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  • Domande dai lettori (1)
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1974
w74 15/1 pp. 62-63

Domande dai lettori

● Se un cristiano commette adulterio, si pente e confessa il suo peccato al comitato giudiziario della congregazione cristiana, deve inoltre rendere noto l’adulterio al proprio coniuge anche se esso gli recherà profondo dolore? — U.S.A.

Sì, il cristiano ha l’obbligo di rendere nota la sua trasgressione al coniuge innocente prima che i membri del comitato giudiziario riconoscano che il suo dichiarato pentimento è sincero. L’adulterio è una contaminazione del letto matrimoniale ed è una cosa abbastanza grave da consentire al coniuge innocente di divorziare e d’essere scritturalmente libero di risposarsi. (Matt. 19:9) Quindi, il coniuge innocente ha ogni diritto di sapere ciò che è accaduto.

In effetti, non la confessione, ma l’adulterio reca dolore al coniuge innocente. Per questa ragione il coniuge adultero doveva pensare prima seriamente ai cattivi effetti dell’adulterio e non cedere alla tentazione. Una volta commesso l’adulterio è troppo tardi per cominciare a pensare di risparmiare il dolore al coniuge innocente.

Mentre il coniuge innocente si sentirà naturalmente ferito apprendendo dell’adulterio, questo non significa necessariamente la fine del matrimonio. Udendo la sincera confessione e l’implorazione di perdono, egli o ella può decidere di perdonare il coniuge adultero. Quindi, la confessione dà anche al marito e alla moglie l’opportunità di esaminare seriamente il loro matrimonio e considerare ciò che possono fare per migliorare ed evitare che l’errore si ripeta. Il coniuge innocente può avere anche contribuito all’infedeltà del suo compagno. Se, ad esempio, la moglie ha deliberatamente privato il marito del debito coniugale, essa ha una certa responsabilità nell’accaduto. Ella non è interamente senza colpa dal punto di vista di Dio, poiché la Bibbia ammonisce: “Il marito renda alla moglie il suo debito; ma la moglie pure faccia similmente verso il marito. . . . Non ve ne private l’un l’altro, se non di mutuo consenso per un tempo fissato, affinché dedichiate il tempo alla preghiera e vi uniate di nuovo, onde Satana non continui a tentarvi per la vostra mancanza di continenza”. — 1 Cor. 7:3-5.

Oltre alla possibilità di porre un fondamento per un migliore matrimonio, la confessione può anche impedire altri gravi problemi. Finché il coniuge adultero tiene nascosta la cosa, non può avere una buona coscienza verso il suo compagno. Questo può rispecchiarsi nelle parole e nelle azioni. Il coniuge innocente si accorgerà subito che qualche cosa non va e lo menzionerà. Per proteggersi, il coniuge colpevole può ricorrere alla menzogna, e questo accrescerebbe l’errore. Pertanto ne può derivare infine più danno che se confessa il suo errore e cerca il perdono del coniuge.

Quindi se chi è colpevole di adulterio è veramente pentito e vuole salvare il matrimonio, deve cercare il perdono del coniuge innocente. Da allora in poi, se il perdono è concesso, entrambi potranno operare insieme per cercar di mantenere il letto matrimoniale senza contaminazione. (Ebr. 13:4) Giacché vi è connessa la purezza morale della congregazione, essi dovrebbero anche rivelare l’accaduto al comitato giudiziario.

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