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2 Timoteo 1:3Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture
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3 Sono grato a Dio, al quale rendo sacro servizio come i miei antenati e con una coscienza pura, non smettendo mai di ricordarti nelle mie suppliche giorno e notte.
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2 Timoteo — Approfondimenti al capitolo 1Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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Sono grato a Dio Paolo include espressioni di gratitudine, o ringraziamenti, nelle parole iniziali di tante delle sue lettere (Ro 1:8; 1Co 1:4; Ef 1:15, 16; Flp 1:3-5; Col 1:3, 4; 1Ts 1:2, 3; 2Ts 1:3; Flm 4). Mentre scrive questa lettera, in prigione a Roma, si rende conto che la sua morte è imminente (2Tm 4:6-8). Ha affrontato una dura opposizione ed è stato abbandonato da alcuni dei suoi amici (2Tm 4:10-12, 14-17). Nonostante ciò inizia la lettera esprimendo non dolore ma gratitudine. In questo stesso versetto menziona una delle cose per cui è riconoscente: Timoteo, per il quale prega “giorno e notte”. È grato soprattutto per la straordinaria fede del suo giovane amico, che definisce “sincera” (2Tm 1:5).
Dio, al quale rendo sacro servizio O “Dio, che io servo (adoro)”. Qui Paolo esprime gratitudine per il privilegio che ha di adorare Dio come fecero i suoi fedeli antenati ebrei, uomini che ebbero un ruolo di rilievo nelle Scritture Ebraiche. L’espressione “rendo sacro servizio” può riferirsi all’adorazione di Dio nell’ambito sia del sistema di cose giudaico sia della congregazione cristiana. Ad esempio, lo stesso verbo greco usato qui da Paolo compare in De 6:13 nella Settanta per tradurre il comando di servire Geova che Mosè diede al popolo. E in Mt 4:10, Gesù citò questo passo di Deuteronomio quando rispose al Diavolo: “A [Geova] solo devi rendere sacro servizio”. (Vedi approfondimento a Mt 4:10; vedi anche Eso 3:12; De 10:12, 20; Gsè 22:5; LXX.) Nella lettera ai Romani, Paolo spiegò che un aspetto importante del sacro servizio è la predicazione della buona notizia riguardo al Figlio di Dio. (Vedi approfondimento a Ro 1:9.)
con una coscienza pura Paolo si trova in prigione, incatenato come un criminale (v. 16), eppure dalle sue parole traspare la sicurezza di aver servito Geova Dio fedelmente e con motivi puri e disinteressati. (Vedi approfondimento a 2Tm 1:12.) Ai compagni di fede di Corinto aveva precedentemente scritto: “Non abbiamo fatto torto a nessuno, non abbiamo corrotto nessuno, non abbiamo approfittato di nessuno” (2Co 7:2; vedi approfondimenti a Ro 2:15; 1Tm 1:5).
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