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  • La crescente povertà minaccia tutti

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  • La crescente povertà minaccia tutti
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
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  • IL VOLTO DELLA POVERTÀ
  • PERCHÉ ESISTE LA POVERTÀ?
  • MANCANZA DI COMPASSIONE VERSO I POVERI
  • “AVETE SEMPRE CON VOI I POVERI”?
  • Prigionieri della povertà
    Svegliatevi! 1998
  • Presto nessuno sarà povero!
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1995
  • È vicina la fine della povertà
    Svegliatevi! 1998
  • Seguiamo l’esempio di Gesù interessandoci dei poveri
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2006
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
w76 1/2 pp. 67-71

La crescente povertà minaccia tutti

SE SI menziona il soggetto della crescente povertà, probabilmente qualcuno citerà le parole di Gesù Cristo: “Avete sempre con voi i poveri”. — Giov. 12:8.

Che cosa intese dire Gesù? Che Dio non ha cura dei poveri? E la loro sorte è forse disperata, senza rimedio?

Il problema della povertà nel mondo si è aggravato ed è diventato una crescente minaccia nonostante il fatto che gli uomini abbiano tentato di debellarla. Da una parte, negli ultimi anni il reddito nazionale di molti paesi è aumentato. Negli anni sessanta una nazione del Sudamerica accrebbe il reddito nazionale di una media globale annua del 3,1 per cento per persona. Questo andò a favore dei ricchi. Ma nello stesso tempo il 40 per cento della popolazione, la parte più povera, ebbe una diminuzione del reddito. In altri paesi si registrò lo stesso fatto.

Pertanto, nonostante i piani e i progetti governativi, la dichiarazione di Kurt Waldheim, segretario generale delle Nazioni Unite, mostra che la minaccia della povertà non è stata respinta. Egli dice: “Il più schiacciante capo d’accusa contro la nostra attuale civiltà mondiale è il fatto che continua a esistere estesa, assoluta povertà fra i due terzi della popolazione del mondo”.

IL VOLTO DELLA POVERTÀ

La vera minaccia della povertà, tuttavia, si vede nella vita di quelli che l’affrontano ogni giorno. Non è facile definirla, poiché un uomo può essere “povero” in un paese eppure, con gli stessi possedimenti, essere considerato piuttosto benestante altrove.

Gli emigranti nelle nazioni occidentali hanno la vita dura. Negli Stati Uniti, ad esempio, una famiglia di Messicano-americani si sposterà man mano che le messi maturano, lavorando nei campi in varie parti del paese. Pur lavorando per lunghe ore, l’intera famiglia non guadagnerà tutt’insieme quanto un apprendista idraulico. Alcuni sono così vicini alla fame che perdere una giornata di lavoro equivarrebbe a restare senza mangiare: per loro la minaccia della povertà esiste.

In alcune parti più ricche dell’Europa sono emigrate persone dall’Asia e dall’Africa, oltre che da altre nazioni europee. Molti, emigrati per andare a lavorare dove c’è “prosperità”, devono accontentarsi del lavoro di pulire le strade e lavare i gabinetti pubblici. Abitano in “case” fatte di cartone e rottami d’automobili e ammucchiate le une sulle altre. Non c’è né elettricità né acqua corrente.

Tuttavia la loro situazione è discreta in paragone con la vita in alcune parti dell’Africa e dell’Asia. I poveri delle città abitano spesso in capanne di bambù grandi pressappoco quanto un tavolo da disegno; da ogni parte brulicano le mosche. E il cibo? I rifiuti che riescono a trovare rovistando fra mucchi d’avanzi! Ciò nondimeno, dice una notizia, anche questi poveri delle città stanno meglio di alcuni che abitano nei villaggi di campagna: “I braccianti senza terra [possono] mangiare meglio rovistando tra i rifiuti in città che aspettando le limitate opportunità di lavoro nei villaggi. I rifiuti nelle città [offrono] un maggior valore nutritivo dei . . . cibi poco sostanziosi consumati dai poveri”.

Che lo crediate o no, anche quei poveri stanno meglio in paragone d’altri. Molti milioni di persone non possono neppure permettersi una misera baracca in cui vivere. Alcuni usano le strade come gabinetti e il marciapiede come camera da letto e come cucina.

PERCHÉ ESISTE LA POVERTÀ?

Chi o che cosa ha causato la crescente minaccia della povertà? Le risposte variano, dall’idea che i poveri devono incolpare solo se stessi della loro condizione all’asserzione che siano nell’impossibilità di cambiarla. Probabilmente la verità sta in mezzo.

Una volta moltissimi erano pronti ad accusare i poveri di pigrizia. Ma sono meno coloro che fanno simili affermazioni. Perché? Perché l’inflazione divora il denaro duramente guadagnato di un crescente numero di persone. Ora anch’esse riconoscono personalmente che ci sono davvero fattori indipendenti dalla volontà individuale che possono rendere “ricchi” o “poveri”.

È innegabile che alcuni starebbero molto meglio se lavorassero di più. Da un paese giunge la notizia secondo cui i lavoratori “tengono il proprio ritmo: lavorano alcune ore, poi depongono gli arnesi e fanno la siesta”. “Fino a quando, pigro, continuerai a giacere?” chiede la Bibbia in Proverbi 6:9, e poi al versetto 11 assicura: “Certo la tua povertà verrà”. È ovvio che in alcune parti della terra le persone si sono indebolite a causa della fame o di malattie come epatite, malaria e febbre gialla. Non possono lavorare così strenuamente come chi è più forte. E la Bibbia mostra che c’è anche un tempo per la necessaria “mano piena di riposo”. — Eccl. 4:6.

Tuttavia, la crescente evidenza mostra che la maggioranza non è povera perché sia pigra o rifiuti di lavorare. Negli Stati Uniti, ad esempio, circa ventun milioni di persone che lavorano per vivere sono classificate come “povere”; di recente è stata coniata l’espressione “poveri che lavorano”. Gli emigranti potrebbero essere poveri, ma non hanno almeno cercato di andare dove c’è lavoro? In un sondaggio si è riscontrato che il 75 per cento delle persone che a Calcutta dormono sul marciapiede lavorano per vivere; ma i loro guadagni sono così miseri che non bastano neppure a mantenere loro e la famiglia.

Né i salari bassi sono sempre dovuti a mancanza d’istruzione, esperienza o capacità. Spesso, un fattore importante che determina il reddito di un uomo è dove lavora. Barry Bluestone, economista di un’università di Boston, dice: “In una fabbrica di automobili l’uomo delle pulizie riceve un salario sufficiente per vivere. In una fabbrica di tessili con lo stesso lavoro si guadagna solo un salario minimo”. Tuttavia negli stabilimenti automobilistici il numero di posti per il lavoro delle pulizie è limitato. Il fatto di ricevere il salario migliore è spesso questione di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. — Eccl. 9:11.

La povertà nasce da sola, divenendo una crescente minaccia in un altro modo. Essa produce una cultura tutta particolare, spesso caratterizzata da cibi, linguaggio, vestiti e abitudini suoi propri. Chi cresce in un ambiente povero spesso “pensa” da povero. Pertanto, il quotidiano dei negri degli U.S.A., il Times di Columbus (Georgia), cita le parole di Walter Washington il quale avrebbe detto che se “vogliamo eliminare i ghetti dobbiamo aiutare i poveri a eliminare il ghetto dalla mente . . . Se costruiamo una casa per chi abita nel ghetto e non cambiamo il suo senso dei valori, la casa diverrà un ghetto”. I poveri, abituati a vivere nei bassifondi, se non sono educati diversamente spesso trasformeranno in bassifondi anche le case nuove.

Questa “mentalità dei poveri”, unita a una forte punta d’orgoglio, aggrava le loro condizioni e rende più pronunciata la minaccia della povertà. Degli abitanti di una regione povera dell’Europa occidentale, ci è detto: “Non mangeranno altro che pane e cipolla tutto il giorno e si copriranno di debiti fin sopra i capelli pur di potersi vantare che hanno l’automobile”. Per i benestanti sarà difficile questa mentalità. Tuttavia, in effetti, hanno spesso reso più gravoso per i poveri il loro pesante fardello. In che modo?

MANCANZA DI COMPASSIONE VERSO I POVERI

Chi è ben nutrito e ben vestito spesso non si preoccupa delle minacce incombenti su chi è in povertà. Talvolta non c’è la deliberata intenzione d’essere scortesi; ma la vita quotidiana porta via tanto tempo che è facile dimenticarsi degli indigenti.

Gli insegnamenti sociali e religiosi hanno fatto ben poco per incoraggiare la considerazione verso gli umili. L’insegnamento dell’evoluzione, con i suoi concetti sulla “sopravvivenza del più adatto”, condiziona la mente così da essere indotti a pensare che certuni debbano esser messi da parte come “inadatti”.

L’erroneo insegnamento religioso della predestinazione ha fatto assumere a molti un punto di vista fatalistico. Il clero ha detto che Dio benedice chi ha la prosperità materiale, non chi ha vere qualità spirituali. Se qualcuno era senza beni di questo mondo, era il ragionamento delle chiese, questa era la “volontà di Dio”.

Che contrasto con la veduta umanitaria eppure realistica di Gesù Cristo! Quando Gesù fu sulla terra c’era evidentemente molta povertà fra i Giudei. Egli e i suoi apostoli si interessarono personalmente di assistere i poveri. Egli insegnò che a tempo debito i mansueti avrebbero ereditato la terra; la minaccia della povertà sarebbe sparita per sempre. — Matt. 5:5; 6:10; 11:5; 24:20, 21; Giov. 13:29.

“AVETE SEMPRE CON VOI I POVERI”?

Allora perché Gesù disse: “Avete sempre con voi i poveri”? Non perché fosse indifferente nei loro riguardi. Considerate nel loro giusto contesto, le parole di Gesù mostrano il giusto spirito che tutte le persone devote devono avere verso i poveri.

Gesù consumò un pasto nella casa di Simone, abitante nella città di Betania. Mentre si trovava lì, accadde quanto segue: “Maria prese perciò una libbra d’olio profumato, nardo genuino, molto costoso, e ne spalmò i piedi di Gesù e asciugò i piedi di lui con i propri capelli. La casa fu piena dell’odore dell’olio profumato. Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: ‘Perché mai quest’olio profumato non è stato venduto per trecento denari e dato ai poveri?’ Egli disse questo, però, non perché s’interessasse dei poveri, ma perché era ladro e aveva la cassa del denaro e portava via il denaro che vi si metteva. Perciò Gesù disse: ‘Lasciatela stare, affinché faccia questa osservanza in vista del giorno della mia sepoltura. Poiché avete sempre con voi i poveri ma non avrete sempre me con voi’”. — Matt. 26:6-13; Mar. 14:3-9; Giov. 12:2-8.

Maria cercava a modo suo di mostrare apprezzamento a Gesù. Nella vita ci sono molti obblighi per adempiere i quali si possono spendere i propri mezzi. Alcune cose, come quella di mostrare apprezzamento al Messia, Gesù, che stava per morire, era meglio farle allora.

Si deve pure ricordare che le parole di Gesù alludono alla legge data da Dio a Israele per mezzo di Mosè. (Deut. 15:11) Quando quella legge era applicata correttamente, nessun Giudeo era ridotto a una povertà così estrema da cui non potesse mai risollevarsi. Per esempio, la proprietà familiare non poteva essere tolta a una famiglia a tempo illimitato. (Si veda Levitico capitolo 25). La fedele ubbidienza alla legge di Dio preveniva molti casi di povertà. (Deut. 15:4, 5) E quelli che venivano a trovarsi in povertà dovevano essere trattati generosamente dagli altri: “Nel caso che qualcuno dei tuoi fratelli divenga povero fra te . . . non devi indurire il tuo cuore né chiudere il tuo pugno verso il tuo fratello povero”. — Deut. 15:7, 8.

Gesù sapeva che la povertà non sarebbe stata immediatamente eliminata fra i suoi seguaci. I discepoli sarebbero stati in ogni specie di condizioni sociali ed economiche. (1 Cor. 7:17-24) La povertà era davvero un problema ed essi avrebbero dovuto combatterla. Gli scritti dei seguaci di Gesù mostrano che essi furono all’altezza di quella sfida. — 1 Cor. 16:1, 2; 1 Giov. 3:17, 18.

Il fatto che Gesù usò la parola “sempre”, nel dire: “Avete sempre con voi i poveri”, non si deve intendere che significasse ‘senza termine di tempo’. “Sempre” (la parola greca panʹto·te) è modificata dalle circostanze in cui viene usata. Pertanto in Luca 15:31 il padre del figlio prodigo dice al figlio maggiore: “Figlio, tu sei sempre stato con me”. Ovviamente il “figlio” non era stato con il padre prima che questi avesse figli. Quindi, finché gli attuali corrotti sistemi economici governano questa terra, ci sarà ‘sempre la povertà’.

I testimoni di Geova sanno che presto, nel nuovo ordine di Dio, non esisteranno più gli estremi di molti poveri e pochi ricchi. Oggi, però, essi stessi si trovano in ogni condizione economica. Tuttavia si considerano fratelli e sorelle e mostrano amorevole considerazione gli uni verso gli altri.

Inoltre, quelli che sono più poveri sanno che mettendo in pratica nella loro vita i princìpi biblici saranno aiutati a evitare abitudini errate — gioco d’azzardo, uso di tabacco e di narcotici, per esempio — che impoveriscono ulteriormente. Si fanno la reputazione d’essere laboriosi, per cui trovano lavoro con più facilità. Avendo una speranza per il futuro, non sono amareggiati verso Dio e verso il prossimo.

Altri cristiani possono non sentirsi direttamente minacciati dalla povertà in questo momento. Tuttavia sanno che può essere una minaccia indiretta. In che senso? Qualcuno può diventare insensibile alla sorte di quelli che si trovano in tali difficili condizioni, trascurando il consiglio della Parola di Dio d’avere considerazione per loro. In questo modo la povertà potrebbe minacciare la propria vita spirituale.

I testimoni di Geova sanno che, mentre i poveri devono fare alcuni cambiamenti nella propria vita, un altro cambiamento è altrettanto importante. È il cambiamento che quelli che non sono poveri devono apportare nel loro modo di considerare i poveri. Sono appropriate le parole del salmo di Davide: “Felice è chiunque mostra considerazione al misero; nel giorno della calamità Geova gli provvederà scampo”. — Sal. 41:1.

Vorreste essere in vita quando ogni minaccia di povertà sarà scomparsa? Vorreste ricevere validi consigli per sapere come farvi fronte ora? In tal caso, leggete regolarmente questa rivista.

[Immagine a pagina 67]

Che cosa intese dire Gesù con le parole: “Avete sempre con voi i poveri”? — Giov. 12:8.

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