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Ebrei — Approfondimenti al capitolo 6Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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gli insegnamenti basilari riguardo al Cristo Questa espressione si riferisce agli insegnamenti fondamentali che i cristiani ebrei avevano imparato quando erano diventati discepoli (Eb 5:12 e approfondimento). Qui e nel versetto successivo, Paolo ne menziona sei e li definisce un fondamento. Come nel caso di un edificio letterale, le fondamenta sono solo il punto di partenza. I cristiani maturi dell’epoca non si accontentavano di questi insegnamenti. Infatti si erano lasciati dietro le dottrine basilari edificando su quelle e crescendo in conoscenza e comprensione di insegnamenti via via più profondi, come quelli che si trovano nelle lettere di Paolo. Questo li aiutava a ragionare sulle Scritture e a metterle in pratica, vivendo in armonia con i princìpi in esse contenuti (Eb 5:14).
avanziamo Usando la prima persona plurale, Paolo si include nell’esortazione con cui invita i suoi compagni di fede a progredire quali discepoli di Cristo. Secondo un commentario, in pratica è come se dicesse loro: “Progrediamo, tutti noi, insieme”. Benché fosse un cristiano maturo, Paolo continuò ad avere il desiderio di progredire per imitare Cristo sempre meglio (Flp 3:13-16).
maturità Paolo sottolinea l’importanza di diventare cristiani maturi, ovvero cristiani che cercano di comprendere le verità basilari e quelle più profonde e di essere sempre più capaci nell’insegnarle ad altri. Il termine greco usato qui è affine a un altro termine presente in Eb 5:14 e reso “persone mature” o “persone fatte (adulte)” (vedi l’approfondimento), dove queste sono messe in contrapposizione con chi invece “è bambino” (Eb 5:13 e approfondimento). Il cristiano maturo ha “allenato la propria facoltà di giudizio a distinguere il bene dal male” (Eb 5:14). Pertanto non si lascia distrarre facilmente né si fa influenzare negativamente da altri, ad esempio in merito alla sua comprensione della dottrina cristiana (Ef 4:11-14).
il pentimento per le opere morte Queste “opere morte” includono sia azioni sbagliate sia sforzi per ottenere la salvezza che però non sono in armonia con la volontà di Dio (Mt 7:21). Tra le opere morte rientravano i tentativi compiuti da coloro che cercavano di guadagnarsi la salvezza attraverso l’osservanza della Legge mosaica quando ormai non era più in vigore (Ro 10:2-4; Gal 2:16 e approfondimento). Persino azioni in apparenza meritorie potevano essere considerate “morte”, o inutili, se non erano motivate dall’amore (1Co 13:3). Per poter progredire verso la maturità, i cristiani ebrei dovevano pentirsi di tutte quelle opere morte, ovvero smettere di compierle (Eb 9:14).
la fede in Dio Paolo qui menziona “la fede in Dio” come parte del fondamento, o delle basi, necessario per diventare cristiani (Eb 11:6). Coloro a cui si rivolge Paolo, prima di accettare il cristianesimo, credevano già in Dio, visto che erano ebrei. Per tale motivo, un commentario spiega che il termine “fede” in questo contesto “non si riferisce semplicemente al credere nell’esistenza di Dio [...], ma all’aver fiducia in Dio”. Questo tipo di fede e di fiducia era parte integrante degli “insegnamenti basilari riguardo al Cristo”; era pertanto fondamentale che i cristiani ebrei riponessero fede anche in Gesù, colui che era stato scelto da Dio per essere “il principale Condottiero (Agente) della loro salvezza” (Eb 2:10, nt., e approfondimento; Gv 14:1; At 4:12; 1Pt 1:21).
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