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  • g76 8/6 pp. 4-8
  • Perché è possibile un paradiso in tutto il globo?

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  • Perché è possibile un paradiso in tutto il globo?
  • Svegliatevi! 1976
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  • La devastazione non è irreversibile
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Svegliatevi! 1976
g76 8/6 pp. 4-8

Perché è possibile un paradiso in tutto il globo?

MOLTE persone istruite sono di questa opinione: ‘Sarebbe meraviglioso se tutto il globo fosse un paradiso, ma è impossibile. La terra non potrà mai essere trasformata interamente in un paradiso’. La pensate così anche voi?

Probabilmente sapete, almeno fino a un certo punto, come gli uomini hanno devastato la terra, facendo apparentemente naufragare ogni speranza che sia trasformata in un paradiso.

Per esempio, gli uomini hanno inquinato l’aria saturandola di fuliggine e di esalazioni pericolose. L’avete respirata, non è vero? Non solo questo nuoce alla salute, ma danneggia l’intero pianeta. In che modo? Un esperto ha detto ‘che l’uomo peggiora le condizioni meteorologiche immettendo nell’atmosfera polvere, fumo e altri inquinanti’. Si dice che questo modifichi il clima, provocando i cambiamenti meteorologici che hanno fatto espandere i deserti e favorito le siccità, com’è avvenuto in Africa ultimamente.

Non possiamo neppure dimenticare le altre nocive forme di inquinamento che fanno della terra tutt’altro che un paradiso. Gli scarichi delle petroliere uccidono la vita marina. I corsi d’acqua sono spesso così saturi di sostanze chimiche che l’acqua rappresenta un pericolo, e i pesci muoiono a milioni. Gli alimenti dell’uomo e degli animali sono contaminati da mercurio, rame, piombo e DDT.

Ad alcuni sembra impossibile che tutto il globo possa divenire un paradiso anche perché l’erosione prodotta dall’uomo ha già avuto effetti disastrosi. Egli ha devastato le foreste, spogliato il suolo della vegetazione protettiva e sfruttato eccessivamente i pascoli, rendendo improduttivi milioni di ettari. Con quale conseguenza? Bioscience trae questa conclusione: “Per la prima volta nella sua storia, l’uomo è pervenuto allo stadio in cui ha effettivamente la possibilità di distruggere, intenzionalmente o accidentalmente, i sistemi biologici della terra”.

C’è rimedio?

La terra è stata forse rovinata a tal punto che non ci sia rimedio, che non possa mai diventare un paradiso? Rene J. Dubos, professore emerito all’Università Rockefeller, disse a questo riguardo: “Abbiamo problemi enormi, la maggioranza dei quali si aggrava. . . . Ma mi sono convinto che queste situazioni sfavorevoli sono reversibili”.

Avete mai pensato alla facoltà di ricupero della terra? È davvero sorprendente vedere in che modo la terra può riprendersi gradualmente dai danni e dagli abusi subiti. Il recente libro Man and His Environment: Law fa questa osservazione:

“Il mondo degli organismi viventi, che si ripopola da solo, è in effetti incomparabilmente più ricco di un deposito di tesori. A meno che non sia ridotta a brandelli sfruttati e privati del nutrimento, la natura si rinnova di continuo . . . Le proprietà dinamiche, attive e rinnovatrici della natura conservano la loro forza e il più prezioso tesoro che l’uomo possa avere non regge al confronto”.

Vi sono numerose prove secondo cui la terra è dotata di facoltà di ricupero. Per esempio, avete sentito parlare dell’isola di Krakatoa, vicino a Giava? Fu fatta saltare in aria da un’eruzione vulcanica che sviluppò una potenza equivalente a quella di una bomba H da 10.000 megaton. Non rimase altro che terra sterile coperta di cenere e pomice. Ma Krakatoa sarebbe sempre rimasta un mucchio di cenere priva di vita? I biologi stavano a vedere. Nel giro di tre anni, ricomparvero ventisei specie di piante. Dopo altri dieci anni nacquero alberi di cocco, canna da zucchero selvatica e orchidee. E dopo altri dodici anni vi si erano stabilite 263 specie di animali. Anche senza l’aiuto dell’uomo quest’isola tornò ad essere un paradiso tropicale coperto di foreste e abitato da deliziosi uccelli.

Non c’è bisogno di andare in qualche isola remota per vedere all’opera questo processo di ricupero o i suoi risultati. Probabilmente nel vostro paese ci sono zone che hanno subìto drastici mutamenti a causa di inquinamento, alluvioni, guerra, tecniche agricole distruttive o erosione. Ma può darsi che le condizioni prodotte da questi mutamenti siano già cambiate o che ciò stia avvenendo.

Per esempio, circa un secolo fa o più molte parti della Nuova Inghilterra, negli Stati Uniti, furono trasformate in terreno agricolo. Vennero abbattute foreste vergini, fu tagliata la vegetazione e i campi furono delimitati da mucchi di sassi. Tuttavia, man mano che gli agricoltori si spostavano verso occidente, questi campi erano abbandonati. Ben presto i campi incolti furono invasi da piante selvatiche: erbacce, graminacee, Solidago e alcune pianticelle produttrici di bacche. Nel giro di pochi anni vi si trovavano betulle grige e piccoli pini bianchi americani nati da semi trasportati dal vento. Poi attorno ad alcuni pini spuntarono alberelli di ciliegio dolce, nati da semi lasciati cadere dagli uccelli. Per qualche tempo prevalsero i pini. Ma durò poco, perché nell’ombra prodotta dalla loro folta chioma pochi giovani pini riuscivano a mettere radice. Questo però fu possibile alle querce e agli aceri, che a poco a poco sostituirono i pini. In seguito, sotto i torreggianti alberi della foresta caducifoglia, cominciarono a crescere abeti canadesi, faggi e tigli. E man mano che avvenivano questi cambiamenti il tipo di selvaggina mutava adattandosi al mutare della foresta.

Facciamo ora una piacevole passeggiata su questi colli e respiriamo le dolci fragranze della foresta, tenendo gli occhi e gli orecchi aperti per scorgere e udire le molteplici forme di selvaggina. Ogni tanto si vede un muretto di pietra che si va lentamente sgretolando, muta testimonianza di com’era questa terra non molto tempo fa. Ora c’è di nuovo la foresta.

Ma che cos’è successo quando l’uomo non si è limitato a trasformare per qualche tempo la foresta in terreno agricolo, ma col suo intervento ha inquinato o danneggiato gravemente la terra? C’è ancora rimedio? C’è ancora la possibilità che la terra divenga un paradiso?

La devastazione non è irreversibile

“Inquinamento in paradiso” fu il titolo di un documentario televisivo sullo spaventoso inquinamento del fiume Willamette, nell’Oregon. Il fiume era stato sfruttato e danneggiato dall’uomo. Ma era stato rovinato per sempre? Furono emanate leggi per far cessare le più evidenti cause di inquinamento, dopo di che il fiume tornò a vivere. Vi si poteva nuotare, e tornarono a prosperarvi i salmoni. Nello stesso modo, in Inghilterra il Tamigi ricomincia a vivere, come dice una notizia del 1975: “Un anno fa, per la prima volta nell’arco di 141 anni, fu preso un salmone nel Tamigi. Questa estate hanno trovato un altro salmone nel fiume”.

Non solo i laghi e i fiumi tornano a vivere, ma anche il suolo può tornare a essere fertile dopo aver subìto le devastazioni causate dall’uomo. Se visitate certe zone in Francia, Belgio e Germania che durante le guerre mondiali furono devastate e il cui patrimonio forestale e faunistico fu completamente distrutto, vi troverete campi verdeggianti e foreste rigogliose.

Talvolta l’uomo stesso può ottenere buoni risultati cooperando con i processi di ricupero della terra. Nella Nuova Zelanda i primi colonizzatori abbatterono o bruciarono immense foreste per farne dei pascoli. Ma in molti casi il numero dei capi di bestiame era superiore a quello che i pascoli potevano alimentare. Per giunta, i conigli introdotti dall’uomo nella Nuova Zelanda divennero un flagello, divorando la vegetazione necessaria per mantenere la compattezza del suolo. Il risultato? Ci fu un’estesa erosione e il suolo fu rovinato. In seguito, però, i fautori della conservazione del suolo si diedero da fare per porre fine ai danni prodotti nei Tara Hills, nonché per capovolgerne gli effetti. Ridiedero fertilità al suolo, concimandolo con letame e seminando leguminose da sovescio, e si impegnarono per tenere sotto controllo la popolazione dei conigli. Col tempo i colli furono di nuovo coperti da pascoli, utili e belli a vedersi.

E il suolo che l’uomo rovina da secoli? Si può risanare così che faccia parte di un paradiso esteso a tutta la terra?

Un caso pertinente è quello del Vicino e Medio Oriente e del Nordafrica. Pensando a quella zona, forse vi vengono in mente i termini che sono stati usati di recente per descriverla: ‘dune di sabbia, paludi malariche e nudi colli di pietra calcarea’. Ma, scrivendo in Scientific American, l’agronomo Walter C. Lowdermilk ha spiegato che secondo le prove “questa terra era un tempo il paradiso dei pastori” ma che “è stata troppo sfruttata per oltre 1.000 anni”. Pensate: il “paradiso dei pastori”! Ma dal momento che è stata rovinata per così tanto tempo, è forse irrecuperabile?

Per conto dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle N.U., il sig. Lowdermilk fece uno studio su quanto si faceva in Israele. Le sue conclusioni furono che “Israele sta riportando un suolo danneggiato da un millennio di abusi in condizioni d’essere coltivato”. Sì, con l’aiuto e la cooperazione dell’uomo la terra può tornare a produrre anche dopo secoli di abusi; può divenire nuovamente fertile.

Avreste pensato che “il Vicino e Medio Oriente e il Nordafrica” fossero una volta il “paradiso dei pastori” e che si potessero riportare a tale condizione? Non è strano se lo si guarda dal punto di vista della Bibbia.

La Bibbia spiega che al principio della storia umana il Creatore provvide alla prima coppia umana un paradiso o giardino. Esso si trovava evidentemente in quella zona che ora chiamiamo Medio Oriente. Il racconto storico che ne abbiamo dice:

“Ora il Signore Dio sin da principio aveva piantato un paradiso di delizia [il Giardino d’Eden]; ivi pose l’uomo da lui formato. Produsse il Signore Dio dalla terra ogni albero bello a vedersi e buono a mangiarsi . . . E dal luogo di delizia usciva ad irrigare il paradiso un fiume”. — Gen. 2:8-10, versione annotata da G. Ricciotti (Ri).

I nostri antenati, Adamo ed Eva, avevano il compito di coltivare quel giardino o parco e di estenderlo finché l’intera terra divenisse un paradiso. — Gen. 1:28; 2:15.

Ma la prima coppia umana si ribellò e fu espulsa dal paradiso originale. Dio disse all’uomo: “La terra è maledetta per causa tua. Con pena ne mangerai i prodotti tutti i giorni della tua vita. Ed essa ti produrrà spine e triboli . . . Col sudore della tua faccia mangerai il pane”. — Gen. 3:17-19.

Si avverò quella maledizione? Senz’altro. Secoli dopo Lamec parlò della necessità di ricevere sollievo “dalla pena delle nostre mani derivante dalla terra che Geova ha maledetta”. (Gen. 5:29) Lamec profetizzò che ai giorni di Noè sarebbe venuta la liberazione da quella maledizione, e la profezia si avverò. Per mezzo di un diluvio, Dio spazzò via i malvagi, dopo di che Geova Dio indicò di avere anche tolto la maledizione dal suolo. — Gen. 8:21.

Per questo in seguito poté dirsi che certe parti della terra erano ‘tutte irrigate, come il paradiso del Signore’. (Gen. 13:10, Ri) E la Terra Promessa era molto fertile, essendo un luogo dove in effetti ‘scorrevano latte e miele’. (Num. 13:23-27; Deut. 8:7-9; 11:10-17) L’accuratezza di questa dichiarazione della Bibbia non è forse confermata dall’agronomo Lowdermilk, il quale giunse alla conclusione che gran parte di quella zona “era un tempo il paradiso dei pastori”? E non conoscete personalmente certe zone della terra che sono ora come un paradiso per la loro bellezza e fertilità?a

Che cosa manca?

Un’onesta valutazione della situazione mondiale, però, porta alla conclusione che anche se bei parchi e fattorie sono simili a un paradiso, si tratta di eccezioni. L’uomo rovina la terra sempre più estesamente. Sì, la responsabilità ricade sulle spalle dell’uomo. Oh, è vero che talvolta “disastri naturali” come alluvioni o siccità fanno danni. Ma il problema fondamentale è ciò che l’uomo ha fatto e fa tuttora. Walter Lowdermilk spiega:

“Per quanto queste condizioni [ora comuni nel Medio Oriente] siano difficili, dal tempo dei Romani il clima non ha subìto nessun significativo peggioramento. . . . Il ‘deserto’ ha invaso il suolo fertile di un tempo per opera dell’uomo, non della natura”.

Similmente, il libro Ecology dice:

“L’uomo ha avuto il potere — e la responsabilità — di seguire il destino assegnatogli in Genesi: ‘esercitare il dominio su tutta la terra’. Ma esercitando il suo dominio ha infranto quasi tutti i princìpi ecologici”. — Pagina 165.

Tuttavia, le scoperte tecniche che l’uomo ha impiegato per inquinare e rovinare la terra si potrebbero usare per annullare il danno. L’Encyclopædia Britannica (1974) ammette: “La conoscenza scientifica e tecnologica di cui ora si dispone è più che sufficiente per risolvere la maggioranza dei principali problemi ambientali del mondo”. Pensate che cosa si potrebbe fare se tale conoscenza fosse applicata alla terra in modo unificato e coerente, ricordando che la terra è il luogo ideale per la vita e che ha una così ampia facoltà di annullare il danno arrecatole! La terra può tornare ad essere per l’umanità una dimora pulita e sana. Ecco che cosa manca all’uomo!

Infatti, secondo il dott. Rene Dubos uno dei principali problemi d’oggi è che

“in certo qual modo i sistemi di vita non soddisfano una necessità molto profonda dell’essere umano. Essendoci a stento la possibilità di provare le sensazioni fondamentali della vita — stare a contatto con la placida natura, udirne i piacevoli rumori e sentirne i gradevoli odori — se ne avverte il vivo desiderio e si cerca un’alternativa. La droga offre la momentanea possibilità di crearsi un mondo proprio, un genere di soddisfazione che secondo i drogati il mondo reale non offre più”.

È vero che non basta fuggire nei boschi, poiché alcuni che si sono rifugiati in luoghi isolati continuano a cercare nella droga piaceri ed evasione. Ma questo non cambia il fatto che se il paradiso fosse esteso a tutto il globo ognuno di noi potrebbe avere pace e soddisfazione stando “a contatto con la placida natura”.

Perché tutto il globo non è stato trasformato in un paradiso, dal momento che questa possibilità esiste? Che cosa manca? E perché si può dire fiduciosamente che avete ogni possibilità di vedere tutta la terra trasformata in un paradiso e di viverci?

[Nota in calce]

a Il numero di Newsweek del 1º settembre 1975 riferì che “il traffico dell’uomo ha messo in pericolo la vita vegetale e animale che i parchi avrebbero dovuto proteggere’. L’UNESCO cerca pertanto di salvaguardare le zone ancora intatte. Leggiamo: “Per attutire l’impatto dell’uomo sulla natura, l’organizzazione sta stabilendo una rete globale di ecosistemi edenici detti ‘riserve della biosfera’”. — Pagina 64.

[Immagine a pagina 4]

L’isola di Krakatoa divenne sterile in seguito a un’eruzione vulcanica, ma anche senza l’intervento dell’uomo è tornata ad essere un paradiso tropicale

[Immagine a pagina 5]

Il suolo che un tempo l’uomo aveva spogliato e poi abbandonato è di nuovo ricoperto dalla foresta

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