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  • Gesù Cristo: Un personaggio storico

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  • Gesù Cristo: Un personaggio storico
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
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  • TESTIMONIANZA GIUDAICA
  • TESTIMONIANZA DEGLI STORICI ROMANI
  • UN RACCONTO INDIMENTICABILE
  • LA SUA PERSONALITÀ INCOMPARABILE
  • CHE DIRE DEI MIRACOLI DI GESÙ?
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
w75 15/10 pp. 632-634

Gesù Cristo: Un personaggio storico

SONO stati scritti molti libri che mettono in dubbio l’autenticità e la storicità delle cose narrate nella Bibbia. Uno speciale bersaglio dei critici dubbiosi sono i racconti evangelici della vita di Gesù. A che cosa dobbiamo credere? Gesù visse effettivamente? È autentica l’immagine che ce ne è presentata nei Vangeli?

Molti critici sono pressappoco della stessa opinione espressa dal defunto Albert Schweitzer. Secondo lui, il Gesù presentato nei Vangeli, il quale asserì d’essere il Messia, predicò il regno di Dio e morì per dare la finale consacrazione alla sua opera, è “un’invenzione letteraria dei più antichi Evangelisti”. Schweitzer vorrebbe farci credere che Gesù fosse un fanatico religioso che predicò l’imminente distruzione dell’universo e che non lo si può riconoscere come una “personalità storica concreta”. Pervenuto a tale conclusione, Schweitzer abbandonò la sua carriera di ecclesiastico e professore di teologia, tornò a scuola, studiò medicina e divenne medico.

Lo scetticismo di alcuni critici fa loro negare che esistesse mai una persona come Gesù. Quali prove ci sono dunque che Gesù visse effettivamente?

TESTIMONIANZA GIUDAICA

Tanto per cominciare, c’è la testimonianza dei primi scritti talmudici. Il noto studioso giudeo Joseph Klausner, dopo averne investigato a fondo la testimonianza, riferisce che i “primi racconti talmudici” su Gesù confermano ‘sia l’esistenza che il personaggio generale di Gesù’. — Jesus of Nazareth, pag. 20.

Ci sono due riferimenti a Gesù anche nelle opere di Giuseppe Flavio, storico giudeo del primo secolo. Uno di essi è spesso contestato perché fa apparire Giuseppe Flavio come cristiano. (Antichità Giudaiche, Libro XVIII, Cap. III, par. 3) Ma, come spiegano Klausner e altri studiosi, è irragionevole pensare che Giuseppe Flavio non facesse nessun riferimento al ministero di Gesù quando trattò esaurientemente quello di Giovanni Battista. Inoltre, in un riferimento successivo, Giuseppe Flavio dice che “il sinedrio dei giudici [aveva] portato dinanzi a loro il fratello di Gesù, detto Cristo, di nome Giacomo”. (Antichità Giudaiche, Libro XX, Cap. IX, par. 1) Giustamente, questi studiosi sostengono che questa citazione fa pensare che in precedenza era stato detto qualcosa di Gesù, altrimenti perché identificare come suo fratello uno sconosciuto Giacomo? Essi sostengono perciò che Giuseppe Flavio parlò effettivamente del ministero di Gesù ma che qualche altra mano posteriore colorì il racconto.

TESTIMONIANZA DEGLI STORICI ROMANI

Non ci si deve attendere che gli storici romani parlino molto di un movimento religioso apparentemente piccolo nella lontana Palestina. Tutt’al più ci attenderemmo di trovare scarsi riferimenti, ed è così. Pertanto, il massimo storico romano, Tacito, dice che Nerone attribuì la colpa dell’incendio di Roma a quelli “chiamati cristiani dalla plebe. Cristo, da cui ebbe origine il nome, subì la pena capitale durante il regno di Tiberio per mano di uno dei nostri procuratori, Ponzio Pilato”. — The Complete Works of Tacitus, tradotto da A. Church e W. Brodribb, pag. 380.

Alcuni altri scrittori romani, fra cui Plinio il Giovane, Seneca e Giovenale, pure fanno riferimento ai seguaci di Cristo.

Giustamente, dunque, The Encyclopædia Britannica dichiara riguardo alla testimonianza dei primi scrittori giudei e pagani: “Questi racconti indipendenti provano che nei tempi antichi anche gli avversari del cristianesimo non dubitarono mai della storicità di Gesù, discussa per la prima volta e per motivi insufficienti da vari autori alla fine del XVIII, durante il XIX e al principio del XX secolo”. — Edizione del 1974, Vol. 10, pag. 145.

UN RACCONTO INDIMENTICABILE

Non solo la storicità di Gesù è stabilita da tali narrazioni “indipendenti”, ma i racconti evangelici la stabiliscono con il loro stesso contenuto. In che modo? John Stuart Mill, noto economista e filosofo inglese del diciannovesimo secolo, osservò: “Fra i Suoi seguaci, o fra i loro proseliti, chi poté inventare le parole attribuite a Gesù, o immaginare la vita e il personaggio rivelati nei Vangeli? Certo non i pescatori della Galilea”. Lo stesso argomento è addotto dall’americano Theodore Parker: “Ci lasceremo dire che un tal uomo non visse mai, che tutta la storia è una menzogna? Supponiamo che Platone e Newton non vivessero mai. Ma chi fece le loro opere, e chi pensò i loro pensieri? Ci vuole un Newton per fabbricare un Newton. Quale uomo avrebbe potuto costruire un Gesù? Nessuno all’infuori di Gesù”.

E il filosofo inglese David Hartley fa un ragionamento pertinente ed efficace: “Se paragoniamo la trascendente grandezza di questo personaggio [Gesù] al modo indiretto in cui fu presentato, . . . sembrerà impossibile che lo inventassero, che non avessero davanti un originale vero e proprio . . . Come potevano persone mediocri e illetterate superare i più grandi genii, antichi e moderni, nel descrivere un personaggio? Come fecero a descriverlo in modo indiretto? Questa è davvero una vigorosa prova di autenticità e verità”.

LA SUA PERSONALITÀ INCOMPARABILE

Una prova ancora più valida della storicità di Gesù Cristo è il fatto che la sua influenza non dipende dalla sua presenza fisica sulla terra. Mentre l’influenza di potenti governanti come Nabucodonosor, Alessandro Magno e Giulio Cesare non esiste, l’impronta che Gesù Cristo lasciò nella storia rimane. Oggi milioni di persone ne seguono ancora gli insegnamenti.

Benché fosse un uomo potente nel suo giorno, Napoleone fu costretto a riconoscere l’incomparabile influenza di Gesù come persona. Egli rilevò: “Alessandro, Carlomagno e io stesso abbiamo ricevuto una forza straordinaria per influenzare e comandare uomini. Ma per noi è stata necessaria la presenza. . . . Mentre Gesù Cristo ha influenzato e comandato i Suoi sudditi per milleottocento anni senza la Sua visibile presenza fisica”. E ancora: “Alessandro, Cesare, Carlomagno e io stesso abbiamo fondato imperi, ma su che cosa basiamo le creazioni del nostro genio? Sulla forza. Gesù Cristo solo fondò il suo regno sull’amore”.

Il noto filosofo francese del diciottesimo secolo Rousseau scrisse quanto segue di Gesù: “Che sublimità nelle sue massime. Che profonda sapienza nei suoi discorsi! Che presenza di spirito, che sottigliezza, che appropriatezza nelle sue risposte! Che grande padronanza delle sue passioni! Dov’è l’uomo, dov’è il filosofo che saprebbe vivere così e saprebbe morire così, senza debolezza e senza ostentazione?”

Venendo ai tempi moderni, Mahatma Gandhi, il ‘padre’ indù della nazione dell’India, dichiarò una volta a Lord Irwin, ex viceré dell’India: “Quando il Suo paese e il mio si metteranno d’accordo sugli insegnamenti dati da Cristo in questo Sermone del monte, avremo risolto i problemi non solo dei nostri paesi, ma quelli del mondo intero”. Rendendo una simile testimonianza al Sermone del monte pronunciato da Cristo, il valente psichiatra americano J. T. Fisher, verso la fine della sua riuscitissima carriera, scrisse che il Sermone del monte superò di gran lunga il meglio di ciò che tutti i filosofi, gli psicologi e i poeti del mondo avevano da offrire.

CHE DIRE DEI MIRACOLI DI GESÙ?

Forse uno degli aspetti dei Vangeli che più di qualsiasi altro è stato una pietra d’inciampo per molti è il racconto dei miracoli. Se i miracoli fossero presentati come avvenimenti comuni, ci potrebbe essere una base per obiettare. Ma non è così. I Vangeli presentano i miracoli come avvenimenti straordinari a conferma del fatto che Gesù fu davvero il Figlio di Dio. Leggiamo: “Gesù compì davanti ai discepoli anche molti altri segni, che non sono scritti in questo rotolo. Ma questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”. (Giov. 20:30, 31) Certo non sarebbe bastato che Gesù asserisse solo d’essere il Figlio di Dio. Dovette essere in grado di darne la prova. E quale modo migliore c’era che quello di fare miracoli?

Ma che dire dell’argomento secondo cui i miracoli sono contrari alle leggi della natura? Su questo punto, Victor Hess, scopritore dei raggi cosmici, dichiarò una volta: “Talvolta si dice che la ‘necessità’ delle ‘leggi’ della natura è incompatibile con . . . i miracoli. Non è così. . . . Molte nostre leggi fisiche, infatti, sono semplici dichiarazioni statistiche. Valgono per la media di un gran numero di casi. Non hanno senso per un caso singolo. . . . Deve lo scienziato dubitare della realtà dei miracoli? Come scienziato rispondo enfaticamente: No. Non vedo assolutamente nessuna ragione per cui l’Onnipotente Dio, che creò noi e tutte le cose che ci circondano, non debba sospendere o cambiare — se Egli ritiene saggio farlo — il corso naturale e normale degli avvenimenti”. — Faith of Great Scientists, edito da W. Howey, pag. 10.

L’attendibilità dei miracoli di Gesù è pure corroborata dall’effetto che ebbe su quelli che ne furono testimoni. Come mostra il dott. W. Paley, “trascorsero la vita in fatiche, pericoli e sofferenze, sopportate volontariamente a conferma dei racconti che fecero ed esclusivamente come conseguenza della loro fede in quei racconti; e . . . si sottoposero anche, per gli stessi motivi, a nuove regole di condotta”. — The Works of William Paley, pag. 300.

Non possiamo evitarlo. Le suddette prove ci permettono, come persone obiettive e ragionevoli, di giungere a una sola conclusione. E cioè che non solo Gesù di Nazaret visse effettivamente, ma che il racconto della sua vita contenuto nelle Scritture ci presenta davvero il Gesù storico.

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