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  • Agar
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Geova, sarebbe stato la sua caratteristica. (Gen. 16:12) Temendo evidentemente per l’avvenire di suo figlio Isacco, Sara chiese ad Abraamo di scacciare Agar e il figlio di lei. Questo dispiacque ad Abraamo, ma ubbidendo a Geova acconsentì alla richiesta della moglie. L’indomani mattina presto congedò Agar col figlio, dandole del pane e un otre d’acqua. — Gen. 21:8-14.

      Agar vagò nel deserto di Beer-Seba, finché “l’acqua si esaurì ... ed ella gettò il fanciullo sotto uno dei cespugli”. Il fatto che Ismaele fosse chiamato “fanciullo” non è un anacronismo, perché il termine ebraico yèledh qui tradotto “fanciullo” significa anche “giovane”, e così è tradotto in Genesi 4:23. In quanto a essere gettato sotto un cespuglio, benché fosse stato predetto che sarebbe diventato forte come una zebra, può darsi che da adolescente Ismaele non fosse molto forte. (Gen. 16:12) Può darsi che abbia perso le forze per primo e che sua madre abbia dovuto sorreggerlo. Ciò non sarebbe inconcepibile, dato che in quei tempi le donne, specie le schiave, erano abituate a portare pesanti carichi nella vita d’ogni giorno. Sembra che anche Agar poi abbia perso le forze, tanto che non potendo più sorreggere il figlio fu costretta a depositarlo, forse un pò bruscamente, al riparo del cespuglio più vicino. Agar stessa si sedette “alla distanza di un tiro d’arco” (comune espressione ebraica che indica la normale distanza a cui gli arcieri ponevano il bersaglio). — Gen. 21:14-16.

      Allora l’angelo di Dio chiamò Agar, dicendole di non temere perché Ismaele sarebbe diventato una grande nazione. Inoltre Dio le aprì gli occhi così che vide un pozzo, da cui attinse l’acqua per riempire l’otre e dar da bere al figlio. “Dio continuò ad essere col ragazzo”, che col tempo divenne un arciere e “prese dimora nel deserto di Paran”. Agar gli trovò moglie nel paese d’Egitto. — Gen. 21:17-21.

      Secondo l’apostolo Paolo, Agar impersonò un dramma profetico in cui rappresentava la nazione d’Israele carnale, legata a Geova dal patto della Legge inaugurato al monte Sinai, patto che aveva prodotto “figli per la schiavitù”. Poiché, a motivo della sua condizione peccaminosa, la nazione fu incapace di osservare il patto, sotto di esso gli israeliti non divennero un popolo libero ma furono condannati come peccatori meritevoli di morte, essendo quindi schiavi. (Giov. 8:34; Rom. 8:1-3) La Gerusalemme dei giorni di Paolo corrispondeva ad Agar, poiché, essendo la capitale, Gerusalemme rappresentava l’organizzazione dell’Israele naturale, che si trovava in schiavitù coi suoi figli. I cristiani generati dallo spirito invece sono figli della “Gerusalemme di sopra”, la simbolica donna di Dio. Questa Gerusalemme celeste, come Sara la donna libera, non è mai stata in schiavitù. Ma come Isacco era perseguitato da Ismaele, così anche i figli della “Gerusalemme di sopra”, resi liberi dal Figlio, erano perseguitati dai figli della Gerusalemme schiava. Comunque Agar e suo figlio furono scacciati, e ciò indicava che Geova avrebbe ripudiato l’Israele naturale come nazione. — Gal. 4:21-31; vedi anche Giovanni 8:31-40.

  • Agata
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    • Agata

      Pietra preziosa ornamentale che è una forma di calcedonio, varietà di quarzo colorato. L’agata si forma quasi sempre come noduli nei depositi stratificati di silice di certe cavità rocciose. Gli strati di agata variano dal trasparente all’opaco, e assumono molte gradazioni di colore per la presenza di microscopiche particelle di sali di ferro. I colori si presentano in combinazioni di giallo, bruno, grigio, blu o nero e questi possono essere mirabilmente distribuiti in strisce o bande sfumate. L’agata è leggermente più dura dell’acciaio e ben levigata acquista grande lucentezza.

      La pietra centrale della terza fila di pietre preziose del pettorale di Aaronne era un’agata (ebr. shevòh, specie di pietra preziosa). — Eso. 28:2, 15, 19, 21; 39:12.

  • Aggeo
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    • Aggeo

      (Aggèo) [festivo].

      Profeta ebreo in Giuda e Gerusalemme nel periodo in cui Zorobabele era governatore durante il regno del re persiano Dario Istaspe. (Agg. 1:1; 2:1, 10, 20; Esd. 5:1, 2) “Aggeo” forse è una forma abbreviata di “Hagghiah”, che significa “festa di Iah (Geova)”.

      Il suo nome compare insieme a quello del profeta Zaccaria nelle soprascritte del Salmo 111 (112) nella Vulgata latina, dei Salmi 125 e 126 nella Pescitta siriaca, 137 nella Settanta, 145 nella Settanta, nella Pescitta e nella Vulgata, e 146, 147 e 148 nella Settanta e nella Pescitta. Probabilmente Aggeo era nato a Babilonia ed era tornato a Gerusalemme nel 537 a.E.V. con Zorobabele e il rimanente ebreo. Ma ben poco si sa di questo profeta, perché le Scritture non ne rivelano la paternità, la tribù, ecc.

      Aggeo, primo profeta posteriore all’esilio, a cui si unì due mesi più tardi Zaccaria (Agg. 1:1; Zacc. 1:1), riaccese lo zelo degli ebrei rimpatriati dall’esilio affinché riprendessero la costruzione del tempio dopo un’interruzione di alcuni anni provocata dall’opposizione nemica ma protrattasi a motivo dell’apatia degli ebrei intenti a soddisfare egoistici interessi personali. (Esd. 3:10-13; 4:1-24; Agg. 1:4) I quattro messaggi di Dio, pronunciati da Aggeo in un periodo di circa quattro mesi nel secondo anno di Dario Istaspe (520-519 a.E.V.) e messi per iscritto dal profeta nel libro biblico di Aggeo, furono particolarmente efficaci per indurre gli ebrei a riprendere la costruzione del tempio. (Agg. 1:1; 2:1, 10, 20) Aggeo e Zaccaria continuarono a esortarli a continuare il lavoro finché il tempio non fu ultimato nel sesto anno di Dario, 515 a.E.V. — Esd. 5:1, 2; 6:14, 15.

  • Aggeo, libro di
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    • Aggeo, libro di

      Libro ispirato delle Scritture Ebraiche, elencato fra i cosiddetti “profeti minori”. Consiste di quattro messaggi di Geova agli ebrei tornati dall’esilio in Babilonia, per esortarli a ultimare la ricostruzione del tempio di Gerusalemme. Inoltre, essendo profetico, il libro prediceva che la casa di Geova si sarebbe riempita di gloria e che i regni umani sarebbero stati abbattuti. — Agg. 2:6, 7, 21, 22; confronta Isaia 2:2-4.

      SCRITTORE E CANONICITÀ

      Il profeta Aggeo ne è lo scrittore, visto che fu lui a pronunciare personalmente ciascun messaggio contenuto nel libro. (Agg. 1:1; 2:1, 10, 20) Anche se quasi tutti gli antichi cataloghi delle Scritture non lo elencano separatamente, il libro di Aggeo evidentemente è incluso nei ‘dodici profeti minori’, completandone così il numero. Gli ebrei non hanno mai messo in dubbio il suo diritto a un posto nelle Scritture Ebraiche, e la canonicità del libro è confermata in modo definitivo dalla citazione di Aggeo 2:6 in Ebrei 12:26. — Confronta Aggeo 2:21.

      STILE

      Il linguaggio è semplice e il significato è reso molto chiaro. A volte vengono poste domande che fanno riflettere. (Agg. 1:4, 9; 2:3, 12, 13, 19) Il libro di Aggeo contiene severa riprensione, incoraggiamento e profezie che infondono speranza. Il nome divino, Geova, ricorre trentacinque volte nei suoi trentotto versetti, ed è evidente che i messaggi provenivano da Dio, mentre Aggeo era il Suo messaggero. — Agg. 1:13.

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