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2 TimoteoIndice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
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1:12 w81 15/1 13; w77 22; g63 22/6 26
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2 Timoteo — Approfondimenti al capitolo 1Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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non mi vergogno Paolo riconosce che il motivo delle sofferenze che sta vivendo è da ricondurre all’incarico di predicatore, apostolo e maestro da lui svolto (2Tm 1:11). Forse l’obiettivo dei suoi persecutori era quello di fargli provare vergogna e paura al punto di metterlo a tacere. Ma proprio come Gesù, che “[aveva] sopportato il palo di tortura senza curarsi del disonore”, Paolo riteneva che non ci fosse alcun motivo di vergogna nel fatto di essere perseguitati e imprigionati perché si fa la volontà di Geova (Eb 12:2). Desiderava che Timoteo e gli altri cristiani si sentissero come lui. (Vedi approfondimento a 2Tm 1:8; vedi anche approfondimento a Mt 16:24.)
perché conosco Colui nel quale ho creduto Paolo spiega il motivo principale per cui non si vergogna: ha conosciuto Geova Dio e ha sviluppato una stretta amicizia con lui. (Vedi approfondimento a Gal 4:9.) Per Paolo era un onore svolgere qualsiasi incarico affidatogli dal suo amorevole Padre.
ciò che ho affidato a lui Lett. “il mio deposito”. Forse Paolo intende dire che ha affidato a Dio la sua vita. Anche se stava per morire, era sicuro che Geova si sarebbe ricordato della sua condotta fedele fino a quel giorno, cioè il giorno in cui lo avrebbe risuscitato (Ro 8:38, 39). La parola che compare nell’espressione originale, e che può essere resa “deposito”, è un termine legale per indicare una cosa affidata a qualcuno perché la tenga al sicuro. (Un verbo affine ricorre in At 14:23 e 20:32, dove si parla di persone ‘affidate’ a Geova Dio.) Alcune traduzioni bibliche rendono 2Tm 1:12 come se il “deposito” si riferisse a qualcosa che era Paolo a dover custodire. (Confronta 1Tm 6:20 e 2Tm 1:14, dove Paolo esorta Timoteo a custodire quello che gli era stato affidato.) Comunque il contesto indica che il “deposito” menzionato in questo versetto si riferisce a qualcosa che era Dio a custodire.
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