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  • Isaac Newton e la ricerca di Dio

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  • Isaac Newton e la ricerca di Dio
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 15/10 pp. 628-631

Isaac Newton e la ricerca di Dio

SECONDO la tradizione popolare, fu in seguito alla caduta di una mela che Isaac Newton scoprì la legge di gravitazione universale. Qualunque sia la verità contenuta in questa tradizione, non c’è dubbio che Newton fu un sorprendente ragionatore. Della sua famosa opera scientifica intitolata Principia, ci è detto: “Tutto lo sviluppo della scienza moderna comincia da questo grande libro. Per oltre 200 anni regnò supremo”.1

Per quanto le scoperte scientifiche di Newton fossero celebri egli stesso riconobbe umilmente le proprie limitazioni di uomo. Fu modesto. Poco prima della sua morte avvenuta nel 1727 disse di sé: “Non so come mi vede il mondo, ma ai miei occhi mi sembra d’essere solo come un ragazzino che giocava sulla spiaggia, che si divertiva trovando ogni tanto un ciottolo più liscio o una conchiglia più bella delle solite, mentre il grande oceano della verità giaceva del tutto inesplorato dinanzi a me”.2

Newton riconobbe che Dio è la Fonte di ogni verità, e sembra che avendo profonda riverenza per il suo Creatore, dedicasse anche più tempo alla ricerca del vero Dio che alla ricerca delle verità scientifiche. Un’analisi di tutti gli scritti di Newton rivela che di circa 3.600.000 parole solo 1.000.000 furono dedicate alle scienze, mentre circa 1.400.000 furono dedicate a soggetti religiosi.3

NEWTON LOTTA CONTRO LA DOTTRINA DELLA TRINITÀ

Nei suoi scritti, Newton si occupò molto della dottrina della Trinità. Uno dei suoi più notevoli contributi all’erudizione biblica dell’epoca fu la sua opera An Historical Account of Two Notable Corruptions of Scripture, pubblicata la prima volta nel 1754, ventisette anni dopo la sua morte. In essa erano prese in esame tutte le prove testuali ottenibili da fonti antiche su due passi della Bibbia: I Giovanni 5:7 e I Timoteo 3:16.

Nella versione inglese della Bibbia del re Giacomo, I Giovanni 5:7 dice:

“Poiché sono tre che rendono testimonianza in cielo, il Padre, la Parola, e lo Spirito Santo: e questi tre sono uno”.

Servendosi dei primi scrittori della Chiesa, dei manoscritti greci e latini e della testimonianza delle prime versioni della Bibbia, Newton dimostrò che le parole “in cielo, il Padre, la Parola, e lo Spirito Santo: e questi tre sono uno”, a sostegno della dottrina della Trinità, non comparivano nelle ispirate Scritture Greche originali. Quindi egli tracciò la via per cui la lezione spuria si era infiltrata nelle versioni latine, prima come nota in margine, e poi nel testo stesso. Mostrò che era stata inserita per la prima volta in un testo greco nel 1515 dal cardinale Ximenes che si basò su un tardo manoscritto greco corretto dal latino. Infine, Newton considerò il senso e il contesto del versetto, concludendo: “Pertanto il senso è chiaro e semplice, e l’argomento esauriente e vigoroso; ma se vi inserite la testimonianza dei ‘Tre in Cielo’ lo interrompete e lo rovinate”.4

La porzione più breve di questa dissertazione riguardava I Timoteo 3:16, che dice (King James Version):

“E senza controversia grande è il mistero della devozione: Dio si manifestò in carne, fu giustificato nello Spirito, visto dagli angeli, predicato ai Gentili, creduto nel mondo, ricevuto nella gloria”.

Newton mostrò come, con una piccola alterazione del testo greco, fu inserita la parola “Dio” onde la frase dicesse “Dio si manifestò in carne”. Egli dimostrò che i primi scrittori della Chiesa, riferendosi al versetto, non sapevano nulla di tale alterazione.a

Riassumendo entrambi i brani, Newton disse: “Se discutendo e decidendo i più grandi misteri della religione, le chiese antiche non sapevano nulla di questi due versetti, non capisco perché noi dovremmo esservi così affezionati ora che le discussioni sono finite”.5 Nei duecento e più anni trascorsi da che Isaac Newton scrisse quel trattato, sono state necessarie solo alcune minori correzioni delle prove che egli addusse. Tuttavia solo nel diciannovesimo secolo apparvero traduzioni della Bibbia in cui questi passi erano corretti. Parte del manoscritto autografo originale di Newton è riprodotto alla pagina seguente per cortesia della Biblioteca Bodleiana di Oxford, in Inghilterra.

Perché Newton non pubblicò queste scoperte durante la sua vita? Per spiegarlo sarà utile dare uno sguardo alle condizioni dell’epoca. In Inghilterra coloro che scrivevano contro la dottrina della Trinità erano perseguitati. Ancora nel 1698 secondo l’Act for the Suppression of Blasphemy and Profaneness era un reato negare che una delle persone della Trinità fosse Dio, reato punibile con la perdita dell’incarico, dell’impiego o del guadagno se era la prima volta, e con l’imprigionamento se veniva ripetuto. Un amico di Newton, William Whiston (traduttore delle opere di Giuseppe Flavio), nel 1711 perse la cattedra all’università di Cambridge per questa ragione. Nel 1693 per ordine della Camera dei Lords fu bruciato un opuscolo che condannava la Trinità, e l’anno dopo furono perseguiti a termini di legge il tipografo e l’autore. Nel 1697 fu impiccato a Edimburgo, in Scozia, Thomas Aikenhead, uno studente diciottenne accusato d’aver negato la Trinità.6, 7, 8

PERCHÉ NEWTON RESPINSE LA TRINITÀ

Attraverso i suoi studi scientifici Newton giunse ad avere grande rispetto per il ‘Libro della Natura’ e vide in esso l’evidenza di un Dio progettista, il grande Autore. Credette pure che la Bibbia era la rivelazione di Dio, e che era sempre in armonia con la testimonianza della creazione.9

La Bibbia fu la pietra di paragone con cui Newton mise alla prova insegnamenti e dottrine. Discutendo i credi della Chiesa, Newton rese molto chiara questa posizione. In base all’ottavo dei trentanove Articoli inerenti ai Credi niceno, atanasiano e degli apostoli, disse della Chiesa d’Inghilterra:

“Essa non richiede che li riceviamo secondo l’autorità dei Concili generali, e tanto meno secondo l’autorità delle Convocazioni, ma solo perché sono tratti dalle Scritture. E perciò siamo noi autorizzati dalla Chiesa a paragonarli con le Scritture, e a vedere come e in che senso se ne possano dedurre? E se non riusciamo a comprendere come da esse si deducano non dobbiamo affidarci all’Autorità dei Concili e dei Sinodi”.

Le sue conclusioni furono anche più enfatiche:

“Perfino i Concili Generali hanno errato e possono errare in materia di fede, e ciò che essi decretano essere necessario alla salvezza non ha nessuna forza o autorità se non si può mostrare che è preso dalle sacre Scritture”.10

La ragione principale per cui Newton respinse la Trinità fu che quando cercò di confermare le dichiarazioni dei credi e dei concili non trovò nella Scrittura nessun sostegno di questa dottrina.

Soppesando queste prove, Newton sostenne fermamente che si deve usare il ragionamento. Il suo argomento era che Dio non ha creato nulla senza scopo e ragione, per cui gli insegnamenti biblici dovevano essere sostenuti da una simile applicazione della logica e della ragione. Parlando degli scritti dell’apostolo Giovanni, Newton disse: “Ho tale stima di lui da ritenere che scrisse cose sensate; per cui il senso migliore è quanto intendeva dire lui”.11 Quindi, adducendo la seconda ragione per cui respingeva l’insegnamento della Trinità, Newton dichiarò: “L’omousia [la dottrina secondo cui il Figlio è della stessa sostanza del Padre] è incomprensibile. Non fu compresa al Concilio di Nicea, né da allora in poi. Ciò che non si può comprendere non è oggetto di fede”.12

Questo stesso aspetto della Trinità è trattato in un manoscritto intitolato: “Queries Regarding the Word Homoousios” (Domande inerenti alla parola homoousios). Esso rivela una terza ragione per cui negò la Trinità. Questo insegnamento non fece parte del cristianesimo primitivo. Le domande da dodici a quattordici mettono tutte in risalto che questa dottrina è priva del carattere originale del primo secolo:

“Domanda 12. Chissà se l’opinione dell’uguaglianza delle tre sostanze non fu avanzata per la prima volta sotto il regno di Giuliano l’apostata [361-363 E.V.], da Atanasio, Ilario, ecc.?

Domanda 13. Chissà se l’adorazione dello Spirito Santo non fu iniziata per la prima volta subito dopo il Concilio di Sardica? [343 E.V.]

Domanda 14. Chissà se il Concilio di Sardica non fu il primo Concilio a dichiararsi favorevole alla dottrina della Trinità consustanziale?”13

In un altro manoscritto, conservato ora a Gerusalemme, Newton riassume la sola risposta a tali domande. “Abbiamo il comando dell’Apostolo (2 Timoteo 1:13) di attenerci saldamente alla forma delle sane parole. Contendere per un linguaggio che non fu tramandato dai Profeti e dagli Apostoli equivale a violare il comando e chi lo trasgredisce è pure colpevole dei turbamenti e degli scismi che ne sono provocati. Non basta dire che un articolo di fede si può arguire dalla scrittura. Lo si deve esprimere proprio nella forma di sane parole in cui fu pronunciato dagli Apostoli”.14

Quindi in base alla Scrittura, alla ragione e all’insegnamento autentico del cristianesimo primitivo, Newton capì di non poter accettare la dottrina della Trinità. Egli credeva fermamente nella suprema sovranità di Geova Dio e nella giusta posizione di Gesù Cristo, né mancando di riconoscerne l’autorità di Figlio di Dio né elevandolo alla posizione occupata dal Padre suo.15 Discutendo con John Locke sul passo di Daniele 7:9, scrisse: “Come fai a dire che l’Antico dei Giorni sia Cristo? Siede Cristo da qualche parte sul Trono?”16 In questo caso la sua stessa conclusione è ovvia, e la chiarezza del suo pensiero circa la relazione tra il Padre e il Figlio è sempre evidente negli scritti di Newton. Altrove egli presenta quindi l’argomento secondo cui si può rivolgere la preghiera a “Dio nel nome dell’Agnello, ma non all’Agnello nel nome di Dio”.17

Forse il miglior riassunto degli argomenti scritturali con cui Isaac Newton sostenne il ripudio della Trinità si trova in quattordici ‘Argumenta’, scritti in latino, nei quali cita molti passi biblici a sostegno d’essi. Particolarmente interessanti sono quelli dal quattro al sette:

“4. Dal momento che Dio generò il Figlio in qualche tempo, egli non esisteva dall’eternità. Proverbi 8:23, 25.

5. Perché il Padre è maggiore del Figlio. Giovanni 14:28.

6. Perché il Figlio non conosceva la sua ultima ora. Marco 13:32, Matt. 24:36, Riv. 1:1, 5:3.

7. Perché il Figlio ricevette tutte le cose dal Padre”.18

Un esame accurato degli scritti religiosi di Newton non può non colpire il lettore per la loro compiutezza, e renderlo consapevole delle sue lunghe e profonde meditazioni, e della sua dotta competenza e comprensione delle lingue originali della Bibbia. Le sue conclusioni in merito alla Trinità meritano perciò il nostro rispetto e la nostra considerazione, anche se egli non si sentì costretto a renderle pubbliche durante la sua vita.

Oggi che sono disponibili molte più prove di quelle accessibili a Newton dovremmo anche noi vagliare le nostre convinzioni come fece lui, cercando sempre di ragionare in base all’evidenza della Parola di Dio. Questo edificherà in noi una forte fede che sarà in piena armonia con l’insegnamento del cristianesimo originale.

Bibliografia

1. L’Encyclopædia Britannica, ediz. del 1971, Vol. 16, pag. 420.

2. The World Book Encyclopedia, ediz. del 1973, Vol. 14, pag. 308.

3. The Correspondence of Isaac Newton, a cura di H. W. Turnbull, F.R.S. Cambridge 1961, Vol. 1, pag. XVII.

4. An Historical Account of Two Notable Corruptions of Scripture, di Sir Isaac Newton, Edizione del 1830, Londra, pag. 60.

5. Ibid., pag. 95.

6. Our Unitarian Heritage, di Earl M. Wilbur, Boston 1925, pagg. 289-294.

7. History of English Nonconformity, di Henry W. Clark, Londra 1913, Vol. II, pag. 157.

8. Religious Opinions of Milton, Locke and Newton, di H. McLachlan, Manchester 1941, pagg. 146, 147.

9. The Religion of Isaac Newton, di F. E. Manuel, Oxford 1974, pag. 48.

10. Sir Isaac Newton Theological Manuscripts, selezionati a cura di H. McLachlan, Liverpool 1950, pagg. 37, 38.

11. An Historical Account ot Two Notable Corruptions ot Scripture, pag. 61.

12. Sir Isaac Newton Theological Manuscripts, pag. 17.

13. Ibid., pagg. 45, 46.

14. The Religion of Isaac Newton, pagg. 54, 55. Yahuda Ms. 15.1.fol.11r.

15. The Religion of Isaac Newton, pag. 61

16. The Correspondence of Isaac Newton, Vol. III, Lettera 362.

17. The Religion of Isaac Newton, pag. 61, Yahuda Ms. 15.4.fol.67v.

18. Isaac Newton, a Biography, pag. 642.

[Nota in calce]

a Fino a non molti anni fa questa scrittura era ancora molto citata a sostegno dell’insegnamento della Trinità, ma la maggioranza delle versioni moderne ha ora sostituito “egli” a “Dio”; La Bibbia di Gerusalemme, una versione cattolica, aggiunge anche una nota in calce: “Egli: al maschile: il Cristo”.

[Riquadro/Immagine a pagina 630]

Riproduzione parziale di “An Historical Account” (opera autografa) di Newton, che confuta la dottrina della Trinità

influenced by it. So then by the unanimous consent of all the ancient and faithful Interpreters we have hitherto met with (who doubtless made use of the best Manuscripts they could get) the testimony of the three in heaven was not anciently in the Greek.

And that it was neither in the ancient Versions nor in the Greek but was wholy unknown to the first churches is most certain by an argument hinted above, namely that in all that vehement universal and lasting controversy about the Trinity in Jeromes time and both before and long enough after it, this text of the three in heaven was never thought of. Tis now in every bodies mouth and accounted the main text for the business and would have been so then had it been in their books and yet it is not once to be met with in all the Disputes, Epistles, Orations and other writings of the Greeks and Latines (Alexander of Alexandria, the Council of Sardica Athanasius, Basil,

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