirito, l’uomo e gli animali muoiono in modo simile. Per tale ragione, Ecclesiaste 3:19, 20 dice: “C’è un’eventualità circa i figli del genere umano e un’eventualità circa le bestie, e hanno la stessa eventualità. Come muore l’uno, così muore l’altro; e tutti hanno un solo spirito [ruʹahh] . . . Tutti vanno a un solo luogo. Tutti son venuti dalla polvere, e tutti tornano alla polvere”.

Poiché Dio è il Datore di vita, la sua Parola dice che quando la persona muore “la polvere torna alla terra proprio come era e lo spirito stesso torna al vero Dio che l’ha dato”. (Eccl. 12:7) Alla morte la forza vitale lascia infine tutte le cellule del corpo e il corpo comincia a corrompersi. Tutti i pensieri coscienti e le azioni finiscono. (Sal. 104:29) Come, dunque, lo spirito ‘torna a Dio che l’ha dato’? La forza vitale lascia forse letteralmente la terra e viaggia attraverso lo spazio verso la presenza di Dio? No, ma essa torna a Dio nel senso che ora le prospettive di vita futura della persona sono interamente presso Dio. Solo Dio può ridare lo spirito, facendo vivere di nuovo la persona.

Alcuni vivono col timore della morte e fanno offerte per placare gli antenati defunti. Ma noi possiamo trovare conforto sapendo che, dal momento che i morti sono inconsci, non è possibile che facciano male ai viventi. E sebbene uno abbia amato moltissimo qualche persona morta, la Parola di Dio mostra che non si può recare beneficio alla persona morta facendo compiere per essa atti o cerimonie religiose, forse con grande spesa per i sopravvissuti. (2 Sam. 12:21-23) La conoscenza della vera condizione dei morti ci protegge anche contro la pratica di cercar di parlare coi morti. La Bibbia avverte che quelli che pretendono di parlare coi morti si mettono realmente in contatto con i demoni, spiriti malvagi che falsamente pretendono d’essere una persona deceduta. — Deut. 18:10-12.

CHE COS’È L’INFERNO?

Molte organizzazioni religiose insegnano che i malvagi sono tormentati senza fine in un fuoco infernale. Al suo concilio ecumenico tenuto alcuni anni fa la Chiesa Cattolica Romana riaffermò la credenza nella realtà dell’inferno come luogo di eterna punizione. Ma è questa credenza insegnata dalla Parola di Dio? Voi potete conoscere il significato che la vostra particolare organizzazione ecclesiastica dà all’“inferno”, ma avete mai investigato per vedere il significato che gli danno le Scritture? Che cos’è l’inferno secondo la Bibbia?

Nelle Scritture Ebraiche della Bibbia la parola “inferno” traduce la parola ebraica sheolʹ. Questa parola ricorre in tutto 65 volte. La Sacra Bibbia tradotta da Giovanni Diodati, comunque, traduce sheolʹ 20 volte “inferno”, 38 volte “sepolcro” e 7 volte “sotterra” e “luogo sotterra”. La Sacra Bibbia con introduzioni e note di Giuseppe Ricciotti traduce sheolʹ 46 volte “inferno” e “ìnferi”, 6 volte “sepolcro” e 13 volte “averno”, “mondo dei morti”, “mondo inferiore”, “luogo dei morti”, “oltretomba”, “soggiorno dei morti”, “sotto terra” e “viscere della terra”. Nelle Scritture Greche Cristiane la parola “inferno” traduce la parola greca hádes. La Sacra Bibbia tradotta da Giovanni Diodati rende hádes 9 volte ‘inferno” e 2 volte “luoghi sotterra”; mentre La Sacra Bibbia con introduzioni e note di Giuseppe Ricciotti rende hádes 6 volte “ìnferi” e “inferno”, 2 volte “morte” e 3 volte “Orco”.

È un luogo caldo l’inferno? Sheolʹ e hádes si riferiscono a qualche luogo dove i malvagi soffrono dopo la morte? È chiaro che essi non soffrono, poiché abbiamo già visto che i morti sono inconsci e perciò non possono soffrire. La Bibbia non si contraddice riguardo alla condizione di quelli che si trovano nell’inferno. Questo è provato dal fatto che la Bibbia dice che Gesù fu nell’inferno. (Atti 2:31, PIB) Quando l’apostolo Pietro dichiarò questo il giorno di Pentecoste, volle chiaramente dire che Gesù era stato nella tomba, non in un luogo di tormento infuocato. (1 Cor. 15:3, 4) Dicendo questo l’apostolo citò Salmo 16:10. Qui era usata la parola ebraica sheolʹ, e in Atti 2:31 questa parola è tradotta con la parola greca hádes. Ciò mostra che sheolʹ e hádes si riferiscono alla stessa cosa. L’“inferno” biblico è in effetti la tomba del genere umano.

Come ulteriore prova di ciò, considerate ciò che accadde al profeta dopo che era stato inghiottito dal grosso pesce. La Bibbia dice: “E dal ventre del pesce, Giona pregò il Signore. E disse: ‘Nella mia tribolazione ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito. Nel seno degli Inferi ho gridato e tu hai udita la mia voce’”. (Giona 2:2, 3, Ri) Dov’era Giona? In qualche luogo infuocato? No, Giona era nel ventre del pesce, che sarebbe stato la sua tomba o il suo sepolcro se Dio non l’avesse liberato di lì. Per questo motivo la nota in calce nella Versione del Re Giacomo (inglese) sostituisce lì “il sepolcro” a “inferno”.

Considerate anche il caso del giusto uomo Giacobbe. Facendo cordoglio per suo figlio Giuseppe, disse: “Scenderò piangendo a trovare il mio figliuolo nell’inferno [sheolʹ; sepolcro, Di]”. (Gen. 37:35, Ma) Ora pensate: Credeva Giacobbe che il suo buon figlio Giuseppe fosse in uno scottante luogo infuocato, e voleva egli stesso raggiungerlo lì? È ovvio che Giacobbe pensava semplicemente che suo figlio fosse morto e si trovasse nel sepolcro, e nel suo triste stato Giacobbe stesso voleva morire.

Giobbe, giusto servitore di Dio che soffriva molto, pregò Dio: “Oh! se tu negl’ìnferi [sheolʹ; la tomba, VA] mi nascondessi, mi occultassi fino al passar dell’ira tua, e mi stabilissi un tempo in cui ti ricordassi di me!” (Giob. 14:13, Ri) Com’è irragionevole pensare che Giobbe desiderasse la protezione nell’inferno se è uno scottante luogo infuocato! È chiaro che questo “inferno” è semplicemente la tomba, e Giobbe desiderava andarvi perché le sue sofferenze avessero fine. Sia le persone buone che quelle cattive vanno nell’“inferno” della Bibbia, la comune tomba di tutto il genere umano.

IL RICCO E LAZZARO

C’è un luogo dove ricorre hádes che, comunque, ha indotto alcune persone a credere che l’inferno biblico sia un luogo di tormento fisico. Questo è quello in cui Gesù parlò del ricco e di Lazzaro e disse che il ricco morì, e nell’hádes fu nel tormento. (Luca 16:22-31) Perché l’uso di hádes è qui così diverso dall’uso che se ne fa in altri luoghi? Perché Gesù pronunciava una parabola o illustrazione e non parlava del letterale hádes o della tomba. — Matt. 13:34.

Considerate: È ragionevole o scritturale credere che un uomo sia nel tormento semplicemente perché è ricco, indossa buoni abiti e ha molto da mangiare? È scritturale credere che uno sia benedetto con la vita celeste, solo perché è mendicante? Considerate anche questo: Si trova l’“inferno” letteralmente a una tale distanza dal cielo che vi potreste fare un’effettiva conversazione? Inoltre, se il ricco era in un ardente lago letterale, come poteva Abraamo mandare Lazzaro a rinfrescargli la lingua con una semplice goccia d’acqua sulla punta del dito? Che cosa, dunque, Gesù illustrava?

In questa illustrazione il ricco rappresentava la classe dei capi religiosi che rigettarono e in seguito uccisero Gesù. Lazzaro raffigurava il popolo comune che accettò il Figlio di Dio. La Bibbia mostra che la morte può essere usata come simbolo, per rappresentare un grande cambiamento nella propria vita o condotta. (Si paragoni Romani 6:2, 11-13; 7:4-6). La morte, o cambiamento da condizioni precedenti, ebbe luogo quando Gesù alimentò spiritualmente la classe di Lazzaro, e alla Pentecoste essa venne finalmente nel favore del più grande Abraamo, Geova Dio. Nello stesso tempo, i falsi capi religiosi “morirono” rispetto all’avere il favore di Dio. Essendo stati rigettati, furono nei tormenti quando dopo la Pentecoste i seguaci di Cristo smascherarono vigorosamente le loro opere empie. (Atti 7:51-57) Questa illustrazione non insegna dunque che alcune persone morte siano tormentate in un inferno di fuoco letterale.

GEENNA E PURGATORIO

Forse qualcuno può obiettare e dire che la Bibbia in effetti parla del “fuoco dell’inferno”. (Matt. 5:22, VA, Dy) È vero che alcune versioni usano questa espressione, ma in tali casi la parola greca originale qui usata per “inferno” è Géenna, e non hádes. “Geenna” ricorre dodici volte nelle Scritture Greche Cristiane, e si riferisce alla valle di Hinnom fuori delle mura di Gerusalemme. Quando Gesù fu sulla terra questa valle era usata come grande luogo di scarico dei rifiuti in cui si tenevano accesi i fuochi con l’aggiunta di zolfo per bruciare le immondizie. Lo Smith’s Dictionary of the Bible, Volume I, spiega: ‘Divenne il comune immondezzaio [luogo di scarico dei rifiuti] della città, dove si gettavano i corpi morti dei criminali e degli animali, e ogni altra specie di sudiciume”.

Quando Gesù disse dunque che le persone sarebbero state gettate nella Geenna per le loro cattive opere, che cosa volle dire? Non che sarebbero state tormentate per sempre. Gesù usò quella valle (Geenna) di fuoco e zolfo come appropriato simbolo di distruzione eterna. Questo è ciò che compresero i suoi ascoltatori del primo secolo. Il “lago di fuoco” menzionato in Rivelazione ha un significato simile, non di tormento cosciente, ma di “seconda morte”, di morte o distruzione eterna. È evidente che questo “lago” è un simbolo, perché la morte e l’inferno (hádes) vi sono gettati dentro. Tali cose non possono letteralmente essere bruciate, ma possono essere eliminate o distrutte. — Riv. 20:14; 21:8.

Che dire, dunque, del purgatorio? Si dice che questo sia un luogo dove le anime umane siano consce e subiscano una infuocata purificazione dopo la morte. Poiché la Bibbia mostra chiaramente che i morti sono inconsci, come potrebbe Dio tormentare alcuno in tale luogo? (Sal. 146:4) In effetti, né la parola “purgatorio” né l’idea di un “purgatorio” ricorre nella Bibbia.

I MORTI VIVRANNO DI NUOVO?

L’insegnamento biblico della vera condizione dei morti elimina molti timori e preoccupazioni riguardo a quelli che sono morti. La conoscenza che tali persone non soffrono ci aiuta ad apprezzare molto di più l’amore e la giustizia di Dio. Tuttavia, si potrebbe chiedere: “Se l’uomo muore e semplicemente va nella tomba, che speranza c’è per i morti? La Bibbia rivela che c’è una meravigliosa speranza, la speranza di vivere di nuovo.

Durante il suo ministero terreno Gesù Cristo mostrò la sua potenza sulla morte, facendo effettivamente tornare persone morte alla vita umana. (Luca 7:11-16; Giov. 11:39-44) Così egli fece vedere in anticipo ciò che farà in grandi proporzioni nel nuovo sistema di cose di Dio. C’è la rincorante prospettiva che allora l’inferno, il comune sepolcro del genere umano, sarà vuotato dei suoi morti inconsci. (Riv. 20:13) Alcuni ricevono la risurrezione alla gloria celeste come creature spirituali, come la ricevette anche Gesù Cristo. (Rom. 6:5) Comunque, la grande maggioranza del genere umano sarà riportata in vita su un restaurato paradiso terrestre. — Atti 24:15; Luca 23:43.

Nel nuovo sistema di Dio i morti risuscitati, se avranno osservato le giuste leggi divine, non dovranno mai più morire. (Isa. 25:8) Certo questo grande provvedimento per la benedizione del genere umano è per noi ragione di acquistare maggiore conoscenza di Geova e del suo Figlio, Gesù Cristo. Questo potrà condurci alla vita e alla benedizione eterne.

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