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  • Il ruolo degli Hyksos nella storia egiziana

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  • Il ruolo degli Hyksos nella storia egiziana
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
w72 15/8 pp. 509-511

Il ruolo degli Hyksos nella storia egiziana

GLI storici antichi, come quelli d’oggi, misero per iscritto solo quelle informazioni che ritennero importanti o necessarie per il loro scopo. Spesso i racconti furono colorati mediante i pregiudizi e le vedute personali degli storici. Non di rado essi ricorsero ad assolute falsità per glorificare la loro particolare nazione. Questi sono alcuni dei fattori che rendono assai difficile fare un quadro accurato degli avvenimenti antichi. Ciò dovrebbe dunque imprimere in noi la necessità d’esser cauti, quando cerchiamo di capire i racconti biblici alla luce della storia antica allorché è presentata da storici moderni.

Un caso attinente si riferisce a quello che è stato comunemente designato come il “Periodo degli Hyksos”. In genere si crede che gli Hyksos fossero un popolo straniero che assunse il dominio in Egitto. In quanto al racconto del libro biblico di Genesi, numerosi eruditi pongono l’ingresso di Giuseppe in Egitto, e in seguito quello di suo padre Giacobbe e della sua famiglia, nel tempo dei governanti hyksos. Fanno questo primariamente secondo la premessa che fosse più probabile che un governante straniero elevasse il non egiziano Giuseppe al posto di secondo governante nel reame e non che facesse questo un governante nativo egiziano. (Gen. 41:40) Questo suscita la domanda: È la veduta di questi eruditi concorde con la narrazione biblica?

Se Giuseppe fosse stato innalzato al suo posto mentre l’Egitto era sotto il dominio straniero, la corte di Faraone ragionevolmente sarebbe consistita per lo più di stranieri. Ma le Scritture non ne danno nessuna evidenza. Troviamo invece che il funzionario di corte Potifar era egiziano (Gen. 39:1) e che Giuseppe stesso era circondato da nativi egiziani i cui pregiudizi erano scrupolosamente rispettati. (Gen. 43:32) Quindi non c’è in realtà nessuna valida base per cercar di adattare il racconto di Giuseppe a un periodo di dominio straniero. Conformemente dobbiamo investigare altre fonti per determinare quale ruolo gli Hyksos potessero avere nella storia egiziana.

Lo storico giudeo del primo secolo Giuseppe Flavio è l’origine del nome “Hyksos”. Nella sezione della sua opera intitolata “Contro Apione”, Giuseppe Flavio asserisce di citare parola per parola il racconto dello storico egiziano Manetone (terzo secolo a.E.V.). Questo racconto, se si deve credere a Giuseppe Flavio, collega direttamente gli Hyksos con gli Israeliti!

Mentre accetta la relazione fra Hyksos e Israeliti, Giuseppe Flavio argomenta contro molti particolari che si trovano nel racconto. Egli preferisce la versione che gli “Hyksos” fossero “Pastori prigionieri” anziché “Re pastori”. Secondo Giuseppe Flavio, Manetone presenta gli Hyksos come quelli che assunsero il dominio d’Egitto senza battaglia e dopo la distruzione di città e templi. Molti anni dopo si dice che gli Egiziani insorsero e combatterono una lunga e terribile battaglia contro di loro. Infine, forze egiziane di 480.000 uomini assediarono gli Hyksos nella loro città principale Avari. In maniera strana, si raggiunse poi un accordo che permise agli Hyksos di lasciare il paese disarmati con le loro famiglie e con i loro beni, dopo di che ‘andarono in Giudea e costruirono Gerusalemme’. — Contro Apione, Libro I, par. 14.

In un ulteriore riferimento, Manetone aggiunge apparentemente al racconto. Egli presenta ciò che Giuseppe Flavio definisce un racconto fittizio di un grande gruppo di 80.000 lebbrosi e malati ai quali fu consentito di stabilirsi in Avari dopo la partenza dei pastori. Questi in seguito si ribellarono, richiamarono i “pastori” (Hyksos?), distrussero città e villaggi e furono sconfitti e cacciati dal paese. — Contro Apione, Libro I, parr. 26, 28.

Gli storici moderni credono che le citazioni di Giuseppe Flavio siano inesatte quando associano gli Hyksos agli Israeliti. Ma si attengono all’idea di una conquista degli “Hyksos”. Questo è da attribuire primariamente al fatto che possono trovare poche informazioni o non ne trovano alcuna da fonti egiziane antiche, per colmare i racconti del periodo che si suppone vada dalla “Tredicesima alla Diciassettesima Dinastia”. Per questa ragione gli eruditi hanno supposto che la disintegrazione del potere avvenisse dalla “Tredicesima alla Quattordicesima Dinastia”. Basandosi su sparsi brani di informazioni, di popolari racconti egiziani e molta congettura, essi concludono che dalla “Quindicesima alla Sedicesima Dinastia” l’Egitto fosse sotto il dominio degli Hyksos.

In quanto alla loro ‘conquista’, alcuni archeologi raffigurano gli Hyksos come “orde settentrionali . . . che percorsero la Palestina e l’Egitto su veloci carri”. Altri riferiscono una ‘conquista mediante penetrazione’, cioè una graduale infiltrazione di nomadi migratori che assunsero il controllo del paese lentamente o in maniera graduale o si misero a capo del governo esistente con un rapido colpo di stato. In una recente opera (The World of the Past, 1963, pag. 444) l’archeologo Jaquetta Hawkes dichiara: “Non si pensa più che i governanti hyksos . . . rappresentino l’invasione di una conquistatrice orda di Asiatici. Sembra che il nome significhi Governanti dei Paesi Superiori, ed erano gruppi vaganti di Semiti che eran venuti da tempo in Egitto per commerciare e per altri scopi pacifici”. Questa veduta rende difficile spiegare, comunque, come tali “gruppi vaganti” potessero assumere il controllo dell’Egitto, specialmente da che la “Dodicesima Dinastia”, anteriore a questo periodo, si considera portasse il paese a un apice di potere.

Quanto precede illustra che c’è considerevole confusione non solo nella storia egiziana antica, ma anche fra i suoi moderni interpreti. Di conseguenza non si può pervenire a nessuna concreta conclusione circa la validità del “Periodo degli Hyksos”.

Comunque, può darsi che il racconto di Manetone, come viene citato da Giuseppe Flavio, sia semplicemente una congèrie di tradizioni egiziane. Non si dovrebbe mai dimenticare che la composizione della storia in Egitto, come in molti paesi del Vicino Oriente, era inseparabilmente collegata con il sacerdozio, sotto la cui tutela erano ammaestrati gli scribi. Sarebbe dunque molto insolito se non fosse stata inventata qualche spiegazione propagandistica per rendere conto del completo fallimento degli dèi egiziani che non avevano prevenuto il disastro recato da Geova Dio sull’Egitto e sul suo popolo. Nelle pagine della storia, anche della storia recente, ci sono molti esempi di grossolane interpretazioni errate. Gli oppressi sono stati raffigurati come oppressori, e le vittime innocenti come pericolosi e crudeli aggressori. — Eso. 12:12, 29-32; 14:15-31.

Perciò, se preservato con qualche accuratezza da Giuseppe Flavio, il racconto di Manetone (scritto oltre mille anni dopo l’esodo d’Israele dall’Egitto) forse rappresentò le alterate tradizioni tramandate dalle successive generazioni di Egiziani per giustificare la verità circa la residenza d’Israele nel loro paese. Se le cose stanno così, gli Hyksos non sarebbero che gli Israeliti, benché raffigurati in maniera alterata.

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