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  • Convocata una nazione affinché ritorni a Geova
    Paradiso restaurato per il genere umano, dalla Teocrazia!
    • agli avvertimenti e ai consigli dei profeti di Geova. In questo “tempo della fine” si sarebbero inoltre adempiuti su di loro le parole profetiche e i decreti di Geova contro i disubbidienti. Con saggezza, perciò, l’unto rimanente cominciò a “tornare” a Geova nel 1919 E.V.

  • Benedizioni e buon dominio mentre il mondo è scrollato
    Paradiso restaurato per il genere umano, dalla Teocrazia!
    • Capitolo VII

      Benedizioni e buon dominio mentre il mondo è scrollato

      1. Nel mese dopo la sua iniziale profezia, Zaccaria che cosa vide aver luogo, e questo spinse Geova a fare che cosa?

      L’INIZIALE profezia di Zaccaria nell’ottavo mese lunare (Heshvan) nel secondo anno di regno del re Dario I dell’Impero Persiano fu breve, ma opportuna e pertinente. (Zaccaria 1:1-6) Lo stesso mese seguente il profeta Zaccaria vide aver luogo a Gerusalemme una significativa azione da cui dipendeva il futuro benessere della nazione giudaica. Il ventiquattresimo giorno del nono mese lunare (Chisleu) “si sono gettate le fondamenta del tempio di Geova”! Aggeo, profeta conservo di Zaccaria, narra tale memorabile fatto. (Aggeo 2:18) Quell’azione compiuta nonostante un bando imperiale contro la riedificazione del tempio in Gerusalemme fu di tale importanza religiosa da spingere Geova degli eserciti a ispirare Aggeo perché profetizzasse di nuovo.

      2, 3. (a) A chi fu rivolta la prima profezia di Aggeo, il 24 Chisleu 520 a.E.V.? (b) Quale inizio di dialogo racconta Aggeo 2:10-12?

      2 La prima profezia di Aggeo in quello storico giorno fu rivolta ai sacerdoti leviti che speravano di rendere servizio nel tempio di Geova quando sarebbe stato completato. Quei sacerdoti della famiglia di Aaronne il levita comprendevano il sommo sacerdote, Giosuè figlio di Iozadac. Essa diede a tutti quei sacerdoti una lezione che è importante per noi in questo tardo giorno. Leggiamone dunque il racconto di Aggeo, seguendo il dialogo che ebbe luogo:

      3 “Nel ventiquattresimo giorno del nono mese, nel secondo anno di Dario, la parola di Geova fu rivolta ad Aggeo il profeta, dicendo: ‘Geova degli eserciti ha detto questo: “Interroga, suvvia, i sacerdoti in quanto alla legge, dicendo: ‘Se un uomo porta carne santa nel lembo della sua veste, ed effettivamente tocca col suo lembo il pane o la minestra o il vino o l’olio o alcuna sorta di cibo, diverrà esso santo?’”’” — Aggeo 2:10-12.

      4. Secondo Malachia 2:7, perché quei sacerdoti avrebbero dovuto poter rispondere a quella domanda esaminatrice, e ciò nondimeno che cosa poté aver influito su di loro?

      4 La “legge” di cui qui si parla è la legge divina data per mezzo del profeta Mosè e si riferisce alle cose cerimoniali e ai sacerdoti che sarebbero stati quelli che portavano la “carne santa”. Certo, i sacerdoti avrebbero dovuto conoscere la legge mosaica, poiché mediante il successivo profeta Malachia si dice: “Le labbra del sacerdote sono quelle che dovrebbero custodire la conoscenza, e la legge è ciò che il popolo dovrebbe cercare dalla sua bocca; poiché egli è il messaggero di Geova degli eserciti”. (Malachia 2:7) Ragionevolmente, dunque, i sacerdoti avrebbero dovuto poter rispondere in maniera corretta alla domanda esaminatrice rivolta loro mediante Aggeo. O sulla loro conoscenza della legge avevano influito i settant’anni di desolazione del paese di Giuda in cui i Giudei erano stati esiliati nel paese di Babilonia, e anche i difficoltosi diciassette anni trascorsi da che il fedele rimanente era tornato in patria? Come risposero quindi i sacerdoti?

      5. A quale legge avrebbero potuto pensare quei sacerdoti dando la giusta risposta, e che cosa una persona impura non dovrebbe dunque pensare in quanto a ottenere santità?

      5 “E i sacerdoti rispondevano e dicevano: ‘No!’” (Aggeo 2:12) Vale a dire che la “carne santa” di una vittima d’animale offerta a Geova in sacrificio non impartiva la sua santità a nessun altro cibo con cui venisse casualmente a contatto. Per una norma che li guidasse in questa risposta, i sacerdoti avrebbero potuto pensare a ciò che la legge mosaica diceva in Levitico 7:19, 20: “La carne che tocchi alcuna cosa impura non si deve mangiare. Si deve bruciare col fuoco. In quanto alla carne, chiunque sia puro può mangiare la carne. E l’anima che mangia la carne del sacrificio di comunione, che è per Geova, mentre la sua impurità è su di lui, quell’anima dev’essere stroncata dal suo popolo”. Conforme a ciò, l’Israelita che era impuro per qualsiasi ragione (Levitico 7:21) non doveva pensare che perché veniva a contatto con “carne santa” mangiandola ne fosse in tal modo purificato, che il cibo mangiato gli impartisse santità. Secondo la Legge questo era un ragionamento sbagliato!

      6. Quale domanda fece dunque Aggeo, e con quale risposta?

      6 Il profeta Aggeo non disse che i sacerdoti avessero fatto un ragionamento sbagliato. Ora fece dunque una domanda che richiedeva una risposta contraria: “E Aggeo continuò a dire: ‘Se qualcuno impuro per un’anima deceduta tocca alcuna di queste cose, diverrà essa impura?’ A loro volta i sacerdoti risposero e dissero: ‘Diverrà impura’”. — Aggeo 2:13.

      7. La corretta risposta dei sacerdoti dimostra che conoscevano quale legge circa la purificazione di qualcuno che si era contaminato con un corpo morto?

      7 Questa corretta risposta dei sacerdoti dimostrò che essi conoscevano la legge di Geova ch’era stata dichiarata riguardo all’“acqua di purificazione”. Questa era acqua con cui si erano mischiate le ceneri della sacrificata vacca rossa e che si aspergeva sulle persone contaminate dal contatto con corpi morti. Questa legge diceva: “Chiunque tocchi il cadavere di un’anima umana deve pure essere impuro per sette giorni. . . . Chiunque avrà toccato un cadavere, l’anima di qualunque uomo che sia morto, e non si sarà purificato, ha contaminato il tabernacolo di Geova, e tale anima dev’essere stroncata da Israele. Siccome non è stata aspersa su di lui l’acqua per la purificazione, egli resta impuro. La sua impurità è ancora su di lui. E deve servir loro quale statuto a tempo indefinito, che colui che spruzza l’acqua per la purificazione dovrebbe lavarsi le vesti, nonché colui che tocca l’acqua per la purificazione. Egli sarà impuro fino alla sera. E qualunque cosa l’impuro tocchi sarà impura, e l’anima che la tocchi sarà impura fino alla sera”. — Numeri 19:2-5, 11-13, 21, 22; Ebrei 9:13.

      8. Che cosa illustrò questo riguardo all’impurità, e come questo si applicò alla propria attitudine verso l’erezione del tempio di Geova?

      8 Ciò illustra quanto un’impurità possa essere infettiva non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Chi porta qualche cosa di santo può non essere in grado di trasmettere santità a un altro in maniera automatica o facile, senza sforzo. Ma chi è impuro, contaminato può facilmente infettare un altro avendo con lui semplice compagnia e contatto. Come disse il cristiano apostolo Paolo: “Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare l’intera massa?” (1 Corinti 5:6; Galati 5:8, 9) Così poteva accadere per l’impura attitudine di indifferenza d’una persona verso il modo in cui si trascurava il tempio di Geova. Tale indifferenza e trascuratezza verso la pura adorazione di Geova e la sua piena espressione per mezzo di un tempio avrebbe potuto agire come un lievito spirituale e infettare l’intera nazione d’Israele. Anche dopo l’erezione del tempio di Geova fu necessario che un successivo governatore di Giuda e Gerusalemme dicesse: “Non dovremmo trascurare la casa del nostro Dio”. L’adorazione doveva esservi pienamente sostenuta. — Neemia 10:39.

      9. Che cosa era accaduto evidentemente all’attitudine dei Giudei da che il rimanente era tornato diciassette anni prima?

      9 È innegabile che la riedificazione del tempio a Gerusalemme si era arrestata nei diciassette anni trascorsi dal ritorno in patria del rimanente giudeo. L’evidenza indicava che c’erano da parte di molti indifferenza e trascuratezza, e che l’originale entusiasmo per la riedificazione del tempio si era raffreddato.

      10, 11. (a) Che cosa mostra che il rimanente giudeo aveva perduto l’amore che aveva avuto in principio? (b) Secondo Aggeo 2:14, come apparvero a Geova la nazione e le opere che essa compiva?

      10 In quanto alla congregazione cristiana alla fine del primo secolo E.V. poté dirsi al rimanente giudeo: “Hai lasciato l’amore che avevi in principio. Perciò ricordati da che cosa sei caduto, e pentiti e fa le opere precedenti”. (Rivelazione 2:4, 5) Senza dubbio c’era da parte del rimanente giudeo la necessità di ‘tornare’ a Geova affinché egli ‘tornasse’ a loro. (Zaccaria 1:3, 4; Geremia 2:2, 3) Al tempo della celebrazione della festa delle capanne (tabernacoli) a Gerusalemme, immediatamente dopo il loro ritorno da Babilonia, il rimanente giudeo aveva eretto temporaneamente un altare nel luogo appropriato e aveva cominciato a offrire su di esso i dovuti sacrifici. (Esdra 3:1-6) Ma era questo abbastanza? Solo con questo e con le fondamenta del tempio, come appariva la nazione al suo Dio? Ascoltate:

      11 “Pertanto Aggeo rispose e disse: ‘Così è questo popolo, e così è questa nazione dinanzi a me’, è l’espressione di Geova, ‘e così è tutta l’opera delle loro mani, e qualunque cosa lì presentino. È impura’”. — Aggeo 2:14.

      12. Come influiva dunque questo sui sacrifici che presentavano sull’altare di Geova, e in vista di ciò avrebbe potuto egli benedirli?

      12 Accadeva come nel caso dell’Israelita che diveniva impuro toccando un corpo morto: ogni cosa che toccava prima di purificarsi con l’aspersione dell’acqua contenente le ceneri della sacrificata vacca rossa era resa impura. Essendo impura alla vista di Geova perché aveva trascurato la Sua casa di adorazione, la restaurata nazione d’Israele contaminava i sacrifici che presentava a Geova sul suo temporaneo altare in Gerusalemme. In tali circostanze, avrebbe potuto Geova benedirli non solo spiritualmente ma anche materialmente? Coerentemente, No.

      NECESSITÀ DI PURIFICAZIONE MODERNA

      13. Come il rimanente cristiano fu impuro, a somiglianza del rimanente giudeo del 520 a.E.V.?

      13 Simile a ciò fu la situazione in cui venne a trovarsi l’unto rimanente dei dedicati, battezzati discepoli di Cristo dopo la prima guerra mondiale. La cristianità, con le sue centinaia di chiese settarie, si era imbrattata del sangue di milioni di uccisi in quella guerra che fu la più sanguinosa fino al 1914 E.V. L’unto rimanente dei discepoli di Cristo aveva cercato di mantenersi puro da tale colpa del sangue e da altra condotta anticristiana, ma non vi era pienamente riuscito e aveva la sua parte di responsabilità della comunità. I membri dell’unto rimanente avevano pure ceduto

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