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Giovanni — Approfondimenti al capitolo 4Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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pozzo di Giacobbe Secondo la tradizione, il sito di questo pozzo è Bir Yaʽqub (Beʼer Yaʽaqov), circa 2,5 km a SE dell’odierna Nablus, non lontano da Tell Balata, dove sorgeva Sichem. È un pozzo profondo, in cui il livello dell’acqua non raggiunge mai la superficie. Misurazioni compiute nel XIX secolo rilevavano una profondità di circa 23 m. Ma, dato che sul fondo si trovano detriti, è possibile che nell’antichità il pozzo fosse ancora più profondo (Gv 4:11). Poiché il pozzo di solito è asciutto dalla fine di maggio fino alle piogge d’autunno, qualcuno ritiene che sia alimentato da infiltrazioni di acqua piovana. Altri però credono che sia alimentato anche da una sorgente. (Vedi l’approfondimento pozzo in questo versetto.) Anche se non dice espressamente che lo abbia scavato lui, la Bibbia indica che Giacobbe aveva delle proprietà nelle vicinanze del pozzo (Gen 33:18-20; Gsè 24:32). Probabilmente fu Giacobbe a scavarlo o a farlo scavare, forse per provvedere acqua per tutta la sua casa e il bestiame; questo gli avrebbe permesso di evitare problemi con i vicini, che senza dubbio possedevano già le altre fonti d’acqua della zona. Oppure potrebbe aver avuto bisogno di un ulteriore punto di approvvigionamento idrico quando altri pozzi della zona si esaurirono.
Stanco del viaggio Questo è l’unico punto nelle Scritture in cui di Gesù viene detto che era “stanco”. Era circa mezzogiorno, e probabilmente quella mattina aveva viaggiato dalla valle del Giordano, in Giudea, fino a Sichar, in Samaria, un percorso in salita con un dislivello di quasi 900 m (Gv 4:3-5; vedi App. A7).
pozzo O “sorgente”, “fonte”. In questo contesto sono usate due parole greche in riferimento al pozzo di Giacobbe a Sichar: pegè e frèar. Il termine pegè, in questo versetto reso due volte “pozzo”, denota spesso una sorgente, o fonte, il che potrebbe suggerire che fosse una sorgente a rifornire d’acqua il pozzo di Giacobbe. Lo stesso termine è usato in Gc 3:11 per indicare una “sorgente” letterale, mentre in Gv 4:14, dove è reso “fonte”, è utilizzato in senso metaforico. In Gv 4:12, invece, è usato frèar, termine che può riferirsi a un pozzo, a una cisterna o a una fossa (1Sa 19:22, Settanta; Lu 14:5; Ri 9:1; nt.). Le sorgenti, che spesso alimentavano i pozzi, a volte venivano ripulite e scavate più in profondità, e questo potrebbe spiegare perché in questo brano “fonte” e “pozzo” sono usati scambievolmente per indicare la stessa fonte d’acqua. (Vedi l’approfondimento pozzo di Giacobbe in questo versetto.)
circa la sesta ora Cioè mezzogiorno circa. (Vedi approfondimento a Mt 20:3.)
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