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GalatiIndice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
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3:19 uw 147; w80 1/6 20; g79 22/12 11; w74 548; w73 330, 396; g65 22/2 7; w63 203; g63 22/1 29; w61 62; w60 361; nh 163; w48 359
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Galati — Approfondimenti al capitolo 3Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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fu aggiunta A quanto pare con questo verbo Paolo vuole esprimere la natura temporanea della Legge mosaica, soprattutto se paragonata al carattere più duraturo del patto abraamico e al suo adempimento relativo alla “discendenza” promessa (Gen 3:15; 22:18; Gal 3:29).
per rendere evidenti le trasgressioni Paolo indica che un obiettivo importante della Legge mosaica era “rendere evidenti le trasgressioni”. La Legge infatti metteva in risalto che gli israeliti e tutti gli esseri umani erano imperfetti e peccatori davanti a Dio. (Per ulteriori informazioni sulla parola greca per “trasgressione”, vedi approfondimento a Ro 4:15.) Rendeva inoltre chiara la piena portata del concetto di peccato. E dal momento che annoverava tra i peccati molte azioni e persino pensieri o sentimenti, Paolo poté dire che la Legge faceva ‘abbondare la colpa’ e il peccato (Ro 5:20; 7:7-11; vedi approfondimento a 1Co 15:56; confronta Sl 40:12). Tutti quelli che cercavano di seguirla si ritrovavano condannati da essa, perché la Legge dimostrava il loro stato peccaminoso. I sacrifici che prescriveva ricordavano loro di continuo questa condizione (Eb 10:1-4, 11). L’intera umanità aveva bisogno di un sacrificio perfetto che potesse espiare completamente i suoi peccati (Ro 10:4; vedi l’approfondimento la discendenza in questo versetto).
finché Il fatto che Paolo utilizzi il termine “finché” indica che non era previsto che la Legge durasse per sempre. Una volta raggiunto il suo scopo, il patto della Legge non sarebbe stato più valido (Ro 7:6; Gal 3:24, 25).
la discendenza Lett. “il seme”. (Vedi App. A2.) In questo contesto “la discendenza” si riferisce a Gesù Cristo. (Vedi approfondimenti a Gal 3:16.)
trasmessa tramite angeli Le Scritture Ebraiche non dicono specificamente che furono degli angeli a trasmettere il patto della Legge. Comunque la dichiarazione ispirata che si legge qui, e anche quella che si trova in At 7:53 (vedi approfondimento) e in Eb 2:2, 3, lo chiarisce. A quanto pare Geova diede a degli angeli l’incarico di parlare a Mosè in veste di suoi rappresentanti e poi di dargli le due tavole della Testimonianza (Eso 19:9, 11, 18-20; 24:12; 31:18). Tuttavia fu Geova l’effettivo Legislatore, e scelse Mosè come mediatore del patto che fece con Israele.
un mediatore Il mediatore il cui nome non viene menzionato era Mosè. Geova lo impiegò come intermediario per concludere un patto, o accordo legalmente vincolante, con la nazione d’Israele. (Vedi Glossario, “mediatore”.) La parola greca mesìtes, tradotta “mediatore”, è un termine giuridico che compare sei volte nelle Scritture Greche Cristiane (Gal 3:19, 20; 1Tm 2:5; Eb 8:6; 9:15; 12:24). Secondo un lessico si riferisce a “chi interviene tra due parti per stabilire o ricreare una condizione di pace oppure un legame di amicizia, per fare un accordo o per ratificare un patto”. Essendo il mediatore del patto della Legge, Mosè aiutò la nazione d’Israele a osservare quel patto e a riceverne i benefìci. Per esempio ne coordinò l’inaugurazione (Eso 24:3-8; Eb 9:18-22), si occupò dell’insediamento dei sacerdoti e diede inizio alle loro attività (Le 8:1-36; Eb 7:11), trasmise agli israeliti una raccolta di più di 600 leggi e supplicò più volte Geova di risparmiare loro la punizione (Nu 16:20-22; 21:7; De 9:18-20, 25-29).
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