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    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • (15) La pecora smarrita (Lu 15:3-7). Luca 15:1, 2 spiega che l’illustrazione era motivata dal mormorio dei farisei e degli scribi per il fatto che Gesù accoglieva peccatori ed esattori di tasse. Matteo 18:12-14 riporta un’illustrazione simile fatta in un’altra occasione.

      Gli esattori di tasse, specie quelli ebrei, erano odiati perché la loro occupazione consisteva nel riscuotere le tasse per conto degli odiati romani. Erano malvisti. L’illustrazione della pecora smarrita richiamava alla mente degli ascoltatori aspetti della vita di ogni giorno. Una pecora smarrita è indifesa; è il pastore che la va a cercare e la trae in salvo. La gioia in cielo per il peccatore che si pente è in netto contrasto col mormorio degli scribi e dei farisei per l’interessamento manifestato da Gesù nei confronti di simili persone.

      (16) La dramma smarrita (Lu 15:8-10). L’occasione è descritta in Luca 15:1, 2, e questa illustrazione segue immediatamente quella della pecora smarrita. Il versetto 10 ne indica l’applicazione.

      Una dramma equivaleva quasi al salario di un giorno. Tuttavia, quella moneta smarrita poteva avere un valore particolare in quanto apparteneva a una serie di dieci monete, forse un cimelio di famiglia o parte di una pregevole collana. Per cercarla era necessario accendere una lampada perché nelle case l’apertura per la luce, se c’era, di solito era assai piccola; spazzare per terra avrebbe facilitato la ricerca, perché il pavimento era generalmente di terra battuta.

      (17) Il figlio prodigo (Lu 15:11-32). I farisei e gli scribi mormoravano perché Gesù accoglieva esattori di tasse e peccatori e mangiava con loro. Gesù rispose con le illustrazioni della pecora smarrita e della dramma smarrita, cui fa seguito questa parabola.

      Secondo la legge ebraica, l’eredità del figlio minore era metà di quella del fratello maggiore. (De 21:17) Gli ebrei consideravano gli esattori di tasse come il figlio minore andato in un paese lontano, perché secondo loro li avevano abbandonati per servire Roma. Essere costretto a fare il guardiano di porci era umiliante per un ebreo, dato che questi animali erano impuri secondo la Legge. (Le 11:7) Al suo ritorno a casa, il figlio minore chiese di essere accolto non come un figlio, ma come un salariato. Un uomo del genere non faceva neanche parte della proprietà come gli schiavi, ma era un estraneo, spesso assunto solo per un giorno alla volta. (Mt 20:1, 2, 8) Il padre fece portare per il figlio più giovane una lunga veste, la migliore. Questa non era un capo di vestiario andante, ma probabilmente era un abito finemente ricamato, di quelli che si offrivano a un ospite d’onore. L’anello e i sandali erano probabilmente simbolo di dignità e di un uomo libero.

  • Illustrazioni
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
    • (22) Il fariseo che si riteneva giusto e l’esattore di tasse pentito (Lu 18:9-14). L’occasione e l’obiettivo dell’illustrazione sono spiegati rispettivamente nei versetti 9 e 14.

      Coloro che andavano al tempio a pregare non entravano nel Santo o nel Santissimo, ma potevano stare nei cortili circostanti. Questi uomini, ebrei, stavano in piedi probabilmente nel cortile esterno, il cosiddetto Cortile delle donne. I farisei erano orgogliosi, si ritenevano giusti e consideravano gli altri con disprezzo. (Gv 7:47, 49) Digiunavano due volte la settimana, anche se non era richiesto dalla Legge mosaica. Si dice che per digiunare scegliessero i giorni di mercato, quando in città c’era molta gente, si tenevano speciali funzioni nelle sinagoghe e si riuniva il sinedrio locale; così la loro devozione sarebbe stata notata. (Mt 6:16; cfr. 10:17, nt.) Gli esattori di tasse ebrei potevano andare al tempio, ma erano odiati perché servivano Roma.

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