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  • Chi è che manda i missionari?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
w76 1/10 pp. 606-608

Chi è che manda i missionari?

‘SIETE mandati come rappresentanti: di chi?’ fu la domanda che Milton Henschel rivolse ai venticinque missionari della 60º classe della Scuola Biblica Torre di Guardia di Galaad, alla cerimonia del conferimento dei diplomi tenuta la domenica 7 marzo a New York.

Henschel, il terzo dei sei oratori in programma, rispose a questa domanda davanti ai diplomati e a centinaia di loro amici presenti. Egli additò l’esempio del principale Missionario, Gesù Cristo, che disse: “Io . . . conosco [Dio], perché sono un rappresentante che vengo da lui, ed Egli mi ha mandato”. — Giov. 7:29.

L’oratore fece notare che Gesù fu mandato dai reami celesti. Egli venne per vivere in mezzo a uomini imperfetti, i cui pensieri e pratiche erano estranei ai pensieri di Dio. (Isa. 55:8) Gesù non si lamentò mai, né si innalzò come missionario di Dio, ma glorificò Colui che lo aveva mandato.

Theodore Jaracz, che in quell’occasione presiedeva, cominciò facendo notare che tra i presenti c’erano alcuni parenti dei diplomati venuti da oltreoceano. Egli sottolineò che questa era una classe di giovani, la cui età media era di ventotto anni, ma che, in media, servivano quali testimoni di Geova da tredici anni, quasi metà della loro vita.

Quindi Jaracz invitò U. V. Glass, un istruttore di Galaad, a dire alcune parole di congedo agli studenti. Glass richiamò l’attenzione sull’orecchio umano che è dotato della facoltà di distinguere perfino le leggere differenze di tono e qualità di un suono. Il cristiano, spiegò, conosce il “suono”, il “tono” esatto della verità contenuta nella Parola di Dio, la voce del pastore eccellente. (Giov. 10:2-5) Egli consigliò agli studenti di stare desti per rigettare i “toni” falsi o contraffatti che potevano stornarli dal loro vero obiettivo di missionari.

John C. Booth, il successivo oratore, aveva avuto la possibilità di conoscere quasi tutti gli oltre 5.000 diplomati di Galaad da che la scuola ebbe inizio nel 1943. Booth incoraggiò i diplomati chiedendo anzitutto: “Siete idonei per essere mandati come missionari?” Richiamò l’attenzione sulle cinquantanove classi precedenti. Gli aumenti avvenuti nel numero dei lodatori di Dio nei paesi dove sono stati mandati i missionari non sono la prova vivente che essi erano idonei?

Dopo questo discorso ci fu un intervallo nel quale l’uditorio poté alzarsi in piedi per sgranchirsi un po’ e il preside della scuola, E. A. Dunlap, lesse telegrammi giunti da vicino e da lontano, telegrammi di apprezzamento per la scuola e di augurio ai diplomati per il loro incarico.

“Badate di non smettere”, fu il tema trattato da Lyman Swingle. Rammentando ai diplomati che erano già studenti della Bibbia prima di andare alla Scuola di Galaad, aggiunse che alla scuola avevano imparato molte altre cose. Ma in effetti erano solo all’inizio. Pensando diversamente avrebbero finito per perdere la propria spiritualità e per abbandonare le file dei missionari. In realtà, anche le circostanze spiacevoli, che si potrebbero prendere come scusa per smettere il servizio missionario, potevano essere un’altra lezione da cui trarre forza.

“Non possiamo far nulla per arricchire Geova Dio. Tuttavia egli ci invita a portargli i nostri doni”. Con queste parole, Leo Greenlees introdusse la descrizione delle disposizioni di Dio per i sacrifici offertiGli nel tempio dell’antica Gerusalemme. Erano accettevoli solo i sacrifici interi e senza macchia. Similmente, quando presentiamo un “sacrificio di lode, cioè il frutto [delle nostre] labbra”, dev’essere sincero, fatto con tutto il cuore e accompagnato da preghiera. — Ebr. 13:15; Sal. 141:2.

L’ultimo oratore della sessione mattutina di due ore, N. H. Knorr, parlò sul tema “Che cosa pensate?” Coloro che si accingevano a intraprendere l’opera missionaria all’estero avrebbero potuto permettere che lingua, usanze e condizioni di vita diverse influissero sul loro giusto modo di pensare. Avrebbero potuto cominciare a pensare di abbandonare il servizio missionario. Solo attenendosi fedelmente ai pensieri contenuti nella Parola di Dio avrebbero potuto rimanere saldi. Proseguì citando l’episodio in cui l’apostolo Pietro, sincero ma pensando i pensieri degli uomini, tentò di dissuadere Gesù dal seguire la sua condotta di sacrificio. Però Gesù pensava i pensieri di Dio e rigettò immediatamente i pensieri di Pietro, proseguendo nella sua giusta condotta. — Matt. 16:21-23.

Dopo i discorsi i nuovi missionari ricevettero il diploma e fu comunicato che sarebbero stati mandati in dodici paesi, tra cui Islanda, isole Seicelle, Spagna e India.

La sessione pomeridiana era stata preparata dagli studenti. In questa classe della scuola c’erano studenti scozzesi, inglesi, americani, tedeschi, spagnoli e hawaiiani. Ciascun gruppetto si valse dell’aiuto di altri per la propria parte e li addestrò, e come risultato il programma suscitò l’entusiasmo dell’uditorio. Seguirono tre drammi a sfondo biblico.

Al termine, il fratello Jaracz concluse la felice giornata di convegno con le parole che l’apostolo Paolo disse agli anziani dell’antica città di Efeso: “E ora vi affido a Dio e alla parola della sua immeritata benignità, la quale parola vi può edificare e vi può dare l’eredità fra tutti i santificati”. — Atti 20:32.

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