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  • Siete grati della pazienza che Dio ha con voi?

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  • Siete grati della pazienza che Dio ha con voi?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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  • I PROFETI, MODELLO DI PAZIENZA
  • GLI ECCELLENTI ESEMPI DI PAZIENZA DOVREBBERO SPRONARCI AD AGIRE
  • IL PREZIOSO FRUTTO DELLA PAZIENZA
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 15/7 pp. 432-436

Siete grati della pazienza che Dio ha con voi?

“Geova . . . è paziente verso di voi perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. — 2 Piet. 3:9.

1. (a) Perché siamo grati a chi è paziente con noi? (Prov. 25:15) (b) Cosa può accadere se siamo impazienti con altri?

NON siamo contenti quando gli altri sono pazienti con noi e non ci trattano sgarbatamente? Siamo grati quando tengono conto dei nostri problemi e delle nostre circostanze e ci assistono benignamente nei limiti consentiti dalle loro capacità. Oggi ci sono abbastanza problemi nella vita senza dover sopportare le inutili difficoltà create da chi è impaziente. Inoltre, se noi stessi divenissimo impazienti, non ci renderemmo certo la vita più piacevole. Piuttosto, irriteremmo altri e sarebbe per loro più difficile trattarci con benignità. La nostra impazienza potrebbe anche ferire coloro a cui chiediamo aiuto e incoraggiamento.

2, 3. (a) Quale convinzione ci è indispensabile avere se vogliamo continuare a essere pazienti quando vediamo prosperare gli empi? (Sal. 37:1-6; Ebr. 11:6) (b) Come mostra Ecclesiaste 8:12, 13 che è sempre meglio temere Geova?

2 Ma come si può continuare a essere pazienti quando si vedono ingiustizia e oppressione e quando sembra che gli empi prosperino? Ci vuole fede. Sì, dobbiamo essere convinti che Geova Dio metterà tutto a posto. Questo è in armonia con quanto il re Salomone osservò e fu ispirato a scrivere: “Benché il peccatore faccia il male cento volte e continui a lungo come gli piace, tuttavia anch’io sono consapevole che andrà a finir bene a quelli che temono il vero Dio, perché l’hanno temuto. Ma non andrà a finir bene al malvagio, né egli prolungherà i suoi giorni che sono come un’ombra, perché non ha timore di Dio”. — Eccl. 8:12, 13.

3 La giustizia umana può essere fiacca e i criminali riusciranno forse a sfuggire alla punizione grazie a qualche scappatoia legale. Gli illegali possono pensare di rimanere impuniti. Ma, come indicò Salomone, la loro malvagità non porta nessun frutto. La loro vita passa in fretta, “come un’ombra”, e tutta la loro astuzia e le loro macchinazioni non serviranno ad allungarla. D’altra parte, chi teme Dio non è realmente in condizioni di svantaggio. Ha la coscienza pura, prova soddisfazione a fare ciò che è giusto e, anche se muore, ha la speranza d’essere riportato in vita. In ultima analisi, ‘va davvero a finir bene a quelli che temono il vero Dio’.

4. Ogni volta che siamo turbati da quanto vediamo accadere nel mondo, cosa dovremmo ricordare, come mettono in risalto Genesi 6:5, 6 e Abacuc 1:13?

4 I veri cristiani inoltre fanno bene a ricordare che l’illegalità che li turba affligge anche Geova Dio. Lo sappiamo da quello che la Bibbia dice di come egli si sentì verso il mondo violento del tempo di Noè. Leggiamo: “Geova vide che la malvagità dell’uomo era abbondante sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo male in ogni tempo. E Geova si rammaricò d’aver fatto gli uomini sulla terra, e se ne addolorò nel suo cuore”. (Gen. 6:5, 6) Sì, Geova si rammaricò che l’umanità fosse divenuta così malvagia da essere costretto a distruggerla. Fu profondamente ferito per il fatto che abusavano della loro vita e degli abbondanti provvedimenti presi per la loro esistenza. Secoli dopo, il profeta Abacuc scrisse di Geova: “Tu sei troppo puro di occhi per vedere [con piacere] ciò che è male; e non puoi guardare [con approvazione] l’affanno”. — Abac. 1:13.

5. Conforme a II Pietro 3:9, perché Geova ha esercitato pazienza?

5 Nondimeno, l’Onnipotente Dio ha sopportato con pazienza l’umanità ribelle. Perché? “Geova non è lento riguardo alla sua promessa, come alcuni considerano la lentezza, ma è paziente verso di voi perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. (2 Piet. 3:9) Si noti che la pazienza di Dio è stata nell’interesse dei cristiani, poiché l’apostolo Pietro rivolse ai compagni di fede le parole “è paziente verso di voi”. Cosa significa questo?

6. Perché si può dire che la pazienza di Geova è stata nell’interesse dei veri cristiani?

6 L’apostolo mostrava che quella che era da alcuni interpretata come lentezza da parte di Dio doveva essere vista in una luce interamente diversa. Il fatto che il giorno della vendetta di Geova non è ancora venuto dimostra che egli ama l’umanità, che vuole che le persone vivano, non che muoiano. Un tempo i cristiani erano increduli e, quindi, non avevano una condizione approvata dinanzi a lui. Se l’Altissimo avesse eseguito allora il suo giudizio contro gli empi, anch’essi sarebbero periti. La pazienza di Dio ha dunque operato per la salvezza dei cristiani, così come dà a tutti l’opportunità di salvarsi. Non dovremmo esserne grati?

7. (a) Geova porterà pazienza con l’umanità disubbidiente a tempo indefinito? (Isa. 55:6, 7; Sof. 2:2, 3) (b) Qual è la prova che viviamo negli “ultimi giorni”? (c) Perché specialmente noi dobbiamo esercitare pazienza?

7 Ovviamente, si avvicina a grandi passi il tempo in cui Geova Dio porrà fine all’attuale ‘giorno dell’opportunità’ per quelli oggi viventi di stringere una relazione approvata con lui. (2 Cor. 6:2) La profezia e la cronologia biblica indicano che il periodo dal 1914 E.V., in cui delitti e violenza, guerre, penuria di viveri, terremoti, timore e agitazioni sono andati aumentando, costituisce gli “ultimi giorni” di questo empio mondo. (Mar. 13:3-37; Luca 21:7-36; 2 Tim. 3:1-5) Finché durano gli “ultimi giorni” di questo sistema, i cristiani devono continuare a esercitare pazienza, attendendo con fiducia che Geova Dio rechi la liberazione per mezzo di suo Figlio Gesù Cristo. (2 Tess. 1:6-9) Questo perché gli “ultimi giorni” continueranno a essere “tempi difficili”. — 2 Tim. 3:1.

I PROFETI, MODELLO DI PAZIENZA

8. Quale esempio di pazienza additò il discepolo Giacomo, e quale domanda potrebbe sorgere?

8 Specialmente ora abbiamo bisogno di trarre incoraggiamento dall’esempio di pazienza dato dagli antichi servitori di Dio. “Fratelli”, scrisse il discepolo Giacomo, “prendete a modello di sofferenza del male e di esercizio della pazienza i profeti, che parlarono nel nome di Geova”. (Giac. 5:10) In quali situazioni si trovarono questi profeti, e perché?

9. (a) Che tipo di accoglienza ricevettero i profeti dai loro connazionali? (b) Perché continuarono ad avere pazienza con gli Israeliti per molti anni?

9 Spesso i profeti riscontrarono che i loro compagni israeliti rifiutavano di ascoltarli, insistendo nelle loro vie illegali. La Bibbia riassume come segue la situazione esistente in Israele e Giuda: “Geova avvisava Israele e Giuda per mezzo di tutti i suoi profeti e d’ogni visionario, dicendo: ‘Volgetevi dalle vostre cattive vie e osservate i miei comandamenti, i miei statuti, secondo tutta la legge che comandai ai vostri antenati e che vi ho mandata per mezzo dei miei servitori i profeti’; ed essi non ascoltarono”. (2 Re 17:13, 14) Ma nonostante tale indifferenza, alcuni profeti come Isaia, Geremia e Michea prestarono fedele servizio per decenni. Si preoccupavano del benessere dei loro connazionali, comprendendo che la vita dipendeva dall’agire in armonia con gli avvertimenti profetici.

10. Che tipo di sofferenze ebbero i profeti durante il regno del re Acab?

10 Il fatto che la popolazione in genere non ascoltava non fu il solo ostacolo che i profeti dovettero affrontare pazientemente. Molti furono oltraggiati, subirono maltrattamenti fisici e vennero perfino uccisi. Al tempo del re israelita Acab, per esempio, tutti i profeti di Geova su cui la regina Izebel adoratrice di Baal riuscì a mettere le mani furono uccisi. Cento altri, aiutati da Abdia, uno che temeva Dio, sfuggirono nascondendosi in caverne. (1 Re 18:4, 13) Nello stesso tempo, a motivo di come intendeva impiegare il profeta Elia, Geova lo protesse impedendogli di cadere nelle mani di Acab. (1 Re 18:10-12) In seguito, anche Elia fuggì lontano da Izebel per salvarsi la vita. (1 Re 19:2, 3) Ma Geova Dio lo rimandò subito indietro nel paese per continuare la sua opera profetica. (1 Re 19:9, 15-18) Un’altra volta il re Acab ordinò che Micaia, profeta di Geova, fosse messo in prigione con una razione ridotta di pane e acqua. Perché? Perché Micaia aveva dichiarato veracemente la parola di Geova. — 1 Re 22:26, 27.

11. Quali sofferenze subì Geremia nei molti anni che profetizzò?

11 Un altro profeta che sopportò molto fu Geremia. Gli uomini della sua stessa città di Anatot minacciarono di ucciderlo. (Ger. 11:21) In un’occasione una turba, comprendente sacerdoti e falsi profeti, afferrò il profeta nell’area del tempio e lo minacciò di morte. (Ger. 26:8-11) La Bibbia narra che fu ‘colpito’ dal commissario del tempio, il sacerdote Pasur. Questo può voler dire che Pasur diede ordine di battere il profeta. Essendo tale alto funzionario il primo a maltrattare Geremia, il resto del popolo dovette sentirsi incoraggiato a ricoprire il profeta di scherno, derisione e ingiurie. Poi, come un criminale, Geremia fu tenuto nei ceppi per tutta la notte. (Ger. 20:2, 3, 7, 8) Arrestato dietro la falsa accusa d’essere passato ai Caldei, Geremia fu messo in prigione nella “casa dei ceppi” in condizioni così cattive che la sua vita fu in pericolo. Si appellò al re Sedechia, che in seguito lo fece mettere sotto custodia nel Cortile della Guardia. (Ger. 37:11-16, 20, 21) In seguito, Sedechia acconsentì alle richieste dei principi di consegnar loro Geremia. Questi principi cercarono di uccidere il profeta facendolo gettare in una cisterna piena di fango. — Ger. 38:5, 6.

12. Che cosa rivela Geremia 38:20 e 8:21–9:1 in quanto all’esercizio della pazienza da parte di Geremia?

12 Geremia ricevette davvero molto male dai suoi connazionali. Ma continuò a esercitare pazienza, non inasprendosi nei loro confronti. Per esempio, quando il re Sedechia lo ebbe consegnato ai principi che cercavano la sua morte, il profeta mostrò di interessarsi del benessere di quel monarca debole. Geremia lo supplicò: “Ubbidisci, ti prego, alla voce di Geova in ciò che io pronuncio, e ti andrà bene, e la tua anima continuerà a vivere”. (Ger. 38:20) In precedenza, meditando sul terribile giudizio che doveva abbattersi su Giuda e Gerusalemme, Geremia aveva espresso sentimenti non di vendetta, ma di dolore. Egli disse: “Per la frattura della figlia del mio popolo son divenuto affranto. Mi sono rattristato. Mi ha preso completo stupore. Non c’è nessun balsamo in Galaad? O non c’è nessun sanatore? Perché, quindi, non si è rimessa la figlia del mio popolo? Oh la mia testa fosse acqua, e i miei occhi una fonte di lagrime! Potrei quindi piangere giorno e notte per gli uccisi della figlia del mio popolo”. (Ger. 8:21–9:1) Che pazienza, che amore manifestò Geremia verso il suo popolo, gli Israeliti!

13. Cosa mostra che i profeti erano angustiati dalle condizioni che vedevano? (Ger. 5:3, 4)

13 Comunque, non dovremmo mai dimenticare che Geremia e gli altri fedeli profeti furono vivamente consapevoli delle terribili ingiustizie e dell’oppressione perpetrate nel paese. Desideravano vivamente la liberazione. Il profeta Abacuc, per esempio, fu spinto a esclamare: “Perché mi fai vedere ciò che è nocivo, e continui a guardare il semplice affanno? E perché la spoliazione e la violenza sono di fronte a me, e perché c’è lite, e perché si contende? Perciò la legge intorpidisce, e non esce mai il diritto. Perché il malvagio circonda il giusto, per tale ragione il diritto esce storto”. — Abac. 1:3, 4.

14. Sebbene i fedeli profeti desiderassero la liberazione dalle cattive condizioni, che cosa non fecero riguardo a Geova e al suo messaggio? (Ger. 20:9; Mic. 3:8)

14 Nondimeno, i fedeli profeti non permisero che il loro personale desiderio di liberazione li rendesse impazienti con Geova o li facesse smettere di proclamare il suo messaggio. Finché Geova esercitava pazienza per uno scopo, erano disposti a sopportare l’onta mentre proclamavano il suo messaggio: “Volgetevi, volgetevi dalle vostre cattive vie, poiché per quale ragione dovreste morire, o casa d’Israele?” — Ezec. 33:11.

GLI ECCELLENTI ESEMPI DI PAZIENZA DOVREBBERO SPRONARCI AD AGIRE

15. Perché abbiamo ragioni anche maggiori dei profeti ebrei per avere pazienza?

15 Certo, se gli antichi profeti ebrei poterono essere così pazienti quando si trovarono in difficoltà, noi abbiamo ragioni anche maggiori per essere pazienti. Perché? Poiché abbiamo molto di più di quello che ebbero i profeti. I profeti attendevano con fede la venuta del Messia ma sapevano che non sarebbero vissuti per vedere quel grandioso avvenimento. Gesù Cristo disse agli Ebrei: “Veramente vi dico: Molti profeti e uomini giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete e non le videro, e udire le cose che voi udite e non le udirono”. (Matt. 13:17) Molte delle cose che i profeti attesero con fede si adempirono secoli fa. Inoltre, molti oggi viventi hanno visto personalmente l’adempimento di altre profezie ancora. (Riv. 6:1-8; 17:8) Dando la sua vita in sacrificio, Gesù Cristo provvide l’immutabile garanzia che tutte le promesse di Dio si adempiranno. (2 Cor. 1:20, 21) Ogni giorno vediamo l’evidenza che siamo nel “tempo della fine”. (Dan. 11:40-43; 12:1-4; Matt. 24:7-14) Quindi, a noi si applicano le parole di incoraggiamento di Cristo: “Alzatevi e levate la testa, perché la vostra liberazione s’avvicina”. (Luca 21:28) Sì, presto il Figlio di Dio, in qualità di “Re dei re e Signore dei signori”, agirà contro gli empi, recando la gradita liberazione da ogni sofferenza e oppressione. — Riv. 19:11-21.

16. Come possiamo dimostrarci grati della pazienza che Geova ha con noi?

16 Non dovremmo attendere con pazienza quel gran giorno, specialmente ora che è così vicino? Non dovremmo voler aiutare il maggior numero possibile di persone a conoscere la via della salvezza provveduta da Dio? E quando si tratta dei difetti altrui, non dovremmo essere disposti a sopportarli con pazienza? Se riconosciamo sinceramente che la pazienza di Dio significa salvezza per noi, saremo spronati a farlo con tutto il cuore.

IL PREZIOSO FRUTTO DELLA PAZIENZA

17. Quale illustrazione contenuta in Giacomo 5:7, 8 mostra che è essenziale esercitare pazienza se vogliamo vedere frutti eccellenti?

17 Continuando a esercitare pazienza, a imitazione dei fedeli profeti, possiamo vedere eccellenti frutti. Lo si vede da ciò che scrisse il discepolo Giacomo: “Esercitate . . . pazienza, fratelli, sino alla presenza del Signore. Ecco, l’agricoltore continua ad aspettare il prezioso frutto della terra, esercitando per esso pazienza finché egli non riceva la prima e l’ultima pioggia. Voi pure esercitate pazienza; rendete fermi i vostri cuori”. — Giac. 5:7, 8.

18. Sebbene l’agricoltore non possa affrettare la pioggia o la crescita delle messi, cosa può fare in vista della mietitura?

18 L’agricoltore non può far nulla per affrettare la pioggia o la crescita delle sue messi. Può impegnarsi diligentemente nel suo lavoro di agricoltore preparando il suolo, seminando il seme e avendo cura del campo coltivato. Ma non può far nulla perché piova né può mutare le leggi fisse del Creatore sulla crescita delle messi. Poiché aspetta in circostanze che non può mutare, e aspetta in armonia con le leggi di Geova, è detto che ‘esercita pazienza’. Infine, mentre il contadino continua a fare quello che può, le piante crescono e portano frutto.

19. In che senso ci vuole pazienza quando si tratta di produrre frutto sotto forma di veri discepoli?

19 Così avviene oggi coi veri cristiani. Abbiamo la responsabilità di proclamare la ‘buona notizia’ ad altri e insegnare agli interessati la Parola di Dio. (1 Cor. 9:16; Matt. 28:19, 20) Ma non possiamo produrre o accelerare la crescita spirituale con la nostra abilità o i metodi che potremmo ideare. Per questo motivo, dobbiamo confidare in Geova mentre facciamo pazientemente la nostra parte, agendo in piena armonia con la sua Parola. L’apostolo Paolo lo rese chiaro scrivendo: “Io piantai, Apollo innaffiò, ma Dio faceva crescere; così che né chi pianta né chi innaffia è alcuna cosa, ma Dio che fa crescere. Ora colui che pianta e colui che innaffia sono uno, ma ciascuno riceverà la sua ricompensa secondo la propria fatica. Poiché siamo collaboratori di Dio”. (1 Cor. 3:6-9) Geova Dio non mancherà di fare la sua parte. Perciò, dimostriamoci suoi fedeli collaboratori, dando così la prova che siamo grati della pazienza che Geova ha con noi. In tal caso, come saremo felici di vedere un po’ di quello che abbiamo piantato e innaffiato raggiungere la completa crescita cristiana! Sì, produrrà frutto sotto forma di veri discepoli di Gesù Cristo.

[Immagini a pagina 433]

Benché soffrisse molto per colpa degli Israeliti suoi connazionali, il profeta Geremia continuò a esercitare pazienza

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