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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • 14:20; 19:4, 6, 7) Proprio per questo Gesù Cristo consigliò di non invitare a un pasto serale amici che possono ricambiare l’invito, ma di invitare quelli che non possono contraccambiare. (Luca 14:12-14) Gesù stesso ne diede l’esempio aiutando spiritualmente coloro che erano disprezzati. Perciò fu definito “amico di esattori di tasse e peccatori”. (Matt. 11:19) Gesù disse però che solo quelli che ubbidivano ai suoi comandi erano suoi veri amici. Dimostrò il suo amore cedendo la sua anima a loro favore e li incoraggiò ad avere lo stesso amore fra loro. — Giov. 15:12-14.

      È interessante notare che i cristiani del primo secolo chiamavano “amici” i compagni di fede in generale. (III Giov. 14) Eppure questo non esclude che nella congregazione cristiana ci si possa sentire più vicini ad alcuni che ad altri, sia a motivo di parentela che di maggiore intimità dovuta alle circostanze, all’ambiente o a interessi simili, a semplice compatibilità di carattere, o alle ottime qualità cristiane che manifestano. Certe qualità di Pietro, Giacomo e Giovanni indussero Gesù a tenere con sé questi discepoli in molte occasioni speciali, come quando li fece assistere alla trasfigurazione. Può darsi che Gesù pensasse al futuro e a ciò che aveva in mente per quei tre uomini, sapendo che li avrebbe usati nel suo servizio. — Mar. 9:1-10; 14:32, 33; Luca 8:51.

      Pur manifestando come Gesù amore per l’umanità in generale, il cristiano giustamente accorda l’amore che accompagna l’amicizia solo a coloro che sono amici di Dio. La correttezza di questo comportamento è sottolineata dalla domanda rivolta al fedele re Giosafat: “Si deve dare aiuto al malvagio, e dovresti provare amore per quelli che odiano Geova?” (II Cron. 19:2) Coloro che vogliono essere amici del mondo si rendono nemici di Dio. — Giac. 4:4.

      La più straordinaria amicizia umana ricordata nelle Scritture Ebraiche è quella di Davide e Gionatan. Benché fosse l’erede naturale al trono di Saul suo padre, Gionatan non odiava Davide né lo considerava un rivale, ma riconobbe che aveva il favore di Geova. Perciò “la medesima anima di Gionatan si legò all’anima di Davide, e Gionatan lo amava come la sua propria anima”. (I Sam. 18:1) Dopo la morte di Gionatan in battaglia, Davide pianse amaramente la perdita dell’amico dicendo: “Sono angustiato per te, fratello mio Gionatan, tu mi eri molto piacevole. Il tuo amore mi era più meraviglioso dell’amore delle donne”. (II Sam. 1:26) Tale amicizia fu possibile perché sia Davide che Gionatan mettevano al di sopra di ogni altra cosa la lealtà a Geova Dio.

  • Amico dello sposo
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    • Amico dello sposo

      Nell’antichità uno degli intimi amici dello sposo agiva in qualità di rappresentante legale dello sposo e aveva la primaria responsabilità dei preparativi per il matrimonio. A volte combinava il matrimonio con i parenti della sposa, consegnando al padre il prezzo della sposa e i doni alla sposa stessa. Era lui che prendeva i contatti fra la sposa e lo sposo. Il corteo nuziale raggiungeva la casa del padre dello sposo o dello sposo stesso, dove si celebravano le nozze. Lì lo sposo e la sposa si sarebbero uniti, e il matrimonio sarebbe stato consumato. Alla festa, sentendo lo sposo parlare alla sposa, l’amico dello sposo si rallegrava vedendo felicemente concluso il suo compito. Giovanni Battista, che aveva preparato la strada per il Messia, presentò i primi componenti della “sposa” a Gesù Cristo, lo sposo. — II Cor. 11:2; Efes. 5:22-27; Riv. 21:2, 9.

  • Amico (compagno) del re
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    • Amico (compagno) del re

      La Bibbia non indica che quest’espressione avesse più che il normale significato di essere un amico o un compagno. Né descrive in modo diretto le precise mansioni dell’amico del re come se questo fosse un titolo ufficiale. Tuttavia, in base alle usanze di altri paesi, può darsi che l’espressione indicasse un funzionario di corte che era un confidente, un amico e compagno personale del re, e che a volte eseguiva ordini confidenziali. — Gen. 26:26; vedi anche II Samuele 15:37; 16:17; I Re 4:5.

  • Amico di Dio
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    • Amico di Dio

      Fra le benedizioni che Dio concesse ad Abraamo ci fu il privilegio e l’onore di essere chiamato “amico di Geova”. Questo per la straordinaria fede che Abraamo dimostrò al massimo grado possibile essendo disposto a offrire in sacrificio suo figlio Isacco. — Isa. 41:8; II Cron. 20:7; Giac. 2:21-23.

      Il giusto uso delle “ricchezze ingiuste” rende possibile diventare amici di Geova Dio e di suo Figlio, i quali possono accogliere “in dimore eterne”, come fece notare Gesù nell’illustrazione dell’economo ingiusto. (Luca 16:1-13) Gesù infatti chiamava amici i suoi discepoli, ed essi erano perciò anche amici del Padre suo. (Giov. 15:13-15; 14:21) I requisiti per essere fra gli amici ospiti nella tenda di Geova sono esposti nel Salmo 15:1-5. Invece l’amicizia del mondo significa inimicizia con Dio. (Giac. 4:4; I Giov. 2:15-17) L’umanità in generale è estraniata da Dio non essendone amica. Tuttavia la riconciliazione è possibile, ma solo grazie a Gesù Cristo e al ministero di riconciliazione che Dio ha affidato agli ambasciatori di suo Figlio. Alla fine la vita eterna sarà l’esclusiva ricompensa degli amici di Dio. — II Cor. 5:18-20; Riv. 21:3, 4; Sal. 37:29.

  • Ammon
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    • Ammon

      (Àmmon) [parente; congiunto].

      Figlio di Lot dalla sua figlia minore e progenitore degli ammoniti. (Gen. 19:38) Come la figlia maggiore, anche la figlia minore, dopo aver dato da bere molto vino a Lot, ebbe rapporti col padre mentre dimoravano in una caverna di una regione montagnosa. (Gen. 19:30-36) Il nome dato ad Ammon dalla madre era Ben-Ammi, che letteralmente significa “figlio del mio popolo”, cioè ‘figlio dei miei parenti’ e non di stranieri come gli abitanti di Sodoma. Il nome rifletteva evidentemente la preoccupazione espressa dalla figlia maggiore che nel paese in cui abitavano non avrebbero potuto sposare nessuno del loro popolo o della loro famiglia.

      Inoltre, in Salmo 83:7, con “Ammon” si intende la nazione dei suoi discendenti. Il termine abituale è “figli di Ammon”, che per gli ebrei significherebbe letteralmente “figli del mio congiunto”. Ciò avrebbe ricordato agli israeliti la parentela esistente fra loro e gli ammoniti, parentela di cui anche Geova tenne conto, com’è evidente dal comando che diede agli israeliti di non molestare Ammon né di attaccar lite con loro perché erano figli di Lot, nipote di Abraamo. — Deut. 2:19.

  • Ammoniti
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    • Ammoniti

      (ammonìti).

      Discendenti di Ammon, figlio di Lot dalla minore delle sue figlie. (Gen. 19:36-38) Erano stretti parenti dei moabiti, discendenti dell’altro figlio di Lot, Moab, per cui sia nella Bibbia sia nella storia antica sono sempre menzionati insieme. Erano imparentati più alla

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