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  • Perché meditare?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 1/9 pp. 517-518

Perché meditare?

CI VUOLE tempo per meditare, cioè per ponderare, riflettere o pensare seriamente a una cosa. Ma è tempo speso bene. La profonda meditazione su cose sane dà ottimi frutti.

La Bibbia fornisce eccellenti norme in quanto alle cose che dovrebbero giustamente occupare i nostri pensieri. Leggiamo: “Tutte le cose vere, tutte le cose di seria considerazione, tutte le cose giuste, tutte le cose caste, tutte le cose amabili, tutte le cose delle quali si parla bene, se vi è qualche virtù e qualche cosa degna di lode, continuate a considerare queste cose”. — Filip. 4:8.

Quando tali cose edificanti sono oggetto di continua meditazione, ciò produce un buon effetto sul cuore. L’apprezzamento per la giustezza di tali nobili cose aumenta e si diviene più consapevoli che agire in armonia con la propria meditazione ha un buon effetto su di sé e sul prossimo. Come risultato, le proprie parole e le proprie azioni sono sempre più conformi alla norma divina di purezza. Questo è mostrato dalle parole di Gesù: “L’uomo buono trae il bene dal buon tesoro del suo cuore, ma l’uomo malvagio trae ciò che è malvagio dal suo tesoro malvagio; poiché dall’abbondanza del cuore la sua bocca parla”. — Luca 6:45.

Perciò, più si pensa a cose edificanti e positive, più questo sarà rispecchiato dalle parole e dalle azioni. Questo è in armonia con il proverbio biblico: “Il cuore del giusto medita come rispondere, ma la bocca dei malvagi sgorga cose cattive”. (Prov. 15:28) Chi medita profittevolmente eviterà di dare risposte poco equilibrate e insensate. Non parlerà senza riflettere. Invece, soppeserà tutti i fattori, prendendo in considerazione le circostanze e i sentimenti altrui, prima di rispondere su questioni importanti. Quindi darà una risposta sincera di cui in seguito non si pentirà.

Oltre a contribuire in tal modo a mantenere buone relazioni con i propri simili, la meditazione ha una parte importante nel mantenere una buona reputazione presso il Creatore. Come i salmisti ispirati, perciò, facciamo bene a usare i momenti di quiete e solitudine per meditare sulle qualità e sulle attività di Geova Dio. Il salmista Davide affermò: “Quando ti ho ricordato sul mio giaciglio, durante le veglie della notte medito su di te. Poiché tu hai provato d’essermi di assistenza, e all’ombra delle tue ali grido di gioia”. (Sal. 63:6, 7) Un altro salmista dichiarò: “Per certo mediterò su tutta la tua attività, e mi occuperò di sicuro delle tue opere”. — Sal. 77:12.

Tutti coloro che desiderano essere servitori approvati di Dio possono chiedersi: Trovo il tempo, come i salmisti, di meditare sul Creatore e sulla sua attività? Rifletto con apprezzamento su ciò che ha fatto a mio favore, provvedendo suo Figlio come riscatto, aprendo il mio cuore perché accettassi la sua verità, aiutandomi a risolvere i problemi della vita quotidiana, dandomi una speranza sicura per l’avvenire, e molte altre cose? Rifletto sulle sue opere passate verso l’umanità e sul modo in cui ha dimostrato amore, misericordia, giustizia, sapienza e tante altre ammirevoli qualità?

Tale utile meditazione può approfondire il nostro amore verso Geova Dio. Di conseguenza, la nostra relazione sarà simile a quella del bambino che ama suo padre e ha fiducia in lui e vuole piacergli. La nostra relazione con il Padre celeste sarà di natura personale, cioè conosceremo realmente lui e suo Figlio che egli diede per noi. In tal caso, ci sarà impossibile praticare volontariamente il peccato. L’apostolo Giovanni lo indicò quando scrisse riguardo all’effetto del conoscere e del non conoscere Gesù Cristo: “Chiunque rimane unito a lui non pratica il peccato; chiunque pratica il peccato non lo ha visto né l’ha conosciuto”. — 1 Giov. 3:6.

I figli che amano e apprezzano profondamente i genitori non si rivoltano malvagiamente contro di loro. Così anche quelli che conoscono Dio e suo Figlio Gesù Cristo non girano loro le spalle, seguendo deliberatamente una via contraria alla volontà divina.

D’altra parte, una relazione debole con il Creatore può metterci in grave pericolo. Sì, non meditando sulle cose spirituali possiamo perdere l’approvazione e la benedizione di Dio. Gesù Cristo lo indicò nella sua illustrazione del seminatore. Spiegando questa illustrazione, disse ai discepoli: “Quelli lungo la strada sono quelli che hanno udito, quindi viene il Diavolo e porta via la parola dai loro cuori affinché non credano e non siano salvati. Quelli sopra il masso di roccia sono quelli che, quando la odono, ricevono la parola con gioia, ma questi non hanno radice; credono per un tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. In quanto a quello caduto fra le spine, questi son quelli che hanno udito, ma, essendo portati via da ansietà e ricchezze e piaceri di questa vita, sono completamente soffocati e non portano nulla alla perfezione”. — Luca 8:12-14.

In ciascuna delle tre situazioni descritte da Gesù Cristo non ci fu sufficiente apprezzamento di cuore per la “parola di Dio” o la “parola del regno”. (Matt. 13:19; Luca 8:11) Il suolo indurito lungo la strada fu prodotto dal traffico. Similmente, chi lascia che altri invadano la propria vita fino al punto di rubare troppo tempo ed energie, sarà troppo preoccupato per poter considerare sinceramente la “parola di Dio”. Sebbene la oda, se non la medita il suo cuore rimarrà in una condizione di insensibilità. Per quanto riguarda le altre due circostanze, anch’esse si verificano quando non si medita abbastanza sulle cose giuste. In tal caso, l’apprezzamento sviluppato per la “parola del regno” non è abbastanza forte da sopportare difficili prove o da eclissare la preoccupazione per le necessità quotidiane o i desideri di ricchezze e piaceri.

Abbiamo certo buone ragioni per prenderci il tempo di meditare sulle cose sane. Tale meditazione può rafforzare la nostra relazione con il Creatore, permettendoci di rimanere puri ai suoi occhi. Può anche esserci di grande aiuto per divenire fonte di incoraggiamento e benedizione per altri, con le parole e con le opere.

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