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Romani — Approfondimenti al capitolo 3Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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offerta per la propiziazione O “offerta per l’espiazione (riconciliazione)”. Il termine greco hilastèrion, qui tradotto con l’espressione “offerta per la propiziazione”, e il termine affine hilasmòs, tradotto “sacrificio propiziatorio” in 1Gv 2:2 e 4:10, possono avere il significato di “strumento per placare”. Nelle Scritture questi termini vengono usati per indicare un ristabilimento di buoni rapporti tra Dio e l’uomo. Quando fu creato come “figlio [terreno] di Dio”, Adamo godeva di rapporti pacifici con Lui (Lu 3:38). Ma quando disubbidì a Dio e peccò, perse quel rapporto di favore e la vita umana perfetta. Inoltre condannò i suoi discendenti a essere schiavi del peccato e della morte (Ro 5:12). Perché tra Dio e l’uomo fossero ristabiliti i buoni rapporti che c’erano in origine, la perfetta giustizia divina richiedeva qualcosa di equivalente a ciò che era stato perso (Eso 21:23-25; De 19:21). Il sacrificio di Gesù, che offrì la sua vita umana perfetta, placò, o soddisfece, le esigenze della giustizia di Geova provvedendo la giusta e legittima base per il perdono dei peccati. Perciò Dio può “essere giusto anche quando dichiara giusto l’uomo [intrinsecamente peccatore] che ha fede in Gesù” (Ro 3:26). Il sacrificio di Gesù propiziò, ovvero favorì, la ricerca e il conseguimento di pacifici rapporti con Geova da parte degli esseri umani (Ef 1:7). In Eb 9:4, 5 il termine greco hilastèrion è usato per indicare il coperchio della cassa chiamata “Arca del Patto” ed è tradotto “il propiziatorio” (o “luogo di espiazione”, nt.).
nel perdonare i peccati commessi nel passato Geova iniziò a perdonare i peccati ancora prima che Gesù provvedesse il riscatto per redimere i discendenti di Adamo dall’imperfezione, dal peccato e dalla morte. Questo fu possibile sin dal momento in cui Geova iniziò a rivelare il suo proposito di provvedere una “discendenza” che avrebbe salvato gli esseri umani fedeli (Gen 3:15; 22:18; Isa 53:5, 6, 10-12; Mt 20:28; Gal 3:19). Dal punto di vista di Dio Onnipotente era come se il riscatto fosse già stato pagato; Dio aveva assoluta fiducia che suo Figlio sarebbe stato disposto a offrire la vita in sacrificio (Sl 40:6-8; Eb 10:7-10). Nulla avrebbe potuto impedire a Dio di realizzare la sua volontà (Nu 23:19; Isa 46:10; Tit 1:2). È per questo che poté perdonare i peccatori pentiti e al tempo stesso rispettare le sue norme di giustizia (De 32:4; Sl 32:1, 2, 5; Isa 1:18). E senza contravvenire a quelle norme poté anche dichiarare giusti, in senso relativo, gli esseri umani fedeli (Gen 15:1, 6; Ez 14:14; Mt 23:35; Gc 2:23-25). Per lo stesso principio, quando era sulla terra in qualità di rappresentante di Dio, Gesù ebbe l’autorità di perdonare i peccati di persone fedeli in virtù del valore del riscatto, anche se questo doveva ancora essere pagato (Mt 9:2-6; Lu 7:36-50; Eb 2:9; vedi Glossario, “giustizia; giusto”; “riscatto”).
quando sopportava pazientemente O “quando tollerava”. Lett. “nella sopportazione (tolleranza)”. (Vedi approfondimento a Ro 2:4.)
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