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  • Domande dai lettori
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
w87 15/4 p. 31

Domande dai lettori

◼ Una persona che dedica la propria vita a Geova Dio può correttamente definire voto il passo che compie?

Chi impara ad amare il vero Dio e decide di servirlo in modo completo deve dedicare la propria vita a Geova ed essere quindi battezzato. Anche se la Bibbia non adopera il termine “voto” parlando della dedicazione cristiana, non sembra ci sia nulla da eccepire se si fa questo.

L’Ausiliario per capire la Bibbia spiega che scritturalmente un voto è “una promessa solenne di compiere un’azione, fare un’offerta o un dono, svolgere un’attività o stringere un patto; un impegno, positivo o negativo”. Alcuni voti di cui si parla nel racconto biblico comportavano l’impegno di compiere una determinata azione se Dio avesse prima fatto qualcosa. Per esempio, Numeri 21:2 narra: “Di conseguenza Israele fece un voto a Geova e disse: ‘Se immancabilmente darai questo popolo nella mia mano, allora io voterò certamente le loro città alla distruzione’”. (Genesi 28:20-22; Giudici 11:30-39) Certo, quando un cristiano dedica la propria vita a Dio non fa un voto condizionato come questo. Non dice qualcosa come: ‘Geova, se tu mi renderai felice e prospero ora e mi garantisci che vivrò per sempre nel nuovo sistema di cose, prometto che ti servirò per tutta la mia vita’.

Alcuni voti, secondo la Bibbia, non sono richiesti né sollecitati. L’Old Testament Word Studies di W. Wilson dice in merito al termine ebraico in questione: “[nadàr] votare, cioè promettere volontariamente di dare o di fare qualcosa; l’idea principale è quella di riservare”. Una persona perciò fa volontariamente un voto a Dio. Si potrebbe allora pensare che il diventare dedicati, battezzati discepoli di Gesù non comporti un voto perché Dio ora esige la dedicazione da parte di tutti coloro che vogliono la Sua approvazione?a

Il fatto che Geova stabilisca determinate esigenze per divenire suoi amici non significa che non entri in gioco alcuna scelta personale. Mosè disse agli israeliti: “Ti ho messo davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; e devi scegliere la vita per continuare a vivere, tu e la tua progenie”. (Deuteronomio 30:19, 20; Salmo 15:1-5; confronta Giosuè 24:15; 1 Re 18:21). Pensate alle parole di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, poiché io sono d’indole mite e modesto di cuore, e troverete ristoro per le anime vostre”. (Matteo 11:28, 29) Si tratta forse di una pretesa o di una richiesta arbitraria? Oppure è un invito che è possibile accogliere volontariamente?

Gesù nacque in una nazione dedicata a Dio; molti aspetti della sua vita e della sua morte erano stati predeterminati dalla profezia; Dio, inoltre, aveva preparato per lui un corpo da sacrificare. Tuttavia, che Cristo prendesse una decisione volontaria nel presentarsi per compiere questo particolare servizio lo si comprende dalle sue parole: “Quindi ho detto: ‘Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà’”. (Ebrei 10:5-10) In modo analogo, ognuno deve decidere personalmente di diventare un cristiano dedicato e battezzato.

Per di più, oggi i cristiani si rendono conto del fatto che una parola come “voto” non viene usata solo nel modo in cui la impiega la Bibbia. Da tempo, ad esempio, i testimoni di Geova di lingua inglese definiscono le formule nuziali usate nei matrimoni celebrati nelle Sale del Regno “voti matrimoniali”.b Una definizione di “voto” infatti è: “Promessa formulata solennemente, per la quale un individuo, o un gruppo, s’impegna, davanti alla divinità, di compiere una determinata azione”. — Dizionario Enciclopedico Italiano, di G. Treccani, 1961, volume XII, pagina 870.

Non sembra pertanto necessario restringere a casi particolari l’uso della parola “voto”. Chi decide di servire Dio può pensare che, per lui, la sua dedicazione senza riserve equivale a un voto personale, un voto di dedicazione. Egli fa una ‘promessa solenne per la quale s’impegna di compiere una determinata azione’, esattamente come viene definito il voto. In questo caso, si impegna ad usare la propria vita per servire Geova, compiendo fedelmente la Sua volontà. Tale persona dovrebbe riflettere seriamente su questo fatto. Dovrebbe sentirsi come il salmista, il quale, parlando dei voti che aveva fatto, disse: “Che cosa renderò a Geova per tutti i suoi benefici verso di me? Alzerò il calice della grande salvezza, e invocherò il nome di Geova. I miei voti pagherò a Geova”. — Salmo 116:12-14; vedi anche Salmo 50:14.

[Note in calce]

a Era questa la conclusione a cui giungeva La Torre di Guardia del 1º aprile 1974, pagine 222, 223.

b Nel corso della cerimonia, lo sposo e la sposa fanno un “voto” l’uno verso l’altro, ma davanti a testimoni e alla vista di Dio.

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