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  • Giovanni 20:28
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture
    • 28 Tommaso gli disse: “Mio Signore e mio Dio!”

  • Giovanni 20:28
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti
    • 28 Rispondendo, Tommaso gli disse: “Mio Signore e mio Dio!”+

  • Giovanni
    Indice delle pubblicazioni Watch Tower 1986-2025
    • 20:28 it-1 1063-1064; jy 307; g05 22/4 9; w92 15/1 23; rs 166-167; ti 28-29; w88 1/6 19

  • Giovanni
    Indice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
    • 20:28 ad 536; rs 166-167; w84 1/6 14; w84 1/12 27; w75 282; g72 8/9 6; w63 180, 188; w56 158-159; tf 268

  • Giovanni
    Guida alle ricerche per i Testimoni di Geova — Edizione 2019
    • 20:28

      Perspicacia, vol. 1, pp. 1063-1064

      Gesù: la via, p. 307

      Svegliatevi!,

      22/4/2005, p. 9

      La Torre di Guardia,

      15/1/1992, p. 23

      1/6/1988, p. 19

      Ragioniamo, pp. 166-167

      Trinità, pp. 28-29

  • Giovanni — Approfondimenti al capitolo 20
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
    • 20:28

      Mio Signore e mio Dio! Lett. “il Signore di me e il Dio [ho theòs] di me!” Stando ad alcuni studiosi, questa espressione è un’esclamazione di stupore detta a Gesù ma in realtà rivolta a Dio, suo Padre. Altri sostengono che secondo l’originale greco queste parole si devono considerare rivolte a Gesù. In ogni caso, per comprendere al meglio il significato dell’espressione “mio Signore e mio Dio” bisogna tenere conto del resto delle Scritture ispirate. Dal momento che nei versetti precedenti si legge che Gesù aveva mandato a dire ai discepoli: “Ascendo al Padre mio e Padre vostro e all’Iddio mio e Iddio vostro”, non c’è nessuna ragione di credere che Tommaso pensasse che Gesù fosse l’Iddio Onnipotente. (Vedi approfondimento a Gv 20:17.) Tommaso aveva sentito Gesù pregare suo “Padre” chiamandolo “il solo vero Dio” (Gv 17:1-3). Ci potrebbero essere dunque vari motivi per cui Tommaso si rivolse a Gesù usando l’espressione “mio Dio”. Un primo motivo è che considerava Gesù “un dio”, cioè un essere divino, ma non l’Iddio Onnipotente. (Vedi approfondimento a Gv 1:1.) Un secondo motivo potrebbe essere che si rifece al modo in cui altri servitori di Geova si rivolsero a suoi messaggeri angelici, come riportato nelle Scritture Ebraiche. Tommaso avrà conosciuto bene i racconti in cui singoli individui, o a volte lo scrittore biblico che aveva descritto l’accaduto, avevano risposto a un messaggero angelico o avevano parlato di lui come se si trattasse di Geova Dio. (Confronta Gen 16:7-11, 13; 18:1-5, 22-33; 32:24-30; Gdc 6:11-15; 13:20-22.) Perciò, Tommaso può aver chiamato Gesù “mio Dio” perché lo riconosceva quale rappresentante e portavoce del vero Dio.

      Alcuni sostengono che la presenza dell’articolo determinativo nel testo originale prima di “signore” e “dio” sta a indicare che le parole di Tommaso si riferiscono all’Iddio Onnipotente. Ma in questo contesto l’uso dell’articolo può essere semplicemente dovuto alla struttura grammaticale della frase del testo originale. A volte in greco un sostantivo al nominativo preceduto dall’articolo determinativo viene usato con il valore di vocativo. È così, ad esempio, in Lu 12:32 (lett. “il piccolo gregge”) e in Col 3:18–4:1 (lett. “le mogli”, “i mariti”, “ i figli”, “i padri”, “gli schiavi”, “i padroni”). Questa struttura si trova anche in 1Pt 3:7, dove letteralmente si legge “i mariti”. Quindi la presenza dell’articolo potrebbe non essere determinante per capire cosa avesse in mente Tommaso con questa esclamazione.

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