-
EbreiIndice delle pubblicazioni Watch Tower 1945-1985
-
-
2:13 w85 1/2 17; w81 15/5 16, 19; w75 282; w67 150, 273, 276; g62 22/9 16; w59 363; nh 221; w51 275; w45 9
-
-
Ebrei — Approfondimenti al capitolo 2Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
-
-
“Riporrò la mia fiducia in lui” Qui Paolo cita Isa 8:17 dalla Settanta e, sotto ispirazione, attribuisce queste parole a Gesù. (Confronta approfondimento a Eb 2:12.) Quando visse come essere umano in carne e ossa, Gesù dovette confidare in Dio per adattarsi a tutta una serie di nuove circostanze (Eb 2:9 e approfondimento; confronta Gv 1:14 e approfondimento). A differenza di Adamo, Gesù dimostrò di affidarsi completamente a Geova; fece questo perfino di fronte all’ostilità che culminò con la sua esecuzione (Lu 23:46; confronta Sl 22:8; Mt 27:43). Quindi, essendo “un sommo sacerdote misericordioso e fedele”, è in grado di “venire in aiuto di quelli che sono messi alla prova” (Eb 2:16-18).
“Ecco, io e i figli che Geova mi ha dato” Sotto ispirazione Paolo cita Isa 8:18 e paragona Gesù e i suoi discepoli unti al profeta Isaia e ai suoi figli (Eb 2:13, 14). Come si evince dal contesto, “i figli” sono a tutti gli effetti figli di Dio e “fratelli” di Cristo, che è il Primogenito di Dio (Eb 1:6; 2:11, 12 e approfondimento; vedi anche Gv 1:12; 1Gv 3:1). Applicando in questo modo il passo di Isaia, Paolo usa un’immagine molto toccante che descrive gli unti discepoli di Cristo come parte della famiglia di Geova.
Geova Nell’originale ebraico di Isa 8:18, da cui è presa questa citazione, compare il nome divino trascritto con quattro consonanti ebraiche (traslitterate YHWH). Ecco perché qui il nome divino è usato nel testo principale. In questo passo i manoscritti in greco giunti fino a noi leggono Theòs (“Dio”), forse perché copie disponibili della Settanta usano il termine “Dio” in Isa 8:18. Questo potrebbe spiegare perché la maggior parte delle traduzioni ha “Dio” qui in Eb 2:13. (Vedi App. C1 e C2.)
-