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  • Il mistero del Codice Vaticano
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
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  • Perché nasconderlo?
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
w89 1/5 pp. 30-31

Il mistero del Codice Vaticano

IL CODICE VATICANO (Manoscritto Vaticano 1209) compare nel primo inventario della Biblioteca Vaticana, compilato nel 1475. Come ci sia finito nessuno lo sa. È uno dei tre grandi codici greci giunti fino a noi, e sta sullo stesso piano dei suoi contemporanei, il Codice Sinaitico (IV secolo) e l’Alessandrino (inizio del V secolo).

Anche se l’importanza di questo manoscritto vaticano era ben nota agli studiosi già all’inizio del XVI secolo, fu permesso a ben pochi di esaminarlo. È vero che nel 1669 la Biblioteca Vaticana collazionò varie lezioni del manoscritto, ma questo lavoro andò smarrito, per essere ritrovato solo nel 1819.

Napoleone conquistò Roma nel 1809 e portò il prezioso manoscritto a Parigi, dove fu esaminato da Leonhard Hug, noto erudito; con la caduta di Napoleone, però, il codice fu restituito al Vaticano nel 1815. Per i successivi 75 anni esso tornò ad essere un oggetto misterioso, nascosto dal Vaticano.

Constantin von Tischendorf, uno dei più grandi studiosi di manoscritti del mondo, dopo mesi di attesa ricevette nel 1843 il permesso di esaminare il manoscritto per sole sei ore. Due anni dopo allo studioso inglese dott. S. P. Tregelles fu permesso di vedere il codice ma non di studiarlo. Egli affermò: “È vero che ho spesso visto il MS. [manoscritto], ma non mi fu permesso di usarlo; né mi permettevano di aprirlo senza avermi frugato le tasche e avermi tolto penna, inchiostro e carta; nel frattempo due prelati mi facevano conversare di continuo in latino, e se guardavo un brano troppo a lungo mi strappavano di mano il libro”.

Perché la Chiesa Cattolica era così riluttante a mostrare al mondo il suo inestimabile manoscritto?

Perché nasconderlo?

Per la Chiesa Cattolica, la versione latina delle Sacre Scritture nota come Vulgata rimane la “preminente autorità”. Secondo l’enciclica di Pio XII Divino afflante Spiritu, del 1943, questa traduzione latina del IV secolo ad opera di Girolamo è considerata anche “affatto immune da errore in tutto ciò che tocca la fede ed i costumi”. Che dire dei testi ebraici e greci dai quali la Vulgata fu tradotta? Questi, dice l’enciclica, servono a ‘confermarne’ l’autorità. Perciò nessun manoscritto greco, nemmeno il Codice Vaticano, è stato mai considerato autorevole come la Vulgata latina. Questa posizione assunta dalla Chiesa Cattolica ha chiaramente causato problemi.

Ad esempio quando Erasmo, erudito del XVI secolo, tradusse il suo “Nuovo Testamento” greco, si appellò all’autorità del Codice Vaticano per omettere la parole spurie da 1 Giovanni, capitolo 5, versetti 7 e 8. Erasmo aveva ragione, eppure ancora nel 1897 papa Leone XIII sosteneva il testo latino corrotto della Vulgata. Solo con la pubblicazione delle moderne traduzioni cattoliche questo errore testuale è stato riconosciuto.

Quando, sul finire del XIX secolo, il Codice Sinaitico fu rivelato al mondo, le autorità cattoliche compresero che il loro Codice Vaticano rischiava di venire eclissato. Al volgere del secolo furono finalmente rese disponibili buone copie fotografiche.

Il manoscritto consiste di 759 fogli. Mancano la maggior parte di Genesi, alcuni salmi e la parte finale delle Scritture Greche Cristiane. È scritto su ottima pergamena sottile, ricavata probabilmente da pelli di antilope, con una calligrafia sobria ed elegante. Ufficialmente è designato Codice B, e oggi lo si può osservare alla Biblioteca Vaticana. Non è più nascosto, e il suo valore è finalmente compreso e apprezzato in tutto il mondo.

[Immagine a pagina 31]

L’importante Codice Vaticano fu nascosto dal Vaticano per secoli

[Fonte]

Riproduzione dai Codices E Vaticanis Selecti

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