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  • Abusi di potere del nostro tempo
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1986
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1986
w86 15/8 p. 6

Abusi di potere del nostro tempo

NELLA legge che diede tramite Mosè, il Creatore condannò energicamente quei giudici che si fossero lasciati corrompere. (Esodo 23:8; Deuteronomio 10:17; 16:19) Possiamo capire quanto fossero sagge quelle istruzioni, se pensiamo a eccessi di potere compiuti nei nostri tempi da esponenti della vita pubblica.

Pensate ad esempio al giudice Martin T. Manton. Nel 1918 tentò di rendere vani i tentativi degli Studenti Biblici, come allora erano conosciuti i testimoni di Geova, di ottenere la scarcerazione su cauzione di J. F. Rutherford e di sette suoi collaboratori. Questi otto ministri cristiani erano stati accusati di aver interferito nello sforzo bellico ed erano stati rinchiusi nel penitenziario federale di Atlanta (Georgia). La corte di appello chiamata a decidere sul loro caso era composta da tre membri, uno dei quali era Manton. Lui si dichiarò contrario al ricorso, ma gli altri due giudici lo accolsero: l’ingiusta condanna venne così revocata.

Che tipo di giudice era Manton? La stampa lo definì “l’esponente della magistratura di grado più elevato [negli Stati Uniti] dopo i nove giudici della Corte Suprema”. Era anche tra i più insigni laici americani e venne nominato dal papa “Cavaliere di S. Gregorio”. La sua caduta fu segnata da una condanna a due anni di carcere e a una multa di 10.000 dollari. Per quale motivo? Aveva venduto i verdetti. Arrivò, addirittura, al punto di ricattare coloro che doveva giudicare, minacciandoli di emettere una sentenza negativa nei loro confronti, se non gli pagavano grosse somme di denaro. Il New York Times disse parlando di lui: “Il ricatto veniva dal tribunale federale”. Un vero e proprio abuso dei suoi poteri di giudice!

Anni dopo è divenuto tristemente noto un altro caso che aveva per protagonista Spiro Agnew, vicepresidente degli Stati Uniti dal 1969 al 1973. Fu accusato di aver frodato migliaia di dollari al governo, e per questo diede le dimissioni. Fino al 1983 ha dovuto versare più di 250.000 dollari allo stato del Maryland per le bustarelle che aveva accettato.

Fu poi la volta di Richard M. Nixon che aveva scelto Agnew quale proprio vicepresidente. La commissione del senato statunitense che prese in esame il “caso Watergate” sostenne che Nixon andava incriminato per questi tre capi d’accusa: per aver abusato dei propri poteri presidenziali, per aver ostacolato la giustizia e per non aver rispettato una citazione in giudizio. Probabilmente saprete che Nixon si dimise il 9 agosto 1974, quando mancavano ancora due anni e mezzo alla scadenza del suo mandato presidenziale.

Abusi di potere si verificano ovunque. Ad esempio, una rivista canadese, Maclean’s del 15 luglio 1985, ha dato notizia di “orge avvenute nella sede del Parlamento . . . e di un giro di bustarelle”. Ha detto che durante un ricevimento un importante funzionario del governo ha detto a una donna trentenne: “Se non ti spogli, non avrai nessun lavoro”.

Verso lo stesso periodo, un periodico di diffusione internazionale ha pubblicato un articolo intitolato “La corruzione rallenta la svolta cinese”. L’articolo diceva: “Non passa praticamente giorno che la stampa ufficiale non dia notizia di imbrogli finanziari, alcuni dei quali vedono implicati importanti funzionari governativi”.

Più di recente, il New Zealand Herald, in un articolo intitolato “La rovina della corruzione: grave minaccia per il ‘Paese fortunato’”, veniva menzionata l’opinione di un giudice in pensione: “L’Australia a metà degli anni ’80, è ricca, sicura e corrotta”. L’articolo parlava di “un sistema giudiziario che lo scorso anno ha visto finire dietro le sbarre un giudice della corte suprema del paese e che è scosso quasi ogni giorno da allarmanti conferme della corruzione della polizia”.

È chiaro che tutti costoro che abusano del loro potere ignorano il principio dichiarato da Cristo: “Non vi è nulla di coperto che non sarà scoperto, né di segreto che non sarà conosciuto”. — Matteo 10:26.

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