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Galati — Approfondimenti al capitolo 5Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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il frutto dello spirito O “ciò che lo spirito produce”. Il sostantivo originale per “frutto” è karpòs, termine tipico del mondo agricolo che si ritrova spesso nelle Scritture. Qui è usato metaforicamente in riferimento alle qualità che lo spirito santo di Dio, cioè la sua potenza in azione, può produrre negli esseri umani (Gal 5:16). Proprio come un albero porta frutto quando viene coltivato a dovere, una persona produce “il frutto dello spirito” quando permette allo spirito di influire sul suo modo di pensare e di agire. (Confronta Sl 1:1-3.) Le qualità che ne scaturiscono riflettono la personalità di Geova Dio, la Fonte dello spirito santo (Col 3:9, 10). L’elenco fatto nei vv. 22, 23 non ha la pretesa di abbracciare tutte le qualità che lo spirito santo produce nei cristiani. (Vedi approfondimento a Gal 5:23.) L’insieme di queste qualità caratterizza la nuova personalità (Ef 4:24). Paolo qui usa il singolare di karpòs, cioè “frutto”, non “frutti”. Alcuni biblisti fanno notare che questo uso del singolare lascerebbe intendere che le belle qualità specificamente menzionate formano un tutt’uno: sono tutte importanti da coltivare, e nessuna può esistere separata dalle altre.
amore Qui “amore” traduce il greco agàpe. Il modo migliore per definire l’amore cristiano (agàpe) è quello di spiegare come agisce, cosa che Paolo fa in 1Co 13:4-8. (Vedi approfondimento a 1Co 13:4.) Giovanni usa lo stesso termine in 1Gv 4:8-10, dove descrive “l’amore di Dio”. Arriva a dire che “Dio è amore”, nel senso che Geova è la personificazione stessa dell’amore. (Vedi approfondimento a Gv 3:16.) Gesù disse che amare Dio e amare il prossimo sono i due più grandi comandamenti (Mt 22:37-39; vedi approfondimento a Mt 22:37).
gioia La gioia è un bel sentimento che nasce dal conseguimento o dall’attesa di cose buone; è uno stato di felicità autentica. Il termine originale definisce una qualità interiore ben radicata. Geova, il “felice Dio”, è la Fonte della gioia e desidera che i suoi servitori siano gioiosi (1Tm 1:11). Con l’aiuto dello spirito santo, un cristiano può conservare la gioia nonostante difficoltà, sofferenze o persecuzione (Col 1:11; Eb 12:2; Gc 1:2-4).
pace Il termine greco originale ha un’ampia gamma di sfumature. In questo contesto “pace” implica la serenità interiore che deriva da una stretta amicizia con Geova, “l’Iddio [o “Dio”] della pace” (Flp 4:9; 1Ts 5:23; Eb 13:20; vedi approfondimento a 1Co 14:33). Nella Bibbia viene spesso menzionata insieme allo spirito santo di Dio (At 9:31; Ro 8:6; 15:13). Con l’aiuto del suo spirito, chi è in pace con Dio promuove armonia, unità e buoni rapporti con gli altri (Mt 5:9; 2Co 13:11; Gc 3:18).
pazienza O “longanimità”. Il termine greco makrothymìa alla lettera potrebbe essere reso “lunghezza di spirito” (Kingdom Interlinear); denota la capacità di perseverare con calma, di sopportare e di non arrabbiarsi facilmente. Geova Dio è il più grande esempio di pazienza (Ro 2:4; 9:22; 1Tm 1:16; 1Pt 3:20; 2Pt 3:9, 15). Paolo menziona la pazienza tra gli aspetti essenziali dell’amore cristiano (1Co 13:4; vedi App. A2).
benignità Si tratta della condizione o del comportamento che caratterizza chi s’interessa attivamente del benessere altrui e agisce in modo amichevole, soccorrevole e altruista. Geova Dio dimostra benignità persino verso gli ingrati e i malvagi (Lu 6:35; Ro 2:4; 11:22; Tit 3:4, 5). In Mt 11:30 compare l’aggettivo greco corrispondente, reso “piacevole” (“facile da portare”, nt.), per descrivere il giogo di Gesù sui suoi discepoli. I cristiani, che sono sotto questo giogo, sono incoraggiati a rivestirsi di benignità (Ef 4:32, nt.; Col 3:12).
bontà Qui con “bontà” si intende eccellenza morale, virtù. Un lessico definisce il termine greco originale come “qualità morale positiva caratterizzata in particolar modo da interesse per il benessere altrui”. Quindi per un cristiano la bontà non dev’essere solo una qualità interiore: deve tramutarsi in azioni. Anche se imperfetto, il cristiano può coltivare la bontà ubbidendo ai comandi di Geova e imitando la sua bontà e generosità (At 9:36, 39; 16:14, 15; Ro 7:18; Ef 5:1). In Geova questa qualità trova la sua massima espressione (Sl 25:8; Zac 9:17; Mr 10:18 e approfondimento). È un Dio veramente generoso e premuroso (At 14:17).
fede Questo termine traduce il greco pìstis, che trasmette principalmente l’idea di fiducia, ferma convinzione. In Eb 11:1 Paolo dà una definizione ispirata da Dio del termine “fede”. Come nel caso dell’amore, il modo migliore per definire la fede è quello di spiegare come agisce (Gc 2:18, 22; vedi approfondimento a Gv 3:16). Le Scritture indicano che la fede cristiana dovrebbe crescere e diventare sempre più forte. Appropriatamente i discepoli chiesero a Gesù: “Dacci più fede” (Lu 17:5). Paolo lodò i cristiani di Tessalonica dicendo loro: “La vostra fede cresce straordinariamente” (2Ts 1:3; vedi anche 2Co 10:15). Nel libro di Galati la “fede” è menzionata più di 20 volte, perlopiù in riferimento alla fiducia in Dio o in Cristo, come in questo caso (Gal 3:6, 11). In 2Ts 3:2 Paolo scrisse: “Non tutti possiedono la fede”. Per avere una forte fede, una persona deve avere lo spirito santo di Geova.
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