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  • È saggio lo spirito di competizione?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
w70 15/11 pp. 675-676

È saggio lo spirito di competizione?

VIVIAMO in un mondo in cui c’è molta competizione. Un articolo di fondo del Times di New York del 25 giugno 1969 osservava: “La competizione comincia prima e aumenta di continuo: frequentare le scuole migliori, frequentare le università migliori e superare le prove di una società che obbliga e costringe”.

Ma è buono questo spirito di aspra competizione? È saggio suscitare competizione gli uni con gli altri? Vi piace la compagnia di persone che hanno un forte spirito competitivo?

Quando si fanno sforzi per eclissare altri, per mostrare che si è migliori, ne risultano di solito cattivi effetti. Le amicizie si guastano. Ci sono frustrazioni e tensioni. Le relazioni familiari ne risentono spesso in modo sfavorevole. E di frequente si chiede troppo a se stessi nel tentativo di farsi avanti. Tali cattivi effetti sono stati notati da alcuni nel mondo degli affari.

Un membro del consiglio dei ministri del governo statunitense disse: “Non mi ero mai reso conto delle vittime che l’aspra competizione della vita commerciale e professionale americana ha fatto tra molti nostri uomini di maggior talento e successo. Molti si sono semplicemente logorati nella lotta. . . . In moltissimi casi, si sono dati al bere”.

Questa aspra competizione ha pure danneggiato molti che si occupano di sport. Non di rado allenatori e giocatori risentono fisicamente e mentalmente della pressione. Inoltre, a causa della prevalente attitudine che si deve ‘vincere a ogni costo’, pratiche brutali e non etiche sono comunemente condonate e perfino incoraggiate.

Ad esempio, per rendere di più sono ora estesamente usate dagli atleti le moderne droghe. Alcune droghe aiutano chi ne fa uso a rimanere superattivo quando di solito rallenterebbe per la fatica. Benché proibite dai regolamenti delle Olimpiadi, un atleta osservò: “Parecchi di noi usammo una nuova droga proveniente dalla Germania Occidentale. I dirigenti non riuscirono a scoprirla nell’esame che fecero. Quando avranno un esame per scoprirla, troveremo qualche cos’altro”.

Riguardo alla situazione tra i calciatori di professione, un allenatore disse: “Alcuni professionisti hanno bisogno di una settimana quasi intera per riaversi dopo essersi stimolati per la domenica. Poi, devono prendere tranquillanti o whisky per calmarsi. Quindi seguono un ciclo: stimolati, ubriachi, conseguenze della sbornia, depressi, poi di nuovo stimolati”.

Lo spirito di competizione produce pure effetti nocivi sui tifosi. A volte provocano tumulti, feriscono e perfino uccidono. Nel 1967 un goal contestato in una partita di calcio in Turchia provocò un tumulto con quarantadue morti e 600 feriti. Inoltre, il successo nelle partite di calcio ha contribuito, a quanto è stato riferito, alla “più intensa ondata di nazionalismo nella recente storia del Perù”. E il Times di New York osservò: “Vari organismi internazionali cercano ancora di sanare le cicatrici lasciate dalla recente guerra tra Honduras ed El Salvador iniziata con una partita di calcio”.

È comprensibile, perciò, che la Parola di Dio esorti i cristiani a evitare lo spirito di competizione, dicendo: “Non diveniamo egotisti, suscitando competizione gli uni con gli altri, invidiandoci gli uni gli altri”. — Gal. 5:26.

La parola greca resa qui “suscitando competizione” è spesso tradotta “provocare”. (VR, NA, PIB) Comunque, significa più di questo. Secondo i lessici di greco-inglese, significa “chiamare”, “sfidare a un combattimento o a una gara con uno”. Pertanto, An American Translation lo rende così: “Nella nostra vanità non sfidiamoci gli uni gli altri”. E la nota in calce nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, edizione del 1950, offre l’alternativa: “Costringendoci a uno scontro decisivo”.

Le persone fanno questo di frequente. Sfidano altri, cercando di costringerli a uno scontro decisivo. Il loro motivo è di provare che sono migliori, per umiliare così l’altro. C’è l’attitudine: “Vedremo chi è il migliore”. Questo significa suscitare competizione. È in sostanza lo stesso spirito manifestato dal prepotente Golia, che chiamò: “Non sono io il Filisteo e voi servitori appartenenti a Saul? Sceglietevi un uomo e fatelo scendere a me. . . . Datemi un uomo, e combattiamo insieme!” — 1 Sam. 17:8-10.

Ma nonostante sia oggi prevalente, lo spirito di competizione non è saggio. Non crea buone relazioni. Per esempio, se siete costretto a uno scontro decisivo e siete sconfitto e il vincitore si vanta del risultato, come vi sentite? Può essere umiliante, non è vero? Suscitando competizione non si mostra amore per il prossimo.

Che dire dunque dei giochi? In questo caso molto dipende dallo spirito mostrato dai giocatori. Cercano di suscitare competizione? O giocano semplicemente per divertirsi? Giacché è facile suscitare uno spirito di competizione nei giochi e negli sport, alcuni possono desiderare di fare giochi che eliminino o minimizzino l’elemento della competizione.

Notando lo spirito di competizione che predomina negli sport organizzati del mondo, molti, imparando i princìpi cristiani, si sono rifiutati di parteciparvi. Non vogliono più essere contaminati dallo spirito non cristiano della competizione. Questo è stato il desiderio di alcuni nativi nell’isola di Ponape nel Pacifico che recentemente hanno conosciuto le verità della Bibbia. Un rappresentante scrive: “Qui il gruppo ha abbandonato l’ardente orgoglio interdistrettuale, particolarmente evidente durante . . . manifestazioni atletiche interdistrettuali”.

È saggio che i cristiani esaminino le loro attitudini e i loro motivi. Siete stato contaminato dallo spirito d’aspra competizione del mondo? Sfidate le persone? Desiderate mostrare che siete migliore? Siate onesto con voi stesso, e fate tutto il possibile per dare ascolto all’incoraggiamento della Bibbia: “Non diveniamo egotisti, suscitando competizione gli uni con gli altri”. — Gal. 5:26.

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