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  • w72 1/6 pp. 332-343
  • Il nome di chi rispettate maggiormente, il vostro o quello di Dio?

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  • Il nome di chi rispettate maggiormente, il vostro o quello di Dio?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
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  • LA DOMANDA PER QUELLI CHE HANNO LEGAMI RELIGIOSI
  • QUANDO ANDÒ A FARSI UN NOME
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
w72 1/6 pp. 332-343

Il nome di chi rispettate maggiormente, il vostro o quello di Dio?

“Un nome è da scegliere più delle abbondanti ricchezze; il favore è migliore perfino dell’argento e dell’oro”. — Prov. 22:1.

1. Con quale proverbio su un nome ci è chiesto se siamo d’accordo?

SIETE d’accordo con l’antico re Salomone che disse che “un nome è da scegliere più delle abbondanti ricchezze”? Naturalmente, egli volle dire un nome favorevole, poiché nel verso parallelo di questo proverbio Salomone aggiunse: “Il favore è migliore perfino dell’argento e dell’oro”. (Prov. 22:1) L’argento e l’oro sono ricchezze.

2. (a) Come il re Salomone ebbe sia un nome che ricchezze? (b) Dovendo scegliere fra un nome e le ricchezze, quale conveniamo che è la scelta saggia, e perché?

2 Molti uomini cercano di ottenere abbondanti ricchezze senza tener conto di come ciò influisce sul loro nome. Altri cercano di proteggere il loro nome nascondendo i metodi subdoli e i mezzi perversi coi quali hanno ottenuto le loro “abbondanti ricchezze”. Comunque, il re Salomone ebbe sia un nome che ricchezze, e questo con onore. L’Iddio che Salomone adorava gli diede ricchezze d’argento e d’oro e di altri possedimenti materiali, proprio come il suo Dio aveva promesso di fare, dicendo: “E di sicuro ti darò anche ciò che non hai chiesto, sia ricchezze che gloria, così che non ci sarà fra i re nessuno simile a te, per tutti i tuoi giorni”. (1 Re 3:13) Quando si tratta di fare una scelta tra un nome favorevole e abbondanti ricchezze, la scelta saggia sarebbe quella di un nome favorevole. L’esperienza umana lo prova. Anche noi converremo che è così, per la ragione che rispettiamo noi stessi.

3, 4. (a) Riguardo alla nostra attitudine verso il nostro nome, come siamo a immagine di Dio, e perché? (b) Come il popolo di Salomone apprese che quanto diceva il Terzo Comandamento era vero, e che cosa ci prova questo?

3 Come quasi chiunque altro, voi rispettate il vostro nome. Dovreste rispettarlo, poiché il vostro nome significa voi. Il vostro Fattore vi fece in questo modo, con la qualità del rispetto di sé. A questo riguardo siamo a Sua immagine, poiché egli pure ha rispetto di sé. Egli rispetta il suo proprio nome. Abbiamo ragione di apprezzare questo fatto, poiché ricordiamo i Dieci Comandamenti che diede al popolo del re Salomone. Nel Terzo di questi Comandamenti egli disse: “Non ti devi servire del nome di Geova tuo Dio in modo indegno, poiché Geova non lascerà impunito chi si sarà servito del suo nome in modo indegno”. — Eso. 20:7.

4 Nell’anno 1513 avanti la nostra Èra Volgare, ai giorni del profeta Mosè, l’Iddio del re Salomone disse questo; e durante la sua lunga storia dopo aver ricevuto quel comandamento, il popolo di Salomone apprese nella maniera difficile che Dio intendeva ciò che aveva detto. La sua storia prova che non deriva nessun bene a chi prende il nome di Dio “in modo indegno”, in un modo che non serve a nessun buon uso, facendo un uso scorretto del Suo nome, facendo del suo nome un uso errato.

5. Come mostriamo di rispettare il nostro proprio nome più di quello di Dio, e perché è consigliabile che consideriamo ora la personale domanda circa la questione del rispetto?

5 Se facciamo un errato uso del nome di Dio, usandolo come se fosse qualche cosa di indegno, rendiamo chiaro di non rispettare il nome divino. Deve dunque accadere che rispettiamo il nostro proprio nome personale più di quanto non rispettiamo quello di Dio. Ciò facendo operiamo forse per il nostro bene? Resteremo per questo impuniti? Non secondo ciò che Dio dichiara nel Terzo Comandamento. Benché la maggioranza delle persone non lo capisca, il nome di Dio ha oggi attinenza con le attività del mondo. È consigliabile che consideriamo la domanda rivolta a ciascuno di noi. Rispetti il tuo proprio nome più di quello di Dio? È molto urgente studiare questa domanda, poiché molto presto il mondo sconterà la pena della sua mancanza di rispetto verso il nome di Dio. Difficilmente vogliamo subire col mondo quella pena.

6. (a) Come Salomone paragonò l’olio profumato su una persona a un buon nome? (b) Come la pensò Giacobbe riguardo al suo nome a causa del massacro compiuto da Simeone e Levi?

6 Quando siete assenti e il vostro nome è menzionato alla presenza di qualcun altro, che impressione cerca di creare intorno a voi chi lo usa, o quale immagine di voi viene alla mente dell’uditore? Vorreste che fosse favorevole, non è vero? Non vorreste che il vostro nome fosse un fetore, come se foste una persona offensiva. Nei tempi antichi l’olio profumato su una persona rendeva gradevole e soave la sua presenza fisica. È l’effetto della menzione del vostro nome simile a ciò? Il re Salomone pensò di sì, poiché disse sotto ispirazione di Dio: “Un nome è meglio che il buon olio”. (Eccl. 7:1) Un antenato del re Salomone, il tredicesimo suo predecessore, Giacobbe (Israele), la pensò così. Quando i suoi due figli, Simeone e Levi, compirono un massacro nella città di Sichem, Giacobbe li rimproverò e disse: “Voi mi avete dato l’ostracismo, rendendomi una puzza agli abitanti del paese”. (Gen. 34:25-30; si paragoni II Samuele 10:6). Giacobbe, che gli abitanti del paese associavano al suo Dio, Geova, non voleva che il suo nome divenisse un odore sgradevole.

7. Quale odore ha fatto avere al nome di Dio il clero della cristianità, e perché non hanno fatto nessun cambiamento a questo riguardo?

7 Tanto meno vorremo che il nostro nome sia un odore sgradevole tra le persone del mondo per il modo in cui altri parlano di noi o agiscono verso di noi. Possiamo comprendere, perciò, quali sono i sentimenti di Dio riguardo al suo proprio nome. È accaduto che quelli che asseriscono di essere i suoi più intimi amici sulla terra hanno recato sul suo nome il più grande biasimo. Il clero religioso della cristianità ha reso fetido sino ai più alti cieli il nome di Dio in tutta la terra. Essi sanno, o dovrebbero sapere, a motivo della loro istruzione teologica, che la Sacra Bibbia presenta il nome di Dio come Geova. Per secoli questi ecclesiastici hanno insegnato che questo Dio della Bibbia è un Dio che si diletta nel tormento eterno delle proprie creature, che Egli preparasse un luogo chiamato “inferno” pieno di fuoco che brucia per sempre con zolfo, e che ivi tenga in vita le peccatrici anime umane dopo la morte perché vi siano tormentate per sempre senza alcun sollievo. Il clero torce il significato delle cose dette nella Bibbia per insegnare questo, e fino a questo giorno non hai mai cancellato questo insegnamento dai suoi credi ecclesiastici, dichiarando così che è assolutamente falso e disonora Dio, che è un insegnamento ispirato dai demoni. Non vogliono ammettere di insegnare menzogne.

8. Per amore del nome di chi lasciano sussistere le menzogne, e sui nomi di chi hanno recato biasimo?

8 Per amore del loro proprio nome gli ecclesiastici preferiscono lasciare che le loro menzogne contro Dio sussistano. Non solo recano biasimo su Dio, ma recano anche biasimo sul Principale della famiglia di Dio, suo Figlio Gesù Cristo, poiché asseriscono che Gesù Cristo insegni tali menzogne nel nome del suo celeste Padre.

9. Con quale guerra il clero della cristianità mette in relazione Dio, e come?

9 Gli ecclesiastici mettono inoltre questo Dio della Bibbia in relazione con tutti i loro spargimenti di sangue in guerre violente. Come? Pregandolo di concedere la vittoria alla loro propria nazione contro l’altra nazione, perfino mettendo sulle cinture dei soldati le parole “Dio è con noi”. Hanno pregato che i combattenti della loro nazione andassero in cielo asserendo che i soldati che muoiono sul campo di battaglia per i loro governanti politici abbiano un immediato passaporto per entrare in cielo ed essere con Dio e Gesù Cristo. Non importa al clero se i loro soldati diano prova di avere combattuto per la parte che ha perduto, ed evidentemente per la parte sbagliata; vanno ugualmente nella beatitudine celeste perché sono morti con la benedizione del loro clero religioso che prega per loro. Così raffigurano Geova come un Dio che ha sostenuto tutte queste guerre e tutti questi spargimenti di sangue compiuti dalla cristianità nei passati sedici secoli.

10. (a) Fra chi il clero ha reso di odore sgradevole il nome di Dio, e ha forse Dio mancato di interessarsene? (b) Che cosa ci insegnò a pregare Gesù riguardo a quel nome, e che effetto ha su di lui la violazione di tale preghiera?

10 Non c’è da meravigliarsi che il nome di Dio abbia un odore sgradevole alle narici di quelli che amaramente dichiarano che “la religione è l’oppio del popolo”, sì, perfino alle narici di quelle centinaia di milioni di persone che la cristianità chiama paganesimo o pagani in paesi non cristiani! E poi, dobbiamo pensare che Dio non tenga questo in nessun conto, che egli sia morto e indifferente a ciò, non abbia affatto sentimenti a questo riguardo? Com’è irrealistico da parte nostra pensarlo! Come potrebbero pensarlo le cosiddette persone cristiane, che vanno in chiesa e si uniscono all’ecclesiastico e alla congregazione nella preghiera che Gesù Cristo insegnò, dicendo: “Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome”? (Matt. 6:9, Garofalo). Gesù Cristo insegnò ai suoi seguaci a pregare che fosse santificato il nome del suo celeste Padre, e non che quel sacro nome fosse reso un fetore universale. Quando quelli che professano d’essere suoi seguaci violano dunque questa preghiera e contaminano il nome del suo celeste Padre, dobbiamo pensare noi che Gesù Cristo non abbia nessun sentimento in proposito, che abbia così poco rispetto per il nome del Padre suo da non badarci? Niente affatto! Poiché Gesù Cristo rispetta il nome del Padre suo al di sopra del suo proprio nome.

LA DOMANDA PER QUELLI CHE HANNO LEGAMI RELIGIOSI

11. Noi che rispettiamo il nome di Dio quale domanda dovremmo fare riguardo a qualsiasi denominazione religiosa a cui possiamo appartenere, e per sottrarci alla responsabilità della comunità, quale azione dobbiamo compiere?

11 Personalmente possiamo non voler mostrare mancanza di rispetto per il nome di Dio, ma, se abbiamo qualche legame religioso, dobbiamo domandarci: Appartengo a una denominazione religiosa che manca di rispetto verso il nome di Dio e lo diffama in questi e in altri modi? Supponete che qualcuno di noi faccia questo. Or dunque, dovremmo conoscere la condotta da seguire se rispettiamo il nome di Dio. Quale? Questa, cioè di disimpegnarci dalla partecipazione alla responsabilità della comunità in tale denominazione religiosa dinanzi all’Iddio della Bibbia, che è geloso del suo nome. — Ezec. 39:25.

12, 13. (a) Perché noi e il nostro nome personale abbiamo poca importanza? (b) Che cosa dice il Salmo 148:11-13 di fare a tutte le classi di persone?

12 Se ci pensiamo, il nome personale di ciascuna di noi creature umane è comparativamente poco importante. Noi viviamo per pochi anni una vita imperfetta, quindi moriamo e siamo presto dimenticati da quelli che ci sopravvivono. Oppure il nostro nome, anche se è preservato nella memoria con qualche mezzo, alla fine perde importanza ed efficacia. Ma avviene questo del nome di Dio? Niente affatto! Poiché, nel Salmo centoquarantotto, ai versetti da undici a tredici, l’ispirato scrittore di canti si rivolge ai ‘re della terra e a tutti i gruppi nazionali, ai principi e a tutti i giudici della terra, ai giovani e anche alle vergini, ai vecchi insieme ai ragazzi’, e poi dice:

13 “Lodino il nome di Geova, poiché il suo nome solo è irraggiungibilmente alto”. La sua dignità è al di sopra della terra e del cielo”.

14. (a) Come hanno cercato gli uomini di rivaleggiare col nome di Geova, e perché non hanno avuto successo? (b) Nei giorni di chi si cominciò a invocare il nome di Geova, e quale avvenimento mondiale ne rivela la vera natura?

14 La dignità di questo Dio della Bibbia, Geova, i suoi meriti, la sua rispettabilità, la sua importanza, tutte queste cose sono al di sopra della terra e giungono fino ai cieli. Non una sola creatura umana sulla terra, per quanto si sia resa famosa nella storia degli uomini, ha elevato il suo nome e la sua fama al di sopra di quelli di questo Dio o solo fino all’altezza del nome di Dio. Nessuna creatura in cielo e sulla terra può esaltare il suo nome quanto quello di Geova, poiché “il suo nome solo è irraggiungibilmente alto. Sì, poiché “è sublime il suo nome, soltanto esso”. (Sal. 148:13, Garofalo) È vero che gli uomini hanno irrispettosamente cercato di porre il loro nome allo stesso livello di quello di Geova o perfino al di sopra di questo nome. Per esempio, solo circa duecentotrentacinque anni dopo che era stato creato il primo uomo, i suoi peccaminosi discendenti cominciarono a fare cattivo uso del nome divino. Uno dei nipoti di Adamo si chiamò Enos, e circa i suoi giorni il racconto di Genesi 4:26 dice: “In quel tempo si cominciò a invocare il nome di Geova”. Questo veniva fatto in modo ipocrita o sacrilego. Ecco perché, 1.656 anni dopo la creazione dell’uomo, venne il diluvio universale, nel giorno di Noè, e li distrusse tutti.

15, 16. (a) Come Nimrod elevò la sua posizione tra i suoi ammiratori e seguaci, e che dire di come Dio lo considerava? (b) Come in seguito un successore di Nimrod sul trono di Babilonia espresse le sue ambizioni contro Geova?

15 Ci fu poi il tredicesimo uomo nella linea di discendenza di Adamo. Questo uomo si chiamò Nimrod. Egli si rese così preminente da essere classificato come qualcuno a cui paragonarsi. Genesi 10:8-10 dice di questo pronipote di Noè: “Egli era un gran cacciatore al cospetto di Jahve, perciò si suole dire: ‘Come Nimrod, è un gran cacciatore al cospetto di Jahve’. L’inizio del suo regno fu Babilonia”. (Garofalo) Significa questo che fosse un “gran cacciatore” dal punto di vista di Geova e nel favore di Geova? No! Poiché la sua caccia era diretta anche contro la preda umana e si estese dunque alla campagna militare che diede luogo a spargimento di sangue umano. La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture presenta l’argomento nella giusta luce scritturale, rendendo il racconto così: “Proprio come Nimrod potente cacciatore in opposizione a Geova”. Nimrod non mostrò nessun rispetto per il nome del vivente e vero Dio; il nome di Nimrod offuscò il nome di Geova nella mente dei suoi ammiratori e seguaci. Quindici secoli dopo un successore di Nimrod sul trono di Babilonia disse:

16 “Salirò ai cieli. Innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio, e sederò sul monte di adunanza, nelle parti più remote del nord. Salirò al di sopra degli alti luoghi delle nubi; mi renderò simile all’Altissimo”. — Isa. 14:4, 13, 14.

17, 18. (a) Come il nome di Geova risultò irraggiungibilmente alto per Nimrod e i suoi regali successori? (b) In che modo il Salmo 126:1-3 mostra la favorevole impressione suscitata fra le nazioni intorno al nome di Geova?

17 Comunque, il nome di Geova risultò irraggiungibilmente alto per il re-cacciatore di Babilonia, Nimrod, e per i suoi successori. Nell’anno 539 avanti la nostra Èra Volgare la linea dei successori di Nimrod fu rovesciata quando la città imperiale di Babilonia cadde in mano ai Medi e ai Persiani. Meno di due anni dopo, nel 537 a.E.V., il nome di Geova fu innalzato allorché il Suo spirito spinse il conquistatore persiano, Ciro il Grande, a emanare il famoso decreto che autorizzava l’esiliato popolo di Geova a tornare alla sua patria e a riedificare il tempio di Geova in Gerusalemme. (2 Cron. 36:19-23; Esd. 1:1-11) Quasi troppo bello per essere vero, questo sembrò come un sogno agli esiliati Giudei o Israeliti, ma alle nazioni gentili diede un’impressione favorevole riguardo a Geova. Il Salmo 126:1-3 lo mostra in modo mirabile, dicendo:

18 “Quando Geova ricondusse i prigionieri di Sion, divenimmo come quelli che sognavano. In quel tempo la nostra bocca fu piena di riso e la nostra lingua di grido di gioia. In quel tempo dicevano fra le nazioni: ‘Geova ha fatto una cosa grande in ciò che ha fatto con loro’. Geova ha fatto una cosa grande in ciò che ha fatto con noi. Siam divenuti gioiosi”.

19. Con la loro dottrina della trinità, in che modo il clero non dà gloria a Geova come Dio, ma, piuttosto, degrada il suo nome?

19 Oggi il clero della cristianità non dà gloria a Geova come Dio. Hanno relegato il suo nome in un angolo. Con il loro insegnamento di una trinità composta di Dio il Padre e Dio il Figlio e Dio lo Spirito Santo, hanno reso Gesù Cristo, Figlio di Geova, uguale a Lui che è il Padre, e anche lo “Spirito Santo” uguale a Geova che versa questo spirito santo. Per soddisfare i suoi scopi religiosi il clero ha dato risalto alla designazione Gesù Cristo. Esaminate una copia della Bibbia di mons. Antonio Martini e vedete quante volte potete trovare il nome divino, Geova. Guardate la Versione Riveduta della Sacra Bibbia dell’anno 1950 e vedete se vi potete mai trovare il nome Geova. Guardate la versione della Sacra Bibbia dell’abate Giuseppe Ricciotti e vedete se potete trovare il nome Geova (o anche Jahweh) nel testo della Bibbia. Si asserisce che quando gli scrittori del Nuovo Testamento chiamarono Gesù Signore o il Signore, questo significasse Geova o Jahweh stesso. Certo tutto questo è un degradare il nome di Dio.

20. Che cosa dice l’apostolo Paolo circa il Figlio di Dio in Filippesi 2:5-11?

20 Che cosa dice, però, il cristiano apostolo Paolo? Egli descrive l’umiliazione del Figlio di Dio e quindi la glorificazione del suo fedele Figlio, dicendo, secondo The New English Bible, del 1970: “La vostra condotta gli uni verso gli altri sorga dalla vostra vita in Cristo Gesù. Poiché la natura divina fu sua dal principio; tuttavia non pensò di afferrare l’uguaglianza con Dio, ma si rese un nulla, assumendo la natura di uno schiavo. Portando la somiglianza umana, rivelata nella forma umana, umiliò se stesso, e accettò con ubbidienza perfino la morte, la morte su una croce. Perciò Dio lo levò alle altezze e gli conferì il nome che è al di sopra di tutti i nomi, affinché al nome di Gesù ogni ginocchio si chini — in cielo, sulla terra e nelle profondità — e ogni lingua confessi: ‘Gesù Cristo è il Signore’, alla gloria di Dio il Padre”. — Filip. 2:5-11.

21. (a) Come mostra tale dichiarazione che il nome di Geova rimane irraggiungibilmente alto? (b) Fino a che punto noi cristiani mostriamo rispetto verso il nome di Geova?

21 Da questa ispirata dichiarazione vediamo che Dio il Padre ricompensò suo Figlio Gesù Cristo con un nome superiore a quello di tutti gli altri figli di Dio o delle creature di Dio. Quindi tutte le altre creature devono riconoscere questo esaltato nome e inchinarvisi. Ma alla gloria di chi devono far questo? Alla gloria dell’altamente esaltato Gesù Cristo? No! Ma, come dice l’apostolo Paolo: “Alla gloria di Dio il Padre”. L’altamente esaltato Gesù Cristo è chiamato “Signore”, ma non è chiamato Dio né è chiamato Padre, poiché rimane sempre il Figlio di Dio. Il rango e il titolo di “Dio il Padre” rimangono sempre a Geova. Egli non diede al suo celeste Figlio un nome più alto del Suo proprio nome né un nome sia pure uguale al Suo proprio nome. Il suo nome rimane supremo, irraggiungibilmente alto. In cielo Gesù Cristo lo riconosce come tale. Quindi nel nome del Signore Gesù Cristo noi cristiani ancora preghiamo Geova Dio: “Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome”. (Matt. 6:9, Garofalo) Noi non facciamo un uso errato di questo nome ma lo rispettiamo come il più alto nome in tutta l’esistenza. Ci separiamo da tutte le religioni che diffamano il nome di Dio.

QUANDO ANDÒ A FARSI UN NOME

22, 23. (a) Si dovrebbe smettere di usare in modo rispettoso il nome divino, e perché non dovremmo mai assumere l’attitudine di Faraone verso di esso? (b) Come Dio rivendicò specialmente il nome la prima volta che apparve a Mosè?

22 L’originario nome divino non è passato di moda e non si dovrebbe smettere di usarlo in modo rispettoso. Non dovremmo mai divenire come il governante Faraone dell’antico Egitto e fare opposizione a tale nome, divenendo ostinati verso di esso come quando egli disse: “Chi è Jahve [Geova], alla cui voce io dovrei obbedire lasciando andare Israele? Non conosco Jahve [Geova] né permetterò che Israele se ne vada”. (Eso. 5:1, 2, Garofalo) Il rifiuto di riconoscere Geova non fece ottenere a Faraone nessun risultato, eccetto la distruzione nel mar Rosso. L’Iddio Altissimo specialmente rivendicò il nome quando mandò il suo profeta Mosè davanti a Faraone a chiedere che il popolo d’Israele reso schiavo fosse lasciato andare a prendere possesso della Terra Promessa. Con l’impiego di un angelo Dio si manifestò a Mosè l’Israelita ai piedi del monte Horeb (o Sinai) nella penisola araba. Essendogli stato detto di tornare in Egitto, Mosè chiese ciò che doveva annunciare come nome dell’Iddio che lo mandava. Dalla Sacra Bibbia a cura di mons. Salvatore Garofalo, del 1964, leggiamo ora la risposta:

23 “Dio rispose a Mosè: ‘Sono colui che sono’. E aggiunse: ‘Ai figli di Israele dirai: “Io-Sono” mi ha mandato a voi’. Dio disse ancora a Mosè: ‘Ai figli di Israele parlerai così: “Jahve Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome in eterno, questo è il mio ricordo per sempre. Va’, raduna gli anziani di Israele e di’ loro: “Jahve, Dio dei vostri padri, si è manifestato a me — il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”’”. — Eso. 3:13-16.

24. (a) Perché, dunque, i cristiani non hanno nessun diritto di cambiare le cose riguardo al nome di Dio? (b) Quale azione appropriata fu compiuta dai dedicati, battezzati cristiani riuniti in generale congresso nel 1931?

24 Poiché disse che Geova è il suo nome per sempre ed è il suo ricordo per ogni generazione, è il suo nome e il suo ricordo oggi, nella nostra generazione. Noi, come cristiani, non abbiamo nessun diritto di cambiarlo. “Geova” è il suo nome Commemorativo, secondo l’American Standard Bible, che non usa la parola “ricordo”, ma dice: “Questo è il mio nome per sempre, e questo è il mio memoriale per tutte le generazioni”. (Eso. 3:15, AS) Fu il suo memoriale nella primissima generazione del genere umano, poiché nel secondo capitolo della Sacra Bibbia e nel quarto versetto leggiamo queste parole: “Queste sono le generazioni dei cieli e della terra quando furono creati, nel giorno che Geova Dio fece la terra e il cielo”. (Gen. 2:4, AS) Il suo nome è come un memoriale mediante cui essere ricordato per sempre, in tutte le generazioni. Era perciò fuori luogo che migliaia di dedicati e battezzati cristiani, riuniti in generale congresso a Columbus, nell’Ohio, la domenica 26 luglio 1931 abbracciassero il nome scritturale di testimoni di Geova? No; era molto appropriato.

25. (a) Nel 1925 questi cristiani cominciarono a capire che era venuto il tempo perché Dio compisse quale azione? (b) In armonia con ciò, che cosa disse nell’articolo principale il numero de La Torre di Guardia del 1º gennaio 1926?

25 Già nell’anno 1925 i cristiani che avevano accettato per sé quel nome avevano cominciato a capire che era venuto il tempo in cui il vero e vivente Dio si sarebbe ‘fatto un nome’. (2 Sam. 7:23, AV) Molto appropriatamente, quindi, nel numero, de La Torre di Guardia (inglese) del 1º gennaio 1926 l’articolo principale era intitolato “Chi onorerà Geova?” A pagina 7, sotto il titolo secondario intitolato “Un nome per sé”, i paragrafi 37 e 38 dicevano:

“I discendenti naturali del fedele Abraamo erano domiciliati in Egitto. Il nome di Dio era allora ignorato, e non era nei pensieri del popolo di quella nazione né di alcun’altra nazione del mondo. Davide narra il fatto che Dio andò in Egitto a liberare il suo popolo e a farsi un nome. (2 Samuele 7:23) Ora esiste una condizione simile. Quelli che sono della fede di Abraamo sono domiciliati in questo mondo malvagio, le cui organizzazioni hanno tutte abbandonato Dio e hanno diffamato il suo santo nome.

“Si avvicina il tempo in cui Dio si farà un nome. Dio avrà alcuni perché siano suoi testimoni sulla terra. E chi possiamo aspettarci che abbia il privilegio di occupare questo posto? Di sicuro nessun altro che Sion, l’organizzazione di Dio, di cui alcuni membri sono sulla terra. Geova dice loro: ‘Voi siete i miei testimoni, dice il Signore, e il mio servitore che io ho scelto; affinché mi conosciate e mi crediate e comprendiate che son io; prima di me non fu formato nessun Dio, né ce ne sarà dopo di me. Io, sì, io sono il Signore; e dopo di me non c’è nessun salvatore. Io ho dichiarato, e ho salvato, e ho mostrato, quando non c’era nessun dio straniero fra voi; perciò voi siete i miei testimoni, dice il Signore, che io sono Dio’. — Isa. 43:10-12”. [Authorized Version]

26, 27. Il profeta Isaia previde il bisogno di quale ulteriore liberazione, e che cosa scrisse quindi in Isaia 63:11-14?

26 Oltre a ciò che il re Davide di Gerusalemme disse riguardo al fatto che Dio si fece un nome al tempo in cui liberò il suo eletto popolo d’Israele dalla schiavitù nell’antico Egitto, il successivo profeta Isaia previde il tempo in cui Geova ripeterà questa impresa liberando il suo popolo eletto dalla sua triste angustia. Lo stesso Dio dev’essere ricercato a favore di questa liberazione, e il profeta Isaia prosegue quindi dicendo (in Isaia 63:11-14):

27 “E uno si ricordava dei giorni di molto tempo fa, Mosè suo servitore: ‘Dov’è Colui che li trasse fuori del mare coi pastori del suo gregge? Dov’è Colui che mise dentro di lui il Suo proprio spirito santo? Colui che faceva andare il Suo bel braccio alla destra di Mosè; Colui che fendeva le acque d’innanzi a loro per farsi un nome di durata indefinita; Colui che li fece camminare attraverso le ondeggianti acque, così che, come un cavallo nel deserto, non inciamparono? Proprio come quando una bestia stessa scende nella pianura della valle, il medesimo spirito di Geova li faceva riposare’. Così tu conducesti il tuo popolo per farti un bel nome”.

28. Al tempo della liberazione d’Israele, in Egitto chi provò timore del nome divino, e quale azione compirono, per cui ebbero quali esperienze?

28 Al tempo della liberazione d’Israele dall’Egitto, tante persone non israelite di quel paese provarono timore del nome divino, così che compirono l’azione dovuta. In che modo? Ebbene, quando gli Israeliti uscirono fuori d’Egitto dopo aver celebrato la loro prima Pasqua, allora, come dice il racconto di Esodo 12:38, “con loro salì anche una numerosa compagnia mista”. Quando Dio separò le acque del mar Rosso, questa compagnia mista vi passò in mezzo con gli Israeliti. E quando Dio fece ricadere le acque sui cavalli, sui carri e sui cavalieri inseguitori di Faraone, facendo annegare questi inseguitori assetati di sangue, questa compagnia mista udì gli Israeliti cantare al sicuro sulla spiaggia della penisola del Sinai: “Geova è una vigorosa persona di guerra. Il suo nome è Geova. . . . Geova regnerà a tempo indefinito, sì, per sempre”. — Eso. 14:31–15:18.

29. Che ne è stato dell’effetto dell’impressione che il miracolo di Geova fece allora sulle nazioni, e gli Israeliti che cosa ebbero l’obbligo di essere e di fare?

29 L’enorme impressione che quello stupendo miracolo fece alle nazioni in quel tempo nell’anno 1513 avanti la nostra Èra Volgare ha perduto da allora il suo stupendo effetto. Il nome che Geova si fece allora, molto tempo fa, influisce poco sulle nazioni d’oggi, anche sulle cosiddette nazioni cristiane della cristianità. Esse non lo temono né lo rispettano. La cristianità si è abbandonata a una condizione simile a quella dell’antico Egitto, l’oppressore del popolo di Geova. (Riv. 11:8) Quegli Israeliti naturali furono allora effettivamente testimoni oculari di ciò che Geova fece e fu fatto loro conoscere e apprezzare il suo nome in un modo in cui i loro fedeli antenati non lo avevano mai conosciuto e apprezzato. (Eso. 6:2, 3) Per forza delle circostanze furono testimoni di Geova, e furono perciò obbligati a recare testimonianza alle generazioni future intorno al nome e alle opere di Geova. Per mezzo del profeta Isaia, Geova disse loro chiaramente che erano suoi testimoni. Avrebbero dovuto rispettare il nome che Geova si era fatto e avrebbero dovuto comportarsi in modo degno dei loro obblighi di testimoni di Lui quale solo vivente e vero Dio. L’odierna cristianità si trova in una situazione simile.

30. Perché oggi la cristianità ha l’obbligo d’essere testimoni dello stesso Dio dell’antico Israele naturale?

30 Oggi, come nei secoli passati, la cristianità asserisce d’essere l’Israele spirituale, un Israele cristiano. Inevitabilmente, dunque, il suo Dio dev’essere l’Iddio dell’antico Israele naturale. Quindi, come l’Israele naturale dell’antichità, la cristianità ha l’obbligo d’essere testimoni di quello stesso Dio dell’antico Israele, che è nello stesso tempo il Dio del Messia, Gesù, il Figlio di Dio. L’essere testimoni di Gesù il Messia o Cristo non esenta nessuno dall’essere anche testimone di Geova, e questo primariamente. — Atti 1:8; 5:27-32.

31. Secondo ciò che dicono oggi la cristianità e le sue chiese, è venuto il tempo che Dio faccia che cosa, e questo che cosa preannuncerà per i popoli e le nazioni del giorno moderno?

31 Ma guardate le nazioni della cristianità e le loro chiese. Ascoltate ciò che dicono. Alla luce della Sacra Bibbia, esaminate ciò che fanno. Mostrano i fatti che queste nazioni e le chiese della cristianità siano testimoni di Geova? I nudi fatti indicano chiaramente che, ancora una volta, è venuto il tempo in cui Geova si farà un nome dinanzi a tutte le nazioni e a tutti i popoli che orgogliosamente e ostinatamente si rifiutano di riconoscere, rispettare e temere il suo nome divino. Lo storico esempio di Faraone e delle sue forze militari al mar Rosso preannuncia il disastro per tali nazioni e popoli moderni quando Geova si farà di nuovo un nome nella prossima “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon! — Riv. 16:14-16; 19:11-21.

32. Hanno tutte le odierne nazioni buona ragione per non conoscere tutto ciò, e gli antagonistici contendenti della cristianità che cosa non potranno mai cancellare riguardo ai cristiani testimoni di Geova?

32 Ora, in quest’anno 1972, hanno tutte le nazioni buona ragione per non conoscere tutto ciò? A causa della mancanza della cristianità verso gli oltre novecento milioni di membri iscritti alle sue chiese, ha mancato Geova di avere i suoi fedeli, espliciti testimoni in questo ventesimo secolo, nella nostra stessa generazione? Assolutamente No! Le persone legate alle chiese della cristianità possono disputare che quei cristiani testimoni di Geova oggi internazionalmente noti siano in realtà testimoni dell’Iddio Altissimo. Possono dire che non abbiano nessun diritto a tale nome e che siano falsi profeti. Possono conformemente opporsi loro, mal rappresentarli e perseguitarli per costringerli a smettere di compiere l’opera di testimonianza in tutto il globo. Ma quegli antagonistici popoli della cristianità nonché quelli del cosiddetto paganesimo non potranno mai cancellare la storia che questi cristiani testimoni di Geova di questo ventesimo secolo hanno scritta in più di duecento paesi e in circa centosessanta lingue.

33. Che cosa sono dunque obbligati ad ammettere gli ostili popoli di tutta la cristianità rispetto all’opera dei testimoni di Geova, e perché?

33 Non potranno mai smentire che il nome di Dio ripetuto migliaia di volte nel vero testo della Sacra Bibbia è stato fatto conoscere al popolo in tutto il mondo e che centinaia di migliaia di persone di ogni razza, nazionalità, tribù e gruppo sociale sono state aiutate a conoscere e temere e servire Geova, Dio e Padre del Signore Gesù Cristo. Questa è una cosa che i falsi profeti non hanno mai potuto fare. (Deut. 18:15-22) Sì, quei popoli ostili di tutta la cristianità sono costretti ad ammettere che non hanno potuto fermare finora la predicazione e l’insegnamento compiuti in tutto il mondo da questi cristiani testimoni di Geova. Perché? Perché non hanno voluto ascoltare il consiglio legale che l’avvocato religioso Gamaliele diede agli oppositori dei cristiani testimoni di Geova nel primo secolo quando disse: “Vi dico: Non vi intromettete con questi uomini, ma lasciateli stare; (perché, se questo progetto o quest’opera è dagli uomini, sarà rovesciata; ma se è da Dio, non li potrete rovesciare); altrimenti, potete trovarvi a combattere effettivamente contro Dio”. — Atti 5:34-39.

“UN POPOLO PER IL SUO NOME”

34. In quel primo secolo E.V., che cosa accadde a quelli che si intromisero con il cristianesimo apostolico, e perché ciò ha suscitato una domanda circa l’esistenza di Geova?

34 Che cosa ne fu di quelli che si intromisero con quei cristiani apostoli e conservi credenti del primo secolo? Nell’anno 70 della nostra Èra Volgare, invece di rovesciare il cristianesimo apostolico, il loro proprio sistema religioso fu rovesciato quando la vecchia Gerusalemme cinta di mura e il suo tempio furono distrutti, per non essere mai più ricostruiti da mani giudaiche. Il loro sacerdozio cessò di esistere o di mantenere la propria identità. Mostrino i fatti se quegli intolleranti intromettenti religiosi si trovarono a “combattere effettivamente contro Dio”. Quel tragico avvenimento dell’anno 70 E.V. non significò in alcun modo che Geova cessasse di esistere, come se fosse un Dio dei soli Israeliti, un Dio nazionale che esistesse solo finché esisteva la sua nazione storica. L’immortale Geova, che è Dio senza principio e senza fine, ha continuato a vivere, e vive ancora, nonostante le smentite di tutti gli atei. Ma, a causa di ciò che accadde nell’anno 70, è stato egli da allora senza una nazione?

35. Perché l’antica nazione d’Israele fu un “popolo per il suo nome”, e perché c’è dubbio circa il fatto che essa sia oggi ‘un popolo per il nome di Geova’?

35 È un fatto che, nell’anno 1473 a.E.V., quando il profeta Mosè proferì le sue istruzioni d’addio alla nazione d’Israele prima che attraversasse il fiume Giordano per entrare nella Terra Promessa, egli disse loro: “Geova ti stabilirà a sé come popolo santo, proprio come ti ha giurato, perché continui a osservare i comandamenti di Geova tuo Dio e hai camminato nelle sue vie. E tutti i popoli della terra dovranno vedere che il nome di Geova è stato invocato su di te, e in realtà ti temeranno”. (Deut. 28:9, 10) Come Geova disse loro, essi erano divenuti “di fra tutti gli altri popoli la mia speciale proprietà”. (Eso. 19:3-5) Essendo stato invocato su di loro il Suo nome, erano “un popolo per il suo nome”. (Ger. 14:9; Dan. 9:19) Ma ha il popolo d’Israele continuato a essere un “popolo per il suo nome” fino a questo giorno? L’istituzione dell’indipendente, non teocratica Repubblica d’Israele nel 1948 E.V. l’ha forse confermata come “popolo per il suo nome”, nonostante che non osservi la legge di Mosè e non abbia in Gerusalemme il tempio chiamato col nome di Geova? È importante che lo sappiamo.

36. Fu Gesù membro del ‘popolo per il nome di Geova’, e come Geova mostrò la sua decisione circa il fatto che il Suo nome dovesse essere trasferito dall’Israele naturale?

36 Il primo secolo della nostra Èra Volgare fu il tempo per determinare tale questione. Certo Gesù Cristo, nato in Betleem-Giuda nella linea della famiglia del re Davide, fu per nascita membro del ‘popolo per il nome di Geova’. Il suo stesso nome Gesù include il nome divino, poiché significa “Geova è salvezza”. Ma la stessa nazione di Gesù lo rinnegò. In quanto ai suoi seguaci, che erano un piccolo rimanente di Israeliti, si separarono dalla nazione d’Israele, e divennero una nazione spirituale. In questa situazione, la nazione del naturale, circonciso Israele continuò forse a essere il “popolo per il suo nome” (per il nome di Geova), o fu il nome di Geova trasferito e invocato sulla nazione spirituale dei seguaci di Gesù? Dio stesso decise la risposta a questo problema. Il giorno di Pentecoste dell’anno 33 E.V. versò il suo spirito santo in adempimento della Sua profezia di Gioele 2:28-32. Su chi? Non sui Giudei non cristiani nel tempio allora in piedi in Gerusalemme, ma sui dodici apostoli e sugli altri discepoli di Gesù. Ripieni di spirito, essi proclamarono il nome di Dio. — Atti 2:1-36.

37, 38. (a) In che modo molti Giudei divennero parte del nuovo ‘popolo per il nome di Geova’? (b) Quando Geova aprì ai non Giudei la porta per divenire questo “popolo per il suo nome”?

37 Lì, oltre diciannove secoli fa, Geova cominciò a trarre un nuovo popolo su cui sarebbe stato invocato il suo nome o che si sarebbe chiamato col suo nome. (1 Piet. 2:9) Migliaia di naturali, circoncisi Giudei accettarono Gesù come Messia e divennero parte di questo ‘popolo per il nome di Geova’. Nemmeno tre anni e mezzo dopo, Geova Dio diede l’opportunità alle nazioni non giudaiche o gentili. Mandò l’apostolo Pietro perché entrasse nella casa di un Gentile a Cesarea e proclamasse la buona notizia intorno a Gesù il Messia a Cornelio e ai suoi amici. A causa della loro credenza, Geova versò su di loro il suo spirito. In tal modo fece di questi Gentili credenti parte del “popolo per il suo nome”. In seguito l’appartenenza a questo spirituale “popolo per il suo nome” fu possibile a tutte le nazioni non israelitiche o gentili. (Atti 10:1 a 11:18) Questo accadde non perché lo diciamo noi, ma perché lo disse l’ispirato discepolo Giacomo, fratellastro di Gesù Cristo. Ciò avvenne circa tredici anni dopo la conversione del gentile Cornelio e dei suoi amici. Parlando a una conferenza in Gerusalemme, Giacomo disse:

38 “Simeone [Pietro] ha narrato completamente come Dio rivolse la prima volta l’attenzione alle nazioni per trarre un popolo per il suo nome. E con questo sono concordi le parole dei Profeti, come è scritto: ‘Dopo queste cose tornerò e riedificherò la tenda di Davide . . . affinché quelli che rimangono degli uomini cerchino premurosamente Geova, insieme a persone di tutte le nazioni, persone che son chiamate con il mio nome, dice Geova, che fa queste cose’”. — Atti 15:12-18; Amos 9:12.

39. (a) Perché Geova non ha cessato d’avere un “popolo per il suo nome” dalla distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V.? (b) Che cosa completa oggi Geova che cominciò diciannove secoli fa, e quale prova ne abbiamo?

39 Di conseguenza, Geova non cessò di avere un “popolo per il suo nome” dopo la distruzione dell’antica Gerusalemme cinta da mura e del suo tempio nell’anno 70 E.V. e la dispersione dei naturali, circoncisi Giudei. Aveva il cristiano “popolo per il suo nome” formato da poco. Ciò che Geova cominciò allora nel primo secolo, porta oggi a termine in questo ventesimo secolo. Ora, prima che si abbatta su questo sistema di cose la più grande tribolazione di tutta la storia umana, egli completa questo spirituale “popolo per il suo nome”, e oggi c’è ancora sulla terra un rimanente d’essi. Se non fosse così, come potremmo spiegare ciò che ora ha luogo in tutti gli abitati continenti e nelle isole dei sette mari? Che cosa? Il nome di Geova viene fatto conoscere ed è esaltato in proporzioni mai prima d’ora raggiunte da che enorme biasimo fu recato sul nome divino con la distruzione di Gerusalemme e del suo famoso tempio nell’anno 70 E.V. Non si commetta nessun errore riguardo a ciò: Geova ha oggi sulla terra il suo “popolo per il suo nome”, ed esso dà prova d’essere proprio tale, anche se è solo un rimanente.

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Gli insegnamenti e le pratiche della vostra chiesa glorificano il nome di Dio? Insegna essa l’inferno di fuoco, la Trinità? Ha mai partecipato alla benedizione delle guerre della vostra nazione?

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Mostrando rispetto per il Nome divino, all’assemblea di Columbus, nell’Ohio, del luglio 1931, migliaia di cristiani abbracciarono il nome “testimoni di Geova”

[Immagine a pagina 340]

Come Geova si fece un gran nome al mar Rosso, così si farà nuovamente un nome nella prossima guerra di Armaghedon

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