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  • w91 15/3 pp. 19-22
  • Chi ha veramente la chiamata celeste?

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  • Chi ha veramente la chiamata celeste?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
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  • Sacerdoti e re compassionevoli
  • La testimonianza dello spirito
  • Perché prendono gli emblemi
  • Perché fanno errate supposizioni?
  • È essenziale fare un attento esame
  • Ricordate chi fa la scelta
  • Come si manifesta l’unzione per una speranza celeste?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1976
  • Cosa significa per voi il Pasto Serale del Signore?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2003
  • ‘Faccio un patto con voi per un Regno’
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1998
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1991
w91 15/3 pp. 19-22

Chi ha veramente la chiamata celeste?

GEOVA ama la razza umana. L’ama così tanto che ha dato suo Figlio, Gesù Cristo, come riscatto per riacquistare ciò che il nostro progenitore Adamo perse! E che cosa perse Adamo? La vita eterna nella perfezione umana, con tutti i suoi diritti e le sue prospettive. (Giovanni 3:16) Il riscatto fu anche un’espressione dell’amore di Gesù per il genere umano. — Matteo 20:28.

Dio ha mostrato il suo amore offrendo due speranze basate sul merito del sacrificio di riscatto di Gesù. (1 Giovanni 2:1, 2) Prima che Gesù morisse come uomo, l’unica speranza per quelli che avevano l’approvazione divina era quella di vivere in un paradiso terrestre. (Luca 23:43) Dopo la Pentecoste del 33 E.V., però, Geova offrì una speranza celeste a un “piccolo gregge”. (Luca 12:32) Ma cos’è accaduto in tempi recenti? Dal 1931 in poi il messaggio del Regno ha dato maggior risalto alle “altre pecore”, e dal 1935 in poi Dio ha attirato a sé mediante Cristo “una grande folla” di tali persone simili a pecore. (Giovanni 10:16; Rivelazione 7:9) Nel loro cuore Dio ha messo la speranza di vivere per sempre in un paradiso terrestre. Essi vogliono mangiare cibo perfetto, esercitare amorevole dominio sugli animali e godere per sempre la compagnia di altri esseri umani giusti.

Sacerdoti e re compassionevoli

Visto che Gesù fu spinto dall’amore a cedere la sua vita come riscatto, sarà senz’altro un Re celeste compassionevole. Ma non sarà solo nell’elevare l’umanità alla perfezione durante il suo Regno millenario. Geova ha fatto sì che ci siano altri re compassionevoli in cielo. Questi “saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per i mille anni”. — Rivelazione 20:1-6.

Quanti regneranno insieme a Cristo, e come vengono scelti coloro che avranno un privilegio così grande? Ebbene, l’apostolo Giovanni vide 144.000 persone che stavano sul celeste monte Sion insieme all’Agnello, Gesù Cristo. Essendo stati “comprati di fra il genere umano”, essi sapranno cosa significa sopportare prove, portare il peso dell’imperfezione, soffrire e morire come esseri umani. (Rivelazione 14:1-5; Giobbe 14:1) Pertanto, come saranno compassionevoli questi re-sacerdoti!

La testimonianza dello spirito

I 144.000 hanno “un’unzione dal santo”, da Geova. (1 Giovanni 2:20) È un’unzione in vista di una speranza celeste. Dio ha ‘posto su di loro il suo suggello e ha dato loro la caparra di ciò che deve venire, cioè lo spirito nei loro cuori’. — 2 Corinti 1:21, 22.

Sì, quelli che hanno la chiamata celeste hanno a tal fine la testimonianza dello spirito di Dio. A questo proposito Paolo scrisse in Romani 8:15-17: “Voi non avete ricevuto uno spirito di schiavitù che causi di nuovo timore, ma avete ricevuto uno spirito di adozione come figli, mediante il quale spirito gridiamo: ‘Abba, Padre!’ Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che siamo figli di Dio. Se, dunque, siamo figli, siamo anche eredi: eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo, purché soffriamo insieme per essere insieme anche glorificati”. È mediante lo spirito o forza attiva di Dio che gli unti gridano: “Abba, Padre!”

La principale prova che una persona è stata unta in vista della chiamata celeste è lo spirito, o sentimento prevalente, di essere figli. (Galati 4:6, 7) Tale individuo è assolutamente certo di essere stato generato da Dio come figlio spirituale, come uno dei 144.000 coeredi del Regno celeste. Può attestare che la sua speranza celeste non nasce da un desiderio che lui stesso ha coltivato o dalla sua fantasia; al contrario, essa viene da Geova ed è il risultato dell’azione dello spirito di Dio nei suoi confronti. — 1 Pietro 1:3, 4.

Sotto l’influenza dello spirito santo di Dio, lo spirito o atteggiamento dominante degli unti agisce come forza impellente. Esso li spinge a reagire in modo positivo a ciò che la Parola di Dio dice riguardo alla speranza celeste. Essi reagiscono in modo positivo anche a ciò che Dio fa per loro mediante lo spirito santo. Così hanno la certezza di essere eredi e figli spirituali di Dio.

Quando gli unti leggono ciò che la Parola di Dio dice dei suoi figli spirituali e della speranza celeste, la loro tendenza spontanea è quella di dire dentro di sé: ‘Questo si applica a me!’ Sì, essi reagiscono con gioia quando la Parola del Padre loro promette una ricompensa celeste. Dicono: ‘Questo si applica a me!’ quando leggono: “Diletti, ora siamo figli di Dio”. (1 Giovanni 3:2) E quando gli unti leggono che Dio ha generato alcune persone onde siano “certe primizie delle sue creature”, la loro inclinazione mentale è quella di dire: ‘Sì, egli mi ha generato per tale scopo’. (Giacomo 1:18) Sanno di essere stati “battezzati in Cristo Gesù” e nella sua morte. (Romani 6:3) Perciò sono fermamente convinti di far parte del corpo spirituale di Cristo e nutrono la speranza di subire una morte simile alla sua e di essere risuscitati alla vita celeste.

Per ereditare il Regno celeste, gli unti devono ‘fare tutto il possibile per rendere sicura la loro chiamata ed elezione’. (2 Pietro 1:5-11) Essi camminano per fede e continuano a crescere spiritualmente, come fanno coloro che hanno la speranza terrena. Perciò, in che cos’altro consiste la testimonianza dello spirito?

Perché prendono gli emblemi

I cristiani unti non vogliono andare in cielo perché sono scontenti dell’attuale vita terrena. (Confronta Giuda 3, 4, 16). Piuttosto, lo spirito santo rende testimonianza col loro spirito che sono figli di Dio. Essi sono anche sicuri di essere stati introdotti nel nuovo patto, stipulato fra Geova Dio e l’Israele spirituale. (Geremia 31:31-34; Galati 6:15, 16; Ebrei 12:22-24) Questo patto, reso operativo dal sangue sparso di Gesù, separa un popolo per il nome di Geova e rende questi cristiani unti parte del “seme” di Abraamo. (Galati 3:26-29; Atti 15:14) Il nuovo patto rimarrà in vigore finché tutti gli israeliti spirituali non saranno risuscitati alla vita immortale in cielo.

Oltre a ciò, quelli che hanno veramente la chiamata celeste non hanno dubbi di essere inclusi anche nel patto per il Regno celeste. Gesù fece riferimento a questo patto fra sé e i suoi seguaci quando disse: “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io faccio un patto con voi, come il Padre mio ha fatto un patto con me, per un regno, affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno, e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele”. (Luca 22:28-30) Questo patto fu inaugurato nei confronti dei discepoli di Gesù mediante la loro unzione con spirito santo il giorno di Pentecoste del 33 E.V. Esso rimane in vigore tra Cristo e i suoi re associati per sempre. — Rivelazione 22:5.

Quelli che hanno la chiamata celeste sono sicuri di essere inclusi nel nuovo patto e nel patto per un Regno. Pertanto, appropriatamente prendono gli emblemi, il pane e il vino, all’annuale celebrazione del Pasto Serale del Signore, o Commemorazione della morte di Gesù Cristo. Il pane non lievitato simboleggia il corpo umano senza peccato di Gesù e il vino il suo sangue perfetto che egli ha sparso morendo, convalidando il nuovo patto. — 1 Corinti 11:23-26.

Se Geova ha coltivato in voi l’innegabile speranza della vita celeste, fate assegnamento su di essa. Esprimete tale speranza nelle vostre preghiere. Essa vi assorbe totalmente, e non potete prescindere da essa. Avete ardenti aspirazioni spirituali. Ma se siete divisi e incerti, senz’altro non dovreste prendere gli emblemi del Pasto Serale del Signore.

Perché fanno errate supposizioni?

Alcuni potrebbero prendere erratamente gli emblemi della Commemorazione perché in effetti non riconoscono che l’unzione “non dipende da chi desidera né da chi corre, ma da Dio”. (Romani 9:16) Non sta all’individuo decidere che gli piacerebbe essere introdotto nel nuovo patto e divenire coerede di Cristo nel Regno celeste. È la scelta di Geova che conta. Nell’antico Israele fu Dio a scegliere coloro che avrebbero prestato servizio come suoi sacerdoti, ed egli mise a morte Cora perché aveva cercato presuntuosamente di ottenere il sacerdozio che Dio aveva riservato alla famiglia di Aaronne. (Esodo 28:1; Numeri 16:4-11, 31-35; 2 Cronache 26:18; Ebrei 5:4, 5) Analogamente, a Geova Dio non farebbe piacere che qualcuno si presentasse come se fosse stato chiamato per essere uno dei re e sacerdoti celesti qualora Egli non gli avesse rivolto tale chiamata. — Confronta 1 Timoteo 5:24, 25.

Qualcuno potrebbe supporre erroneamente di avere la chiamata celeste sotto una forte spinta emotiva dovuta a gravi problemi. La morte del coniuge o un’altra disgrazia può far perdere l’interesse per la vita sulla terra. Oppure potrebbe darsi che una persona molto vicina professi di essere unta, e l’individuo potrebbe desiderare di avere lo stesso destino. Tali fattori potrebbero fargli credere che la vita in cielo sia per lui. Ma non è questo il modo in cui Dio dà a qualcuno lo spirito di figlio. Desiderare di andare in cielo a motivo di situazioni spiacevoli o di sofferenze emotive legate alla vita terrena significherebbe mancare di gratitudine per il proposito di Dio relativo alla terra.

Qualcuno potrebbe anche supporre erroneamente di avere la chiamata celeste a motivo di precedenti opinioni religiose. Può darsi che in precedenza costui appartenesse a una falsa religione che indicava la vita celeste come unica speranza per i fedeli. Pertanto, il cristiano deve stare attento a non farsi sviare dalle emozioni o da precedenti credenze errate.

È essenziale fare un attento esame

Paolo disse una cosa molto significativa quando scrisse: “Chiunque mangia il pane o beve il calice del Signore indegnamente sarà colpevole rispetto al corpo e al sangue del Signore. Prima l’uomo approvi se stesso dopo scrutinio, e così mangi del pane e beva del calice. Poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso se non discerne il corpo”. (1 Corinti 11:27-29) Perciò, un cristiano battezzato che abbia cominciato a pensare di aver ricevuto la chiamata celeste in anni recenti dovrebbe esaminare la cosa con molta attenzione e in preghiera.

Tale persona potrebbe anche chiedersi: ‘Sono stato influenzato da altri a coltivare l’idea della vita celeste?’ Questo non sarebbe appropriato, poiché Dio non ha incaricato alcuno di reclutare altri per tale privilegio. Avere la tendenza a fantasticare non è certo un’indicazione di unzione da parte di Dio, né Dio unge eredi del Regno facendo udire loro voci e messaggi in proposito.

Qualcuno potrebbe chiedersi: ‘Prima di divenire cristiano facevo uso di droga? Uso medicinali che influiscono sull’umore? Sono stato curato per problemi mentali o emotivi?’ Alcuni hanno detto che all’inizio hanno combattuto contro quella che pensavano fosse la speranza celeste. Altri hanno detto che per un periodo di tempo Dio ha tolto loro la speranza terrena e infine ha dato loro quella celeste. Ma tale modo di fare è contrario al modo di agire di Dio. Inoltre, la fede non è incerta; è sicura. — Ebrei 11:6.

Ci si potrebbe anche chiedere: ‘Desidero avere preminenza? Ambisco ad avere una posizione di autorità ora o come uno dei re e sacerdoti insieme a Cristo?’ Nel I secolo E.V., quando tutti venivano invitati a entrare nel Regno celeste, non tutti i cristiani unti avevano posizioni di responsabilità come membri del corpo direttivo o come anziani o servitori di ministero. Molti degli unti erano donne, e non avevano alcuna autorità particolare; né l’unzione con lo spirito reca eccezionale intendimento della Parola di Dio, poiché Paolo ritenne necessario istruire e impartire consigli a certi unti. (1 Corinti 3:1-3; Ebrei 5:11-14) Coloro che hanno la chiamata celeste non si considerano preminenti, e non richiamano l’attenzione sul fatto che sono unti. Al contrario, manifestano l’umiltà che giustamente ci si aspetta da coloro che hanno “la mente di Cristo”. (1 Corinti 2:16) Essi si rendono anche conto che i giusti requisiti di Dio devono essere soddisfatti da tutti i cristiani, che la loro speranza sia celeste o terrena.

Professare di avere la chiamata celeste non reca speciali rivelazioni. Dio ha un canale di comunicazione mediante il quale provvede cibo spirituale alla sua organizzazione terrena. (Matteo 24:45-47) Perciò nessuno dovrebbe pensare che essere un cristiano unto gli dia una sapienza superiore a quella della “grande folla” che ha la speranza terrena. (Rivelazione 7:9) Il fatto che qualcuno sia abile nel dare testimonianza, nel rispondere a domande scritturali o nel pronunciare discorsi biblici non indica che sia unto con lo spirito, poiché anche i cristiani che hanno la speranza terrena sono molto capaci sotto questi aspetti. Come gli unti, anch’essi sono esemplari nella loro vita cristiana. Se è per questo, Sansone e altri personaggi dei tempi precristiani avevano lo spirito di Dio ed erano pieni di zelo e intendimento. Tuttavia, nessuno di quel “gran nuvolo di testimoni” aveva la speranza celeste. — Ebrei 11:32-38; 12:1; Esodo 35:30, 31; Giudici 14:6, 19; 15:14; 1 Samuele 16:13; Ezechiele 2:2.

Ricordate chi fa la scelta

Se un compagno di fede fa domande in relazione alla chiamata celeste, un anziano nominato o un altro cristiano maturo può considerare la questione con lui. Ma nessuno può prendere questa decisione per un altro, ed è Geova che impartisce la speranza celeste. Un individuo che ha veramente la chiamata celeste non ha mai bisogno di chiedere conferma ad altri cristiani. Gli unti hanno “ricevuto una nuova nascita non da seme riproduttivo corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola dell’Iddio vivente e permanente”. (1 Pietro 1:23) Mediante il suo spirito e la sua Parola, Dio pianta il “seme” che fa dell’individuo “una nuova creazione”, con la speranza celeste. (2 Corinti 5:17) Sì, è Geova che fa la scelta.

Quando studiamo la Bibbia con i nuovi, quindi, non è bene suggerire loro di cercare di capire se hanno la chiamata celeste o no. Ma che dire se un cristiano unto si dimostrasse infedele e fosse necessario sostituirlo? In tal caso sarebbe ragionevole concludere che Dio rivolgerebbe la chiamata celeste a qualcuno che è stato esemplare nel servire fedelmente il nostro Padre celeste per moltissimi anni.

Oggi il messaggio di Dio non pone l’accento sulla speranza di diventare membri della sposa celeste di Cristo. Al contrario, “lo spirito e la sposa continuano a dire: ‘Vieni!’” Questo invito ha relazione con la vita in un paradiso terrestre. (Rivelazione 22:1, 2, 17) Nel prendere la direttiva in questa attività, gli unti mostrano “modestia di mente” e si danno da fare per ‘rendere sicura la loro chiamata ed elezione’. — Efesini 4:1-3; 2 Pietro 1:5-11.

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